Gli immigrati possono salvare i piccoli comuni

 

Osservatorio Italia-razzismo  26 agosto 2011
1910 sono attualmente i comuni italiani con meno di mille abitanti. Un numero destinato – forse - a diminuire in quanto, nella manovra finanziaria ne è stata approvata la riduzione e i possibili accorpamenti. Alla fine di giugno la comunità di Sant’Egidio stimava che il numero delle persone morte nel mare Mediterraneo fosse di almeno 2400 nei soli primi cinque mesi dell’anno. Apparentemente non vi è alcun collegamento tra questi due dati. 
Non è così se si considera che se quelle persone fossero giunte in Italia per vie e con mezzi diversi dalle “carrette del mare”, la loro probabilità di salvarsi sarebbe stata più alta. Chi arriva ha qualche possibilità di presentare, se la sua condizione lo prevede, la richiesta di protezione internazionale. L’ottenimento di tale status fa sì che si possa passare al “secondo livello”: l’inclusione nei progetti di SPRAR (il servizio per la Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati gestito dal ministero dell’Interno e dall’associazione dei comuni italiani). Quel programma prevede l’accoglienza e l’avvio di processi di integrazione per i rifugiati in quei comuni che si dichiarino disponibili. Se ciò fosse messo in atto dai comuni con meno di mille abitanti la loro popolazione conoscerebbe un incremento. È ciò che è accaduto ad Acquaformosa in Calabria dove, in questo modo, il sindaco è riuscito a ripopolare il paese e a rianimare il sistema socio-economico. Nei giorni scorsi un sindaco piemontese ha fatto la stessa proposta, ma l’ha volta in chiave paradossale, costringendosi così a smentirla precipitosamente. A volte la ragionevolezza risulta così lampante da accecare chi non la vuole vedere. 
 
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