Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

26 febbraio 2014

Soccorsi 220 migranti nel Canale di Sicilia
Operazioni delle navi della Marina per tutta la notte per aiutare tre barconi a sud est di Lampedusa
la Repubblica, 26-02-2014
Sono andate avanti senza sosta per tutta la notte le operazioni di soccorso ai migranti provenienti dalle coste africane da parte dei mezzi aeronavali impegnati nell'Operazione Mare Nostrum nel Canale di Sicilia. La nave anfibia San Giusto è intervenuta per soccorrere due gommoni entrambi con 97 persone a bordo. La fregata Grecale invece ha soccorso 100 migranti a bordo di un natante nella stessa zona di mare a sud-est
di Lampedusa.
Nelle ultime 24 ore le navi della Marina Militare hanno soccorso 596 migranti a bordo di sei natanti.
Alle operazioni si è aggiunta la Motovedetta 202 della Capitaneria di Porto che ha imbarcato 200 persone a bordo di un gommone a sud di Pozzallo.



Cittadinanza. Renzi: "Sì alla riforma, per rispetto che dobbiamo ai bambini"
"Non è un tema ideologico, dobbiamo riuscire a trovare un punto di intesa. Anche se non  c‘è il ministero dell’Integrazione non manca l’attenzione a questi temi"
stranieriinitalia.it, 26-02-2014
Roma Р26 febbraio 2014 - "Laddove i Ministeri non sono stati fatti, non ̬ per una mancanza di attenzione ai singoli temi, a partire dalla riforma della cittadinanza per le seconde generazioni".
Lo ha detto ieri alla Camera il presidente del Consiglio Matteo Renzi, nella sua replica agli interventi sulla fiducia al governo. Poco prima, il deputato del Pd Khalid Chaouki si era detto dispiaciuto per la mancata conferma del ministero dell’integrazione e aveva chiesto che la riforma della cittadinanza rimanesse con forza nell’agenda del governo.
"Consentire, molto semplicemente, molto banalmente, ai nostri figli, che stanno nella scuola di calcio insieme a bambini che hanno cognomi difficili da pronunciare, ma che sono nati nella stessa città, vissuti nella stessa scuola, cresciuti dallo stesso asilo, che hanno condiviso lo stesso ciclo scolastico e che, magari, sono collegati l'uno all'altro da un rapporto di amicizia, per cui frequentano gli stessi luoghi del cuore nella singola città: bene, non è un tema ideologico, è un tema di rispetto che noi dobbiamo ai bambini" ha ribadito Renzi.
"Io continuerò sempre – ha spiegato - a portarmi nel cuore la discussione fatta tra due bambine: una si chiama Maria e una Fatima. Di fronte all'incontro con questa bambina, la compagna di classe con genitori italiani dice: perché lei non è cittadina italiana e io sì ? Eppure aveva la stessa «c» strascicata, eppure, probabilmente, condividevano gli stessi gusti, condividevano gli stessi valori".
"Ecco, il tema di riuscire a trovare un punto d'intesa, magari, da chi parte dal presupposto che debba esserci uno ius soli all'americana e, dall'altro, da chi dice che non si debba far niente: non è un disvalore saper ascoltarsi, saper condividere non è un disvalore" ha sottolineato il presidente del Consiglio.
 


Matteo Renzi e i diritti di quella bambina di 12 anni
Corriere.it, 26-02-2014
Marco Antonsich
Quando venerdì scorso Matteo Renzi ha presentato la lista dei suoi ministri, un’assenza in particolare deve aver catturato l’attenzione dei “nuovi italiani”, quella del ministro per l’Integrazione. Introdotto per la prima volta dal governo Monti, col nome di ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, questo ministro senza portafoglio aveva poi avuto fama nuova nel governo Letta sotto la guida di Cécilie Kyenge. Certo, in epoca di crisi, uno può pensare che i problemi degli italiani siano ben altri. In fondo, anche altri ministeri “tradizionali” (Sport, Affari europei, Pari opportunità, ecc.) erano saltati. Però, lunedì scorso in Senato, il buon Matteo deve aver sorpreso parecchi nel citare quella bambina di dodici anni che nata in Italia da genitori non italiani siede sui banchi di scuola assieme ai suo compagni, ma non è “considerata italiana”. Letta l’aveva detto nel suo discorso programamtico al Senato: “Bisogna fare tesoro della voglia di fare dei nuovi italiani…”. Renzi lo ripete. Credo che questo sia un passo importante, in quanto ribadisce la consapevolezza delle istituzioni del cambiamento demografico che ha toccato l’Italia come altri Paesi in Europa e nel mondo. Renzi però sembra andare un passo oltre, avventurandosi in un discorso su identità ed integrazione, che sembra muovere la riflessione oltre la mera sfera giuridica ovvero la riforma della legge sulla cittadinanza:
    “So che c’è una parte tra voi, egregi senatori, gentili senatrici, che ritiene che la parola «identità» sia in qualche misura il baluardo contro la parola «integrazione». Non è così. Io credo che l’identità sia la base per l’integrazione. Il contrario di integrazione non è identità: è disintegrazione. Un Paese che non si integra non ha futuro.”
Di quale identità Renzi parli non è chiarissimo. Due sono le ipotesi: l’integrazione passa attraverso l’incontro tra identità diverse (modello interculturale); l’integrazione passa dal ripensare la nostra identità riscritta alla luce delle diversità che la compongono (modello multiculturale). Bisognerà aspettare i futuri passi del governo Renzi – se mai ve ne saranno in questa direzione – per capire come meglio interpretare questa relazione tra identità ed integrazione. Certo, questo parebbe un ulteriore passo avanti rispetto alla riforma della cittadinanza, che comunque poco farebbe per riconciliare gli italiani con i “nuovi italiani”.


Sicilia
Richiedenti asilo abbandonati
La sezione siciliana dell’ASGI,  l’Associazione Borderline Sicilia Onlus e la Rete Antirazzista Catanese denunciano le gravissime violazioni del diritto d’asilo messe in atto da alcune Questure siciliane, attraverso la prassi dei respingimenti differiti.
Corriere delle migrazione, 24-02-2014
Siamo venuti a conoscenza di diversi episodi che hanno visto protagonisti gruppi di migranti salvati a mare dall’Operazione Mare Nostrum, identificati sulle navi militari e poi sbarcati nel porto di Augusta.  Da lì alcuni sono stati trasferiti al centro Umberto I di Siracusa, altri al CSPA di Pozzallo e poi respinti e lasciati sul territorio. Un primo gruppo di Gambiani arrivato in Sicilia i primi di gennaio, è stato, dopo il respingimento effettuato dalla Questura di Siracusa, trasferito al CIE di Milo (Trapani). Stesso provvedimento per un altro gruppo di Gambiani e Nigeriani arrivati il 24 gennaio, che dopo la notifica dell’atto,  sono stati lasciati sul territorio e la loro accoglienza gestita dalla buona volontà di associazioni e singole persone.
Gli ultimi due episodi risalgono a ieri: il primo riguarda il respingimento da parte della Questura di Siracusa nei confronti di un gruppo di dodici Nigeriani poi trasferiti al CIE di Ponte Galeria a Roma, e di quarantadue Senegalesi lasciati per strada. Il secondo riguarda quaranta Nigeriani  che si trovavano nel CSPA di Pozzallo, ai quali la Questura di Ragusa ha notificato i provvedimenti di respingimento differito, lasciando anche loro di sera per strada. Nel gruppo presenti anche due donne, di cui una al terzo mese di gravidanza. Il CSPA, in cui devono iniziare dei lavori di ristrutturazione, fino a ieri conteneva centoventi persone, di cui ottanta provenienti dal Gambia che sono stati affidati alla Caritas della provincia, e quaranta Nigeriani,  i quali invece, non si sa bene in base a quale criterio, sono stati costretti a lasciare il centro con in mano un foglio di cui ignorano il contenuto.
L’ASGI ha già impugnato alcuni provvedimenti sollevando la questione di legittimità costituzionale dei respingimenti differiti. Si tratta di prassi assolutamente arbitrarie e lesive di fondamentali diritti, che sembravano ormai cessate, dopo le varie denunce fatte negli scorsi anni, e che invece vengono di nuovo attuate, lasciando al caso e alla discrezionalità delle Questure il destino di potenziali richiedenti asilo. Basti pensare come alcune persone della stessa nazionalità vengano ospitate presso gli SPRAR ed altre respinte.
Stiamo parlando di persone che dopo essere state costrette a lasciare il proprio paese affrontando un viaggio pericolosissimo, arrivano in Italia e, senza avere avuto la possibilità di accedere alla protezione internazionale, vengono condannate al circuito dell’irregolarità.
La sezione siciliana dell’ASGI, l’associazione Borderline Sicilia e la Rete Antirazzista Catanese chiedono che il Governo italiano ponga immediatamente fine a tali prassi illegittime e discriminatorie, che nel frattempo saranno denunciate e impugnate nelle competenti sedi giudiziarie.



«AAA Cercasi moglie» Nel cartello il sogno di Ali
Il singolare annuncio di un pachistano che vuole diventare italiano: «Pago cinquemila euro»
Corriere della sera, 26-02-2014
BOLOGNA - «Cercasi una ragazza per sposare». Firmato Ali. Sembra quasi uno scherzo quel cartello attaccato con lo scotch sopra un muro tappezzato di manifesti del centro di Bologna. Un momento di silenzio nero su bianco, una pausa dal chiasso colorato di quei cartelloni sovrapposti che propagandano concerti, spettacoli teatrali, manifestazioni politiche e sedute di yoga. Sembra uno scherzo ma Ali quando lo ha affisso, non scherzava affatto. È un giovane pachistano, ha 26 anni ed è molto timido. Parla quasi sottovoce e con il fatto che stenta molto con l'Italiano si fa fatica a capire quello che dice. Viene da Gujrat, una città a un’ora di macchina da Islamabad dove la quotidianità è ancora scandita dai colpi di mortaio, dalle bombe e dagli attentati che sono all’ordine del giorno in Pakistan.
È arrivato in Italia tre anni fa, in fuga dal terrore talebano, dopo un viaggio della speranza durato più di due mesi in cui ha percorso chilometri e chilometri di strada con tutti i mezzi possibili: a piedi, in macchina, con i pullman, in treno, sui camion. Attraversando il confine con la Turchia è riuscito ad entrare in Europa passando per la Grecia. Destinazione finale: l’Italia. «Sono riuscito a scappare — ci racconta in un bar del centro storico dove è arrivato in compagnia di un amico — grazie ad un amico. Che mi ha aiutato con i documenti e mi ha indicato il percorso da fare. La salvezza è stata riuscire ad entrare in Grecia e da lì atterrare con un aereo a Roma».
Dopo sei mesi trascorsi in un centro di accoglienza nel Catanese, in Sicilia, è riuscito ad ottenere un permesso di soggiorno per asilo politico ma la sua avventura con le maglie burocratiche italiane era appena iniziata. Documenti, autorizzazioni, fogli, controlli, permessi. Questo il muro di carta con cui Ali si misura da due anni a questa parte, da quando cioè ha iniziato a lavorare come fattorino in un take away del centro storico. Un muro reso ancora più ostico dal fatto che non ha ancora imparato a parlare bene l’italiano.
Così lui, giovane pieno di belle speranze, la soluzione l’ha trovata in un progetto facile e a portata di mano: sposarsi con una cittadina italiana per realizzare il suo sogno di fare famiglia e, allo stesso tempo, essere riconosciuto cittadino italiano. Ieri mattina non ci ha pensato due volte ed ha attaccato quel cartello con cui annuncia al mondo che cerca una moglie. «Non sono mai stato fidanzato fino ad ora — ci ha raccontato con l’aiuto dell’amico che faceva da traduttore —. La nostra cultura ce lo vieta. Ma adesso è arrivato il momento di prendere moglie. Io la vorrei italiana, una brava ragazza e possibilmente non grassa. Il mio obiettivo è duplice, da un lato quello di formare una famiglia e dall'altro quello di ottenere la cittadinanza». Il prezzo che è disposto a pagare per la realizzazione di questo sogno è un assegno per la moglie di cinquemila euro, ma forse nessuno gli ha detto che per le leggi italiane un matrimonio di tal fatta, senza la libera e sincera volontà di contrarlo, è nullo.



PalaNebiolo, la malaccoglienza continua
Corriere delle migrazione, 24-02-2014
Eleonora Corase

Ricordate l‘affaire PalaNebiolo? Da gennaio ad oggi, la tendopoli per i rifugiati allestita nel campo da baseball  continua ad essere usata a pieno regime. Ospitando di volta in volta un numero di migranti che parte da un minimo di 150 ad un massimo di 250 persone. Il deputato Francesco D’Uva, artefice di due ispezioni, aveva inoltrato un’interrogazione parlamentare al Ministero dell’Interno per chiedere spiegazioni su questo campo in particolare e, in generale, sul sistema dell’accoglienza ai migranti.
Nella risposta del Viminale si trova la cronistoria della tendopoli messinese.
Con una nota del 7 ottobre, il Prefetto chiede ai sindaci della provincia di comunicare l’eventuale disponibilità di strutture atte a offrire accoglienza ai migranti sbarcati in Sicilia, ma la ricerca non sortisce effetti positivi. Dopo diversi sopralluoghi, l’unico stabile ritenuto idoneo è un palazzetto sportivo chiamato PalaNebiolo messo a disposizione dall’Università di Messina, nel quale, pochi giorni dopo, viene ospitato il primo gruppo di rifugiati.
La relazione dell’azienda sanitaria provinciale del 25 ottobre 2013 boccia, però, questa opzione a causa delle condizioni igieniche del luogo: «È stato effettuato un sopralluogo igienico sanitario presso la struttura nel PalaNebiolo, dove in atto risultano ospiti circa 80 migranti. La struttura indicata in oggetto versa in precarie condizioni igienico sanitarie, perché presenta delle limitazioni costruttive, non essendo configurata come edificio con requisiti di residenzialità diurna e notturna. In particolare, si è avuto modo di appurare che i servizi igienici, molti dei quali con elementi interdetti all’uso, sono insufficienti. Si è altresì documentato che, per una carenza di arredi, gli indumenti personali vengono ammassati sulle panche della palestra, la qual cosa espone alla diffusione di malattie da ecotoparassiti. L’uso prolungato di tale struttura a residenza per immigrati può determinare condizioni di allarme igienico».
Preso atto della relazione sanitaria, il Ministero racconta che: «I migranti ivi ospitati hanno trovato sistemazione in diverse strutture Sprar – e Cara, aggiungiamo per dovere di cronaca – il centro è stato dismesso il 29 novembre e il palasport è stato formalmente riconsegnato all’Università». E qui entra in scena il campo da baseball: «Nel frattempo – scrive il Viminale – è stata richiesta all’Ateneo la disponibilità dello stadio da baseball sito nel medesimo plesso sportivo. Una volta completate le operazioni di scerbatura, i Vigili del Fuoco hanno innalzato 32 tende. Si precisa che le tende sono in buone condizioni di manutenzione». Nei verbali dei sopralluoghi prefettizi, effettuati nel campo prima dell’allestimento della tendopoli, è curioso rilevare i pareri circa il sistema di drenaggio che causerà il puntuale allagamento dell’area ad ogni pioggia. Nella relazione del 31 ottobre 2013 viene riportato che: «Trattandosi di un campo da gioco, come riferito da personale dell’Università di Messina, presenta un buon sistema di drenaggio delle acque», mentre in una relazione dei Vigili del Fuoco effettuata l’8 novembre 2011 si legge che: «Come riferito anche da personale addetto alla manutenzione della struttura, una parte del campo sportivo potrebbe essere soggetta ad allagamenti in caso di forti piogge».
«La consegna ufficiale alla Prefettura – prosegue la nota del Ministero – è avvenuta il 6 dicembre, mentre il successivo 9 dicembre il primo gruppo di migranti è giunto nella struttura, che si è riempita progressivamente fino a raggiungere il limite massimo di capienza (250 persone)». Poi, il 26 dicembre, dopo una notte di temporali, l’allagamento del campo e le proteste di migranti e società civile. Di seguito la successiva relazione dell’azienda sanitaria del 30 dicembre 2013: «Nel campo da baseball sono state istallate 32 tende, ognuna di circa 28-30 mq; nelle poche che è stato possibile visitare, si notavano otto posti letto e nessun armadietto spogliatoio. Presenti 150 ospiti. Sarebbe il caso di prendere in considerazione la riduzione dei posti letto per evitare il sovraffollamento delle stesse. Per quanto riguarda la maxi tenda ove avviene la distribuzione dei pasti, è attrezzata per circa 100 unità ed il pavimento in gomma è rotto e mancante in vari punti». Piccola nota a margine, i tecnici della prevenzione impegnati nel sopralluogo sottolineano che il giorno prima: «non è stato possibile effettuare un ulteriore sopralluogo, in quanto il responsabile della sicurezza del campo non ha acconsentito l’ingresso alla struttura, pertanto, considerando che gli ospiti presenti nella struttura utilizzano i servizi igienici del PalaNebiolo, si richiama, per quanto riguarda le condizioni igienico-sanitarie, quanto già descritto in merito nella precedente relazione del 25-10-2013». Ovvero, quella che su ammissione dello stesso ministero ha determinato la chiusura del Palazzetto sportivo. Nella sua nota il ministero conclude il discorso riferito al centro di Messina, specificando che una volta superata l’emergenza relativa al maltempo, il 4 gennaio il campo ha accolto altre 250 persone. I pareri negativi dell’azienda sanitaria, però, non si fermano. «Sulla base di quanto si è potuto osservare allo stato attuale, si ritiene che gli inconvenienti igienici rilevati, se non rimossi con sollecitudine, possono costituire potenziale causa di nocumento per la salute degli occupanti».
Questa la conclusione lapidaria della relazione effettuata il 7 gennaio scorso. Nel corso dell’ispezione, i medici hanno rilevato le seguenti criticità, circa le condizioni della vita nel campo: «Le tende sono montate sul terreno da gioco che allo stato attuale, nonostante le ultime precipitazioni meteoriche risalgano a circa due giorni addietro, si presenta in gran parte ancora ricoperto di fanghiglia e con vasta raccolta di acqua meteorica. È presente una grande tenda di circa 180 mq destinata a refettorio e per incontri ed attività sociali, dotata di impianto di riscaldamento. Tra questa e le tende è presente una passerella in legno non adeguata a garantire il collegamento tra le varie strutture. Tale situazione costituisce ovvio disagio per gli ospiti e per coloro che li assistono, con pregiudizio delle condizioni igieniche (fango e sporcizia) e potenziale pericolo di infortuni da scivolamento. All’interno della tenda refettorio, il pavimento, costituito da alcuni insufficienti teloni di plastica che lasciano scoperti ampi tratti di terreno, non garantisce idonee condizioni di vivibilità e di igiene all’interno della struttura (polvere, carenza di condizioni igieniche adeguate per un ambiente dove vengono somministrati e consumati i pasti e impossibilità a mantenere pulito l’ambiente, possibili infiltrazioni di fango e pioggia, in caso di eventi meteorici)».
Per quanto riguarda i servizi igienici situati all’interno del Palazzetto sportivo, giudicati in “discrete condizioni igienico-sanitarie”, viene rilevato che: «Si ritiene opportuno segnalare che le condizioni microclimatiche troppo rigide degli stessi ambienti e le modalità del percorso dalle tende ai servizi igienici, particolarmente in condizioni meteoriche sfavorevoli e durante le ore notturne, possano costituire potenziale causa di disagio ed eventuale danno alla salute degli ospiti (pioggia-freddo-pericolo di scivolamento)». Disagi e condizioni critiche confermate anche dal sopralluogo effettuato qualche giorno dopo – 9 gennaio 2014 – dall’Ufficio Sanitario Provinciale della Questura di Messina, che rincara la dose sulla tenda-refettorio, dentro la quale, secondo il verbale: «Non possono essere garantite adeguate condizioni di igiene per la distribuzione e la consumazione dei pasti – Viene sottolineato infatti che – Tale refettorio è inoltre arredato con panche in legno e tavoli in buona parte vetusti e con evidenti segni di usura. Anche se i pasti, come viene riferito, giungono sul luogo in confezioni singole sigillate, la cura a monte dell’igiene viene meno nel luogo di distribuzione/consumazione. Come è noto, la filiera lavorativa che riguarda la produzione e distribuzione e assunzione di alimenti, ove non siano mantenute adeguate misure igieniche, può compromettere lo stato di salute dell’assuntore di pasti, evenienza certamente grave nel caso di comunità come quella prese in esame». Inoltre, il medico della polizia di stato che firma la relazione sottolinea che: «I servizi igienici sono resi disponibili su due piani della struttura sportiva e per ogni piano su ali diverse. Dal punto di vista microclimatico sono da adeguare per la mancanza di idoneo riscaldamento. Appaiono sufficientemente puliti. Per contro due diverse ali di bagni provviste di punti doccia, oltre che non essere climatizzate, sono sprovviste di idonei arredi. L’uso promiscuo le rende poco sicure sotto il profilo igienico, anche in considerazione del fatto che vi si arriva dall’esterno senza svestirsi in ambiente apposito, si è notato ad esempio che il terriccio trasportato dai sandali arriva fin sotto le docce. In ultimo, sotto la doccia dovrebbero essere previsti appositi dispositivi anti-scivolo. Al primo piano è presente una sala riunioni dovevengono accolti gli ospiti perché possano essere fornite loro informazioni di varia utilità. Tale sala, presenta sedie e sofà, che visto l’uso promiscuo risultano difficilmente sanificabili. Con l’occasione si ricorda che la struttura, adibita per cittadini profughi, è anche luogo di lavoro per diverse figure professionali, pertanto la struttura deve rispondere ai requisiti di sicurezza previsti dal D. lgs. 81/80».
Questa la situazione dunque, secondo le fonti istituzionali. Nonostante tutto, nel corso dell’ultima settimana, altre 160 persone sono state trasferite da Augusta nella tendopoli, andando ad aggiungersi ai 40 ospiti rimasti del gruppo precedente.



Immigrati, 1° marzo: "Ventiquattr'ore senza di noi"
Sarà la quinta edizione dello "sciopero" di badanti, infermieri, braccianti stranieri che lavorano, magari da molti anni, in Italia, ma ancora senza diritti di cittadinanza.Ecco tutti gli appuntamenti previsti.
la Repubblica, 26-02-2014
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - Badanti? Scomparse. Infermieri? Introvabili. Braccianti? Svaniti nel nulla. Cosa accadrebbe al nostro Paese se tutti i migranti scioperassero? Il caos, o meglio, la paralisi. Ritorna lo sciopero degli immigrati. L'appuntamento è fissato per il 1° marzo 2014. "Ventiquattr'ore senza di noi": senza colf, badanti, babysitter, operai, ma anche infermieri, imprenditori, studenti.
Lo "sciopero dei migranti". In verità non si tratta di uno sciopero in senso tecnico (ben difficile da organizzare nel pianeta immigrazione), ma di una serie di iniziative e manifestazioni a livello locale (qui tutti gli appuntamenti). Una giornata per rispondere anche al "taglio" del ministero dell'Integrazione da parte del governo Renzi. "La giornata del Primo Marzo giunta nel 2014 alla V° edizione - si legge nell'appello del comitato - si è consolidata come un appuntamento per rinnovare l'impegno e la lotta per i diritti, contro il razzismo, le frontiere e lo sfruttamento. Una mobilitazione che da alcuni anni unisce migranti e autoctoni per affermare la dignità dell'essere umano, il diritto alla libera circolazione e quello di scegliere liberamente dove risiedere, il valore del meticciato".
Un "anno drammatico". "Il 2013 è stato un anno caratterizzato da eventi drammatici e dalla crisi economica: peggiorano le condizioni lavorative, aumentano precariato e disoccupazione. A trovarsi nella posizione più critica sono i soggetti più deboli e ricattabili. E la maggior parte dei migranti si colloca a pieno titolo in questa categoria, anche per effetto della legge sull'immigrazione in vigore, che continua a tenere legati permesso di soggiorno e contratto di lavoro. L'Italia è diventata per i richiedenti asilo un Paese di transito ma le sue frontiere, in molti casi passaggi obbligati per chi aspiri ad entrare nella Fortezza Europa, continuano a rivelarsi come luoghi di morte. La tragedia del 3 ottobre non è in questo senso che la punta dell'iceberg. Una legge organica sull'asilo, di cui tante volte è stata sottolineata la necessità, ancora non c'è. Gli accordi di Dublino sono stati modificati in peggio, senza intaccare il principio per cui il richiedente asilo dovrà permanere nel primo Paese dell'Ue in cui sarà identificato, a prescindere dai suoi progetti di vita, dai suoi legami e dalla sua volontà".
Cie e ius soli. "Il sistema Cie, unanimemente riconosciuto come disumano, costoso e persino incapace rispetto agli scopi assegnati, rimane in vita, sebbene giorno dopo giorno, l'implosione di vari centri, abbia portato a una riduzione di quelli operativi. La tanto attesa nuova legge sulla cittadinanza, che dovrebbe contemplare il passaggio dallo ius sanguinis allo ius soli, non c'è ancora. Di quella per riconoscere il diritto di voto amministrativo agli immigrati non si parla più. Eppure erano entrambe proposte di legge popolare a cui si era arrivati attraverso la campagna "L'Italia sono anch'io" con centinaia di migliaia di firme".
Le richieste del Primo Marzo. La Rete Primo Marzo chiede: una nuova legislazione in materia di immigrazione, la cittadinanza per tutti i figli di migranti nati o cresciuti in Italia, il diritto di voto amministrativo e regionale per stranieri residenti, instaurazione di corridoi umanitari, legge sull'asilo politico, abrogazione degli accordi bilaterali di respingimento, chiusura immediata di tutti i Cie.
 


Quinta edizione
In piazza ancora il Primo Marzo
Corriere delle migrazione, 24-02-2014
Francesca Materozzi
È iniziato il conto alla rovescia: sabato prossimo torna il Primo Marzo, quella che è ormai diventata un’occasione condivisa di mobilitazione dei migranti e degli antirazzisti.
Questo appuntamento, nato per iniziativa di persone qualunque, non legato a partiti e/o sindacati, cresciuto rapidamente attraverso la rete, è nato in un momento in cui l’Italia stava, in un certo senso, anticipando il vento di cambiamento delle “primavere” del 2011. Nel caso specifico era stato sufficiente che quattro giovani donne beatamente ignote alle cronache proponessero uno sciopero degli stranieri, una giornata senza di noi, il Primo Marzo, per fare unire autoctoni e immigrati e portarli nelle piazze. Insieme. Con e nella consapevolezza che la battaglia per i diritti dovesse riguardare tutti: perché i diritti o sono per tutti o non sono per nessuno. In Italia un cambiamento culturale era in atto. Non imposto, non gestito, non controllato dall’alto. Un cambiamento voluto e sentito per il bisogno di rispondere, uniti, all’odio dilagante che da anni veniva distribuito e propagandato da una certa politica e da certi opinionisti, nell’indifferenza o la timida protesta di altra politica.
I movimenti e le iniziative di quel periodo non avevano un leader, non avevano un mandante, non avevano regia. La gente si incontrava, si confrontava, si organizzava. Per  uscire dall’emergenza e dalla solitudine. Senza chiedere il permesso, senza chiedere.
In questo clima (che oggi sembra lontanissimo) sono fiorite molte iniziative. Una di queste è stato il Primo Marzo che, dopo la grande eco della prima edizione, ha continuato ad esistere anche se mediaticamente molto più defilato, e adesso è alla sua quinta edizione. Poche settimane fa la Rete Primo Marzo si è data una nuova portavoce e ha quindi lanciato l‘apello per questa edizione. In calendario ci sono molte iniziative, alcune coordinate, altre indipendenti: tutte sono comunque accomunate dalla condivisione di alcuni valori fondamentali: l’impegno contro il razzismo, la difesa dei diritti per tutti, la valorizzazione della mixité, l’elaborazione di proposte concrete per migliorare e/o riformare le leggi sull’immigrazione in vigore in Italia.
A seguire alcuni degli appuntamenti in calendario:
Milano: DIRITTI PER LE/I MIGRANTI = DIRITTI PER TUTTE E TUTTI
Manifestazione cittadina  dalle ore 14.30 piazzale Loreto/angolo viale Padova
Monza: Vite in scadenza; presidio animato sui permessi di soggiorno in largo Mazzini dalle ore 15.00 alle ore 17.00
Pavia: In piazza della Vittoria dalle ore 18.00, manifestazione e presidi organizzato dall’associazione “Ci siamo anche noi”.
Occhiobello (Ro): “UN GIORNO SENZA DI NOI” diventa “UN GIORNO INSIEME A NOI”. Appuntamento piazza don Aldo Rizzo o piazza della chiesa, Occhiobello per la BIBLIOTECA VIVENTE! Qualunque immigrato, o chiunque sia a contatto con persone immigrate o emigrate (un fratello, un parente, un amico) può raccontare la propria esperienza e trasformarsi in un libro!
Genova: Nuovi poeti letterari d’altrove: sette voci per un gioco letterario. Conducono Max Ponte, Roberto Marzano, Bruto Rullo a cura di Murazzi Poetry Slam – Torino. Ore 17.15, Stanza della poesia Palazzo Ducale
Modena: Ore 11.00 Flash mob organizzato da Critical City, in piazza della Torre; ore 17.30 Seminario “Diritto di parola in tutte le lingue del mondo” a cura del Gruppo Studiare Studiare Studiare alla Palestra ex Macello; ore 21.00 Spettacolo teatrale “questo è il mio paese! Io aiuto” a cura della Compagnia Teatrindifesi alla Palestra ex Macello
Nonantola (Mo): Corteo “carnevalesco” pomeridiano nelle vie del centro con bande musicali, cori e danze. Partenza dalle 17:30 in piazzale del Vox.
Imola: CON – CORRERE camminata/parata per promuovere la cittadinanza attiva e la salute mentale come diritti di tutti. Percorso costellato di interventi. Dalle ore 16.00 Partenza da via Caterina Sforza n. 3, Camminata nel centro storico. Arrivo in piazza Caduti per la Libertà con una sosta finale per un “microfono aperto”, occasione di confronto e testimonianze
Bologna: Primo marzo dei/delle migranti: manifestazione cittadina partenza ore 15.00 da piazza dell’Unità, promosso dal coordinamento immigrati e incentrato sulle vertenze messe in atto dai lavoratori della logistica
Firenze: Presidio in piazza dei Ciompi con interventi di varie realtà del mondo associativo sui diritti dei migranti; parteciperanno: Altro Diritto, Asgi, Cgil, Medu Anpi e Saverio Tommasi, LeMusiquorum. Promosso da Comitato Primo Marzo di Firenze, Rete Antirazzista e Prendiamo la Parola
Montevarchi (Ar): Presso la Biblioteca Comunale di Montevarchi (in via dei Mille, 7) si svolgerà una lettura della “Carta di Lampedusa”, a cura di “Diesis Teatrango” in collaborazione con le associazioni di cittadini stranieri attive nel territorio
Campobasso: Ore 18.30 piazza Municipio, incontro con i migranti ed i cittadini (musica, testimonianze e volantinaggio); ore 20.00 Auditorium ex Gil, concerto con l’Alexian Group. Organizzato dall’associazione Primo Marzo Molise
Foggia: Manifestazione nel centro cittadino. A conclusione serata cinema-apericena sul tema dello sfruttamento presso il centro Cose – Cultura. Occupazione, Società, Educazione
Palazzo San Gervasio (Pz): ore 10:00 Sit-in al Cie di Palazzo San Gervasio organizzato dal Osservatorio Migranti Basilicata
Niscemi (Cl): manifestazione NO MUOS diretta alla base di contrada Ulmo
Palermo: La giornata dell’orgoglio di essere migranti. Incontro con interventi, testimonianze, esibizioni artistiche al liceo classico “Vittorio Emanuele II” in corso Vittorio dalle ore 09:00 alle ore 13:00

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