Da immigrati a cittadini. Ecco dove siamo gli ultimi in Europa

Italia-razzismo     Osservatorio
Saleh Zaghloul
La Francia ha iniziato ad accogliere gli stranieri negli anni quaranta del secolo scorso, decine di anni prima dell’Italia. Gli immigrati dovrebbero essere molto più numerosi che nel nostro paese, e invece, dal 2009, abbiamo superato il numero di presenze rispetto alla Francia.

Un paradosso? No, è solo che in Francia i migranti diventano cittadini in una percentuale e con una rapidità maggiore di quanto accada da noi. Nel 2003, il tasso di acquisizione della cittadinanza in Italia era pari allo 0,9% (il più basso in Europa) contro il 4,5% della Francia, il 4,7% della Gran Bretagna ed il 7% della Svezia. La nostra legge sulla cittadinanza è tra le più arretrate perché la sua concessione resta un atto discrezionale e perché prevale in essa l’elemento familiare (jus sanguinis) mentre l'elemento territoriale (jus soli) è molto marginale.
La riforma della legge sulla cittadinanza dovrebbe prevedere che tutti coloro che nascono in Italia da genitori immigrati che qui vivono stabilmente ne abbiano diritto. I termini necessari alla presentazione della domanda vanno riportati da dieci a cinque anni di “soggiorno” e non più di “residenza” (spesso occorrono fino a dieci anni di soggiorno regolare per accumulare cinque anni di residenza), l’acquisizione della cittadinanza non dovrebbe essere vincolata al reddito, per non escludere i meno garantiti, e il rigetto delle domande deve essere esplicitato in maniera argomentata e trasparente. Per i coniugi di cittadini italiani, regolarmente soggiornanti in Italia da un certo numero di anni e senza pendenze penali, andrebbe introdotto un meccanismo che garantisca automaticamente questo diritto. I tempi di risposta alla domanda di cittadinanza sono di circa tre/quattro anni: andrebbero ridotti e andrebbe introdotto il principio del silenzio-assenso.
l'Unità, 14-12-2011

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