Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

25 gennaio 2011

Reato di clandestinità: la solita ottusa pratica le procure intervengono
Osservatorio Italia-razzismo 25 gennaio 2011
La Procura di Firenze ci mette una pezza, come si suol dire. La direttiva europea 115/2008, che doveva essere recepita dal nostro paese entro il 24 dicembre 2010, disciplina le procedure di rimpatrio degli stranieri irregolarmente presenti sul territorio degli stati membri. Questa direttiva è in netto contrasto con la legge Bossi-Fini, soprattutto nella parte riguardante il “reato di clandestinità”, che obbliga le nostre forze di polizia ad arrestare coloro che, privi di un regolare permesso di soggiorno, non ottemperino all’ordine di espulsione. L’Italia è stata inadempiente, non avendo apportato le necessarie modifiche al Testo Unico, ma la direttiva europea potrà essere fatta valere lo stesso davanti ai giudici italiani. Il problema però rimane, nonostante la circolare diramata dal capo della Polizia a questori e prefetti in cui si chiede l’applicazione dei punti fondamentali della direttiva europea. E così, a livello locale, c’è chi ha pensato di intervenire autonomamente. Il Procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi qualche giorno fa ha inviato ai magistrati e alle forze di polizia, una circolare in cui viene descritta la procedura da seguire: niente più arresti indiscriminati di stranieri trovati senza titolo di soggiorno, bensì una semplice denuncia all’autorità giudiziaria, che avrà il compito di valutare, caso per caso, la necessità della misura detentiva. Anche il Procuratore capo di Genova, Vincenzo Scolastico, sembra orientato nella medesima direzione. Gli stranieri (e gli istituti penitenziari) delle due città, sentitamente ringraziano. Ne risulta ulteriormente confermata l’ottusità della norma sulla clandestinità: iniqua e, oltretutto, inapplicabile.


Xenofobia e razzismo. «Dall’Ue solo silenzi»

Terra news 25 gennaio 2011
Dina Galano
IL RAPPORTO. Crescono intolleranza e discriminazioni in Europa. I Paesi considerati paladini dei diritti umani «hanno fallito». La denuncia di Human rights watch, che non risparmia il caso italiano.
«Il bilancio delle sfide per assicurare il pieno rispetto dei diritti umani in Europa è stato contraddistinto da una crescente intolleranza». Il ventunesimo rapporto di Human rights watch, l’organizzazione indipendente per la tutela dei diritti umani nel mondo, non usa mezzi termini per sottolineare le responsabilità, anche omissive, dei Paesi industrializzati.  Addita il silenzio delle diplomazie europee e statunitensi, il dossier della Ong, spiegando che xenofobia e discriminazione hanno trovato manifestazione «nel successo elettorale dei partiti di estrema destra, inclusi nelle coalizioni al potere, e in politiche stigmatizzanti nei confronti dei rom, musulmani e migranti».
Ma a preoccupare l’organizzazione sono anche «l’abuso di politiche antiterroristiche, l’inadeguato accesso all’asilo e la discontinua protezione contro le discriminazioni». Detenzioni arbitrarie, extraordinary rendition (vale a dire, il trasferimento illegale di persone private della libertà verso Paesi dove è conclamato il trattamento inumano e il ricorso della tortura sui prigionieri), trasferimenti in massa (come avvenuto per i rom francesi), respingimenti in mare di migranti alla deriva nel Mediterraneo. Fatti rigorosamente ricostruiti da Human righta watch, che si aggiungono all’accusa di soprassedere sui regimi repressivi o dittatoriali.
«Anziché opporsi con fermezza ai leader violenti, molti governi, tra cui alcuni Paesi membri dell’Unione europea», ha spiegato in una nota di Hrw, «adottano politiche che non generano pressioni volte a un cambiamento. La Ue, anche nei confronti di chi viola i diritti umani, sembra essere orientata a sposare l’ideologia del dialogo e della cooperazione». E l’Ue avrebbe stretto accordi di cooperazione con Paesi come il Turkmenistan, Ruanda e Etiopia, «senza esercitare sufficienti pressioni sui loro governi per favorire cambiamenti». Nessuna discontinuità con le scelte operate dai governi nazionali, Italia in testa. Nel capitolo che  il rapporto di Hrw dedica al nostro Paese si apre con questa esplicita denuncia: «Razzismo, xenofobia e un discorso politico segnato da toni ostili rimangono un problema pressante». L’organizzazione con sede a New York accusa il governo italiano, elencando episodi incontrovertibili in cui all’ideologia intollerante è corrisposta violenza e repressione.
Dapprima, i giorni di Rosarno, che hanno visto «almeno altri 10 migranti, 10 agenti delle forze dell’ordine e 14 residenti hanno dovuto fare ricorso alle cure mediche. Più di mille stranieri hanno lasciato la città in seguito alle violenze», ricostruisce Hrw. Verso le minoranze rom e sinti, il trattamento è caratterizzato da «un alto livello di discriminazione, povertà e deplorevoli condizioni di vita nei campi nomadi, autorizzati o meno». L’accusa da parte del Comitato europeo contro la tortura, di «aver violato il divieto di respingimento» rispedendo in Libia barconi di richiedenti asilo. E l’organizzazione menziona anche il processo del G8 di Genova: a fronte «della condanna di 25 poliziotti su 29», il ministero dell’Interno «ha comunicato di non volerli sospendere». Esempi che accomunano le politiche di quei Paesi che dovrebbero essere i paladini dei diritti umani ma, denuncia Hrw, «hanno fallito».


Istat: Italia, paese di eroi, santi e ...migranti

Liberazione.it 25 gennaio 2011
Oggi in Italia risiedono 4 milioni 563mila stranieri (328.000 in più rispetto all'anno scorso; il 7,5% del totale), mentre per il quarto anno consecutivo la popolazione di cittadinanza italiana è in diminuzione. In complesso gli italiani residenti ammonterebbero a 56 milioni 38mila, con una riduzione di circa 67mila unità (-1,2 per mille) sullo scorso anno. A rivelarlo è l'ultimo rapporto Istat sulla popolazione, i cui dati sono aggiornati al primo gennaio 2011. Secondo l'Istat alla stima sui 'nuovì residenti concorrono "376mila unità in più per effetto delle migrazioni con l'estero, 73mila per la dinamica naturale positiva (78mila nati stranieri contro appena 5mila decessi), circa 57mila
unità in meno per effetto delle poste migratorie interne e per altri motivi e, infine, 64mila unità in meno per acquisizioni della cittadinanza italiana".
La comunità straniera più rappresentata con circa un milione di presenze è quella romena, cui seguono l'albanese
(491mila) e la marocchina (457mila). Tra i Paesi asiatici la prima comunità è la cinese, con 201mila residenti;
dell'Africa sub-sahariana i più rappresentati sono i senegalesi con 77mila presenze, mentre tra gli Stati americani
primeggia la comunità peruviana (95mila). Sul fronte della distribuzione sul territorio nelle regioni del Nord risiede il 44,5% della popolazione italiana e il 61,2% di quella straniera, di cui il 23,2% nella sola Lombardia. Viceversa,
nelle regioni del Mezzogiorno risiede il 36,2% della popolazione italiana e appena il 13,5% di quella straniera.
Livelli di incidenza superiori al 10% si riscontrano in Emilia-Romagna (11,3), Umbria (11), Lombardia (10,7) e Veneto (10,2). Il peso percentuale della popolazione straniera risulta relativamente più basso nel Mezzogiorno (2,9%), mentre il minimo è in Sardegna (2,2). Per i cittadini italiani risultano ampiamente negative tutte le poste demografiche: il saldo naturale (-103mila unità), il saldo migratorio netto con l'estero (-10mila), le poste migratorie interne e per altri motivi (-17 mila). Parziale compensazione di tali diminuzioni deriva dalle acquisizioni della cittadinanza italiana (+64 mila). (AGI)



Nel rapporto 2010 di "Human Right Watch" pesanti accuse al nostro paese

Razzisti a ruota libera Italia terra di nessuno
Liberazione 25 gennaio 2011
Daniele Zaccaria
Razzismo strisciante, sfratti forzati, respingimenti inumani, mancata assistenza alle persone bisognose, ripetute violazioni del diritto d'asilo, abusi di polizia, pulsioni xenofobe tra la popolazione. Cari migranti, benvenuti in Italia. Dal rapporto 2010 dell'organizzazione non governativa Usa "Human right watch" emerge in effetti una fotografia tanto inquietante quanto impietosa del nostro paese, il quale si è conquistato un posto al sole nelle oltre seicento pagine consacrate allo stato dei diritti umani nel pianeta. Fa una certa impressione vedere il Belpaese affiancato a nazioni tradizionalmente ostili alle libertà politi¬che e civili come la Cina, l'Iran, l'Egitto, l'Uzbekistan, l'Arabia Saudita o la stessa Tunisia del deposto Ben Alì. Decenni di leghismo e di spregiudicata propaganda politica consumata sulla pelle degli stranieri hanno evidentemente sortito i propri effetti.
Secondo Hrw, la xenofobia che dilaga lungo lo stivale sta varcando la soglia della normalità, diventando un «problema pressante», evidenziato dai numerosi episodi che solo negli ultimi 12 mesi hanno macchiato di vergogna le nostre cronache. A partire dalla rivolta dei migranti di Rosarno del gennaio 2010 che di fatto ha provocato una specie di pulizia etnica autoindotta, spingendo un migliaio di stranieri ad abbandonare la cittadina. Un caso emblematico quello di Rosarno, poiché il volto feroce delle istituzioni si intreccia con il senso comune razzistoide della popolazione, trasformando una tranquilla località della provincia calabrese in un milieu fisicamente pericoloso per i lavoratori immigrati: «Molti paesi hanno espresso preoccupazione sull'elevato tasso di razzismo presente nella società italiana», si legge nel rapporto. Non siamo ancora alle leggi razziali e alle croci infuocate del Ku Kuks Klan, ma la strada è quella. Bordate a Roma anche sul trattamento riservato alle comunità di Rom e Sinti che «continuano a sopportare un alto livello di discriminazione e povertà nonchè deplorevoli condizioni di vita sia nei campi autorizzati sia in quelli abusivi». Una condizione peraltro denunciata lo scorso ottobre dal Comitato per i diritti sociali del Consiglio d'Europa, che ha ufficialmente condannato l'Italia, rea di negare ai Rom servizi essenziali come «gli alloggi, l'accesso alla giustizia, all'economia e all'assistenza sociale e legale».
C'è poi il dossier respingimenti, altra nota dolente del rapporto. In sostanza Hrw sottolinea come le politiche contro l'immigrazione clandestina del nostro governo calpestino alle-gramente le convenzioni internazionali. In primo luogo il diritto d'asilo, negato senza ragione ai migranti in fuga dalla dittatura o destinati ed essere rinchiusi in strutture che assomigliano più a dei campi di concentramento che a dei centri accoglienza: «Frequentemente vengono respinte persone senza verificare se siano bisognose di protezione internazionale». E' il caso, tanto per fare un esempio, delle «dozzine di cittadini eritrei respinti verso la Libia» ai quali non è stato concesso nessun asilo politico. Oppure del tunisino Mohammed Mannai, accusato di appartenere a un gruppo jihadista e spedito come un pacchetto postale verso le lugubri carceri tunisine.
Dulcis in fundo, le ultime righe del rapporto vengono dedicate anche al G8 di Genova, menzionato a causa del processo ai poliziotti colpevoli di violenze e abusi, condannati sì dai magistrati «ma non sanzionati dal ministero dell'interno che ha comu-nicato di non volerli sospendere dal servizio».D'altra parte l'impunità di cui godono le nostre forze dell'ordine, tra le poche al mondo che non mostrano sull'uniforme un numero di identificazione, è nota al mondo proprio dalle giornate di luglio 2001 e della «macelleria messicana» di Genova.
Naturalmente l'Italia non è il solo paese occidentale finito nel mirino di Hrw. Pesanti (e rituali) accuse sono cadute sugli Stati Uniti e sul loro sistema carcerario (Guantanamo e pena di morte), alla Francia di Sarkozy e alle sue deportazioni oltre confine di decine di migliaia di Rom. O all'Unione europea e alle stesse Nazioni Unite, timide ed esitanti nel condannare le nazioni in cui la libertà è messa sotto attacco. Complessivamente è la natura molle e cinica della diplomazia occidentale ad essere stigmatizzata da Human Right Watch: «Anziché opporsi con fermezza ai leader violenti, molti governi, tra cui alcuni Paesi membri dell'Unione europea adottano politiche che non generano pressioni volte a un cambiamento. La Ue, anche nei confronti di chi viola i diritti umani, sembra essere orientata a sposare l'ideologia del dialogo e della cooperazione». Laddove per dialogo e cooperazione si intendono lucrosi affari, ossia il cuore pulsante della realpolitik contemporanea e dei suoi ipocriti interpreti che non esitano a sacrificare i principi se all'orizzonte si profila un proficuo scambio com-merciale. Nell'ultimo anno, oltre alla solita Cina, è accaduto con Uzbekistan e Turkmenistan con cui l'Unione europea ha firmato contratti di cooperazione per miliardi di euro nonostante la feroce repressione che questi paesi esercitano contro gli oppositori interni. Insomma, Ue e Onu adottano il classico doppio discorso: da una parte parole indignate verso chi calpesta i diritti umani, dall'altra accordi economici con chiunque sia disposto ad aprire il portafoglio.



Europa «troppo morbida» con l'Italia «razzista e xenofoba»

il Manifesto 25 gennaio 2011
Gilda Maussier
L' accusa di violazione dei diritti umani lanciata contro l'Italia nell'ultimo rapporto di Human Rights Watch che descrive un Paese dove «la violenza razzista e xenofoba e l'eloquio politico ostile rimane un problema pressante», arriva nello stesso giorno in cui la Corte europea dei diritti dell'uomo chiede al nostro governo di fornire chiarimenti riguardo le condizioni di reclusione del carcere di Piacenza. Qualche giorno fa, infatti, undici detenuti del penitenziario avevano presentato ricorso a Strasburgo denunciando il «trattamento inumano» cui sarebbero sottoposti, costretti in «celle con meno di tre metri quadri a disposizione di ciascuno». E proprio non è un Belpaese, quello descritto nel World Report2011 diffuso ieri che ricorda le violenze contro i lavoratori immigratidi Rosarno, la politica governativa dei respingimenti di massa e delle discriminazioni sistematiche contro le popolazioni Rom e Sinti, la violazione delle norme sull'asilo politico e umanitario, la consegna al regime dittatoriale tunisino di Ben Ali di persone accusate di terrorismo, «compreso nel maggio scorso Mohamed Mannai, nonostante i rischi di maltrattamento», e perfino la copertura offerta dal ministro degli Interni ai poliziotti condannati per le violenze del G8 di Genova ma non ancora sospesi. In proposito vale la pena di ricordare la notizia apparsa qualche giorno fa su Famiglia Cristiana di una modifica inserita a metà dicembre nella conver¬sione di un decreto legge che salverebbe i poliziotti condannati per i pestaggi dal risarcimento civile delle vittime.
Dopo le violenze di Rosarno e le «deportazioni di un migliaio di lavoratori migranti stagionali africani, evacuati di forza dalla città», «molti Paesi hanno espresso preoccupazione riguardo il razzismo e la xenofobia in Italia». «Rom e Sinti continuano a sop¬portare un alto livello di discriminazione e povertà nonché deplorevoli condizioni di vita sia nei campi autorizzati sia in quelli abusivi». Già nell'ottobre scorso, ricorda il dossier, il Consiglio d'Europa aveva condannato l'Italia per aver discriminato i Rom nel diritto all'abitazione, nell'accesso alla giustizia, all'economia e all'assistenza sociale». E proprio ieri il Tribunale civile di Milano ha confermato l'ordinanza che assegna alloggi popolari a 10 famiglie Rom, rigettando il ricorso presentato dalla giunta comunale, dal ministero dell'Interno e dalla Prefettura. Secondo Hrw, poi, il nostro Paese è già stato segnalato per aver «violato la proibizione di respingimento quando ha intercettato barche di migranti che cercano di entrare in Italia, restituendoli alla Libia sen¬za selezionare chi necessitava della protezione internazionale».
Un quadro disastroso, dunque, per l'Italia annoverata tra quei paesi che non rispettano i diritti umani e con i quali dunque la stessa Unione europea e le stesse Nazioni unite dovrebbero avere un atteggiamento meno condiscendente. L'Ue e l'Orni sono infatti accusate da Hrw di usare diplomazie «morbide» e offrire a questo tipo di paesi troppo «dialogo» e troppa «cooperazione». Barroso respinge le accuse ma promette di leggere accuratamente il rapporto.   


Primo marzo, un anno dopo
"Non è uno sciopero etnico"

Presentate le iniziative per la giornata dedicata ai diritti dei lavoratori stranieri. Dopo i fatti di Rosarno, quest'anno la spinta a manifestare viene dalle proteste degli immigrati sulle gru. Anche gli italiani invitati a partecipare di VITTORIO LONGHI
la Repubblica 25 gennaio 2011
"DEDICHIAMO la giornata del primo marzo al diritto e alla dignità dei lavoratori e in particolare dei lavoratori immigrati, quelli che oggi sono più penalizzati e più ricattabili". Cecile Kashetu Kyenge è un medico di origine congolese ed è anche la nuova coordinatrice del movimento Primo Marzo "24 ore senza di noi", nato l'anno scorso per indire la prima giornata di sciopero contro il razzismo e in difesa dei diritti umani.
A Roma è stata presentata la mobilitazione del 2011, con l'invito a partecipare non solo agli immigrati ma a tutti quegli italiani consapevoli del contributo sociale, culturale ed economico che portano gli stranieri. Come è già avvenuto in Francia e ancora prima negli Stati Uniti, questo movimento è partito dal basso ed è stato coordinato da un gruppo di donne italiane e immigrate attraverso i social network. In poche settimane sono riuscite a creare una fitta rete di comitati locali, di associazioni, di camere del lavoro già impegnate nell'antirazzismo e nella promozione dei diritti umani. La rete del Primo Marzo ha portato nelle piazze italiane oltre 300 mila persone e in alcune zone, soprattutto al nord, ha convinto i sindacati a proclamare una vera e propria giornata di sciopero. Solo nel bresciano sono 48 le Rsu, prevalentemente di aziende metalmeccaniche, che hanno fermato la produzione. Se nel 2010 molti hanno partecipato sull'onda emotiva dei fatti di Rosarno, quest'anno la spinta a manifestare viene dalle proteste disperate dei nordafricani
che a novembre sono saliti sulle gru, a Brescia e a Milano, contro quella che molti hanno definito la "sanatoria truffa".
Il radicamento e la crescita di questi nuovi fenomeni rivendicativi dimostrano che molti immigrati, per quanto diversi tra loro e per quanto difficili da coinvolgere, sono sempre più motivati a difendere i propri diritti. Soprattutto, non sono più disposti a subire passivamente forme di discriminazione e vogliono far sentire la propria voce per mettere in discussione il sistema di leggi, dalla Bossi-Fini al Pacchetto sicurezza, che inevitabilmente li spinge verso lo stato di precarietà e di irregolarità. L'iniziativa ha suscitato molte perplessità nelle grandi confederazioni del lavoro, perché quello che propone, secondo alcuni sindacalisti, è uno sciopero etnico mirato a dividere anziché unire. "Non si tratta di uno sciopero etnico  -  chiarisce Cecile Kyenge  - , noi invitiamo a partecipare tutti quelli che si sentono parte di una nuova cittadinanza, italiani e immigrati insieme". E aggiunge: "Molti non considerano che se si colpisce il lavoratore immigrato, se lo si porta verso una condizione di ricattabilità, a subirne le conseguenze saranno gli stessi italiani e tutti i lavoratori ne usciranno indeboliti".
Il sostegno al movimento, che ci tiene a restare apartitico e indipendente, anche quest'anno è stato confermato dalle tante parti della società civile, dalle associazioni degli stranieri alle organizzazioni non governative, dalle singole sedi del sindacato ad alcune sezioni di partiti politici, come Sinistra e Libertà Emilia Romagna, come il Forum Immigrazione del Pd, come Rifondazione Comunista. Ma soprattutto, dicono gli organizzatori, sono i singoli cittadini che decidono di sostenerci, quelli che non hanno alcuna appartenenza. Una moltitudine di donne e di uomini, insomma, che credono nella "nuova cittadinanza", fondata sul multiculturalismo, sulla mescolanza e sull'inclusione.


Immigrazione: ok giunta a legge altoatesina

Durnwalder, prestazioni essenziali garantite a tutti
24 gennaio
(ANSA) - BOLZANO, 24 GEN - Via libera definitivo alla legge altoatesina sull'immigrazione. ''Si tratta di un buon compromesso - spiega il presidente Luis Durnwalder - tra diritti e doveri dei cittadini stranieri''. Garantiti a tutti le prestazioni essenziali e il diritto allo studio, cinque anni di residenza per l'accesso alle prestazioni sociali di natura economica considerate non fondamentali, cinque anni di residenza, dei quali tre lavorativi, per l'accesso alle prestazioni dell'edilizia agevolata. (ANSA).


Lo "sportello migrazione" resta aperto nonostante i tagli

il Messaggero di Rieti 25 gennaio 2011
Il distretto sociale della Bassa Sabina ha reso noti giorni e orari di apertura dello "sportello immigrazione". Lo sportello è attivo nel Comune capofila, Poggio Mirteto, presso il municipio il martedì dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 17.30; il mercoledì dalle 10.30 alle 12.30; ilgiovedì dalle 15.30 alle 17.30 e i venerdì dalle 10.30 alle 12.30. Lo "sportello immigrazione si occupa di permessi e attestati di soggiorno (richiesta, rinnovo, conversione), carta di soggiorno, ricongiungimenti familiari, cittadinanza e flussi di lavoro. Inoltre è a disposizione per informazioni, modulistica, deleghe e mediazione. Il servizio è gratuito. Per informazioni e appuntamenti si possono contattare i numeri di telefono: 349-4684735 o 0765-405247. «Malgrado i tagli - ha spiegato il sindaco mirtense Fabio Refrigeri -siamo riusciti a garantire continuità al servizio offrendo possibilità ai tanti immigrati del distretto di continuare ad avere a disposizione un ufficio dedicato alle loro molteplici esigenze».
Fanno capo al Distretto sociale della Bassa Sabina 20 comuni: Cantalupo, Casperia, Configni, Collevecchio, Cottanello, Forano, Magliano, Mompeo, Montasela, Monte-buono, Montopoli, Poggio Ca¬tino, Poggio Mirteto (comune capofila), Roccantica, Salisa-no, Selci Sabino, Stimigliano, Tarano, Torri e Vacone.


Immigrazione e inclusione sociale, la Cgil chiama la Prefettura

Giuseppe Basile
Blog Sicilia
24 gennaio 2011 -  La tragica fine dei due giovani maghrebini, trovati carbonizzati all’interno di un vagone nello scalo ferroviario dei Pantanelli, ha riaperto il problema dell’accoglienza degli immigrati e della loro integrazione nel territorio siracusano.
Dopo la miopia della politica sul tema immigrazione, e seppur il nuovo decreto flussi aprirà i confini a circa 100 mila cittadini stranieri non comunitari, prevedendo la possibilità per i datori di lavoro di presentare via telematica la domanda di assunzione di un lavoratore extracomunitario residente all’estero, “la via migratoria sembra continuare a scegliere i canali del lavoro nero e dell’irregolarità alimentando il mercato funzionale all’economia sommersa che la Cgil contrasta da sempre – hanno detto Enzo Pirosa, responsabile dipartimento Immigrati, e Valeria Tranchina, segretaria confederale Cgil Siracusa – Nessuno sforzo è stato fatto per il potenziamento di servizi di accoglienza, intesi come agenzie di informazione o di orientamento all’integrazione, né come servizi socio-sanitari, né come risposta ad esigenze alloggiative”.
In questa ottica, la Cgil aretusea ha proposto la costituzione di un Tavolo Tecnico in Prefettura, da tenersi con le istituzioni, le associazioni e il sindacato, che rappresenti un momento di scambio interlocutorio dove si possano trovare soluzioni idonee al tema dell’accoglienza degli immigrati e alla loro integrazione sociale.
“Un Tavolo in cui la Prefettura – hanno spiegato Pirosa e Tranchina – riaffermi il suo ruolo di indirizzo e di coordinamento in un iter di programmazione territoriale complessiva, coincidente anche con i distretti socio-sanitari, contraddistinto da un progetto innovativo che veda anche coinvolti i comuni, nella attuazione di interventi pubblici per la piena sostenibilità di una governance ‘del fare’ che eviti poi, di ‘riparare’ alle conseguenze negative dell’impatto di un fenomeno non adeguatamente controllato”.
Tags: accoglienza degli immigrati, cgil, esigenze alloggiative, immigrazione, integrazione, prefettura, servizi socio-sanitari, tavolo tecnico
Categorie: Politica, Società



Sicurezza urbana, al via un corso per la polizia locale

Varesenews 24 gennaio 2011
La problematica dell'immigrazione clandestina sia quella che più di ogni altra preoccupa gli amministratori locali come il comune cittadino, soprattutto a causa di un sentimento di paura ed insicurezza generato dai risultati di una complessa ed articolata applicazione della normativa.
L'Amministrazione Comunale di Varese, alla luce del nuovo "Pacchetto sicurezza" che, con la riformulazione dell'art. 54 del Testo Unico degli Enti Locali, accresce le competenze dei Sindaci sulla tutela della sicurezza del territorio, ha deciso di attivare un corso in materia di procedure operative sulla sicurezza urbana e contrasto alla clandestinità.
Non vi è dubbio che la problematica dell'immigrazione clandestina sia quella che più di ogni altra preoccupa gli amministratori locali come il comune cittadino, soprattutto a causa di un sentimento di paura ed insicurezza generato dai risultati di una complessa ed articolata applicazione della normativa.
PROVVEDIMENTI MIRATI
Da ciò la necessità da parte del legislatore di affrontare il tema con l'adozione di provvedimenti mirati, aventi lo scopo di arginare un problema così preoccupante e radicato. Oltre all'analisi del concetto giuridico e dell'applicazione della norma, quello che si vuole indagare ed approfondire in questo ambito è l'impatto che l'applicazione di tali norme ha sul contesto sociale urbano attraverso, per esempio, l'emissione di Ordinanze Sindacali aventi per oggetto gli argomenti più disparati. Nell'intento di organizzare un percorso che non si limitasse a trasmettere delle semplici nozioni teoriche, ma che potesse fornire indicazioni immediatamente riconducibili alla pratica quotidiana, si è pensato di affidare la docenza a professionisti della Scuola del Corpo di Polizia del Comune di Milano che, oltre ad avere solide e comprovate competenze dal punto di vista tecnico e, più in generale, formativo, conoscono molto bene la realtà comunale e, tra l'altro, operano in un settore particolarmente critico del Comando di Polizia Locale del Comune di Milano ("Nucleo Problemi del Territorio"), dove sono impegnati nella gestione delle problematiche legate ai campi nomadi ed all'immigrazione in generale. Il corso è articolato in due moduli formativi: uno introduttivo, della durata di 4 ore, ed uno monografico, della durata di 3 ore, finalizzato ad approfondire la normativa sui comunitari.
FORMAZIONE ESSENZIALE
"La formazione su temi come la sicurezza urbana è essenziale per un'azione efficace della polizia locale a cui sono demandati compiti sempre nuovi e sempre più complessi - commenta l'assessore Fabio D'Aula -. Sarà un'occasione per accrescere la già elevata professionalità dei nostri agenti su tematiche strettamente attuali quali sono le azioni di contrasto ai fenomeni legati all'immigrazione clandestina ed alla violazione delle leggi comunitarie che prevedono il diritto di permanenza dei soggetti comunitari sul territorio comunale solo in presenza di certe condizioni ed, in mancanza, prevedono le procedure di allontanamento".
Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links