Il censimento e gli immigrati: un contributo oltre i pregiudizi

Italia-razzismo
Bilanci di fine anno. Secondo il 15° censimento Istat la popolazione residente in Italia è di 59.433.744 persone. Negli ultimi dieci anni il dato ha subito un aumento contenuto: +4,3% rispetto ai 56.993.744 residenti del 2001. L’aumento si deve principalmente alle persone straniere (in crescita in tutte le regioni) mentre gli italiani diminuiscono al centro oltre che in Piemonte, Liguria e Friuli-Venezia Giulia.

Ma il contributo della popolazione straniera va al di là dell’aspetto demografico: con il loro lavoro gli stranieri contribuiscono per oltre il 12% del Pil. Il sostegno economico è dimostrato anche se si considerano i valori dei tassi di occupazione. Da metà 2007 a metà 2012 l’occupazione straniera è cresciuta di 850mila unità, di cui 85mila negli ultimi 12 mesi. E così, il valore che esprime l’occupazione dei lavoratori extra-Ue supera quelli medi riferiti al totale della popolazione e fa sì che l’occupazione totale non scenda al di sotto del 57%.
Secondo il Rapporto della Fondazione Moressa, poi, i contribuenti nati all’estero – oltre 2 milioni – versano nelle casse dello Stato circa 6,2 miliardi di euro. Una cifra molto alta che è aumentata del 4,6% rispetto all’anno precedente nonostante siano diminuiti gli stessi contribuenti. Ma il Rapporto Moressa dice di più: il lavoro straniero si mostra complementare e non sostitutivo di quello italiano. In molti settori il numero degli occupati è cresciuto sia per gli stranieri che per gli italiani.
Poi c’è il capitolo riservato ai «richiedenti asilo», ossi coloro che lasciano il proprio Paese di origine a causa di guerre, carestie e conflitti religiosi o sociali. Per loro la ricerca di lavoro non è il loro primo obiettivo. E non perché siano «scansafatiche» ma perché hanno inizialmente bisogno di ristabilirsi dal trauma della fuga. Ecco perché sarebbe opportuno mettere a punto un sistema efficiente di accoglienza in grado rispondere a esigenze di carattere psicologico, linguistico, abitativo ed economico. Attualmente non è così e quei 58mila rifugiati in Italia sono per lo più utenti che contribuenti, che fanno un’enorme fatica ad affrancarsi dalla visione assistenziale che noi vogliamo cucirgli addosso.
l'Unità, 27-12-2012

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