Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

28 gennaio 2014

La crisi frena l’immigrazione. E spinge anche gli italiani ad andare via
Europa, 28-01-2014
Fabrizia Bagozzi
In uno dei suoi periodici report l’Istat registra un dato che restituisce una tendenza in atto da qualche tempo ed è una delle conseguenze della crisi che non attenua la sua morsa sul nostro paese.
Anche se l’Italia rimane un paese con una consistente presenza di immigrati regolari – a fine 2012 gli stranieri costituiscono il 7,4 per cento della popolazione residente (anche perché l’Italia è un paese “anziano” e con un basso tasso di natalità) –, diminuiscono di poco più del 9 per cento degli iscritti all’anagrafe per provenienza dall’estero. Erano 354mila nel 2011, sono diventati 321 mila nel 2012 (un po’ meno del 2007).
Non solo. Avendo la possibilità si trasferiscono altrove, poiché, sempre nel 2012, le cancellazioni per cambio di residenza fuori dal paese ammontano a 38mila, quasi il 18 per cento in più rispetto al 2011. E del resto sono  parecchi anche gli italiani che se ne vanno definitivamente – o per lo meno con un cambio di residenza – all’estero (Germani,a Svizzera, Regno Unito, Francia): sessantottomila,  il 35 per cento in più guardando al 2011. È il dato più consistente degli ultimi dieci anni. E sancisce anche il valore più basso del saldo migratorio con l’estero (la differenza fra il numero degli iscritti e quello dei cancellati per spostamenti verso l’Italia e fuori dal nostro paese) dal 2007: 245mila unità, con una diminuzione, nel 2012,  di oltre il 19 per cento.
L’Istituto nazionale di statistica   riporta numeri relativi all’immigrazione regolare, anche se negli ultimi anni anche le stime sugli irregolari sono diminuite, dimezzate rispetto al milione di alcuni anni fa. Una conseguenza delle sanatorie 2007 e 2009, ma anche dell’effetto deterrente di una congiuntura economica che permane negativa.
Diverse le cifre degli sbarchi, che  nel 2013 sono arrivati a superare le 35mila unità e sono in progressivo aumento anche alla luce dell’instabilità e dei conflitti che coinvolgono il mondo arabo. E che ripropogono con forza la necessità del potenziamento di pattugliamento e  soccorso in mare a cui è scaturita la missione italiana Mare Nostrum e su cui dovrebbe presto muoversi anche l’Unione europea, ma anche di una revisione radicale del sistema di accoglienza a valle per coloro che hanno diritto alla protezione internazionale: profughi, rifugiati, richiedenti asilo.
E un forte richiamo all’accoglienza degli immigrati arriva dal cardinal Angelo Bagnasco nel corso della prolusione al Consiglio permanente della Cei: «Auspico che per gli stranieri le condizioni di vita possano crescere secondo le attese e mai più si ripetano eventi luttuosi».



Dall’Istat ritratto di un Paese in fuga I giovani cercano fortuna lontano da casa
In aumento nel 2012 le persone che emigrano. Le mete: Germania e Svizzera
In calo gli immigrati
l'Unità, 28-01-2014
A. Com.
Sempre più italiani dicono addio al Belpaese, ormai tale solo di nome ma non di fatto: 68 mila gli espatriati nel 2012, oltre un terzo in più (il 35,8% per l’esattezza) rispetto al 2011 e comunque il numero più alto degli ultimi dieci anni. Mentre calano i rientri dall’estero e scende pure il numero degli immigrati (-9,1%). Dunque, tra emigrazioni e contrazione degli ingressi (pari a 2 mila unità, 6,4% in meno del 2011) il saldo migratorio è negativo per gli italiani pari a 39 mila unità, più che raddoppiato se confrontato con quello del 2011, anno nel quale il saldo risultò pari a -19 mila. Si tratta comunque del valore più basso dal 2007.
Questo racconta, impietoso e significativo, il report dell’Istat sulle «Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente» relativo al 2012. Che sia fuga dal precariato, da un contesto di crisi o da una burocrazia vissuta come opprimente, il dato di fatto è che le forze produttive si contraggono in modo sensibile. Forze spesso qualificate.
Difficile infatti pensare a un paese che cresce, quando tra gli italiani con almeno 25 anni si registra la fuga all’estero di 32 mila residenti, di cui quasi un terzo ovvero 9 mila in possesso di laurea, mentre sono 12 mila i diplomati e 11 mila quelli con un titolo fino alla licenza media. I laureati partono soprattutto alla volta dell’Europa (scelta da almeno 6.700 di loro), poi ci si sposta oltreoceano verso Stati Uniti (1.100 trasferimenti) o Brasile (700). Restando nella Ue invece la maggiore capacità di attrazione si conferma quella della Germania locomotiva d’Europa, che richiama 1.900 laureati, seguono Gran Bretagna (1.800), Svizzera (1.700) e la pur vicina Francia, dove nel 2012 si sono trasferiti ‘solo’ in 1.300.
In generale, per gli italiani i principali Paesi di destinazione sono appunto Germania (oltre 10 mila emigrati), Svizzera (8 mila), Regno Unito (7 mila) e Francia (7 mila) che dunque insieme accolgono quasi la metà degli espatriati. I connazionali che decidono di tornare in Italia sono in numero molto inferiore a quello degli emigranti: nel 2012 i rientri sono 4 mila dalla Germania, 3 mila dalla Svizzera e circa 2 mila dal Regno Unito e dalla Francia.
MENO STRANIERI
Ma l’Italia non perde solo chi qui è nato. Qualunque giudizio se ne voglia dare, colpiscono i 351 mila nuovi residenti immigrati, 35 mila in meno rispetto al 2011 con un calo del 9,1%. Un dato che porta al 7,4% la quota di stranieri sulla popolazione residente al 31 dicembre 2012. Cambia anche la geografia delle comunità maggiormente presenti sul nostro territorio: l’Italia attrae ora molti meno flussi dall’Est Europa (in particolare moldavi, 41% di iscrizioni di residenza e ucraini, -36%) e dal Sud America (con un 35% e un 27% rispettivamente di peruviani ed ecuadoriani). Al contrario crescono seppure di poco gli ingressi dall’Africa, + 1,2%, soprattutto da Nigeria Mali e Costa d’Avorio, flagellate da diversi conflitti che spingono sempre più alla fuga verso l’Europa. La comunità più rappresentata nel 2012 è comunque quella rumena, con 82 mila ingressi, seguita dai 20 mila ingressi di cittadini cinesi e marocchini (sempre 20 mila), quindi dai 14 mila degli albanesi. Ci sono poi gli stranieri che lasciano il Belpaese, e questi sono in crescita addirittura del 18%. Ma sono appunto le migrazioni degli italiani stessi a fare la differenza nella costruzione del saldo migratorio di 245 mila unità del 2012, inferiore a quello 2011 di quasi un quinto (19,4%).
I FLUSSI INTERNI
L’Istat analizza anche gli spostamenti interni dei confini nazionali, che interessano sia italiani sia stranieri anche se in proporzioni molto diverse. I cambi di residenza tra un comune e l’altro coinvolgono infatti oltre un milione e mezzo di persone, in crescita del 15% sul 2011, con effetti piuttosto evidenti di ridistribuzione nei diversi territori. Gli spostamenti di breve e medio raggio (intraprovinciali e intraregionali) rappresentano, come sempre, la tipologia di trasferimento principale (75,5% dei trasferimenti interni). Dai 18 ai 50 anni, nel pieno dell’età lavorativa, il flusso assoluto dei trasferimenti è intenso: sono 801 mila gli italiani che si spostano contro i 199 mila stranieri. In termini percentuali, tuttavia, tali spostamenti risultano più frequenti per gli stranieri (71,3%) piuttosto che per gli italiani (62,8%).



Se la rabbia diventa sensazionalismo
il manifesto, 28-01-2014
Annamaria Rivera
In un articolo del 28 dicembre scorso avevamo previsto che presto si sarebbe affievolita l'ipocrita indignazione della politica politicante per le stragi del proibizionismo, per il trattamento indegno riservato a migranti e rifugiati, per lo scandalo dei lager di Stato. Avevamo immaginato che neppure la coraggiosa auto-reclusione nel centro di Lampedusa del deputato Pd Khalid Chaouki e la protesta delle bocche cucite nel Cie di Ponte Galeria avrebbero scosso in modo decisivo partiti di governo e istituzioni centrali dal loro profondo disinteresse per questí temi, sebbene dissimulate a fasi alterne da manierati sussulti di sdegno. Siamo stati facili profeti: a distanza di meno di un mese, i «trattenuti» nel Cie di Ponte Galeria tornano a cucirsi le labbra e cosi ci sbattono in faccia che ben poco è cambiato.
Nel darne notizia, molti quotidiani online, dalla «Repubblica» al «Fatto quotidiano», fino a qualche organo di sinistra-sinistra, non sanno rinunciare alla ridicola locuzione di «protesta choc» (senza neanche il trattino). Può accadere, come nel caso del «Messaggero» del 26 gennaio, che, posto nel titolo, il mostro lessicale richiami un «potrebbe interessarti anche:'Pamela Prati posa senza veli a 55 anni'», collocato in calce all'articolo e corredato da una foto semi-porno.
Questa notazione, in apparenza incongrua, è per dire che per i media italiani questo è lo «choc» provocate da tredici esseri umani costretti a cucirsi la bocca per non venire ridotti al silenzio assoluto: un frammento di sensazionalismo con cui vivacizzare una pagina occupata da notizie di noiosa cronaca politica nostrana.
Sul versante del governo e delle istituzioni rappresentative, ancora una volta la montagna di dichiarazioni, roboanti e perlopiü malinformate, circa la necessità di «superare la Bossi-Fini» (come se essa non fosse la figlia, ancorché un po' estremista, della Turco-Napolitano) ha generate solo qualche topolino simbolico: il Senato ha votato si per l'abrogazione del reato di clandesti- nità - tre anni fa bocciato finanche dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea-, ma continua a conservare «rilievo penale» ogni violazione di provvedimenti amministrativi legati alla condizione d'irregolarita.
Quanto ai lager di Stato, per la meta svuotati o chiusi dalle rivolte dei «trattenuti», è vero, essi non godono più di buona fama, anche perché costosissimi, ingestibili, inefficaci. Cosi che vanno moltiplicandosi dichiarazioni di sdegno autentico, come quelle di Angiolo Marroni, Garante dei detenuti del Lazio, nonché interrogazioni parlamentari e mozioni di consiglieri comunali che chiedono la chíusura di questa o quella struttura. Intanto, dall'indegno Cara di Mineo al lugubre Cie di Ponte Galeria, più sbarrato di un cárcere di massima sicurezza, sono anzitutto gli internati a sollecitare 1'attenzione pubblica con proteste e rivolte. Alle qualifanno eco le decine di occupazioni, cortei, sit-in, picchetti di migranti e rifugiati, fino al grande corteo romano del 18 dicembre scorso, che, lungo tutta la penisola, rivendicano libera circolazione e diritti di cittadinanza. Dal 31 gennaio al 2 febbraio, nell'isola che è divenuta simbolo dell'essenza mortífera dei confine, convergeranno dalle due sponde del Mediterraneo attivisti, collettivi, associazioni, organizzazioni, per scrivere la Carta di Lampedusa: una pratica di «diritto dal basso» che collochi «al primo posto le persone, la loro dignità, i loro desideri e le loro speranze». E il 15 febbraio, a Roma, promosso dalle Reti antirazziste romane e dai Movimenti per il diritto all'abitare, si svolgerà un corteo per la chiusura del Cie di Ponte Galeria e di tutti gli altri lager di Stato; comunque mascherati: ingranaggi non secondari «del sistema di governo dei flussi migratori che rende la popolazione migrante illegale e ricattabile».


       
Prato, dormono al gelo in un capannone i parenti delle vittime del rogo a Chinatown
Intanto la Regione Toscana sta avviando un percorso per i risarcimenti: ma servono i documenti che attestino il grado di parentela
la Repubblica.it, 28-01-2'14
LAURA MONTANARI
PRATO - Letti per terra, coperte addosso anche di giorno perché nel capannone dove si sono rifugiati, un Pronto Moda di via d’Aosta a Prato, non c’è riscaldamento. Pareti divisorie fatte di cartone presi a prestito dagli scatoloni del magazzino. Vivono così i parenti delle vittime del laboratorio incendiato e distrutto al Macrolotto. Sette morti e un solo funerale. E loro, scivolati in questa solitudine, dall’appartamento in cui abitavano (un subaffitto costoso) in via Strozzi 93/A, sono stati costretti a venire via perché il proprietario italiano aveva affittato a un cinese, mica a quattordici. Così eccoli riemergere in un capannone a Iolo, con i loro piccoli trolley, i permessi di soggiorno scaduti, le fotografie appoggiate dei loro cari, gli operai morti dentro Teresa Moda. Fuori due o tre striscioni: «7 vite e ancora nessuna giustizia». E loro alla deriva di questa strana solitudine, fatta di appuntamenti mancati (dicono alla Caritas: «Dovevano tornare e non si sono presentati...»), di incomprensioni dovute alla lingua (alcuni parlano il mandarino, altri soltanto il dialetto delle campagne dello Zejiang). Chiedono di poter fare il funerale ai loro cari, chiedono un lavoro o un risarcimento alla titolare del laboratorio in cui i sette operai morti lavoravano. Per loro adesso si fa avanti la Regione Toscana con l’intervento del presidente Enrico Rossi. E’ lui il primo a tendere la mano verso questa gente e a promettere di voler sostenere economicamente tramite degli indennizzi i familiari di una delle più gravi tragedie sul lavoro avvenute in Toscana.
Rossi ha chiesto e ottenuto ieri mattina dalla procura di Prato i nominativi di alcuni dei parenti delle vittime che il 1 dicembre 2013 distrusse la ditta di prontomoda nella zona industriale di Prato. Il governatore si è attivato per dare inizio ad un percorso che  attraverso una norma regionale sui parenti di vittime sul lavoro, norma voluta dalla stesso Rossi quando era assessore alla Sanità  indennizzi e sostenga economicamente i familiari dei sette operai morti fra le fiamme e il fumo del capannone dormitorio. Dalla Cina profonda delle campagne sono arrivati i genitori, i fratelli, i figli di quelle persone. Sono gli stessi che nei giorni scorsi hanno manifestato anche al consolato cinese di Firenze (cosa mai successa prima) per chiedere un intervento, un aiuto. Oltre a risorse per il sostentamento in attesa di celebrare i sei funerali (per uno di loro il rito si è già svolto), i parenti chiedono che la ditta paghi gli stipendi arretrati degli operai deceduti: «Hanno lavorato prima di morire, devono essere pagati».     
«La Regione  ha spiegato il presidente Rossi  ha creato da diversi anni un fondo di solidarietà per le famiglie delle vittime di incidenti mortali sul luogo di lavoro. Penso che sia importante testimoniare con fatti concreti la vicinanza a chi ha subito una perdita così grave per eventi accaduti nella nostra regione, indipendentemente dal paese di origine». La legge che ha istituito il Fondo di solidarietà è del 2008 e prevede un contributo varia a seconda dei diversi tipi di beneficiari da un minimo da 20 a un massimo di 25 mila euro.



I genitori non possono compilare la domanda autonomamente via internet, perchè non hanno il codice fiscale. Il chiarimento del ministero dell'Istruzione
stranieriinitalia.it, 27-01-2014
Elvio Pasca
Roma - 27 gennaio 2014 - Sono partite oggi sul sito www.iscrizioni.istruzione.it le registrazioni per le iscrizioni online alle prime classi delle scuole elementari, medie e superiori. Da lunedì prossimo sarà possibile anche inviare le domande. Questa procedura, però, non riguarda gli immigrati irregolari, che dovranno presentarsi di persona nella scuola scelta per i loro figli.
Si parte da presupposto che anche i figli degli stranieri senza permesso di soggiorno hanno il diritto e il dovere di frequentare la scuola dell'obbligo in Italia e i genitori possono iscriverli senza paura di essere segnalati alle forze dell'ordine. Oggi però molti si sono accorti di non poter completare la registrazione su www.iscrizioni.istruzione.it perchè prevede l'inserimento del codice fiscale, che gli "invisibili" non hanno.
Eppure, un passaggio di una circolare diffusa il 10 gennaio dal ministero dell'Istruzione aveva fatto pensare a una novità. Diceva che "anche per gli alunni con cittadinanza non italiana sprovvisti di codice fiscale è consentito effettuare la domanda di iscrizione on line. Una funzione di sistema consente la creazione di un cosiddetto “codice provvisorio”, che, appena possibile, l’istituzione scolastica dovrà sostituire con il codice fiscale definitivo".
In realtà, come ha chiarito in serata a Stranieriinitalia.it l'ufficio stampa del ministero, i genitori che non hanno il permesso di soggiorno e, quindi, nemmeno il codice fiscale "potranno fare l'iscrizione solo recandosi presso le scuole che già frequentano i figli o presso quelle prescelte per il prossimo anno scolastico".
E allora perchè parlare di iscrizione online? "Sarà comunque un'iscrizione online - sostengono a viale Trastevere - perchè verrà inserita nei terminali dal personale scolastico. Non ci saranno domande cartacee. Non era però possibile generare un codice provvisorio anche per i genitori irregolari e consentire loro di fare l'iscrizione autonomamente via internet".
Un caso diverso è rappresentato dai ragazzi che per esempio hanno raggiunto con un ricongiungimento i genitori già regolarmente residenti in Italia, ma ancora non hanno un codice fiscale. I loro genitori hanno il codice fiscale e quindi possono procedere da soli con la registrazione online e con l'invio della domanda. Senza muoversi da casa.

 

Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links