Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

30 novembre 2010

Se negli stadi italiani la squadra che vince è quella del razzismo
l'Unità, 30-11-2010
Mauro Valeri
In tempo di elenchi, ritengo opportuno proporne uno sul razzismo nel calcio (riprendendo “solo” le sentenze dei vari giudici sportivi o notizie di stampa), dedicato a tutti coloro, istituzioni calcistiche in primis, che continuano a sostenere che in Italia non c’è razzismo negli stadi e a far finta di scandalizzarsi quando vengono insultati i giocatori della Nazionale.
Sostenitori della Torres indirizzano, nei confronti di due calciatori del Muravera, ingiurie manifestamente espressive di discriminazione razziale: 3.000 euro di multa.
Due ragazzi “di colore” del Nuova Erba vengono insultati “con furbizia” da alcuni avversari della Rovellese. L’allenatore, per protesta, decide di ritirare la squadra per 5 minuti.
Sostenitori del Verona, due volte nel corso del primo tempo di gara, intonano cori di discriminazione razziale in occasione delle giocate di due calciatori “di colore” del Monza: 5.000 euro di multa.
Sostenitori della Lazio, in due occasioni nel corso del primo tempo, rivolgono ad un calciatore del Milan cori costituenti espressione di “discriminazione etnica”: 5.000 euro di multa.
Sostenitori del Novara , al 38° e al 42° del secondo tempo, rivolgono ad un calciatore del Livorno cori di discriminazione razziale: 6.000 euro di multa.
Sostenitori del Cagliari, al 3° del primo tempo, rivolgono ad Eto’o grida e cori costituenti espressione di discriminazione razziale, determinando la sospensione della gara per circa tre minuti, su disposizione del responsabile dell’Ordine pubblico: 25.000 euro di multa.
Una proposta (la stessa che facciamo da anni senza ottenere risposta): perché non destinare i 100.000 euro di multa incassati fino ad oggi dalle varie Leghe e dalla FIGC a iniziative antirazziste?



E Gheddafi torna a minacciare l'Europa: ci dia 5 miliardi o diventerà un continente nero

Il Messaggero, 30-11-2010
TRIPOLI - L'Unione europea dia 5 miliardi di euro alla Libia per «fermare» i clandestini altrimenti «un altro Continente si riverserà in Europa». E quanto è tornato a chiedere all'Europa, durante il vertice Ue-Africa, il leader libico Muammar Gheddafi. «Per fermare l'immigrazione clandestina - ha detto Gheddafi - occorre fare qualcosa di consistente altrimenti. Se l'Europa ci darà 5 miliardi di euro la Libia potrà» arginare i flussi.
Il Colonnello libico ha poi elogiato l'Italia: «E'l'unico Paese che collabora con noi» nel contrasto dell'immigrazione clandestina. «L'Italia - ha aggiunto Gheddafi - è un Paese civile che si è riscattato dal suo passato» coloniale.
Nel corso del suo intervento di apertura del summit, Gheddafi ha ricordato che «la Libia è il filtro dell'immigrazione» che proviene da tutto il Continente africano. «Africa e Europa sono la colonna vertebrale del mondo e devono cooperare», ha affermato il Colonnello. «Grazie alla cooperazione con l'Italia abbiamo potuto avere un controllo dell'immigrazione».
Per quanto riguarda la richiesta di 5 miliardi di euro annui all'Europa, il leader libico ha comunque sottolineato: «Noi non abbiamo bisogno di mendicare aiuti ma vogliamo investimenti».
C'è stato un incontro bilaterale a margine del summit Ue-Africa tra il premier Silvio Berlusconi e lo stesso Gheddafi. A rivelarlo ai cronisti è stato Berlusconi che ha spiegato come il bilaterale sia stato «fortemente voluto» dal Colonnello e come tra Italia e Libia ci sia «sempre un'ottima collaborazione».
Al vertice di ieri mattina a Tripoli, Berlusconi ha spiegato ai cronisti che «ci sono stati interventi di apertura nei quali si è auspicata la collaborazione tra Europa e Africa». «E interesse dell'Europa sviluppare il potenziale del continente africano», ha aggiunto il presidente del Consiglio.



Gheddafi: "Cinque miliardi o l'Ue invasa dai clandestini"

il Giornale, 30-11-2010
Cinque miliardi di euro, o la Libia non potrà arginare quello che Gheddafi prospetta all’Unione europea come il vero e proprio «riversarsi di un intero continente in Europa»
Cinque miliardi di euro, o la Libia non potrà arginare quello che Gheddafi prospetta all’Unione europea come il vero e proprio «riversarsi di un intero continente in Europa». È dalla tribuna della terza Conferenza tra Unione Africana e Ue che il leader libico ribadisce l’ammonimento già manifestato in agosto: «Per fermare l’immigrazione occorre fare qualcosa di consistente, altrimenti un intero continente si riverserà in Europa».
Gheddafi definisce il suo paese «il filtro dell’immigrazione che proviene da tutto il Continente africano» e chiede «maggiore cooperazione tra Africa e Europa» sul modello dell’intesa tra Italia e Libia: «Sull’immigrazione è l’unico stato che collabora con noi. È un Paese civile che si è riscattato dal suo passato coloniale».



Berlusconi: falsità da piccoli funzionari

il Sole, 30-11-2010
TRIPOLI. - Gongola e si inorgoglisce il premier italiano Silvio Berlusconi nella grande sala del Rixos Conference Center di Tripoli quando il "leader" della grande Jamahiriya libica, Muammar Gheddafi, davanti ad 80 capi di stato e di governo (quasi tutti africani), presenti al summit Unione africana-Ue scandisce che «l'Italia è l'unico paese che collabora con noi». L'unico con il quale esista una cooperazione che abbia portato a «un controllo dell'immigrazione». Non c'è la Merkel, non c'è Sarkozy e neppure Cameron. Berlusconi invece sì e avrebbe voluto fare portare un segno tangibile della riconoscenza italiana, quel cavalierato di Gran croce, la massima onorificenza della Repubblica italiana, che già inutilmente aveva tentato di farsi "sdoganare" dal Quirinale in occasione dei festeggiamenti per l'anniversario del Trattato di amicizia e cooperazione il 30 agosto scorso. Ma, oggi come allora, le procedure di istruzione della pratica sembra abbiano richiesto più tempo del previsto. Dal Colle non sarebbe mai giunto un "no" formale ma di sicuro neppure un assenso come normalmente avviene (quasi d'ufficio) per tutte le richieste che partono dal governo e riguardano capi di stato o di governo di paesi con i quali l'Italia ha una grande vicinanza o motivi di gratitudine.
Una piccola contrarietà in mezzo a un mare di guai. Perché il viaggio tripolino, come quelli successivi in Kazakhstan e Federazione russa, nelle intenzioni del "cavaliere" dovevano servire per allentare la tensione interna con i "finiani", prendere tempo fino al 14 dicembre e rituffarsi nei dossier di politica internazionale con "amici" come Gheddafi e Putin, gli unici in grado, oggi, di confortarlo. Ed invece le indiscrezioni di Wikileaks lo intercettano proprio a fianco di quel Gheddafi messo alla berlina dalle intercettazioni per la sua "ipocondria", per il botox e l'infermiera ucraina. Il premier italiano, leader da "wild parties", apparentemente la prende a ridere. Nega tutto, minimizza le accuse opera di «funzionari di terzo e quarto grado» e chiama in causa ragazze che a pagamento avrebbero mentito trovando eco sui giornali di sinistra. E soprattutto, spiega il presidente del consiglio, le rivelazioni «fanno male all'immagine del nostro paese». «Assange vuole distruggere il mondo», gli fa eco Franco Frattini, e mettere a rischio le trattative internazionali sulle aree di crisi. Ma l'immagine del paese, risponde il segretario del pd Pierluigi Bersani «è ormai questa qui». Intanto Massimo D'Alema chiede che il premier riferisca al Copasir.
Il premier confessa a Tripoli di «non guardare alle rivelazioni di funzionari di terzo o quarto grado che vengono poi riportate sui giornali di sinistra». Quanto ai party Berlusconi dice di non sapere cosa siano i «wild parties» mentre, aggiunge, «una volta al mese offro cene nelle mie case dove tutto avviene in modo corretto, dignitoso ed elegante». Semmai il premier si interroga sul comportamento di alcune ragazze invitate che fanno rivelazioni «infondate e incredibili». «Una ragazza che si dichiara prostituta di fronte al mondo - osserva sempre Berlusconi - si preclude tutte le strade per un lavoro futuro e per trovare marito. Allora mi domando: chi le paga?». A gettare acqua sul fuoco delle polemiche è l'ambasciatore Usa a Roma, David Thorne, secondo cui «queste speculazioni non avranno alcun peso sulle nostre eccellenti relazioni».
Il premier italiano (che a margine del summit ha incontrato il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Durao Barroso e quello del Consiglio Ue Hermann Van Rompuy insieme al premier spagnolo Zapatero e a quello portoghese Socrates) parla anche della necessità per l'Europa di sviluppare tutto il potenziale del continente africano. Gheddafi annuisce, salva solo l'Italia nella sponda Nord e ritorna sul rischio immigrazione. Solo se l'Europa verserà 5 miliardi di dollari alla Libia si potrà frenare l'ondata di immigrati clandestini.



«Cinque miliardi alla Libia o l'Europa sarà nera»

la Padania 30-11-2010
«L'Italia è un Paese civile che si è riscattato dal suo passato coloniale. È l'unico Paese che collabora con noi e grazie a questa collaborazione abbiamo potuto avere il controllo sull'immigrazione». Ad affermarlo è stato Muhammar Gheddafi nel discorso di apertura del summit Unione europea -Unione africana in corso a Tripoli. L'incipit ha dato il là al colonnello per tornare a chiedere un maggiore impegno da parte della Ue nel controllo dei flussi di clandestini. Ovviamente lo ha fatto a suo modo: chiedendo soldi e minacciando un futuro a tinte fosche per il Vecchio Continente.
«La Libia - ha detto - è il filtro dell'immigrazione. L'Africa e l'Europa sono la colonna vertebrale del mondo e dobbiamo cooperare», ha sottolineato il leader mediorientale reiterando la richiesta di cinque miliardi di aiuti, «altrimenti l'Europa diventerà un continente nero». Ospite dell'assemblea che riunisce 80 capi di Stato e di Governo dei due continenti, il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi ha confermato i buoni rapporti fra Roma e Tripoli: «C'è ottima collaborazione», ha dichiarato il Cavaliere, os-servando più in generale che «è interesse di tutta l'Europa sviluppare il potenziale del continente africano».
Per suo conto Gheddafi ha sostenuto di non essere alla ricerca di aiuti, ma di rapporti economici più strutturali: «Non abbiamo bisogno di mendicare, ma vogliamo investimenti».
E poi è tornato ad ad attaccare alcuni enti internazionali come l'Organizzazione mondiale per il commercio e la Banca mondiale. Secondo il leader libico, «fanno terrorismo e noi siamo contro il terrorismo. Vogliamo cancellare la Wto e la Banca mondiale - ha rincarato -, perché ogni Paese e ogni regione del mondo ha diritto a decidere liberamente sulla propria economia e sulle proprie politiche industriali, loro possono sostituire i governi».



Entra in vigore il decreto firmato dai ministri Maroni e Gelmini
Via al test d'italiano per gli immigrati
la Padania, 30-11-2010
IVA GARIBALDI
ROMA - Giro di vite sull'immigrazione con norme più rigorose: dal prossimo 9 dicembre niente permesso di soggiorno se non si conosce l'italiano. A partire da quella data, infatti, lo straniero che volesse la Carta di lungo periodo dovrà superare un test d'italiano. La regola è già contenuta nel decreto firmato dal ministro Roberto Maroni e dal ministro Mariastella Gelmini il 4 giugno scorso e che andrà in vigore tra pochi giorni.
E così, mentre altri si occupano di gossip o di tramare nei Palazzi possibili crisi di governo e ribaltoni, c'è chi fa i fatti. Il titolare del Viminale aggiunge così un altro tassello alle norme che regolano l'immigrazione secondo quei principi di sicurezza previsti dalle leggi volute con forza proprio dalla Lega Nord fin dall'inizio della legislatura. Dal 9 dicembre prossimo, dunque, se lo straniero non supera il test obbligatorio di lingua non ottiene il permesso di soggiorno. Il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno ha messo a punto la procedura informatica che consentirà la gestione delle domande per la partecipazione al test.
Si tratta di una procedura riservata agli extracomunitari che già soggiornano regolarmente nel Paese almeno da 5 anni e che dunque hanno già il permesso di soggiorno. Lo straniero con questi requisiti che intende però chiedere il rilascio del permesso per soggiornanti di lungo periodo dovrà presentare alla Prefettura la richiesta di partecipazione tramite l'indirizzo www.testi-taliano.interno.it. La Prefettura convoca il richiedente entro 60 giorni per lo svolgimento della prova indicando data e luogo. L'esame si svolge con modalità informatiche ma, su richiesta, anche per iscritto. È strutturato sulla comprensione di brevi testi, frasi ed espressioni di uso frequente. Il contenuto delle prove che compongono il test, i criteri di assegnazione del punteggio e la durata della prova sono stabiliti uniformemente su tutto il territorio nazionale. Per superare la prova il candidato deve conseguire almeno l'80% del punteggio complessivo. Se l'esito è positivo, lo straniero può presentare la domanda e la Questura, verificati tutti gli altri requisiti richiesti, rilascia il permesso di soggiorno. In caso di bocciatura, lo straniero può ripetere la prova e inoltrare un'altra richiesta per sostenere il nuovo test.
Non tutti gli stranieri sono però tenuti a sottoporsi all'esame di lingua. È infatti esentato dalla prova chi ha attestati o titoli che certifichino la conoscenza dell'italiano a un livello non inferiore al livello A2 del Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue; chi ha titoli di studio o titoli professionali (diploma di scuola secondaria italiana di primo o secondo grado oppure certificati di frequenza
relativi a corsi universitari, master o dottorati): chi è entrato in Italia come dirigente, professore universitario o ricercatore, traduttore o interprete; chi è affetto da gravi limitazioni alla capacità di apprendimento linguistico. Il principio è lo stesso che è contenuto nel pacchetto sicurezza approvato l'estate scorsa in Parlamento. La conoscenza
della lingua, infatti, rappresenta uno dei capisaldi anche del cosiddetto permesso di soggiorno a punti. Tra i passaggi fondamentali dell'accordo d'integrazione c'è anche la conoscenza della lingua del Paese ospitante così come bisogna dimostrare di avere dimestichezza con le leggi e gli ordinamenti.
Grazie alle norme introdotte dalla Lega Nord il nostro Paese si avvicina alle normative europee più avanzate. Proprio domenica scorsa infatti la Svizzera ha approvato un referendum che prevede l'espulsione per gli stranieri che commettono reati. Insomma vince ancora una volta la linea dura contro i criminali. Una proposta che in qualche modo è già contenuta nel pacchetto sicurezza firmato da Maroni all'inizio della legislatura. Quella dell'espulsione degli extracomunitari che commettono reati, spiega il titolare del Viminale, «è già una possibilità nel nostro ordinamento, anche se per la verità non avviene quasi mai, perché l'autorità giudiziaria nega il nulla osta all'espulsione per il diritto che ha l'indagato di assistere al procedimento penale».



Per avere il permesso di soggiorno bisogna parlare già  l'italiano e saper usare il pc

l'Unità, 30-11-2010
ALESSANDRA RUBENNI
Ottanta su cento il punteggio da ottenere per superare gli esami. Chi è bocciato può ripetere la prova successivamente. Con una sola prospettiva per chi non sia alfabetizzato: un ritorno certo alla clandestinità.
ROMA -Si alza l'asticella per ottenere il permesso di soggiorno. E per gli stranieri più sfortunati, quelli che nel Paese di origine non sono stati scolarizzati, che non sanno usare il pc o hanno problemi con carta e penna, la prospettiva diventa ancora più nera. La data fatidica è arrivata. Dal 9 dicembre diventa operativo il decreto del 4 giugno 2010 firmato dai ministri Maroni e Gelmini, Interno e Istruzione, che introduce di fatto l'esame obbligatorio di lingua italiana per gli immigrati che chiedono di regolarizzare la propria presenza in Italia per il «lungo periodo». Per tanti, un ostacolo difficilissimo da superare, che suona come una condanna certa: quella di un ritorno inevitabile alla clandestinità. Il decreto varato questa estate fissa le modalità di svolgimento dei test di lingua - come previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo del 25 luglio 1998 - attraverso i quali gli stranieri devono dimostrare di conoscere l'italiano a un livello classificato come "A2" dai parametri europei, ovvero di saperlo parlare, scrivere, leggere e di saperlo usare per «interagire con ragionevole disinvoltura in situazioni strutturate e conversazioni brevi». E se questo già sembra un bello scoglio - tanto che diverse scuole italiane per migranti hanno già manifestato il loro dissenso -, ci si mette pure l'informatica. La trincea sulla quale gli immigrati dovranno affrontare i test saranno infatti delle postazioni pc, anche se chi lo chiederà potrà farlo vergando la propria prova pure su catta.
La macchina sarebbe già pronta. Il Ministero dell'Interno fa sapere che il suo "Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione" ha messo a punto la procedura informatica che consentirà la gestione delle domande per sottoporsi ai test. Lo straniero che vuole chiedere il permesso di soggiorno da giovedì 9 dicembre dovrà collegarsi al sito www.testitaliano.interno.it (non ancora disponibile) e da lì avanzare la sua richiesta alla Prefettura di riferimento, che lo convocherà entro 60 giorni per la prova, indicando giorno e luogo. Dunque, se l'iter non si incepperà - e ammesso che come prescritto dal decreto tutto questo non pesi in nessun modo sulle casse pubbliche - via agli esami di "sbarramento" per i permessi di soggiorno, sulla base di criteri di svolgimento e di assegnazione del punteggio stabiliti in modo uniforme in tutta Italia. Chi riesce a ottenere almeno l'80% del punteggio complessivo, con una prestazione che rasenta la perfezione, supera l'esame e dunque può andare avanti in questo percorso a punti, presentando la domanda del permesso di soggiorno alla questura. Chi non ce la fa, dopo la prima bocciatura può invece ripetere la prova un'altra volta. Esentati dall'esame di lingua, solo chi abbia dei titoli di studio o degli attestati che certificano la conoscenza dell'italiano, come nel caso degli stranieri che abbiano frequentato le scuole italiane di primo o secondo grado, i minori che non abbiano ancora compiuto i quattordici anni, chi è venuto in Italia come dirigente, professore universitario o ricercatore, traduttore o interprete; oppure, infine, chi dimostra di «essere affetto gravi limitazioni alla capacità di apprendimento linguistico derivanti dall'età, da patologie o da handicap, attestate mediante certificazione rilasciata dalla struttura sanitaria pubblica». Chi non ha mai avuto accesso all' alfabetizzazione, si prepari. Ma a un nuovo percorso, di illegalità.



Colf e badanti: al via una campagna di formazione sui diritti di lavoratori e consumatori promossa da Adiconsum e Movimento difesa del cittadino.
“Badanti informate, famiglie protette”: 36 sportelli, 20 corsi in tutte le Regioni, un numero verde.

ImmigrazioneOggi, 30-11-2010
Un Numero Verde, 36 Sportelli di assistenza e 20 corsi per gli stranieri che lavorano in Italia come colf e badanti: è questo l'obiettivo dell’iniziativa Badanti informate, famiglie protette promossa da Adiconsum e Movimento difesa del cittadino, con il finanziamento del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che è stata presentata ieri a Roma.
Secondo i promotori, i lavoratori domestici stranieri si trovano a far fronte d una serie di difficoltà con lingua, cultura, sistemi legislativi e modelli di vita diversi. Situazioni queste che complicano l’attività quotidiana del loro lavoro fatto di bollette, banche, assicurazioni, reclami in caso di disservizi, condominio, affitti, acquisti, ma anche di diritti di cittadinanza e primo soccorso.
Per questo il progetto ha attivato dei servizi gratuiti di informazione e consulenza su questi temi: esperti qualificati delle due associazioni risponderanno a colf e badanti attraverso il Numero Verde    800 864754      (attivo dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00). A questi si aggiungeranno due indirizzi e-mail: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. e Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. e 36 sportelli su tutto il territorio nazionale, presso i quali saranno disponibili anche volantini multilingue e vademecum sulle principali tematiche del consumo, sui diritti di cittadinanza ed elementi base di primo soccorso.
Prossimamente inoltre, le due organizzazioni promuoveranno 20 corsi gratuiti organizzati in tutte le Regioni per approfondire la conoscenza su questi temi e che saranno aperti anche ad anziani e famiglie, che si avvalgono della loro collaborazione, per affrontare con più consapevolezza problemi di vita quotidiana.



LE SCORSE ELEZIONI AVEVANO UN QUINTO DEI VOTI, ACCUSE DI BROGLI
Fratelli musulmani Neppure un seggio
La Stampa, 30-11-2010
FRANCESCA PACI
In Egitto gli islamisti sono esclusi dal parlamento
ROMA - E' assai probabile che i Fratelli Musulmani non abbiano rappresentanti nel prossimo parlamento egiziano. Nessuno dei candidati indipendenti dell'organizzazione islamica bandita come partito dal 1954 è stato infatti promosso al primo turno e solo una minima percentuale dei 130 nomi presentati passerà a quello del 5 dicembre. Bisogna attendere ancora qualche ora per conoscere la composizione definitiva della Camera bassa, ma il principale movimento d'opposizione che cinque anni fa aveva conquistato un quinto dell'assemblea, risulta per ora il grande sconfitto dal voto di domenica.
Mentre al Cairo giunge l'eco degli incidenti di Luxor, Assiut e della regione del delta del Nilo, dove almeno due
persone sono morte e alcune decine sono rimaste ferite negli scontri davanti alla sede del partito di governo Pnd presidiata dalla polizia, si chiude l'appuntamento elettorale più importante in vista delle presidenziali del 2011. Secondo i primi dati, il Partito nazionale democratico (Pnd) di Hosni Mubarak avrebbe già incassato circa la metà dei 508 seggi in palio e il partito liberale Wafd se ne sarebbe aggiudicati sei scalzando il secondo posto ai concorrenti islamici.
Entrambe le opposizioni però denunciano gravi brogli, portando a testimonianza associazioni di diritti umani locali e internazionali.
«Il Pnd ha compiuto tutte le irregolarità per truccare il voto a suo vantaggio» tuona il portavoce dei Fratelli Musulmani Hamdi Hassan, eliminato insieme al presidente del gruppo parlamentare Saad Katatni. Guardata con sospetto dall'occidente come vettore della potenziale deriva islamista del più popoloso Paese arabo, l'organizzazione fondata nel 1928 ha compensato negli anni assicurandosi con l'impegno socio-assistenziale il favore della gente. La rivincita partirà da lì, assicura Hassan: «Se non vinceremo niente avremo vinto il rispetto della strada e dell'opinione pubblica. Agendo così il regime manda un messaggio negativo, si capisce che non c'è più alcuno strumento per una riforma politica pacifica del Paese».
L'entourage del presidente Mubarak respinge ogni accusa. Una fonte governativa chiarisce che «le autorità egiziane e la commissione elettorale incaricata di annullare qualsiasi scheda sospetta sono state attentissime a garantire correttezza e trasparenza alle elezioni» e che, in barba alle proteste, l'eventuale livello d'irregolarità e di violenze «è stato assai minore di quello del 2005».
L'impressione comunque è che il voto interessi l'Occidente più degli egiziani, almeno a giudicare dall'affluenza del 10-15%, un dato ben inferiore al 25% della volta scorsa.
«Oggi Mubarak dimostra che nel 2005 aveva pianificato la vittoria dei Fratelli Musulmani per spaventare George W. Bush ma non ne ha più bisogno perché Obama è uno dei meno impegnati nella democrazia tanto da aver chiesto osservatori elettorali internazionali per mascherare il suo sostegno al governo» osserva Hisham Kassem, fondatore del giornale indipendente Al Masri Al Youm. La corsa per la presidenza è ufficialmente aperta.
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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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