Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

15 ottobre 2014

Da oggi in libreria il "Primo Rapporto sullo stato dei diritti in Italia"
Il primo rapporto periodico sullo stato di attuazione dei diritti fondamentali della persona e delle garanzie poste a protezione delle minoranze. Pensato per valutare e misurare il riconoscimento e l’attuazione dei diritti e delle garanzie correlati al pieno esercizio delle prerogative fondamentali della persona: dalla libertà personale alla libertà di movimento, dalla libertà religiosa alla libertà sessuale, alla libertà dalle discriminazioni e dalle violenze.
Tra i temi trattati, disabilità, omosessualità e diritti, il pluralismo religioso, minoranze, migrazioni e integrazioni, profughi e richiedenti asilo, giustizia e garanzie, libertà di espressione e informazione, dati sensibili, riservatezza e diritto all’oblio. E ancora: la tutela dei minori, l’istruzione e la mobilità sociale, la libertà femminile e l’autodeterminazione, il diritto alla salute e la libertà terapeutica, le garanzie del lavoro e quelle del reddito, la protezione dell’ambiente.
"Primo Rapporto sullo stato dei diritti in Italia"


Il dossier del ministero dell`Interno francese
Parigi contro Italia e Mare Nostrum
Oltre 100mila arrivi in un anno. La Gendarmeria ci accusa: i profughi sfuggono ai controlli e passano la frontiera
Libero, 15-10-14
LEONARDO PICCINI
Un dossier esplosivo del ministero degli Interni francese. Una ricerca dettagliata sui flussi migratori in una delle frontiere più esposte, quella tra Italia e Francia, in particolare il valico Ventimiglia-Mentone. La Polizia francese stima che i clandestini e i richiedenti asilo in fuga da zone di guerra passati da questa frontiera, in meno di un anno, siano ormai più di 100 mila. Si tratta di immigrati provenienti soprattutto da Eritrea, Libano e Siria; la Polizia di frontiera francese stima almeno 10 mila arrivi al mese. Ma lo studio va oltre, nel documento si legge: «Le ultime stime ufficiali parlano di oltre 1 milione di immigrati in attesa di lasciare l`Africa per raggiungere l`Europa... si nota un aumento significativo di immigrati libici e siriani pronti a utilizzare qualsiasi mezzo per la loro fuga». Il documento ufficiale di 25 pagine fitto di informazioni, contiene note riservate della Paf (la Polizia di frontiera), e dello Sdege (il servizio segreto francese), con fotografie e informative raccolte sul campo ed è stato trasmesso dal ministero dell`Interno francese ai Prefetti.
Nel documento si legge: «Gli immigrati arrivati sulle coste di Lampedusa e trasportati dai mezzi militari italiani impegnati nell`Operazione Mare Nostrum, sfuggono ai controlli di polizia e di sicurezza. La maggior parte di questi tenta di raggiungere illegalmente la Francia e la Germania. Si stima che quest`anno i richiedenti asilo politico in Germania raggiungeranno quota 200 mila contro i 50 mila del 2011». Altre destinazioni preferite da clandestini e richiedenti asilo, «la Svezia con 80 mila rifugiati su una popolazione di 9 milioni di abitanti». Anche la Francia secondo questo studio è tra i Paesi europei più richiesti dai rifugiati in fuga da guerre e conflitti: «Quest`anno i richiedenti asilo saranno 80 mila contro i 67 mila dell`anno scorso».
Ma il documento sottolinea anche i costi per i contribuenti francesi a causa di «un flusso senza precedenti», indicando chiaramente un responsabile: «A causa della decisone assunta dal governo italiano con la cosidetta operazione Mare Noastrum, siamo costretti a mobilitare più uomini e mezzi per il controllo della frontiere con l`Italia; il costo di un reparto mobile della Gendarmeria alloggiato in un hotel della zona è di non meno di 21 mila euro al giorno...». Un documento durissimo nei toni soprattutto nei confronti della Polizia italaiana, accusata senza messi termini di lassismo: «Il rapporto con i colleghi italiani è pressoché inesistente, visto che la loro unica preoccupazione sembra essere quella di non far risiedere sul territorio italiano migliaia di immigrati e di facilitarne l`espatrio lungo la frontiera con la Francia». Immigrati, continua il documento «di cui la Polizia italiana ignora l`identità e le generalità e di cui non prende nememno le impronte digitali, come invece stabilito dalla Convenzione di Dublino».
Lo studio francese consiglia alle autorità politiche di predisporre opportune misure di sicurezza definite «straordinarie e urgenti, come una forza mobile di Polizia a presidio delle stazioni di Mentone e di Nizza per scongiurare rischi per la sicurezza nazionale».
Le autorità di Polizia nel documento riservato si domandano come predisporre opportuni fogli di espulsione nei confronti di immigrati giudicati pericolosi o sgraditi perché clandestini, «visto che notificare a questi immigrati un Ordine di abbandono del territorio francese (Oqtf), è pressoché impossibile, visto che la stragrande maggioranza di costoro non parla né l`arabo, né l`inglese, né il francese».
Per questo le autorità di Polizia francese sembrano giocare a rimpiattino con le nostre forze dell`ordine: nel caso infatti, di immigrati clandestini provenienti dall`Italia, la Polizia di frontiera d`Oltralpe si limita a rifilare loro un bel foglio di Rimpatrio immediato, cioè un foglio di rientro per l`ultima destinazione conosciuta e cioé l`Italia: la polizia e la Gendarmeria accompagnano così gli immigrati sul confine con l`Italia e indicano loro a gesti il tragitto da fare verso il nostro Paese.



L`EMERGENZA IMMIGRAZIONE L`Europa col «braccino corto»
Altro che Frontex plus, Berlino si defila
Solo otto Paesi offrono mezzi e aiuto tecnico per la nuova operazione. Dalla Germania solo qualche «esperto»
il Giornale, 15-10-14
Massimo Malpica
Roma - Mare nostrum, problema nostrum. Non parte sotto i migliori auspici l`operazione «Triton», con la quale la Ue dovrebbe, almeno secondo il nostro ministro degli Interni, Angelino Alfano, sostituirsi all`Italia nel difendere le frontiere marittime nel Mediterraneo. Annunciata ad agosto come «Frontexplus», Triton dovrebbe partire il primo novembre,ha un budget mensile di 2$ milioni di euro (meno di un terzo di quanto Mare nostrum costa all`Italia) e, soprattutto, si affida alla «generosità» degli Stati membri per quanto riguarda la disponibilità di uomini e mezzi. Secondo Frontex servirebbero almeno sei imbarcazioni (due navi d`altura, due guardacoste, due motovedette), due aerei e un elicottero, ma all`appello lanciato lo scorso 26 settembre dall`agenzia che si occupa delle frontiere esterne dell`Unione, hanno risposto solo quindici membri su ventotto. E solo otto Paesi si sono offerti di fornire mezzi tecnici.
Si sono fatti avanti Spagna, Francia, Portogallo, Olanda, Finlandia, Lettonia, Malta e l`Islanda (che tra l` altro ha congelato i negoziati di adesione alla Ue, ma è un Paese Schengen). Non c`è l`Inghilterra, e soprattutto non c`è la Germania, che pure con Francia e Spagna era stata nel gruppo delle prime nazioni ad aderire all`operazione.
La locomotiva tedesca non ama l`acqua salata? Di certo Berlino s`è poco elegantemente sfilata: la Germania, che pure è tra le mete finali di molti dei passeggeri imbarcati sulle carrette del mare, compare solo tra i Paesi che hanno offerto la disponibilità di esperti (screeners e debriefers), come hanno fatto - tra le altre - anche altre due nazioni Schengen «esterne» all`Ue, Norvegia e Svizzera.
Una risposta così tiepida che persino il direttore di Frontex, Gil Arias-Fernàndez, lunedì ha rinnovato l`appello, sperando «sinceramente in una maggiore partecipazione», condizione essenziale per attuare appieno l` operazione Triton.
Stavolta l`Europa, a cominciare dalle nazioni traino dell`Unione, risponderà? Qualche dubbio è lecito. Lo scorso 9 ottobre proprio Alfano ha presieduto a Lussemburgo il consiglio Giustizia e affari interni, incentrato su flussi migratori e terrorismo.
E il suo omologo tedesco Thomas de Maizière più che offrire l`aiuto della Germania ha approfittato del vertice per sparare a zero su Mare Nostrum, definito «un ponte verso l`Europa» che finirebbe sostanzialmente per dare una gran mano alle mafie che si arricchiscono con il traffico di clandestini.
D`altra parte, che Triton «chiuda» l`esperienza di Mare Nostrum lo esclude lo stesso commissario Ue per gli affari interni, Cecilia Malmstrom, che presentando l` operazione ha detto che Triton «non può rimpiazzare e non rimpiazzerà» Mare Nostrum. Anche il memo della commissione Ue taglia corto: «Triton è pensato per sostenere gli sforzi italiani, e non rimpiazza o sostituisce gli obblighi dell`Italia nel monitoraggio e sorveglianza delle frontiere esterne di Schengen e nel garantire il pieno rispetto degli obblighi Ue e internazionali, soprattutto per quanto riguarda la ricerca e il soccorso in mare». Anche l` operatività sarà limitata ad acque prossime ai confini, essendo la missione orientata più a finalità di controllo che umanitarie. Lo stesso Gil Arias-Fernàndez, nel suo appello di lunedì, ha ammesso che «l`obiettivo primario» dei (pochi) mezzi messi in campo da Triton sarà il pattugliamento delle frontiere, pur sottolineando che «salvare vite umane» resta «una priorità assoluta per la nostra agenzia». Non per la Germania, le cui imbarcazioni navigheranno in acque meno cattive.
Che cosa sono
Mare nostrum
È una missionemilitareeumanitaria iniziata i118 ottobre 2013 perfronteggiare lo stato di emergenza nello Stretto di Sicilia. Opera in sinergia con Frontex e coinvolge tutti i Corpi dello Stato che si occupano del controllo dei flussi migratori via mare
Frontex
È un`istituzione dell`Unione europea il cui scopo è coordinare il pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri
degli Stati della Ue e implementare accordi con i Paesi confinanti per la riammissione dei migranti respinti alle frontiere
Triton
È la nuova operazione, in collaborazione tra Italia e Frontex, al via il 1°novembre. Ha un budget di 2,9 milioni di euro. Per Triton,
Frontex opererà sotto il comando delle autorità italiane, in coordinamento con Guardia costiera, Marina e Guardia di finanza



Solo 8 adesioni
«Migranti, più impegno per Frontex»
Il Messaggero, 15-10-14
Mentre Triton, l`operazione di Frontex destinata a dare il via all`uscita di Mare Nostrum, si avvicina al blocco di partenza,
previsto per il primo novembre, solo sette Stati membri su 28, ed un Paese extra Ue, hanno dato la propria disponibilità a contribuire con mezzi tecnici. Un numero insufficiente. Per questo il direttore esecutivo dell`agenzia Ue per il pattugliamento delle frontiere Fernandez lancia una nuova richiesta, sperando in «una maggiore partecipazione». Al momento sono Finlandia, Spagna, Portogallo, Olanda, Lettonia, Malta, Francia ed Islanda ad aver risposto in modo positivo alla necessità di navi ed aerei da mettere in campo. Disponibilità di personale specializzato è arrivata invece da 10 Stati dell`Unione Spagna, Francia, Finlandia, Romania, Germania, Olanda, Svezia, Portogallo, Austria e Polonia e dai due Paesi extra-Ue Svizzera e Norvegia. L`agenzia prevede un impiego mensile di due navi d`altura, due imbarcazioni, quattro motovedette, due aerei ed un elicottero e la risposta arrivata fino ad ora non basta a garantire nel tempo l`operazione, che ha 2,9 milioni di budget.



Sbarchi: in 24 ore salvati 443 migranti nel Canale di Sicilia
I migranti hanno lanciato la richiesta di aiuto tramite telefono satellitare e la Centrale Operativa di Roma ha dirottato sul punto due mercantili
stranieriinitalia.it, 15-10-14
Palermo, 15 ottobre 2014 - Sono 443 i migranti tratti in salvo tra lunedì e ieri dalla Guardia Costiera nel Canale di Sicilia.
Ieri mattina sono giunti al porto di Brindisi i 131 migranti tratti in salvo ieri in acque SAR libiche dalla nave mercantile "Carat" battente bandiera di Antigua e Barbuda in un'operazione di soccorso coordinata della Guardia Costiera.
I migranti hanno lanciato la richiesta di aiuto tramite telefono satellitare e la Centrale Operativa di Roma ha dirottato sul punto due mercantili. Il primo ha offerto una prima assistenza, fornendo ai migranti, tra cui 9 donne e 13 minori, acqua e viveri, in attesa che giungesse il "Carat" per il trasbordo. A Porto Empedocle, invece, sono sbarcati 218 migranti, tra cui 37 donne e 5 minori, di sedicente provenienza sub sahariana, tratti in salvo ieri in due distinte operazioni di soccorso nel Canale di Sicilia dal mercantile "Humboldt Bay".
I migranti erano a bordo di due gommoni dai quali erano partite le richieste di soccorso tramite telefono satellitare. Anche in questo caso la Centrale Operativa della Guardia Costiera italiana, ha dirottato sul punto il mercantile in quel momento in transito nella zona per il soccorso. E' invece atteso per oggi a Trapani il mercantile "Sestri Star", battente bandiera maltese, con a bordo 94 migranti salvati lunedì in acque SAR libiche.



Dei 150 mila migranti sbarcati nel 2014 solo il 30% ha chiesto asilo politico
I dati del sottosegretario all'Interno Manzione. Analizzate 25 mila domande su 45 mila, accettate finora meno di un ottavo. Secondo un quotidiano svedese sarebbero 61 mila gli stranieri passati per l’Italia senza lasciare traccia. Ma ora, dopo la circolare, l’80% viene schedato
Redattore sociale, 14-10-14
MILANO – L'applicazione della circolare diramata dal Ministero dell'Interno un mese fa "produrrà la lievitazione delle domande d'asilo". Lo afferma il sottosegretario al Ministero dell'Interno Domenico Manzione, a Milano per la firma dell'accordo con Comune di Milano e Prefettura per la riapertura del Cie di via Corelli trasformato in centro di accoglienza. Una certezza: dall'entrata in vigore della circolare si iniziano a vedere i primi effetti.
Secondo il questore di Milano Luigi Savina, anch'egli presente alla firma dell'accordo, da quando è entrata in vigore la circolare "l'80% dei profughi che arrivano nei centri di dirottamento come Bresso vengono segnalati". Il fotosegnalamento è in capo solo alla Polizia di Stato: nessun altra istituzione può farlo. Gli identificati sono i profughi spediti dalle zone costiere via aereo o pullman dal Viminale. Discorso diverso per chi arriva in Stazione Centrale: "Sono profughi che hanno attraversato viaggi durissimi, l'intromissione delle forze dell'ordine non sarebbe vista di buon occhio", precisa. Per loro, quindi, non è previsto un fotosegnalamento immediato. Motivo per il quale chi non ha lasciato le impronte prova comunque a ripartire per il Nord Europa nel giro di pochi giorni.
Il sottosegretario Manzione mette sul piatto i numeri a cui il Viminale sta facendo fronte. Centocinquantamila sono stati gli sbarchi nel giro di un anno (33 mila i siriani e altrettanti gli eritrei), 45 mila le domande d'asilo deposte e 25 mila quelle già analizzate. Di queste, solo 3 mila hanno ottenuto l'asilo politico. A quanto risulta al giornale svedese Dagens Nyheter, che ha incrociato le dichiarazioni rilasciate alla testata dal prefetto Mario Morcone con i dati dell'agenzia che gestisce le informazioni contenute in Eurodac, EU-Lisa, sarebbero 61 mila i profughi passati attraverso l'Italia passati senza lasciare traccia e 84 mila quelli invece regolarmente registrati nell'Eurodac, il database con le impronte digitali dei profughi arrivati nell'Unione Europea.
Manzione descrive anche le modifiche nel sistema di accoglienza previste dalla Legge Comunitaria bis approvata dal Parlamento il 17 settembre. Manzione spiega che cambieranno i tempi di permanenza nei Cie, che passeranno ad un mese e mezzo invece che i 18 odierni. "L'obiettivo è velocizzare le pratiche", spiega. Il sistema di accoglienza ordinario si articola poi su tre livelli: la primissima accoglienza, il passaggio attraverso gli hub (ossia strutture intermedie da cui poi si smistano i profughi che hanno fatto domanda di asilo) fino poi all'ingresso nel progetto Sprar. Per fare fronte alla crescente richiesta di valutazione delle domande d'asilo, il testo prevede anche l'aumento degli organi preposti alla sua valutazione, le Commissioni territoriali, fino ad un massimo di 20 (oggi sono 11). (lb)



In carcere l’uomo che istigò il figlio a uccidere un immigrato
L’aggressione un mese fa a Roma
I testimoni: il 17enne picchiava il pachistano e lui gli urlava di ammazzarlo
Corriere della sera, 15-10-14
Rinaldo Frignani
ROMA Muhammad Shahzad Khan era lì, a terra. Sul marciapiede, vicino a uno scooter. Già morto, massacrato a calci. La testa colpita come fosse un pallone da un ragazzo di 17 anni rimasto fra i curiosi ad aspettare i carabinieri. In quei momenti il padre, di 40 anni, piombava come un ossesso di fronte al portone di casa di un giovane che, con la compagna, aveva assistito al pestaggio. Lo sfondava con un calcio ed entrava nel palazzo: voleva impedire al testimone di raccontare cosa avesse visto, facendogli rischiare l’accusa di favoreggiamento. È questa, secondo il gip Giuseppina Guglielmi, la ricostruzione di una parte della drammatica serata del 18 settembre scorso a Tor Pignattara, dove Khan — pachistano di 28 anni, a Roma dal 2007, sposato e padre di un bimbo di 4 mesi lasciato in patria — fu ucciso a freddo dal figlio del quarantenne, poi arrestato per omicidio volontario. Ieri anche il padre, con precedenti di polizia e già indagato da qualche giorno dopo l’incidente probatorio al tribunale dei minorenni, è finito in carcere per il timore che potesse inquinare le prove.
È accusato di concorso in omicidio con l’aggravante di aver istigato un minore: il figlio avrebbe agito seguendo un suo ordine preciso. «Prendilo!», «picchialo!», «ammazzalo!», urlò — secondo l’accusa — dalla finestra di casa al ragazzo, che passava in bicicletta con un amico per via Ludovico Pavoni, nel cuore del quartiere multietnico dove basta una scintilla per far esplodere la rabbia di italiani e stranieri. Il diciassettenne eseguì senza fiatare: un calcio al petto di Khan per farlo cadere, poi altri alla testa. Letali. E fu sempre il padre, sceso in strada, a minacciare altre persone apostrofandole come «spie» e «infami», anche quando i carabinieri erano arrivati in via Pavoni. Calvo, a torso nudo, con un paio di bermuda, il quarantenne era stato visto anche prima dell’omicidio lanciare una bottiglia di plastica piena d’acqua addosso al pachistano che passava in strada cantando una litania che lo disturbava. «Recitava una sura del Corano, stava pregando», raccontarono altri testimoni, dopo aver vinto la paura.

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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