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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Il mercato della paura e gli imprenditori politici dell'intolleranza

Osservatorio Italia-razzismo l'Unità 4 agosto 2010
Se l’erba del vicino non è sempre più verde, nemmeno le politiche pubbliche in materia di immigrazione, adottate da parte di altri paesi, costituiscono sempre un esempio prezioso da seguire.
Da qualche giorno, internet, giornali e televisioni trasmettono le immagini riprese lo scorso 21 luglio durante lo sgombero di uno stabile in una banlieue della Corneuve, nella periferia nord di Parigi.

Immagini violente, crude e tristi che ci raccontano di uno sciagurato intervento della polizia francese. Immagini e atti che rischiano di innescare pericolose reazioni da parte degli immigrati e che contribuiscono a creare un clima di tensione tra francesi e stranieri.

Quelli sgombrati, quelli che si vedono nelle immagini, non sono criminali, come affermato da Nicolas Sarkozy: sono, tra gli altri donne e bambini, rimasti senza un tetto. Immagini crudeli, che mostrano persone inermi, neonati compresi, trascinate,  sbattute, schiacciate.

Una tecnica di intervento poliziesco a dir poco efferato che, pure, è stato rivendicato con orgoglio dal presidente francese. Una linea di intervento sulla questione dell’immigrazione che, oltre a risultare inutilmente aggressiva, rivela la drammatica assenza di un programma, di un progetto condiviso, di un’idea di futura società nazionale. In Francia come in Italia, come nella gran parte dell’Europa, tende ad affermarsi il mercato della paura e cresce il ruolo degli “imprenditori politici dell’intolleranza”.

Come affermava Kofi Annan «gli immigrati non sono parte del problema, sono parte della soluzione». Si dirà: belle parole, ma poi? Certo, l’integrazione è un’impresa ardua, ma intanto va detto che le belle parole sono sempre meglio di quelle cattive (e delle cattive azioni).
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