Lettera da Trento
Se i “respingimenti” viaggiano anche in treno
Venerdì sono sul treno delle 13.31 da Trento verso Bolzano. Alla stazione di Egna si sente il conduttore gridare verso un uomo e una donna scoperti senza biglietto, e stranieri. Per costringerli a scendere, e imparare le regole, il controllore getta sulla panchina lungo il binario il documento dell'uomo, e quando questi corre affannosamente a riprenderselo la porta si chiude e il treno riparte. L'uomo rimane a terra disperato, e spaurita si ritrova la moglie, da sola sul treno, che forse nemmeno parla la lingua italiana.
Il controllore ritorna orgoglioso nelle scompartimento a prendersi gli applausi dei distinti passeggeri italiani e tedeschi, laboriosi ed onesti. Io non so se oggi per far rispettare la legge un pubblico ufficiale può lasciare per strada una persona, né se i cittadini paganti devono mostrarsi cattivi. Forse sì, secondo la logica dei “respingimenti”.
Io non la penso così e l'ho fatto notare. E dubito molto che quei due lavoratori, dei quali abbiamo bisogno, abbiano imparato qualcosa dalla loro esperienza umiliante.
Venerdì sono sul treno delle 13.31 da Trento verso Bolzano. Alla stazione di Egna si sente il conduttore gridare verso un uomo e una donna scoperti senza biglietto, e stranieri. Per costringerli a scendere, e imparare le regole, il controllore getta sulla panchina lungo il binario il documento dell'uomo, e quando questi corre affannosamente a riprenderselo la porta si chiude e il treno riparte. L'uomo rimane a terra disperato, e spaurita si ritrova la moglie, da sola sul treno, che forse nemmeno parla la lingua italiana.
Il controllore ritorna orgoglioso nelle scompartimento a prendersi gli applausi dei distinti passeggeri italiani e tedeschi, laboriosi ed onesti. Io non so se oggi per far rispettare la legge un pubblico ufficiale può lasciare per strada una persona, né se i cittadini paganti devono mostrarsi cattivi. Forse sì, secondo la logica dei “respingimenti”.
Io non la penso così e l'ho fatto notare. E dubito molto che quei due lavoratori, dei quali abbiamo bisogno, abbiano imparato qualcosa dalla loro esperienza umiliante.
Laura Mollari
TRENTINO, 23.11.2009