Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Nero lavoro nero

Braccianti e operai fantasma: nuova legge ma il carcere non ferma i «caporali»

Michele Marangon

Corriere.it 26 settembre 2011
Caporalato: il reato è nuovo, ma i problemi restano sempre gli stessi. A sei mesi dalla proposta di legge, la Finanziaria bis ha introdotto pene più severe - il reato diventa penale - prevedendo anche l'arresto per chi sfrutta i lavoratori in maniera sistematica e violenta. 

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Pizzo sulle rimesse degli immigrati tenuti a nero

 

Stefano Galieni 
Istituzionalizzare i caporali di Stato. È quanto si vorrebbe inserire nella manovra in discussione al senato grazie ad un emendamento partorito dalle menti “geniali” della Lega e che denota tanto volontà persecutoria quanto assoluta incoerenza legislativa.

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Sfruttamento del lavoro agricolo

 

Sfruttamento del lavoro agricolo
Stefano Galieni
Quando si parla di immigrazione e sfruttamento del lavoro agricolo, soprattutto di migranti, inevitabilmente l’immaginario collettivo porta a pensare ai fatti di Rosarno, che hanno fatto emergere, nella loro totale criticità, condizioni di vita mai affrontate.

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Si ribella al «caporale». E lui lo sequestra

 

Si ribella al «caporale». E lui lo sequestra
Corriere.it 17 agosto 2011
Due cittadini romeni sono stati arrestati dai carabinieri di Foggia con l'accusa di aver, insieme con complici attualmente ricercati, sequestrato un loro connazionale, Robert Ilie Ungureanu, di 21 anni, e di averlo riportato con la forza nell'accampamento dal quale si era allontanato per non essere più costretto a versare quasi tutti i suoi guadagni al «caporale» che lo aveva fatto arrivare dalla Romania con la prospettiva di un buon lavoro. Gli arrestati sono Marius Adrian Cimpeanu, di 27 anni, e Alin Baceanu, di 21, accusati di sequestro di persona a scopo di estorsione.
 
LA RICOSTRUZIONE - Secondo una ricostruzione dell'accaduto fatta dai carabinieri, Ungureanu era arrivato in Italia circa un mese fa con l'aiuto di un suo connazionale, che aveva comunque preteso la restituzione di 300 euro per le spese di viaggio sostenute trattenendo la somma dai guadagni del lavoro di bracciante agricolo che frattanto era stato dato al giovane. Quando questi ha tentato di andare a lavorare altrove, perchè a suo dire il «caporale» gli faceva pagare anche la benzina per portarlo sul campo di lavoro, quest'ultimo gli ha tolto il passaporto. Nonostante questo, Ungureanu ha comunque abbandonato l'accampamento di Orta Nova, insieme con altri due connazionali, e trovato rifugio a Foggia. Il giorno di Ferragosto, però, mentre Ungureanu passeggiava con due amici nei pressi della stazione ferroviaria del capoluogo dauno, è stato aggredito dal «caporale» e da altri 6 o 7 romeni (tra i quali i due arrestati) e costretto a salire su un furgone che lo ha riportato nell'accampamento di Orta Nova. I due amici di Ungureanu, però si sono rivolti ai carabinieri, denunciando il sequestro di persona e i militari, a conclusione di indagini, hanno arrestato due presunti partecipanti alla spedizione punitiva. (Fonte: Ansa)
 
 

 

Crisi delle angurie, boom del lavoro nero per gli stranieri
Affaritaliani.it 26.07.2011 
Quest’anno le angurie salentine sono rimaste a marcire nei campi. Le aziende non le hanno raccolte a causa del crollo dell’export verso i Paesi acquirenti come la Francia e la Germania e del conseguente abbassamento del prezzo pagato al chilo. I numeri dati dalla Coldiretti Puglia sono da tracollo: “2 milioni di quintali di angurie nel Salento non sono neppure state raccolte e sono andate perse oltre 50mila giornate di lavoro per le operazioni di raccolta con una perdita di non meno di 4,5 milioni di euro di salari non corrisposti a centinaia di braccianti agricoli per mancanza di prestazioni”. Per questo oltre 700 imprenditori agricoli con 100 trattori hanno portato le angurie per protesta davanti alla Prefettura di Lecce. Chiedono gli aiuti dell’Unione europea.
Secondo la Coldiretti, la crisi delle angurie, è dovuta a un duplice fenomeno. Da un lato alla psicosi da 'batterio killer’, che nei mesi scorsi avrebbe determinato l'embargo da parte dei Paesi acquirenti storici, come la Germania. A ciò va ad aggiungersi “l’invasione” che la Puglia sta subendo di angurie provenienti dalla Grecia e vendute a prezzi fino a 8/10 centesimi di euro al chilogrammo in meno rispetto al prodotto locale. Una situazione che si ripercuote sui braccianti stagionali che come ogni anno costituiscono la manodopera nei campi.
A Nardò, per il secondo anno, ha aperto un centro di accoglienza per i lavoratori stranieri, l’unica esperienza in Italia gestita interamente da volontari che vivono alla “Masseria Boncuri” con gli stranieri. Attiva dal 20 giugno, la masseria chiuderà i battenti a fine stagione, il 31 agosto. Giunti a metà del percorso, Gianluca Nigro, coordinatore dell’associazione Finis Terrae, traccia un primo bilancio della campagna “Ingaggiami contro il lavoro nero” per il rispetto dei diritti dei lavoratori della terra. 
“Con la crisi delle angurie, lasciate sul terreno e non raccolte, c’è stato un arretramento verso il lavoro nero – spiega – quest’anno lo scontro con le aziende è palese, c’è una separazione netta fra produttori e lavoratori, il clima è più ostile”. Tuttavia, la campagna sta dando dei buoni risultati, con l’utilizzo delle T-shirt con lo slogan da parte dei braccianti quando vanno nei campi e con la distribuzione di un depliant sulle paghe regolari e le informazioni legali tradotto in 4 lingue. “Abbiamo oltre 200 persone ospitate nelle tende, di cui 120 lavorano e di questi 80 hanno un ingaggio regolare” afferma Nigro. 
Il problema in questo momento è che le paghe sono molto più basse della scorsa stagione. Raccogliendo le angurie si veniva pagati ad appezzamento di terreno lavorato e una giornata fruttava al lavoratore 50, 60 euro. Invece ora i braccianti non trovano impiego con le angurie e quindi raccolgono pomodori a 4 euro l’ora per una paga giornaliera che non supera i 30 euro. A cercare lavoro nei campi di Nardò ci sono anche circa 40 tunisini provenienti dal centro di accoglienza di Manduria. Le altre nazionalità presenti alla masseria Boncuri sono Sudan, Ghana e persone provenienti da vari paesi dell’Africa subsahariana. I volontari sono 15 per turno, a rotazione settimanale e provengono anche dalle Brigate di Solidarietà Attiva. Al campo è stata organizzata anche una scuola d’Italiano con insegnanti abilitati che conta 45 studenti per 4 volte alla settimana.
 

Immigrati di Milano sulla torre

5 novembre 2010              comitatoimmigrati.net
Gli immigrati salgono su una torre per protesta
Oggi 5 novembre 2010 siamo saliti sulla torre di via Imbonati anzitutto per manifestare la nostra solidarietà ai nostri compagni immigrati di Brescia, che da sabato scorso sfidano il freddo e le intemperie in un gesto estremo di protesta contro la condizione cui siamo costretti a vivere. La protesta di noi immigrati nasce infatti dalle profonde ingiustizie cui ci condanna lo Stato italiano, che attraverso la legge Bossi Fini non permette a chi lo desidera di regolarizzarsi e condanna molti di noi, che lavorano, alla condizione di clandestini, ora divenuta anche reato.
La sanatoria del 2009 poteva aiutare alcuni di noi, ma è stata studiata e gestita non per permetterci di uscire dalla forzata clandestinità, ma per far trarre il massimo beneficio alle casse dello Stato (attraverso i contributi versati a fondo perduto e alla gabella dovuta per presentare la domanda di sanatoria, ovviamente non rimborsabile in caso di rifiuto) e a quegli imbroglioni, soprattutto italiani, che in cambio di molto denaro avevano garantito di sbrigare le pratiche e assicurarci il permesso di soggiorno. Così siamo stati truffati due volte: dallo Stato, e dai parassiti che in un paese come questo traggono dall'alto l'ispirazione per i loro loschi comportamenti, sicuri della propria impunità.
Inoltre, alla truffa si sta aggiungendo la presa in giro: molti di noi hanno visto rifiutarsi il permesso di soggiorno perché erano stati precedentemente trovati senza documenti e dunque macchiati del reato di "clandestinità", oppure perché alla data di presentazione della domanda, più di un anno fa, avevano un contratto a tempo determinato (cosa che ci accomuna alla stragrande maggiornaza degli italiani che trovano lavoro in questi anni di precarietà diffusa) che ora, grazie alle lungaggini delle questure, sta per scadere e dunque non viene considerato "valido" per ottenere il permesso.
Noi però ci siamo stufati di essere trattati come bestie, sfruttati nei luoghi di lavoro per salari più bassi di quelli dei nostri colleghi, addetti ai lavori più duri e dequalificati anche se abbiamo lauree e professionalità alte, guardati sempre male se camminiamo per la strada o chiacchieriamo nelle piazze come sse fossimo tutti delinquenti, e in più spremuti quando serve fare cassa da uno Stato che in cambio non ci dà nulla, nemmeno la dignità di essere riconosciuti come persone e non come "stranieri".
Per questo ora diciamo basta, chiediamo il rispetto che si deve a persone che lavorano, pagano le tasse, contribuiscono alla ricchezza del paese e al benessere di questa Italia.
Chiediamo che venga concesso il permesso di soggiorno a tutti coloro che hanno partecipato alla sanatoria, che in quanto tale deve "sanare" tutte le irregolarità precedenti, compresa la posizione di chi ha il reato di "clandestinità"; che venga allungata la durata del permesso di soggiorno, visto che le questure ci impiegano dai 9 e più, mesi ogni volta per rinnovarlo e che venga esteso a chi perde il lavoro e ne sta cercando un altro, tanto più in questi tempi di crisi.



 
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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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