Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

08 luglio 2014

L`Ocse: in Italia il record di immigrazione 
È triplicata in dieci anni. L`Ue loda lo sforzo umanitario ma bacchetta: «Li schedate male» 
il Giornale, 08-07-14
Ineffabile. Un colpo alla botte, uno alcerchio. Tanteparole (sprecate), querelle con il ministro Alfano che da mesi le chiede aiuto e per risposta riceve bacchettate, promesse vane condite da burocratico aplomb. 
Il commissario europeo agli affari interni Cecilia Malmstrom, non perde occasione per piangere i morti ormai incontabili delle traversate nel canale di Sicilia, snocciolare dati e numeri da lutto, salvo poi nulla fare. Che l`Europa ci abbia abbandonati, l`italietta e le decine di miglia di disperati pronti a sfidare la morte pur di sbarcarci, è dato di fatto. Quel che suona ipocrita, stonata elegia, sono i plausi. Le lodi a questo nostro Paese naufrago ma «salvavite». «Siamo consapevoli dell` enorme pressione a cui è sottoposta l`Italia e del lavoro formidabile che fa ogni notte p er salvare le vite dei migranti che sbarcano sulle sue coste», registra Malmstrom nel rapporto dell`Ufficio europeo di sostegno per l`asilo. Eccola però subito pronta a tirare il freno. A cavillare, trovando quel pelo nell`uovo che 
possa giustificare l`assenza sua e degli inquilini di questo litigioso condominio europeo: «Abbiamo avuto indicazioni da alcuni stati 
membri che l`Italia e altri paesi non adempiono completamente agli obblighi sulle impronte digitali degli immigrati che chiedono asilo». 
Quindi l`affondo: «Bruxelles sta raccogliendo informazioni e parlando con gli stati membri per capire se il problema sia sistematico o solo dovuto alla forte pressione» migratoria». Per la cronaca, risulta che il Belpaese (un tempo), rientri -nei primi cinque paesi Ue per numero di richieste d` asilo. Peccato che di certo sia il primo, e l`unico, a dover subire dal mare l'«invasione» quotidiana di migranti, esuli e profughi veri in mezzo ai quali si nascondono potenziali terroristi oltreché criminalità più o meno organizzata. L`aumento dei richiedenti asilo in Italia, spiega ancora il rapporto Ue, «può essere legato all`alto numero di attraversamenti del Mediterraneo registrati nel 2013». E «la crescita» del 61%, pari a +10.595 richieste rispetto al 2012, «riflette i netti aumenti di richiedenti provenienti da Nigeria, Somalia ed Eritrea». 
Spesso assunti in nero. Non bastassero i flussi africani, ecco che si scopre che da quando è scoppiatala crisi con la Russia, sono schizzate verso l`alto le richieste d`asilo da parte di cittadini ucraini. Dall`inizio del conflitto, da marzo a maggio, si è registrato un «aumento significativo» pari a oltre 2.000 domande, quando nei precedenti 20 anni queste erano state in media 100 al mese. Una diaspora, stavolta, distribuita equamente in tutti gli stati Ue. In contemporanea arrivano i dati dell` Ocse sul fenomeno più generale dell`immigrazione, di cui quello dei richiedenti asilo costituisce solo una fetta. E i numeri sono da record: nel nostro Paese la percentuale di stranieri sul totale della popolazione è quasi triplicata tra 2001 e 2011, raggiungendo il 9%. Nel 2012 i lavori poco qualificati erano coperti da immigrati per il 31% tra le donne e per il 40% tra gli uomini.   AAcq 
 
 
 
Rimpallo Ue, oggi i ministri decidono
il manifesto, 08-07-14
Giorgio Salvetti
Milano- Almeno su una cosa l`Europa è unita. Nessuno vuole farsi carico delle migliaia di disperati che ogni giorno attraversano il Canale 
di Sicilia. Neppure quando muoiono a centinaia. Ci si chiede come è stato possibile lo schiavismo, tra qualche decennio ci si chiederà come è stata possibile questa strage infinita ancora una volta ad opera dell`Occidente. 
Oggi a Milano si terrà il vertice europeo dei ministri dell`Interno di tutti i paesi Ue, il primo evento che l`Italia ospiterà nel corso del tanto sbandierato semestre di presidenza. La città lanciata nell`affanosa rincorsa a Expo si rifa di nuovo il trucco: sventolano bandiere dei vari stati, si appendono manifesti e si estendono i controlli di sicurezza. Ma basta fare un giro in Stazione Centrale per capire che la realtà è molto lontana dagli sfarzi degli eventi legati a questi summit. Milano da giorni non sa come gestire l`arrivo massiccio di stranieri. Sono uomini, donne e bambini sbarcati nel sud dopo essere stati soccorsi nell`ambito dell`operazione Mare Nostrurn. Sono stati lasciati al loro destino e sono venuti a Milano nel tentativo di andarsene dall`Italia. 
Nell`ultimo fine settimana hanno attraversato il mare altri 2.600 migranti. Non passa ora senza che venga avvistato un nuovo barcone. A centinaia ieri sono sbarcati anche nel porto di Lampedusa, dove il centro di accoglienza non è più agibile ma è stato riaperto nell`attesa che i nuovi arrivati venissero trasbordati in Sicilia. 
Ieri il ministro degli interni Alfano era ad Agrigento per incontrare la sindaca di Siculiana dove la popolazione è spaventata dal massiccio arrivo di stranieri. «L`Europa ha finalmente capito che noi non abbiamo più tempo per aspettare - ha detto il ministro Nel semestre ci giochiamo davvero tutto». Oggi Alfano incontrerà a Milano il commissario degli affari interni della Ue Cecilia Malstrom che però non sembra aver colto il messaggio. «Non è giusto dire che l`Europa ha abbandonato l`Italia - ha dichiarato l'Italia ha ricevuto dall`Ue 500 milioni di euro e sarà il più grande ricevente di fondi dal 2014 al 2020. Stiamo facendo appello agli altri paesi membri per la spartizione dei rifugiati`. Poi però non ha rinunciato a bacchettarci: «Abbiamo avuto indicazioni da alcuni stati membri che l`Italia e altri paesi non adempiono agli obblighi sulle impronte digitali degli immigrati che chiedono asilo. Stiamo cercando di capire se il problema è dovuto alla forte pressione o è sistemico». È la verità. Le autorità italiane non prendono le impronte perché altrimenti dovrebbero farsi carico dei rifugiati. Li soccorriamo in mare ma poi chiudiamo gli occhi nella speranza che riescano da soli ad andarsene nei paesi più a nord. 
Si tratta di un`ipocrita braccio di ferro sulla pelle di queste persone nell`inutile tentativo di rimpallarsi esseri umani facendo a gara e chi riesce a fare il meno possibile per dare un vero aiuto. 
Un rapporto dell`Ocse commissionato dal Cnel rende noto che l`Italia e la Spagna sono i due paesi dove l`immigrazione è cresciuta di più: la popolazione straniera è quadruplicata dal 1996 al 2011 fino a raggiungere 4,5 milioni, pari al 9% del totale. Una percentuale più alta di Grecia e Portogallo ma più bassa degli altri paesi con un Pil paragonabile al nostro. Le ultime ricerche testimoniano che sono sempre di più quelli che lasciano il nostro paese, mentre un altro studio pubblicato ieri dall`Ue dimostra che l`Italia nel 2013 era al quinto posto per il numero di richiedenti asilo: oltre 27 mila (+61% rispetto al 2013). In Germania però sono quasi 127 mila (+64%) e in tutta l`Ue sono aumentati del 30%. 
L`Italia dunque è il paese più esposto per la sua posizione geografica ma non è certo quello che accoglie più rifugiati. E quando lo fa, lo fa malissimo. Altro che sbattere i pugni sui tavoli di Bruxelles. 
 
 
 
Richiedenti asilo, record storico
Avvenire, 08-07-14
A. Turrisi e G. Maria del Re
Un barcone dopo l’altro, a decine continuano a solcare il Mediterraneo. Quasi tutti vengono intercettati dalle navi militari di "Mare nostrum", alcuni sfuggono e arrivano fino all’imboccatura del porto di Lampedusa, proprio mentre tutta la comunità isolata celebra il primo anniversario della visita di Papa Francesco, o sulla spiaggia di Ispica, nel Ragusano.
Sono oltre 2.600 i migranti soccorsi nello scorso fine settimana. Le ultime operazione di salvataggio nell’ambito di Mare Nostrum sono state eseguite ieri: la corvetta Fenice con a bordo circa 447 migranti, ha recuperato altri 161 migranti (di cui 6 minori), la M/V CP 906 ha imbarcato 122 migranti ed entrambe si sono dirette verso il porto di Trapani; la rifornitrice Etna con a bordo circa 880 migranti ha recuperato altri 200 migranti; infine la M/V CP 319 ha intercettato un’imbarcazione azzurra, all’imboccatura del porto di Lampedusa, con circa 354 migranti.
Con gli altri arrivi della serata ieri, nella più grande delle Pelagie, sono sbarcate complessivamente quasi 800 persone, quasi tutte di nazionalità eritrea. È stato riaperto d’urgenza il centro d’accoglienza ma in serata c’erano ancora quasi duecento immigrati, tra cui donne e bambini, bloccati sul molo Favarolo in attesa di sistemazione. 
La corvetta Vega, invece, ha recuperato 230 migranti (141 uomini, 44 donne e 45 minori) trasbordati successivamente sul M/V Cindia (battente bandiera Antigua e Barbuda) che li ha portati a Pozzallo, nel Ragusano. Altri cento, invece, sono giunti sulla spiaggia di Ispica, nel ragusano, dove li ha condotti uno scafista che poi è fuggito.
I migranti recuperati provengono principalmente da Eritrea, Zaire, Sudan e Algeria.
Storie di sofferenza e di accoglienza, di fuga e violenze, su cui si è soffermato il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, nell’omelia pronunciata nella parrocchia San Gerlando a Lampedusa nel primo anniversario della visita di Papa Francesco nelle Pelagie.
«Prego il Signore che le istituzioni dell’Unione Europea e l’intera Comunità internazionale si lascino convincere ad agire con maggiore coordinamento e con autentico spirito di collaborazione, per la creazione di un mondo più giusto, più solidale, più umano». «Le questioni poste dai flussi migratori toccano anzitutto la realtà stessa dell’emigrazione: correttamente gestita, nella regolarità e nella sicurezza, essa non è una minaccia, ma può essere un’opportunità per l’Europa».
E proprio di questo si troveranno a discutere oggi a Milano i ministri Ue di Interno e Giustizia. Intanto esplodono in tutta l’Ue le richieste di asilo, con un aumento del 30% in un anno, ma l’Italia è tra i Paesi in cui nel 2013 sono cresciute di più (+61%), come si legge nel rapporto pubblicato ieri dall’Easo (European Asylum Support Office, l’ufficio Ue che si occupa della questione), alla presenza del commissario agli Affari interni Cecilia Malmström, che oggi e mercoledì partecipa al consiglio informale a Milano. Il commissario ha ricordato che «non è giusto dire che l’Europa ha abbandonato l’Italia e certamente non la Commissione Europea». Malmström ha però anche esortato gli Stati membri finora meno impegnati a fare di più per accogliere i profughi siriani, «penso – ha detto – che 28 paesi Ue dovrebbero partecipare ai programmi di reinsediamento», così «potremmo dare rifugio a 150.000 siriani».
Il rapporto dell’Easo avverte che il record di 435.760 richieste in tutta l’Ue è il massimo mai toccato dall’inizio delle rilevazioni nel 2008. Per quanto riguarda l’Italia, si è passati dalle 17.335 domande del 2012 alle 27.930 del 2013 (ma nel 2011 erano 40.315). Il maggior numero di aumenti per il Belpaese ha riguardato nigeriani, somali ed eritrei. Il rapporto denuncia per l’Italia lacune sul fronte della procedura d’asilo, la protezione di minori non accompagnati, le condizioni di accoglienza e l’integrazione locale dei rifugiati.
 
 
 
Immigrati, sentirsi italiani con una parte dell'Italia contro
L'Italia condivide due record con la Spagna, primo: è il paese Ocse con la più alta crescita della popolazione immigrata dall'inizio del 2000. Secondo, che gli stranieri sono essenziali alla sua economia, ma subiscono una difficile integrazione, un incerto sistema dei permessi, la sottoccupazione, lo sfruttamento sul lavoro
la Repubblica.it, 08-07-14
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - Modificare la Bossi-Fini, introdurre lo ius soli, riconoscere il voto amministrativo agli immigrati. A chiederlo non è un'Ong, o un'associazione che difende i diritti di cittadinanza, tantomeno un partito politico, ma il Cnel, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro. Lo fa, illustrando i risultati di una lunga ricerca: "L'integrazione degli immigrati e dei loro figli in Italia", curata dall'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Cosa emerge? Primo, che l'Italia condivide un record con la Spagna: è il paese Ocse con la più alta crescita della popolazione immigrata dall'inizio del 2000. Secondo, che gli stranieri sono essenziali alla sua economia (50% tra i muratori e badanti), ma subiscono il deficit d'integrazione del Paese.
Il record italiano. Assieme alla Spagna, l'Italia è il paese dell'Ocse con la più alta crescita annuale della popolazione immigrata regolare fin dall'inizio degli anni 2000: secondo i dati Ocse, si tratta di circa 4,5 milioni di persone, che rappresentano quasi l'11% della popolazione in età lavorativa (15-64 anni), spinte alla migrazione inizialmente dalla ricerca di occupazione e successivamente da ricongiungimenti familiari e ragioni umanitarie.
I sistema dei permessi. Il sistema dei permessi, attualmente, fa sì che venga concesso uno status temporaneo prolungato solo al 50% circa degli immigrati extracomunitari; l'altra metà deve affrontare un percorso lungo e incerto per la naturalizzazione. Le stesse procedure per l'acquisizione della cittadinanza sono molto rigide rispetto ad altri Paesi Ocse.
Lo sfruttamento dei migranti. Nel contesto italiano, gli immigrati sono diventati una componente strutturale della forza lavoro, soprattutto nel settore edile (50% dei lavoratori immigrati uomini) e in quello dei servizi domestici e assistenziali (50% delle donne immigrate occupate). I tassi di occupazione della popolazione immigrata in Italia, di gran lunga al di sotto della media Ocse, sono superiori rispetto a quelli degli autoctoni, con un'altissima incidenza di lavoro sommerso e irregolare, sfruttamento e discriminazione.
Meglio al Sud. Qualche miglioramento delle condizioni lavorative si registra grazie a una significativa mobilità Sud-Nord, nonostante le maggiori opportunità occupazionali per gli immigrati rispetto ai nativi continuino a trovarsi nel Meridione d'Italia.
I figli degli immigrati. La metà degli stranieri di età compresa tra i 15 e i 34 anni ha un livello di istruzione, nel migliore dei casi - sostiene Ocse - equivalente al livello di istruzione secondaria di primo grado. Non solo. Si registra tra i figli di immigrati un crescente tasso di abbandono scolastico e una percentuale di NEET (individui che non sono impegnati nel ricevere un'istruzione, non hanno un impiego né lo cercano) pari a 1/3 degli immigrati di età compresa tra i 15 e i 24 anni.
L'integrazione dov'è? A causa del carattere recente di gran parte dell'immigrazione in Italia, alcuni aspetti delle infrastrutture per l'integrazione sono meno sviluppati che nella maggior parte dei Paesi con una lunga esperienza di immigrazione alle spalle. Per esempio, non vi sono programmi nazionali che prevedano alcun tipo di formazione linguistica orientata al mondo del lavoro.
Cnel: cittadinanza e voto. Alla ricerca Ocse, si accompagna una serie di raccomandazioni del Cnel-Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro: "Vanno finalmente compiute scelte decisive di politica nazionale per dare senso e forza alle politiche territoriali per l'integrazione, da un nuovo diritto di cittadinanza con un ius soli temperato (iniziando dai giovani nati in Italia e comunque con la formazione di base nel nostro Paese) al riconoscimento del voto amministrativo".
Cnel: più Frontex. La pressione migratoria può essere affrontata, secondo il Cnel: "Con l'affidamento dell'operazione umanitaria Mare Nostrum a un pattugliamento comunitario nell'ambito di Frontex; con struttuture di accoglienza dell'Ue nei territori di primo arrivo dei profughi dal Nord Africa, particolarmente dalla Libia; con corridoi umanitari, previo accertamento nei Paesi di transito delle richieste di protezione umanitaria e asilo; con la revisione del Regolamento di Dublino II per una gestione comunitaria dei richiedenti asilo senza bloccarli nel Paese di prima identificazione. Insomma, una profonda innovazione nelle politiche migratorie deve qualificare il Semestre europeo di Presidenza italiana".
 
 
 
Integrazione dei figli dei migranti, "una priorità assoluta”
Disoccupazione, burocrazia e formazione discontinua. Ecco gli ostacoli secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che all’Italia chiede di ripensare le politiche. “L’accesso alla cittadinanza, un investimento in capitale umano”
Redattore sociale, 08-07-14
ROMA –  La crisi economica ha avuto “effetti sproporzionati” sugli immigrati presenti in Italia: lo testimoniano i dati sulla disoccupazione maschile degli stranieri aumentata dal 2007 al 2012 passando dal 5,3 per cento al 12,6 per cento, mentre per gli italiani è passata dal 4,9 al 9,7 per cento. A chiedere una “profonda riprogettazione della legislazione e delle politiche” riguardanti l’immigrazione è l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) nel suo rapporto “L’integrazione degli immigrati e dei loro figli in Italia” presentato oggi a Roma presso la sede del Cnel. Per l’Ocse è finito il tempo dell’approccio “marcantile” alle politiche migratorie: servono nuovi criteri “legati allo sviluppo della persona, coniugando solidarismo e interesse economico, accoglienza e integrazione”.
Immigrati, pilastro della forza lavoro. Secondo l’Ocse, gli immigrati sono diventati una “componente strutturale della forza lavoro”, soprattutto in alcuni settori a partire da quello edile per gli uomini a quello dei servizi domestici e assistenziali per le donne. Tuttavia, si tratta di settori “che più di altri stanno subendo gli effetti della recessione”. A preoccupare, però, sono anche le condizioni di lavoro. “Gli immigrati sono sproporzionalmente impiegati in lavori precari – spiega il rapporto -, poco qualificati e sottopagati e spesso vittime di discriminazione e licenziamenti selettivi, con poche possibilità di accedere a lavori più qualificati”. Situazione che riguarda spesso anche gli immigrati altamente qualificati, anche se, secondo il rapporto, a partire dal 2007 la disoccupazione ha colpito soprattutto gli stranieri meno istruiti. La formazione, però, non è sempre un percorso facile da intraprendere. “Il passaggio alla scuola superiore non è facile per i giovani immigrati e, inoltre, solo otto regioni consentono agli studenti immigrati con qualifica professionale post-triennale di accedere ad un quarto anno di formazione e solo due regioni al quinto anno”. Sul fronte dell’integrazione, invece, l’Ocse chiede di “rafforzare i progetti efficaci e evitare sovrapposizioni”, ma soprattutto chiede di “ridurre la burocrazia nella gestione di progetti di integrazione”. 
Integrazione dei figli dei migranti: priorità assoluta. I settori su cui sono necessari degli interventi sono diversi, ma per l’Ocse occorre puntare soprattutto su coloro che prevedono di restare in Italia. Nelle raccomandazioni contenute nel rapporto, l’Ocse suggerisce che “l’investimento nella formazione dovrebbe essere rivolto a coloro che hanno più probabilità di rimanere, in particolare gli immigrati con famiglia e quelli con permessi di soggiorno a lungo termine”. Priorità assoluta, però, va data ai giovani. Secondo il rapporto, infatti, l’abbandono scolastico tra i figli di immigrati e la percentuale di coloro che non sono impegnati nel ricevere un'istruzione o una formazione, non hanno un impiego e né lo cercano (i cosiddetti neet che sono un terzo degli immigrati di età compresa tra i 15 e i 24 anni) sono un fenomeno preoccupante. Per l’Ocse, quindi, è necessario abbreviare i tempi del ricongiungimento familiare “per ridurre gli arrivi tardivi e il ritardo scolastico ad essi associato”, ma occorre anche facilitare l’acquisizione della cittadinanza. “L’accesso alla cittadinanza – spiega il rapporto – aiuta gli immigrati a migliorare il loro inserimento nel mercato del lavoro e rappresenta un investimento in capitale umano”. 
 
 
 
Gettati via i pasti dei profughi Si indaga sullo spreco in Sicilia
L`accusa: a Pozzallo errori di gestione e il cibo va nella spazzatura 
L`ira del prete difrontiera: potevamo darli a italiani bisognosi 
il Giornale, 08-07-14
Valentina Raffa 
Pozzallo (Ragusa) L'ondata di sbarchi continua e sulla costa meridionale della Sicilia è emergenza continua. Gestire la marea di umanità disperata in arrivo non è una passeggiata e i Comuni bussano continuamente a Roma in cerca di risorse.
Ecco perché appare ancora più incredibile lo spreco documentato fotograficamente al Centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzallo: cassonetti della spazzatura stracolmi di decine e decine di portate di cibo ancora avvolte nel cellophan. Qualcuno dentro la struttura ha fotografato lo spreco e le immagini rimbalzate sul sito locale Ragusanews.com hanno creato un (comprensibile) vespaio. Pasta, carne e frutta: tutto pagato dai contribuenti, tutto finito tra i rifiuti. Come se non bastasse lo sforzo che il Paese sta facendo per l'accoglienza. Uno schiaffo in faccia alla crisi e alle famiglie, anche a quelle italiane, che faticano a riempire il frigorifero. Uno spreco su cui ora indagano i carabinieri della Compagnia di Modica, che hanno sentito i responsabili del Cpsa, ed è stata aperta anche un'inchiesta amministrativa interna alla struttura.
Il prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè, ha inviato una nota al sindaco, Luigi Ammatuna, e all'Azienda sanitaria provinciale di Ragusa per avere lumi sullo spreco, che sembrerebbe dipendere da un incrocio perverso tra le abitudini alimentari degli immigrati e carenze organizzative del Centro. La convenzione tra Prefettura e Comune prevede, infatti, il rispetto delle tradizioni religiose e una scelta di alimenti non in contrasto con i principi e le abitudini alimentari degli ospiti. E se ciò è stato rispettato - elemento che sarà vagliato per accertarsi del rispetto degli accordi - sarà il caso di ricontare il numero di pasti fornito quotidianamente e la corrispondenza con quello degli ospiti del centro, visto che la convenzione tra Comune e una ditta di Pescara con succursale a Ispica, non lontano dal Cpsa, aggiudicataria del bando, prevede un pagamento di 15 euro al giorno a persona per i pasti. Non prepararli affatto, anziché buttarli, avrebbe significato risparmiare denaro pubblico. Ma c'è di più: se anche si fossero sbagliati i conti, magari perché gli immigrati, riescono a nutrirsi da soli in paese, non si potevano recuperare i pasti girandoli a chi ha bisogno? Il Cpsa replica che non è previsto dalla convenzione. Il che non evita l'indignazione.
Imbufalito Don Beniamino Sacco, il prete di frontiera che aveva annunciato di voler devolvere il 10% del finanziamento per accogliere gli immigrati alle famiglie italiane bisognose, e lo sta facendo davvero, in barba alle convenzioni: «L'ho fatto e ne sono felice: così diamo a chi ha bisogno».
Il problema dell'accoglienza per don Sacco è «l'improvvisazione» malgrado l'esperienza italiana di 40 anni di sbarchi. «Non sembra esserci volontà di progettazione - dice - nemmeno ora che tanta gente è pronta a venire». Soltanto nel weekend sono stati soccorsi 2.600 immigrati dalla Marina militare. Un centinaio sono sbarcati da soli sulle coste di Pachino (Sr). La metà ha fatto perdere le proprie tracce. «C'è caos nell'accoglienza» - denuncia anche monsignor Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco di Fermo. «Il massimo ribasso favorisce gli albergatori dell'ultim'ora che intendono speculare», dice. Il prelato parla di «un meccanismo automatico» che va dalla comunicazione del Ministero dell'Interno alle Prefetture del numero da accogliere, al coinvolgimento di associazioni, enti e imprenditori disponibili per l'accoglienza. «Chi si aggiudica il bando per 35 euro a ribasso garantirà i servizi adeguati?». L'episodio del cibo sprecato sembra fare eco a questa domanda. E richiede un chiarimento immediato.
 
 
 
Il caso. Sei un immigrato? Non puoi rispondere al 118!
In Lombardia l’ Azienda regionale di emergenza e urgenza cerca operatori telefonici, ma tra i requisiti inserisce la cittadinanza italiana. Avvocati per Niente: “La legge non ammette discriminazioni”
stranieriinitalia, 08-07-14
Milano  - 8 luglio  2014 - Puoi comprendere e parlare benissimo italiano, ma se sei un immigrato non puoi fare il centralinista del 118. E poco conta che ad aver bisogno di un’ambulanza potrebbe essere anche un cittadino straniero.
Sembra pensarla così l’ Azienda regionale di emergenza e urgenza (Areu), che in Lombardia gestisce il soccorso sanitario extraospedaliero. Sta infatti cercando nuovi operatori per le sue sedi di Brescia, Milano e Varese, da pescare tra lavoratori cassintegrati, ma nei bandi ha inserito tra i requisiti anche la cittadinanza italiana.
Nei bandi non c’è invece alcun riferimento a una perfetta conoscenza della lingua italiana, che certo, soprattutto in situazioni di emergenza, può fare la differenza. L’associazione Avvocati per Niente ha quindi scritto ai vertici dell’azienda chiedendo di eliminare questa ingiustificata e illegittima discriminazione.
Ieri, il direttore generale di Areu Alberto Zoli ha risposto al sollecito di Avvocati per niente ammettendo l’errore, ma prospettando una soluzione che pure è sbagliata.
Secondo quanto riporta l’agenzia Redattore Sociale , l’Azienda ha infatti intenzione di allineare il nuovo bando, la cui scadenza è stata prorogata al 30 luglio, all’articolo 38 del decreto legislativo 165/2001. Questo però regola il lavoro nella pubblica amministrazione, ammettendo le assunzioni di cittadini ue e di cittadini extraue che hanno un permesso per soggiornanti di lungo periodo. Ma cosa c'entra questo con il lavoro all’Areu, che non sarebbe subordinato?
“Non c’e’ nessuna norma di legge che consente di introdurre differenze tra cittadini italiani e stranieri in attività lavorative non subordinate “ fa notare l’avvocato Alberto Guariso (APN). “Devono semplicemente scrivere che il bando e’ destinato a cassintegrati italiani, comunitari ed extracomunitari, a prescindere dalla durata del titolo di soggiorno”
 
 
 
Meeting internazionale antirazzista, quest'anno c'è l'"Abbraccio Mediterraneo"
Dal 9 al 12 luglio, torna a Cecina Mare (Li) la manifestazione dell'Arci e della Regione Toscana sui temi della lotta al razzismo e a ogni forma di discriminazione. In primo piano, la discussione su diritti e accoglienza e migranti in fuga da guerre e conflitti. Tra gli eventi, il concerto, venerdì 11 luglio, dei Modena City Ramblers
Repubblica.it, 07-07-14
FIRENZE - La "questione mediterranea" è al centro della ventesima edizione del Meeting Internazionale Antirazzista (MIA) la manifestazione promossa da Arci e Regione Toscana (con il sostegno di Cesvot, Provincia di Livorno e Comuni di Livorno, Cecina e Rosignano), in programma a Cecina Mare (Li) dal 9 al 12 luglio. Questa ventesima edizione del Meeting, dal titolo Abbraccio Mediterraneo, giunge mentre le coste italiane e del Nord Africa sono ancora volta protagoniste di partenze, sbarchi e tragedie di migranti.
Le tre tavole rotonde. La riflessione del MIA 2014 si svilupperà attraverso tre tavole rotonde principali che rispettivamente affronteranno l'analisi delle cause delle migrazioni (Rotte Migranti, giovedì 10 luglio); il confronto sui percorsi di accoglienza e tutela dei diritti nei paesi del Mediterraneo (Mediterranean Civil Society: migrazioni e diritti tra nuove e vecchie democrazie; venerdì 11 luglio); la crescita, anche alla luce dell'esito delle ultime elezioni, di movimenti e partiti xenofobi e razzisti in Europa (Il continente minacciato: l'Europa e il successo dei movimenti xenofobi; sabato 12 luglio).
Gli ospiti. Tra gli ospiti ci saranno esponenti di organizzazioni e reti per la tutela dei diritti dei migranti provenienti dai Paesi della sponda sud del Mediterraneo, come Libia, Libano, Marocco, Tunisia: Alaa Talbi (Forum tunisino per i diritti economici e sociali), Farah Salka (Anti-Racism Movement, Libano), Khadija Beseikri (Associazione libica Amzonat). Attesa anche la partecipazione del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e della neo presidente nazionale dell'Arci Francesca Chiavacci.
I luoghi del MIA. Anche quest'anno e dopo aver lasciato l'area della Cecinella, il Meeting si svolgerà nel centro di Cecina Marina. Fulcro delle attività sarà il tendone allestito davanti al Circolo Arci II Risorgimento in piazza Sant'Andrea; gli incontri e le tavole rotonde saranno ospitati presso Villa Ginori in via Ginori 100; i concerti si terranno invece sul palco centrale di Largo Cairoli.
I Concerti. Due gli appuntamenti con i grandi eventi, a ingresso gratuito, per questo MIA 2014. In Largo Cairoli, dalle 22, giovedì 10 luglio le sonorità inter-etniche di Baro Drom Orkestar e Zastava Orkestar, mentre venerdì 11 luglio giungeranno (anch'essi con venti anni di carriera alle spalle) i Modena City Ramblers.
La Formazione. Anche quest'anno il MIA è luogo di formazione per operatori dell'immigrazione. Si terranno alcune delle lezioni di Unida, l'Università d'Estate sul diritto d'asilo, che per la prima volta si presenta itinerante e si svolgerà in diverse città italiane.
I Laboratori. Tre le occasioni per attività laboratoriali. In particolare, il Meeting 2014 si caratterizza per la collaborazione con Comics4=, il premio per il miglior fumetto di autore con origine migrante. Il 10 e l'11 luglio si terrà Comics for Equality, laboratorio di fumetti Antirazzisti, curato da Pierluca Galvan e Sara Bruni.
 
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Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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