Immigrazione: l’Ue contro Maroni; i respingimenti sono illegali

Il Manifesto, 23 luglio 2009

 

Non si può respingere gli immigrati verso paesi in cui "rischiano la vita o di essere maltrattati". A spezzare una lancia a favore della Convenzione di Ginevra sui rifugiati è il commissario Ue alla giustizia ed interni Jacques Barrot. Dopo mesi di tentennamenti, il commissario esce allo scoperto e ammette di aver chiesto al governo italiano spiegazioni su come "alcune imbarcazioni con immigrati irregolari, tra cui ci potevano essere richiedenti asilo, sono state rinviate in Libia". La richiesta di chiarimenti è contenuta in una lettera inviata dallo stesso Barrot a Roma.

In un’altra missiva, indirizzata a Lopez Aguilar, socialista spagnolo presidente della Commissione libertà pubbliche del Parlamento europeo, lo stesso commissario chiarisce che il Codice Schengen per le frontiere "deve essere messo in atto in conformità con il principio di non respingimento". Su questo aspetto Barrot ha chiesto lumi a Roberto Maroni. Al di là della reprimenda al governo, il commissario ha però riconosciuto che la soluzione del problema passa attraverso la creazione di uffici per l’asilo in Libia, magari con l’intervento dell’Unhcr. Esattamente la via voluta da Maroni e Berlusconi.

Oltre ai respingimenti, dubbi europei esistono anche sul Pacchetto sicurezza, in particolare sull’iscrizione all’anagrafe dei figli degli immigrati e sulle informazioni da lasciare al momento di inviare le rimesse di denaro, considerate potenzialmente lesive della privacy. Barrot ha detto di esser stato rassicurato su questi punti da Maroni la scorsa settimana in Svezia, ma ha anche detto che attende conferma "scritta delle rassicurazioni". In linguaggio diplomatico vuol dire che non si fida del ministro.

 

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