Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

19 novembre 2010

Gli immigrati della gru di Brescia? Già espulso il capo della protesta
il Giornale, 19-11-2010
Enrico Silvestri
Milano Per un paio di settimane hanno tenuto in ostaggio Brescia salendo su una gru, causando cortei e incidenti, lanciando di tutto contro le forze dell'ordine, compreso bottiglie di urina. E in questi giorni lo Stato ha iniziato a presentare loro il conto, sotto forma di espulsioni: nove egiziani sono stati rimpatriati ancora lunedì, altri due hanno seguito la loro sorte ieri pomeriggio. Nonostante le proteste di uno sparuto gruppo di antagonisti, prima all'aeroporto di Malpensa e poi in via Larga a Milano, sede della compagnia di bandiera egiziana. Proteste che continueranno anche domani con una nuovo corteo della sinistra radicale a sostegno delle lotte degli immigrati per il permesso di soggiorno.
Salire sopra gru, carri ponte, ponteggi e torri varie sta ormai diventando una costante dopo che l'anno scorso questa forma di protesta venne da adottata dagli operai della Innse di Milano, in lotta per difendere il posto di lavoro. Da allora una sorta di «epidemia» ha colpito il Paese, fino ad approdare il 30 ottobre, al termine di una manifestazione, in via san
Faustino a Brescia sotto una gru di 35 metri. Che venne scalata da una decina di immigrati di varie nazionalità per protestare contro le difficoltà di regolarizzarsi. Quattro scesero il 1° novembre, un altro il 10, un sesto il 12 e solo lunedì 15 gli ultimi quattro, due pakistani, un marocchino e un egiziano. Non prima però di aver ottenuto dalle Autorità l'impegno di non essere espulsi.
Ma nel frattempo attorno succedeva un po di tutto. Il 5 novembre l'«epidemia» si estendeva a Milano, dove sette immigrati salivano sulla torre «Carlo Erba» di via Imbonati. Nei giorni successivi quattro scenderanno, ma tre sono ancora là che protestano. Mentre sotto la gru di Brescia si catalizza l'attenzione di mezza Italia. Con manifestazioni quasi quotidiane. Quella dell'8 novembre degenera in scontri, e in quell'occasione vengono fermati nove egiziani irregolari poi smistati nei vari Centri di identificazione ed espulsine in attesa di rimpatrio. Altre botte e altre manganellata il 13 novembre, mentre il 14 dall'alto piovono sulle forze dell'ordine pezzi di cemento (staccati dal contrappeso) e vigliaccamente anche bottigliette piene di urina. Il 15 la protesta finisce e proprio quel giorno i nove egiziani fermati la settimana prima vengono imbarcati su un volo per l'Egitto. Proprio per contestare questa decisione il leader degli immigrati, l'egiziano Muhammad al-Haja detto «Mimmo», di 28 anni, va a manifestare davanti al consolato egiziano di via Porpora a Milano. Qui viene fermato dalla polizia e portato al Cie di via Corelli. E dopo tre giorni, lo stesso governo egiziano ne annuncia il rimpatrio: con lui tornerà a casa anche il connazionale Muhammad Shaaban, di 20 anni. Ieri in tarda mattinata i due sono stati portati a Malpensa e imbarcati su un volto per il Cairo, tra le proteste degli antagonisti. Ma erano una quarantina, troppo pochi per poter sperare di creare qualche problema. Quindi hanno simbolicamente occupato di uffici Egypt Air, fino a quando alle 14 partiva il volo per il Cairo. Nel giro di tre quarti d'ora il gruppetto tornava a Milano per un presidio, concluso senza incidenti alle 15.30, davanti alla Egypt di via Larga. Ma non finiscono le proteste: sulla torre «Carlo erba» resistono ancora tre immigrati, e di sotto manifestazioni e presidi si susseguono, compreso domani, quando alle 15 un corteo nazionale partirà da via Imbonati e attraverserà le vie del centro.



La protesta sulla gru espulso dall'Italia uno degli egiziani

Il Messaggero, 19-11-2010
MILANO - E' stato espulso dall'Italia uno degli egiziani a capo della mobilitazione bresciana a sostegno degli immigrati saliti sulla gru contro la "sanatoria-truffa". Muhammad, detto Mimmo, è stato fatto salire su un volo Egyptair per il Cairo insieme a un connazionale, detenuto come lui al Cie di via Corelli, a Milano, ma che secondo l'associazione "Diritti per tutti" non ha nulla a che fare con le proteste di Brescia.
Mimmo era stato fermato il 15 novembre a Milano, dove aveva partecipato ad un presidio sotto al Consolato    egiziano contro le espulsioni di altri nove egiziani, anche loro attivi nelle mobilitazioni di Brescia.   Per   impedire l'espulsione di Mimmo - che accompagnò sulla gru Don Mario Toffari in un tentativo di mediazione - sono arrivati a Malpensa una quarantina di. militanti del centro sociale Cantiere e il suo avvocato, Sergio Pezzucchi. «Non ci è stato concesso - ha denunciato il legale - il tempo di fare il ricorso contro il rifiuto della domanda di sanatoria fatta da Mimmo.
Pezzucchi ha appreso dell'espulsione intorno alle 12 e, dopo aver recuperato il passaporto e gli effetti personali dell'egiziano, si è precipitato a Malpensa. Purtroppo è stato tutto così rapido che, quando siamo arrivati, l'aereo era già in fase di decollo». Mimmo era in Italia dal 2003 e lavorava come saldatore informatico.
Contro l'espulsione, dopo quello di Malpensa, si sono svolti altri due presidi: uno a Milano, di fronte alla sede dell'Egyptair e una a Brescia, a pochi passi dalla gru. Continua la protesta dei tre immigrati saliti il 5 novembre sulla torre di via Imbonati a Milano. A sostegno dell'espulsione il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato, per il quale questa misura «riafferma il principio di legalità».



Gli immigrati sulla gru: espulso un egiziano

Corriere Dela Sera, 19-11-2010
BRESCIA — Ha guidato la protesta degli immigrati di Brescia sulla gru per chiedere la «sanatoria per tutti». Muhammad al-Haja, detto Mimmo (nella foto), ieri è stato rimpatriato perché clandestino. Mimmo era stato fermato il 15 novembre a Milano, davanti al consolato egiziano, dove aveva organizzato un presidio contro le espulsioni di 9 connazionali fermati durante gli scontri con la polizia a Brescia. Per tentare (invano) di impedire e per protestare contro «la deportazione» di Mimmo sono arrivati a Malpensa una quarantina di militanti del centro sociale Cantiere. Contro la sua espulsione si sono tenuti altri due presidi: uno a Milano, di fronte alla sede dell'Egyptair, e uno a Brescia, a pochi passi dalla gru della protesta, (g.spa.)



Brescia, dalla gru al rimpatrio Le espulsioni dopo la protesta
l'Unità, 19-11-2010
Mariagrazia Gerina
Si era battuto contro la sanatoria-truffa. Non era salito con gli altri quattro fin sulla gru, ma dal basso era stato uno dei leader della protesta bresciana. Fu lui ad accompagnare Don Mario Toffari in un tentativo di mediazione. Invece del permesso di soggiorno il governo italiano lo ha ripagato con l’espulsione immediata. Mohammed Al-Haja, Mimmo, 28 anni, gli ultimi 7 vissuti in Italia, dove ha lavorato prima come operaio saldatore poi come informatico, è stato rispedito in Egitto. Neppure il tempo di presentare il ricorso. Epulso.
Insieme a Mohammed Shaban, 20 anni, anche lui egiziano. E come gli altri nove manifestanti, per cui Mohamed Mimmo era corso a Milano, lunedì. Nel tentativo di fermare la loro espulsione era andato a protestare insieme ad alcuni parlamentari, prima davanti al consolato egiziano, poi davanti alla prefettura. Ma quel gesto è costato l’espulsione anche a lui. Era a pochi metri dalla prefettura, quando lo hanno fermato.
Dal presidio anti-epulsione al centro di identificazione di via Corelli. In isolamento, senza possibilità di comunicare con l’esterno. Solo grazie agli operatori della Croce Rossa ha potuto parlare con il suo avvocato, Sergio Pezzucchi. E solo durante l’udienza di convalida, Mohammed ha saputo che fine aveva fatto la sua domanda per accedere alla sanatoria, presentata nel settembre del 2009. Rigettata. «Il provvedimento di rigetto non aveva una data, lo abbiamo fatto presente e ci hanno portato un foglio dattiloscritto in cui si diceva che la data era il 19 agosto 2010, ma ora sembra che quel documento non sia nemmeno più presente nel fascicolo», spiega l’avvocato. Non solo: «Il rigetto non è stato notificato, come richiesto, al datore di lavoro», aggiunge, preparandosi al ricorso. Non gli hanno nemmeno dato il tempo di presentarlo che Mohammed era già in viaggio verso l’aeroporto di Malpensa.
«Subito al Terminal 1», parte il tam tam per tentare di bloccare l’espulsione. I centri sociali occupano l’Egyptair. Ma Mohammed Mimmo viene messo lo stesso sull’areo che lo riporterà in Egitto.
«Il ricatto non paga» rivendica il vicesindaco di Milano, De Corato, chiedendo lo stesso trattamento anche per gli immgirati della sua città. A Brescia la caccia all’immigrato è già partita. Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci, denuncia una vera e propria retata casa per casa. È il «conto» presentato agli immigrati per la loro protesta, denuncia. «La ritorsione è evidente», osserva un altro degli avvocati che stanno seguendo la vicenda bresciana, Manlio Vicini. Che nota un’altra stranezza nel caso Mohamed. «La notizia che sarebbe stato espulso tutti noi, compreso il suo avvocato, l’abbiamo appresa dal viceministro degli Esteri egiziano attraverso la stampa egiziana. E questo fa pensare che ci sia stato una collaborazione tra i due governi. Non è un bel segnale. In Egitto, il blogger che contesta Mubarak è stato liberato dopo quattro anni». I 9 rimpatriati sembra siano stati rilasciati. Ma si hanno solo poche parziali notizie.



Danni collaterali per 200mila euro
Per quei cinque sulla gru senza visto 7 immigrati su 10

Libero, 19-11-2010
Nei 17 giorni di caos la Questura ha tolto gli agenti dagli uffici per metterli sulla strada. E così all'Immigrazione 7 pratichi su 10 sono rimaste bloccate...
Beffarde conseguenze sotto la gru delle contestazioni, per 17 giorni occupata da Jimi, Arun, Sajat e Rachid, gli immigrati eroi della lotta alla clandestinità. La rivolta contro la "sanatoria truffa" combattuta sull'Aventino a 35 metri sopra il cantiere metrobus di via San Faustino, e a terra dai fan dell'associazione Diritti per tutti più volte sgomberati, si scopre che sta tornando indietro ai pasionari come un boomerang. Ebbene sì, la guerra per la regolarizzazione impedisce... la regolarizzazione.
Quella di altri stranieri in attesa del permesso di soggiorno il cui rilascio ora subirà inevitabili ritardi. Il motivo? La Questura di Brescia per sorvegliare centinaia di manifestanti attivi notte-tempo in via San Faustino, e notte-tempo intenzionati ad assieparsi sotto la gru nonostante uno sgombero forzato, è stata letteralmente prosciugata. E pure gli addetti all'immigrazione sono finiti in strada insieme a poliziotti e carabinieri arrivati a dar man forte da mezzo Nord Italia. Morale: il disbrigo delle pratiche, spiegano in via Botticelli, ha subito un rallentamento, quantificabile tra il 70% e il 30% a se-conda della necessità di forze dell'ordine in servizio. Così la media mensile dei 5mila permessi rilasciati a Brescia, calcolano in Questura, a fine novembre si prevede avrà un crollo, con 1500-2mila emissioni in meno. Danneggiati anche i "fratelli", dunque. Senza contare il buco finanziario al cantiere, in cui tre settimane di fermo - per consentire la riparazione della gru danneggiata si riaprirà lunedì - pesano per circa 400mila euro. E che dire del costo dello schieramento di forze dell'ordine? Dal Siulp, il sindacato di Polizia più rappresentativo, arriva la conferma che lo Stato per fare rispettare la legge ha messo in campo 250 uomini al giorno: 50 della Questura cittadina, funzionari esclusi, e 200 tra agenti dei reparti mobili di Genova, Milano, Bologna e Padova e carabinieri del battaglione Lombardia. La protesta è durata dal 30 ottobre al 15 novembre. Ergo, calcolatrice alla mano, ecco - stipendio a parte - quanto sono costati gli uo -mini in divisa costretti a 300 ore straordinarie al giorno: 38.400 euro alla voce ore extra (pagate in media 8 euro ciascuna); 20mila per la mensa (costa 5 euro a testa); 128mila euro per indennità di trasferta di celerini e carabinieri da fuori (pagati 40 euro al giorno); 4.800 per il personale territoriale in uscita per ordine pubblico.
E ancora: le continue emergenze hanno generato cambi di turno con relativi disagi, rimborsati con 6 euro a testa, costati 19.200 euro. Una cifra cui vanno aggiunti gli esborsi per la benzina delle trasferte - la stima chilometrica si traduce in 18mila euro - e i danni all'attrezzatura di agenti e carabinieri, sabato fatti oggetto di sassaiole e lanci di bottiglie nel corso di una guerriglia urbana (23 feriti, tra cui un carabiniere all'ospedale con 25 giorni di prognosi). Totale: 240mila euro. «I sacrifici sono stati enormi - dice Rosario Morelli, del Siulp - Per questo  chiederemo  siano pagati fino all'ultimo euro. Per ottenerli siamo pronti ad azioni legali. E il questore ha già chiesto a Roma risorse economiche».
Non è un caso che il Comune si costituirà parte civile nel processo penale sul caso gru: «Chiederemo i danni anche di immagine" assicura il vicesindaco Fabio Rolfi (Lega Nord). Ma gli interessati non si placano. E ieri, dopo la notizia dell'espulsione di Mohammed "Mimmo", fattivo supporter della protesta, Radio Onda d'Urto ha dichiarato un nuovo presidio di lotta permanente invia San Faustino.



Stranieri, respinte seimila domande

la Repubblica, 19-11-2010
MASSIMO LUGLI
SEIMILA domande respinte per la sanatoria riservata a colf e badanti. Seimila immigrati che potrebbero essere rimpatriati nei prossimi mesi, molti dei quali, in passato, sono caduti tra le grinfie di sfruttatori senza scrupoli e hanno pagato dai 3 agli 8 mila euro per un permesso di soggiorno che non otterranno mai. Un esercito di disperati, una polveriera che potrebbe provocare azioni clamorose come la protesta di Brescia e le manifestazioni di ieri a Milano. Una situazione che potrebbe diventare sempre più drammatica: le indagini della questura hanno già spedito dietro le sbarre 17 persone e portato a 221 denunce a piede libero, commissariati e carabinieri stanno lavorando ad altrettante indagini mentre l'ufficio immigrazione e la squadra mobile sono sulle piste di due agguerrite organizzazioni internazionali. Il rischio che la frustrazione di chi ha pagato inutilmente dilaghi è incombente.
«Molti extracomunitari si sono sentiti tranquilli dopo che il datore di lavoro aveva inviato on line la domanda per la sanatoria, che congelava i provvedimenti di espulsione e le altre sanzioni -spiega il vicequestore Maurizio Improta, dirigente dell'ufficio immigrazione di via Teofilo Patini - ma i nostri accertamenti hanno permesso di scoprire migliaia di richieste irregolari e nei prossimi mesi, sicuramente, verranno alla luce altri casi. Noi non possiamo far altro che applicare la legge».
Un passo indietro. La "regolarizzazione selettiva", scattata dal primo al 30 settembre 2009 riguardava esclusivamente colf e badanti. Dopo aver inviato la documentazione al sito on line del ministero, gli stranieri hanno ricevuto dalla prefettura una prima risposta e un successivo appuntamento a via Patini. E in questa fase molti nodi sono venuti al pettine: prestanome che hanno tentato di regolarizzare decine di stranieri, extracomunitari che lavoravano in altri settori e hanno tentato di ottenere comunque il permesso, stranieri con alle spalle reati passati in giudicato e non avevano diritto di mettersi in regola. Molti hanno ripiegato su una domanda per un permesso di 6 mesi in attesa di occupazione
(anche grazie all'aiuto di alcuni studi legali compiacenti che pro-ponevano pacchetti "all inclusive") ma l'escamotage non ha funzionato. E con il confronto delle impronte digitali è saltato fuori di tutto, dalle identità fasulle agli spacciatori alla ricerca di un'impossibile regolarizzazione.
La situazione è più grave a Roma che a Brescia o Milano?
«I numeri parlano da soli - risponde Maurizio Improta - a Roma sono state presentate 32 mila richieste sulle 370 mila arrivate da tutta Italia. Le domande respinte sono circa 6 mila contro le 4 mila di Milano e le 1700 di Brescia. E man mano che andiamo avanti scopriamo moltissimi casi di illegalità».
E le associazioni degli stranieri cosa ne dicono?
«Siamo in costante rapporto con i rappresentanti degli immigrati a Roma e non solo sulla questione della sanatoria. In molti casi ci aiutano a scoprire casi di sfruttamento e illegalità. Ovviamente, da noi  non possono aspettarsi che una rigorosa applicazione della normativa. Tutto il resto riguarda la politica».
C'è il rischio di azioni clamorose anche nella capitale?
«Beh, ci sono state già numerose manifestazioni per chiedere una nuova sanatoria. L'ultima oggi stesso (ieri n.d.r) ma come è accaduto a Brescia con le proteste non si può ottenere il permesso di soggiorno, se non se ne ha diritto».
Quali sono i casi più frequenti di richieste fuori legge?
«Quelle di datori di lavoro, spesso italiani ma anche stranieri, che hanno tentato di mettere in regola decine di persone. A volte le domande sono partite dallo stesso computer, con nomi diversi ma noi controlliamo anche questo. Molti stranieri che lavoravano in nero nell'edilizia, nei bar o ristoranti o in altri settori hanno tentato di farsi passare per badanti o colf. La cosa più dolorosa è che spesso hanno pagato cifre altissime a gente senza scrupoli».
Che consiglio darebbe a chi è caduto nell'imbroglio?
«Di non tentare ugualmente di mettersi in regola: è impossibile. Tra l'altro rischia una denuncia per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina anche se il reato potrebbe essere derubricato. E di denunciare chi ha tentato di imbrogliarlo».



Lo scontro sui rom fa saltare il tavolo degli  Ambrogini

La scelta di don Colmegna e i contrasti Pdl  finiani hanno fatto slittare la lista dei nomi
il Giornale, 19-11-2010
Chiara Campo
Lo scontro sui rom e le tensioni tra Pdl e finiani finiscono anche sul tavolo degli Ambrogini 2010. Dopo sei ore e mezza, il conclave dei consiglieri riuniti a Palazzo Marino per decidere l'elenco delle civiche benemerenze che il sindaco consegnerà al Dal Verme il 7 dicembre si è chiuso con una fumata nera. Si riprende oggi alle 9.30. Capigruppo e membri dell'ufficio di presidenza ci hanno provato fino all'ultimo a trasformarli nella prima edizione buonista della storia. Stralciati subito calciatori e affini, dall'ex«specialone» dell'Inter Mourinho a capitan Xavier Zanetti (lo riceverà a fine carriera) all'ex ct del Milan Arrigo Sacchi. Cassati anche i non milanesi, per evitare il dibattito sull'ad della Fiat Marchionne proposto dalla Lega. Per questa ragione salta anche Cristiano De André. Niente Medaglia d'Oro per l'imam di via Meda Pallavicini, proposto dall'assessore finiano Landi di Chiavenna. Con il pallino in mano al capogruppo del Pdl Giulio Gallera, i nomi targati Fli restano tutti fuori (escluso lo chef Sadler, il presidente dell'Auxiologico Ancarani). E il presidente del consiglio comunale Manfredi Palmeri traslocato nel partito di Fini non l'ha digerita. Anche i suoi candidati traballano, il rinvio della seduta a oggi lasciando aperta la rosa (anche se è scesa da 178 a 85 nomi, ne restano da tagliare 15) viene motivata dal capo-gruppo di Rifondazione Vladimiro Merlin con le «tensioni tra la "ex maggioranza" che si scaricano anche sugli Ambrogini». Anche se Gallera precisa: «I partiti del centrodestra sono compatti». Il problema lascia intendere è proprio con il presidente finiano.
I nodi veri sono rimandati quindi a oggi. Il cardinale anti-Islam Giacomo Biffi proposto dal Pdl dovrebbe avere l'ok, col sostegno di Lega e Udc. Uno schiaffo alla linea del cardinale Dionigi Tettamanzi. Ma poiché sulle benemerenze la
parola d'ordine è mercanteggiare, nelderby tra maggioranza e opposizione finirà alla pari: se passa Biffi, anche il Pd cattolico che ha proposto l'ex direttore di Avvenire Dino Boffo dovrebbe segnare un gol. Ma il capogruppo dei Comunisti italiani Francesco Rizzati ammette: «Io eviterei sia il simbolo della lotta all'Islam, sia quello dell'anti-berlusconismo».
Guerra aperta sull'attestato alla Casa della Carità, che si traduce con il nome del direttore don Virginio Colmegna e nello scontro sulle case ai rom del Triboniano. «Su questa vicenda Colmegna negli ultimi mesi ha manifestato forte contrapposizione al Comune - ricorda Gallera -. Non siamo d'accordo ad assegnargli un premio ora, sarebbe strumentale. Nessun problema a farlo in un altro momento, mi impegno a presentarlo io il prossimo anno. Ma farlo ora sarebbe strumentale». Più duro il leghista Matteo Salvini: «La Casa della carità? É già premiata economicamente in modo più che abbondante». Per il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino invece «É indiscutibile, non premiarla sarebbe come dare uno schiaffo al cardinal Martini che l'ha lasciata in eredità». Ancora in lizza invece «I», il ragazzino rom che una volta sgomberato dalle baracche di via Rubattino ha continuato a frequentare la scuola nel quartiere, e anche il Pdl ammette: «É un esempio di integrazione nella legalità, ora vive in un campo regolare». Verrà premiata anche la testimone dell'aggressione al tassista Luca Massari.



Comune, il caso rom blocca gli Ambrogini

Sospesa la seduta per le onorificenze. Polemica Pdl-Finiani In corsa Boffo e Biffi
Corriere Della Sera, 19-11-2010
Rossella Verga
Milano - Metti 70 Ambrogini da assegnare e lo scontro a Palazzo Marino è garantito. Stavolta non è stato sui nomi scomodi, perché su quello si è pensato di non litigare ma di trovare un «equilibrio», chiamiamolo così, tra i partiti. Seguendo più o meno questo criterio: il cardinale Biffi e Dino Boffo? Medaglia d'oro a entrambi. Alternativa valutata: non darlo a nessuno. E via così, fino a compilare un elenco (tuttora provvisorio), che dovrebbe essere licenziato stamattina.
Il terreno minato, invece, è diventata la proposta del centrosinistra per la benemerenza alla Casa della Carità di don Colmegna. Per il Pd è una questione «irrinunciabile», per il centrodestra è «irrinunciabile» la bocciatura. Ma nella sala giunta, dove si è riunita la commissione comunale per la concessione delle civiche benemerenze per cercare (senza riuscirci) di trovare una sintesi delle 170 candidature, sono entrate per la prima volta anche le tensioni nazionali. Se si vuole leggere ciò che è successo ieri sera come una prova di alleanza politica non si potrebbe che dichiararla fallita, con il Pdl scientificamente impegnato a impallinare i candidati finiani, come l'imam Yahia Pallavicini 0 lo chef Claudio Sadler.
Il risultato, dopo sei ore di riunione poi aggiornata alle 9,30 di oggi, è una fumata nera.
Caso rom. «Spero che il centrosinistra non getti la Casa della Carità nella diatriba politica — attacca il capogruppo del Pdl, Giulio Gallerà — Fa mille cose positive, ma ultimamente si è caratterizzata per la contrap-posizione con il Comune. Rimandiamo, lo proporrò per l'anno prossimo». Il leghista Matteo Salvini è meno diplomatico: «È già economicamente premiata in maniera molto abbondante». Ribatte il centrosinistra: «Sono per evitare le strumentalizzazioni politiche — dice il capogruppo del Pd, Pierfrancesco Majorino, che ha proposto di assegnare all'unanimità solo 5 Ambrogini (proposta bocciata)—ma la Casa della Carità riguarda il presente, non le polemiche. Negare l'onorificenza sarebbe come dare uno schiaffo al cardinal Martini». Nella prima scrematura cadono i nomi del mondo del calcio: Mourinho, Arrigo Sacchi, Javier Zanetti. E i non milanesi: Marchionne e Cristiano De André. Tra i premiati la testimone del pestaggio al tassista e un ragazzino rom «esempio di integrazione». Della polemica sull'Ambrogino al cardinale Biffi proposto dal centrodestra in chiave anti-Tettamanzi e contrapposto a quello per l'ex direttore di Avvenire Dino Boffo, secondo il centrosinistra «vittima del berlusconismo», nessuno parla volentieri. Tranne Salvini. Per dire che «è come mettere a confronto Baresi e Materazzi». Poi il capogruppo leghista lascia la sala per andare a teatro. Ma il teatro è qui: a Palazzo Marino.



La trinità degli immigrati

Avvenire, 19-11-2010
STEFANO ANDRINI
La Trinità è la bussola per governare multiculturalismo e laicità. Questa la provocazione lanciata dal sociologo Pierpaolo Donati nell'ultimo saggio La matrice teologica della società (Rubbettino, pp. 234, euro 18). «In un mondo difficile e disorientato - spiega il sociologo - c'è una nuova e diffusa domanda di salvezza e di punti di riferimento. Se questo è lo scenario, la scommessa è rispondere alla domanda: dov'è Dio oggi? Ovvero dove ci rivolgiamo quando stiamo male, siamo insicuri, abbiamo paura e quando assistiamo agli omicidi e alle tragedie che quasi ogni giorno accadono?».
Il mondo moderno - lei scrive - è nato da una matrice protestante, che si sta esaurendo. Perché non sarebbe più adeguata nella società dopo-moderna? «La matrice protestante cui mi riferisco è quella che ha sorretto e dato l'anima allo sviluppo del capitalismo. Essa si fonda sulla convinzione che Dio è più un padrone che un Padre e gli uomini sono più servi che figli, i quali debbono cercarlo in una trascendenza che non si trova nella vita quotidiana. In questo modo si è tolta la mediazione della Chiesa, per cui l'individuo se la vede con Dio direttamente, cioè privatamente, nella sua coscienza solitaria. Pensiamo cosa ha voluto dire l'etica del Wasp, del colonizzatore "protestante bianco anglosassone". Questa matrice oggi si sta autodistruggendo, perché finisce nella secolarizzazione intramondana, quella dell'individuo solo davanti a una globalizzazione che spazza via le relazioni che danno senso alla vita umana e a una società multiculturale per la quale tutte le opinioni, credenze, culture sono uguali, cioè non fanno differenza». Che cosa ci aspetta nell'immediato futuro?
«Se è vero che la globalizzazione porta a fenomeni di secolarizzazione ma anche a un nuovo bisogno di religiosità, noi dobbiamo scegliere la matrice teologica che meglio può rispondere al bisogno dell'uomo odierno, il quale chiede di trovare sicurezza e risposte di senso nella sua vita di relazione con gli altri. Tra le diverse matrici religiose della società, quella cattolica è l'unica che valorizza la persona attraverso le relazioni umane e sociali». E le altre religioni? «L'islam, per esempio, non ha un carattere relazionale in quanto lega la religione a un assetto politico, non è capace di laicità o di valorizzare le differenze. In altre religioni, quelle orientali, l'individuo è solo un esemplare di una specie, viene assorbito nella collettività, e non gli viene riconosciuta la dignità unica e irripetibile di persona».
Come invece avviene nel cristianesimo...
«Esattamente. Il cristianesimo è quello che più risponde, rispetto a tutte le altre religioni, alla domanda relazionale del nostro tempo. Perché questo? La risposta è nel simbolismo trinitario. Solo oggi riusciamo a capire che Dio poteva creare il mondo solo se egli stesso è relazione. Perché solo attraverso la relazione e nella relazione si può generare. È solo quando noi pensiamo Dio come relazione generativa tra padre e figlio che possiamo concepire un Dio che genera e rigenera continuamente il mondo. E generando il mondo genera non solo le persone, ma anche le relazioni (come quelle familiari, amicali, di cooperazione nel lavoro)». Il suo sembra un ragionamento teologico...
«Non è così. La mia tesi è essenzialmente sociologica. Come si può conciliare la diversità con la ricerca dell'unità senza perdere la particolarità, la peculiarità delle differenze? Questo lo si può fare solo relazionalmente, cioè solo se si concepisce Dio - e dov'è Dio -in modo relazionale. Perché è nella relazione interpersonale che si realizza ciò che c'è di umano nel mondo, sia ciò che c'è di umano nelle singole persone, sia ciò che c'è di umano nella società. Per dire che Dio è allo stesso tempo trascendente e immanente dobbiamo avere una matrice di tipo relazionale. E il punto cruciale è che Dio è relazionale se ha la stessa differenza dentro di sé. E quindi noi dobbiamo gestire la differenza in modo di saper trovare l'unità delle differenze, rispettando le differenze, ma anche trovando la loro unità, la loro uni-versalità».
Con quali conseguenze pratiche sul multiculturalismo? «Nella società globale ci sono varie opzioni, tutte insufficienti. Il modello francese, l'assimilazione, afferma che gli immigrati devono diventar uguali a chili ospita e in pratica nega la differenza. Chi in-vece ha abbracciato il multiculturalismo in apparenza dice "siamo tutti differenti, siamo tutti uguali", ma in questo modo si finisce per neutralizzare la differenza. Non fa differenza essere cristiano, ebreo, musulmano, buddhista. La strada che è indicata dal modello trinitario è un'altra: integriamo gli immigrati nel senso di renderli uguali in dignità, ma rispettiamo le diversità costruendo una base comune formata dal complesso dei diritti umani che richiede a sua volta una concezione personalistica». Le relazioni sono un antidoto anche nei confronti del fondamentalismo?
«Se la laicità non è concepita come cercare l'universale attraverso il particolare, mediante relazioni umane adeguate, il nostro approdo finisce inevitabilmente su due binari. Da una parte il fondamentalismo, ovvero l'attaccarsi a una visione di valori e di vita e di costumi che non ha nessuna intenzione di dialogare, che non ragiona cercando di vedere la positività delle differenze. Dall'altra parte il politeismo dei valori, cioè la danza degli dèi, per cui qualunque cosa viene deificata. La matrice religiosa di tipo relazionale è invece quella che porta a distinguere le realtà secolari immanenti e quelle trascendenti e sa articolarle in una relazione significativa. Per cui non rende tutto immanente o tutto trascendente, ma mantiene il rapporto tra ciò che è immanente (umano) e ciò che è trascendente (divino) vedendone le reciproche corrispondenze, e quindi valorizzando le differenze umane in u-na luce che dà il senso fondamentale alla nostra vita, che la rassicura e la rende pacifica. Qui è la vera laicità».



COSI CRESCONO I NUOVI ITALIANI: QUASI UN BAMBINO SU DIECI È FIGLIO DI GENITORI IMMIGRATI

Secolo, 19-11-2010
Guglielmo Federici
Piccoli nuovi italiani crescono. Su 11 milioni di minori presentì sul territorio nazionale, 930mila, poco meno di un milione, al primo gennaio 2010, sono figli di stranieri e di essi 6 su 10 (572.000) sono di seconda generazione (i cosiddetti G2), cioè nati in Italia. Un numero più che triplicato in meno di dieci anni (nel 2001 erano 160mila), anche in conseguenza della politica dei ricongiungimenti familiari. È la fotografia scattata dall' "Atlante dell'Infanzia in Italia" di Save the Children, il rapporto presentato ieri mattina, a pochi giorni dalla Giornata dell'Infanzia, insieme al nuovo sito interattivo www.atlanteminori.it.
Il "boom" di bimbi figli di stranieri è a Roma, dove dal 2000 al 2008 quelli che risiedono nella Capitale sono raddoppiati, passando da 22 a 44mila. Ed è Prato, con il 19,7% di minori di seconda generazione sul totale della sua popolazione straniera, il capoluogo di provincia con la più alta percentuale di G2. Seguono Mantova (17,2%), Cremona (17%), Brescia e Reggio Emilia (16,9%), nel Sud Trapani (14,2%) e Palermo (12,7%).
Ma a fronte di un numero ampio di bambini di seconda generazione che si considerano e vengono considerati italiani, c'è ancora un piccolo esercito di minori «invisibili», che vivono in clandestinità, rischiando di finire in circuiti di sfruttamento lavorativo, sessuale o di devianza. Nel 2010, risultano almeno 4.500 i minori non accompagnati presenti nel nostro territorio. Di origine straniera sono infine alcune migliaia di minori lavoratori: pari al nove per cento di tutti i minori che lavorano, stimati in circa 400.000. Dall'analisi delle loro etnie, risulta che sono soprattutto cinesi, a Roma, Milano, Firenze e Prato; romeni e albanesi, a Roma e Bari; nord-africani in Sicilia e Calabria.
Gianfranco Fini, presidente della Camera dei deputati ha voluto mandare un messaggio ai partecipanti alla presentazione del rapporto di Save the Children: «Sul fronte dei diritti dei fanciulli e della garanzia di livelli di tutela uguali per tutti loro, lo Stato e le autonomie locali devono sperimentare, con il massimo impegno, una politica di effettiva sussidiarietà e di leale cooperazione, ispirata all'esigenza di garantire a tutti i bambini, in qualunque parte del Paese vivano, una effettiva parità di condizioni, cure sempre adeguate ed una istruzione moderna ed efficace».
«L'Italia condivide con altri stati una fase economica critica con significative ripercussioni anche sul sistema del welfare. Non è tuttavia accettabile un paese insensibile o inoperoso di fronte ai diritti dei fanciulli e che non sì faccia carico di garantire livelli di tutela uguali per ciascuno di loro», ha proseguito il presidente della Camera. La promozione e la difesa dei diritti dei bambini e degli adolescenti nel nostro Paese costituisce una «ineludibile responsabilità delle istituzioni e al tempo stesso un valore che rende più nobile e stimabile tutta la nostra società».
La mappa de "L'isola dei tesori. Atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia" mostra i dati per città e regione e contiene le principali informazioni sugli under 18 nel nostro Paese: dalle città più "giovani" ai nomi più diffusi, dai minori soli e a rischio sfruttamento a quelli poveri, dalle città più inquinate al verde pubblico a disposizione di ogni bambino, dagli asili nido alla dispersione scolastica. Si chiamano soprattutto Alessia, Giulia e Sofia se sono femmine, Matteo e Alessandro se sono maschi, un segno del processo di integrazione in atto, sottolineano da Save the Children. Tra i nomi stranieri, invece, quelli più in voga sono Sara, l'asiatico Aya, gli arabi Malak (Angelo) e Hiba (Regalo) per le bambine. Per i bambini, Adam precede Mohammed, seguito da Rayan, Omar, Matteo, Alessandro, Cristian, Kevin e Youssef.
Secondo il rapporto di Save the children Roma è la città italiana con più bambini: quasi 445.000, di cui poco meno di 45.000, pari al 10% degli under 18, sono stranieri. È quanto emerge dalla prima delle mappe dell' "L'isola dei tesori-Atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia"; all'opposto, ultima in classifica, la provincia d'Ogliastra, in Sardegna, con 9.373 bambini.
Secondo Save the Children, sono passati da 22 a 44mila i minori che risiedono a Roma fra il 2.000 e il 2008: un "tesoro" il cui incremento ha compensato il saldo naturale negativo della popolazione romana contribuendo a contenere il processo di invecchiamento cittadino ma anche nazionale. A Roma si registrano in media 4 anziani per bambino, ma il rapporto diventa di 2 a 1 nell'VIII Municipio, popolato da un'alta percentuale di minori immigrati (14%), mentre nel XVT1 (Prati, Borgo, Eroi, Della Vittoria), dove la presenza di minori figli di stranieri è ferma all' 8%, ci sono ben 6,6 anziani per ogni bambino. L'Atlante di Save the Children denuncia come centinaia di migliaia di bambini vengono sempre più privati di spazi fondamentali di verde e costretti a vivere in città e territori sempre più insani e cementificati. Il peggiore esempio è a Taranto, dove ogni bimbo ha a disposizione come verde uno spazio equivalente a una foglia di insalata (0,2 metri quadri). Se la peggiore è la città pugliese, poveri di verde sono anche i bambini che vivono a Imperia, Savona, Lecco, Ascoli Piceno, Chieti, Crotone e Olbia che non possono contare su più di 5 metri quadri di verde ciascuno. Il primato in positivo per verde pro-capite (che è di 106 metri quadri per abitante), spetta invece all'Aquila con 2.787 metri quadri, i cui giovani abitanti tuttavia debbono fare i conti con le ferite aperte e lasciate dal terremoto.



Minori, stranieri triplicati Roma la città più giovane

Sei su 10 nati in Italia, ma molti vivono in povertà
Il Messaggero, 19-11-2010
VALENTINA ARCOVIO
ROMA - A stare ai numeri il nostro Paese è una riserva pre-ziosa di bambini: oltre 10 milioni di under 18 vivono sparsi per tutto il territorio. Ma andando analizzare le condizioni in cui vivono molti di loro non si può dire che l'Italia sia a misura di bambino: il tipo di vita e le opportunità disponibili cambiano infatti a secondo dove vivono. E questo riguarda soprattutto gli stranieri, la cui presenza negli ultimi anni ha registrato un vero e proprio boom, toccando quota 930 mila. Nella sola Capitale - la città più giovane d'Italia con 700 mila under 18 e 445 mila «teen ager»- dal 2000 al 2008 i minori stranieri sono raddoppiati, passando da 22 a 44 mila. Non tutti possono però definirsi stranieri veri propri. Infatti, 6 su 10 sono di seconda generazione, cioè sono nati nel nostro Paese. I dati contenuti nel rapporto Save the Children, diffuso ieri a Roma a pochi giorni dalla Giornata dell'Infanzia, in occasione della presentazione della mappa de «L'isola dei tesori. Atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia», non sono solo pura statistica ma anche uno specchio su cui sono riflesse ombre e contraddizioni.
Sulle 70 mappe dell'Atlante interattivo che Save the Children ha lanciato online non ci sono infatti solo i dati per città e regione sulla presenza di minori in Italia, ma anche informazioni utili a capire quali e dove sono le maggiori criticità. Perché a fronte di questo vero e proprio boom di bambini, 1.756.000 di loro vivono nella povertà, cioè in famiglie che
hanno una capacità di spesa per i consumi sotto la media. Il 65% circa di questi minori si concentra nel Sud Italia. A questi vanno poi ad aggiungersi i 649 mila, circa il 6% della popolazione sotto i 18 anni, che vivono in povertà assoluta. Secondo il rapporto di Save the Children, c'è anche un piccolo esercito di minori «invisibili», che vivono in clandestinità, rischiando di finire in circuiti di sfruttamento lavorativo, sessuale o di devianza.   Nel 2010, risultano almeno 4.500 i minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro territorio. Un dato sicuramente per difetto che non include per esempio i minori neocomunitari. Di origine straniera sono infine alcune migliaia di, minori lavoratori: pari al 9% di tutti i minori che lavorano, stimati in circa 400 mila. Tornando ai dati, anche se la presenza dei minori è aumentata, purtroppo questi non reggono il confronto con i tantissimi anziani. Ad esempio a Roma il rapporto tra anziani e bambini è di quattro a uno: 2 a 1 nell'VIII municipio, popolato da un'alta percentuale di minori immigrati (14%); 6,6 a 1 nel XVII municipio dove la presenza di minori stranieri è ferma all'8%.



Un milione di minori stranieri italiani

RaiNews24, 18-11-2010
Sono 932mila i minori stranieri residenti in Italia. Di essi 6 su 10 sono di seconda generazione, ovvero nati in Italia. Questi alcuni dei dati più interessanti de 'L'isola dei tesori-Atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia' di Save the Children.
Sono 932mila i minori stranieri residenti in Italia. Di essi 6 su 10 sono di seconda generazione, ovvero nati in Italia: Prato con il 19,7% di minori di seconda generazione sul totale della sua popolazione straniera, Mantova (17,2%), Cremona (17%), Brescia e Reggio Emilia (16,9%), nel Sud Trapani (14,2%) e Palermo (12,7%), sono i capoluoghi di provincia con la più alta percentuale di 'G2'. Questi alcuni dei dati più interessanti de 'L'isola dei tesori-Atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia' di Save the Children, presentato oggi insieme al nuovo sito presso la Banca d'Italia.
Invisibili
In Italia, dice Save the Children, ci sono anche bambini e adolescenti quasi senza nome e senza volto, perché le loro vite sono in parte o completamente clandestine e nascoste: centinaia di minori per lo più stranieri e soli che soggiornano per brevi periodi nelle comunità per poi scapparne, o che finiscono in circuiti di sfruttamento lavorativo, sessuale o di devianza.
Nel 2010 risultano almeno 4.500 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia. Un dato sicuramente per difetto, che non include, per esempio, i minori neocomunitari.
Al lavoro
Stranieri sono alcune migliaia di minori lavoratori: pari al 9% di tutti i minori che lavorano, stimati in circa 400.000. Sono soprattutto cinesi, a Roma, Milano e Firenze, Prato; romeni e albanesi, a Roma e a Bari, giovani nord-africani in Sicilia e Calabria.
Al Sud
Sono tutte meridionali le province più giovani, quelle con la più alta percentuale di minori in rapporto alla loro popolazione generale: Napoli e' in pole position col 22%, seguita da Caserta (21,3%) e da Caltanissetta, Crotone e Catania (tutte oltre il 20%). Unica eccezione fra le province del Nord e' Bolzano con il 20% di under 18 sul totale dei suoi abitanti. Spetta invece a Ferrara il primato in negativo, con la piu' bassa quota percentuale di bambini (12,6%). In termini di presenze assolute sul territorio, invece, le province definite 'forzieri' d'Italia sono Roma (con 697.387 minori), Napoli (quasi 671.000), Milano (636.610), Torino (351.566).
Stranieri o italiani?
"I dati di 'Save The Children' dimostrano che bisogna avviare un percorso per arrivare allo 'ius soli'. Ogni esitazione della maggioranza non è basata su alcuna motivazione concreta. Purtroppo in Italia una parte consistente della destra è retriva, populista, e per nulla europea", commenta il senatore del Pd Roberto Di Giovan Paolo, segretario della Commissione Affari Europei.
"Ma è necessario pensare a dare maggiori diritti a tutti gli immigrati che sono regolarmente soggiornanti in Italia, che pagano le tasse e che contribuiscono in modo fondamentale alle casse dell'Inps - conclude Di Giovan Paolo - E questi diritti passano attraverso il voto alle amministrative".



E' quanto emerge dalla prima delle mappe de 'L'isola dei tesori-Atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia' di Save the Children
Napoli la 'più giovane' in Italia. A Roma più bimbi ma pochi nidi e aria pulita
IGN, 18-11-2010
Roma, 18 nov. - (Adnkronos) - Roma, Napoli, Milano e Torino sono le province 'forzieri' d'Italia, le città che contengono una parte consistente del 'tesoro' rappresentato dai quasi 11 milioni di under 18 che vivono nel nostro paese. In particolare la Capitale si aggiudica il primo posto con 697. 387 minori, seguita dal capoluogo campano, che ne conta quasi 671.000; al terzo posto Milano, che ne conta 636.610 e al quarto Torino con 351.566 minori. E' quanto emerge dalla prima delle mappe de 'L'isola dei tesori-Atlante dell'infanzia (a rischio) in Italia' di Save the Children, presentata oggi insieme al nuovo sito interattivo www.atlanteminori.it presso la Banca d'Italia.
Le province 'più giovani', quelle cioè con le percentuali più elevate di minori, sono prevalentemente comunque al Sud con Napoli in pole position (quasi il 22% di minori sul totale della sua popolazione). Unica eccezione fra le province del Nord è Bolzano con il 20% di under 18. E' invece al Nord il primato in negativo, con Ferrara a 12,6%.
Un milione e 756mila minori vivono nel nostro Paese in povertà relativa, cioè in famiglie che hanno una capacità di spesa per consumi sotto la media. Circa il 65% di questi minori, si concentra nel Sud Italia. Insieme a essi bisogna considerare altri 649mila 'tesori', circa il 6% della popolazione sotto i 18 anni, che vive in povertà assoluta.
I minori stranieri residenti in Italia sono 932mila, di cui 6 su 10 sono di seconda generazione (cosiddetti G2), cioè nati in Italia: Prato con il 19,7% di G2 sul totale della sua popolazione straniera, Mantova (17,2%) e Cremona sono i capoluoghi di provincia con la più alta percentuale.
Roma è la città italiana con più bambini: quasi 445.000, di cui poco meno di 45.000, pari al 10% degli under 18, sono stranieri. Si registrano in media 4 anziani per bambino, ma il rapporto diventa di 2 a 1 nell'VIII Municipio, popolato da un'alta percentuale di minori immigrati (14%), mentre nel XVII (Prati, Borgo, Eroi, Della Vittoria), dove la presenza di minori stranieri è ferma al 8%, ci sono ben 6,6 anziani per ogni bambino.
Nella capitale sono centinaia i minori, per lo più stranieri e soli, che soggiornano per brevi periodi nelle comunità per poi scapparne, o che finiscono in circuiti di sfruttamento lavorativo, sessuale o illegale. Mentre, per quanto riguarda la percentuale di interruzioni formalizzate e abbandoni scolastici, nel Lazio è di 5,4 (su 100 iscritti per i 5 anni di scuola di II grado, nell'anno 2008-2009) a fronte del record negativo di Sardegna e Sicilia, dove il combinato di interruzioni formalizzate e abbandoni raggiunge punte dell'8,3% e del 6,6%. Ma se si fissa lo sguardo su Roma e provincia, il quadro diventa molto variegato e talora allarmante: i tassi di dispersione aumentano con il progredire dei cicli di studio, attestandosi al 2,3% delle scuole elementari (soprattutto a causa dei trasferimenti), al 6,6% nelle scuole medie e addirittura al 20,1% nelle scuole secondarie superiori. Il fenomeno coinvolge soprattutto i minori tra i 13 e i 17 anni, per lo più di sesso maschile.
Roma è inoltre a corto di aria pulita e di asili. Invasa dal cemento ma più verde di tante altre città. Secondo una ricerca dell'Istat sull'inquinamento nelle principali città europee, si segnala fra le capitali d'Europa per i più alti tassi di biossido di azoto. E italiane, Torino e Brescia, sono due delle cinque città in testa alla classifica per il maggior numero di giorni di superamento del valore limite di particolato (Pm10). La capitale detiene anche un altro triste record: è la città che più di tutte in Italia ha visto crescere l'estensione di suolo cementificato e costruito. E tra gli spazi 'buoni' e fondamentali che difettano a Roma ci sono i nidi. Il Lazio infatti si attesta su un 'mediocre' 11,8% (percentuale di bambini fra 0 e 2 anni presi in carico dai nidi pubblici), a fronte di percentuali superiori al 20% in Emilia Romagna e Valle D'Aosta.
La maglia nera per servizi all'infanzia fondamentali come i nidi appartiene però a due regioni del Sud Italia, Calabria e Campania con solo 2 bambini su 100 fra 0 e 2 anni presi in carico dai nidi pubblici. Seguono Puglia (3,9) e Molise (4,3). Più virtuose Valle D'Aosta ed Emilia Romagna dei cui nidi usufruiscono il 20% dei piccoli fra 0 e 2 anni, seguite da Umbria (18%), Toscana (16,9%) e Trentino (15,3%).
Anche al Nord i bambini e gli adolescenti 'poveri' vivono a corto di aria pulita e di verde. In particolare, Torino, Milano, Brescia, Padova, Modena, Bergamo, Pescara, Napoli, Venezia, Rimini e Reggio Emilia si segnalano non solo in Italia ma anche in Europa per il maggior numero di giorni di superamento del valore limite di particolato (Pm10).



Immigrati, sit-in davanti alla prefettura

Cremonaonline, 19-11-2010
CREMONA - ‘Sequestrati in Italia’. ‘Più diritti: rispettiamo le regole’. ‘Nuove leggi per non diventare illegali dopo decenni di lavoro onesto in Italia’. Tanti gli slogan, tanti i cartelli e tanti i temi al centro della manifestazione che si è svolta davanti alla prefettura: un sit-in promosso dalla Cgil al quale hanno partecipato lavoratori extracomunitari di una decina di etnie. Il punto critico è quello emerso nei giorni scorsi a Brescia, con i quattro extracee saliti per giorni sulla gru, nel quartiere del Carmine, in segno di protesta. Una delegazione composta da Donata Bertoletti, della segreteria della Camera del Lavoro, Monia Castelli, responsabile dell’ufficio immigrati della Cgil e quattro immigrati (tre uomini e una donna), sono stati ricevuti dal viceprefetto vicario Emilia Giordano.



SVIZZERA     
«Giovani e belle fanciulle elvetiche oggi decadenti musulmane domani» Campagna shock anti-immigrazione

Il Messaggero, 19-11-2010
WALTER RAHUE
BERLINO - La prima immagine mostra quattro giovani bellezze nude riprese da dietro mentre si apprestano ad immergersi nelle candide acque del lago di Zurigo. La seconda foto invece ritrae un gruppo di vecchie donne malvestite, grasse, con la sigaretta in bocca e il velo islamico in testa che schiamazzano in uno stagno imputridito. E la nuova campagna shock lanciata dal Partito popolare svizzero (Svp) del populista di estrema destra Christoph Blocher a dieci giorni dal referendum elvetico sulla proposta di espellere dalla Confederazione tutti gli immigrati stranieri resisi colpevoli di gravi reati.
Il messaggio della provocatoria campagna lanciata dalla sezione del Svp di Wohlen-Anglilcon (Cantone Argovia) è chiaro. Ecco come rischia di diventare la Svizzera tra vent'anni se non si pone un freno all'immigrazione. Al posto delle giovani fanciulle elvetiche dal bel fondoschiena, i laghi alpini verrebbero invasi da una caotica massa di brutte quanto caste donnone arabe.
Non è certo la prima volta che il Partito popolare svizzero provoca scalpore con campagne dal sapore decisamente xenofobo. Proprio di recente la sezione , della Svizzera italiana del Svp aveva affisso manifesti che ritraevano i lavoratori italiani in Ticino come dei topi che rubavano il formaggio agli elvetici. In occasione delle elezioni federali del 2007 il partito di Blocher tappezzò il paese con dei manifesti che mostravano un gregge di pecore bianche scaldanti una pecora nera fuori dal loro pascolo.
«Campagne razziste, denigratorie e offensive» come ha dichiarato ieri il presidente del consiglio comunale di Wohlen-Anglikon Arsene Perroud (socialista) ma che giovano a quanto pare alla causa della destra populista svizzera. In vista del referendum i sondaggi indicano una solida maggioranza a favore dell'espulsione degli stranieri che hanno commesso un reato, mentre alle ultime elezioni federali del 2007 il partito di Blocher ha ottenuto ben il 28,9% dei voti.
«Non vedo cosa ci sia di scandaloso nella nuova campagna con le donne nel lago», dichiara intanto il consigliere del Partito popolare Peter Tanner. «Volevamo solo rimarcare i rischi potenziali del multiculturalismo, come se ad un bambino di 10 anni venisse insegnato oggi che tra 20 anni ci sarà solo l'amore tra coppie dello stesso sesso».

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