Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Tahar Ben Jelloun e i recenti conflitti nei paesi del Nord Africa: lo scrittore racconta il mondo arabo che verrà

 

tradotto da Veronica Orfalian
Auditorium Parco della Musica
Lo scorso 10 Aprile 2011 Renzo Guolo  ha intervistato lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun sugli attuali sconvolgimenti politici che hanno colpito il mondo arabo. In questo breve incontro lo scrittore ha spiegato con semplici parole il suo punto di vista, aprendo in questo modo nuovi orizzonti alle nostre orecchie “occidentali”. Ho deciso di trascrivere questa breve intervista, per regalare, a chi ne fosse interessato, una diversa prospettiva su quei paesi che si trovano al di là del Mediterraneo. 
A voi.
R.G. Nel lungo corso della storia l’Europa ha continuato ad osservare e giudicare il mondo arabo attraverso il proprio filtro eurocentrico. In particolare dopo l’11 Settembre, lo sguardo occidentale sui popoli al di là del Mediterraneo è stato notevolmente severo e connotato da molti pregiudizi. In seguito al crollo delle Torri Gemelle infatti, l’occhio distorto dell’Europa guardava il mondo islamico etichettandolo di “fondamentalismo di stampo Alquaediano”: tutti i popoli arabi erano diventati terroristi. In questo tragico strabismo nessuno è stato capace di fiutare l’evoluzione che era in atto all’interno delle coscienze della moderna gioventù araba. Sotto lo sguardo ignaro e parziale dell’Occidente, questa gioventù ha sviluppato negli anni una forte consapevolezza sociale e politica. I regimi antiquati e dittatoriali che avevano lungamente soffocato i loro paesi d’origine erano destinati a scomparire per mano di questa gioventù allo stesso tempo, ribelle e consapevole. Contrariamente a quello che si pensa infatti, le recenti sommosse sorte nel mondo arabo sono state condotte da un popolo istruito e volenteroso.Un immaginario del mondo arabo questo, che si è rivelato completamente diverso da quello creato dagli occidentali nel corso delle epoche. Le rivolte sono cominciate nel web, il canale di comunicazione e di linguaggio più moderno oggi esistente, usato soprattutto dai giovani. Questo aspetto mi pare estremamente interessante. Il mondo arabo che nell’ottica eurocentrica restava avvolto da un immaginario alla Mille e una notte, che rovescia il proprio sistema politico utilizzando lo strumento di comunicazione contemporaneo più all’avanguardia. (…)
Signor Ben Jelloun, può spiegare cosa è avvenuto nel mondo arabo? Perché l’Occidente non si è precedentemente accorto di ciò che stava accadendo?
T.B.J.: La situazione attuale del mondo arabo era prevedibile. Nessuna sorpresa da parte mia. Da tempo i giovani e gli intellettuali denunciavano la necessità di alcuni cambiamenti all’interno delle nazioni protagoniste delle rivolte, ma come al solito la cecità occidentale non è stata in grado di comprendere questo messaggio d’allerta. Il risultato di questo lungo processo è stata un’insurrezione non pianificata, non organizzata, e pertanto spontanea il cui unico obbiettivo era l’instaurazione di una forma di stato più moderna e lo stabilimento di valori umani basilari quali la libertà e la democrazia. Il mondo arabo non è insorto contro un nemico esterno, un “Altro” (comunemente di provenienza occidentale), ma contro sé stesso, contro i suoi stessi dirigenti. Ciascun movimento è stato diverso, come a loro volta sono diversi gli stati arabi (la Tunisia è diversa dalla Libia, e dalla Siria e dalla Giordania..).Comprendiamo pertanto quanto sia differente l’immagine del mondo arabo che è emersa da questi accadimenti, rispetto a quella generatasi attraverso lo sguardo occidentale. Il mondo arabo agli occhi occidentali è pura fiction. (Le monde arabe est un fiction). Per analizzare quanto sta accadendo adesso occorre, a mio avviso, effettuare una distinzione tra due termini: Rivoluzione e Rivolta. Per rivoluzione intendo un’insurrezione spontanea; per rivolta un moto pianificato e ben organizzato. Quella del mondo arabo è stata una vera e propria rivoluzione perché si è generata spontaneamente senza alcuna precedente progettazione.
R.G.: Sig. Ben Jelloun ricordiamo per un secondo il Movimento del 6 Aprile sorto in Egitto. In questa occasione lo stato egiziano si è fatto avanti con la richiesta di una nuova costituzione. Importante passaggio di questo documento ufficiale era cercare una soluzione al problema della continuità del regime. Chi prenderà in mano il potere in Egitto secondo lei?
 T.B.J.: Quella del 6 Aprile può essere considerata la sconfitta dell’islamismo nel Mondo Arabo. Il fondamentalismo ha da sempre costituito una minaccia per questi popoli e di certo, con la rivolta d’Aprile, non tutte le minacce sono definitivamente scomparse. Per organizzare una rivolta, e instaurare un nuovo governo ci vuole tempo, ci vuole molta pazienza. I cambiamenti avvengono passo dopo passo e con una sola rivolta, non possono sparire i problemi di un popolo intero. 
(…)
Occorre essere sempre all’erta e continuare a difendere i propri ideali. In questo mondo scosso da rivoluzioni e da sanguinose guerre, mi piace pensare che il mio ruolo di scrittore rivesta un posto importante. In prima istanza, lo scrittore possiede la capacità di creare un immaginario. Egli è in grado di portare alla luce dei mondi diversi e fantastici, facendo sognare i suoi lettori e affascinandoli. Ma egli è anche, prima di tutto, un cittadino e come tale può e deve intervenire sulla storia immediata. Ne è fortemente implicato. È un testimone attivo della sua epoca.
R.G.: Ci descriva il mondo arabo che vede all’orizzonte.
T.B.J.: Il mondo arabo che vedo è in grande mutamento. Dopo tanto tempo in cui l’Occidente ha strumentalizzato il fondamentalismo islamico per tenere a bada il mondo Arabo, avallando regimi dittatoriali come quelli in Egitto, Libia e Tunisia, posso finalmente sperare che esso raggiunga la sperata indipendenza. Di certo adesso l’Occidente non potrà più affermare che il mondo arabo sia incapace di vivere in democrazia. Attualmente i popoli arabi stanno imparando a convivere tra loro come stati moderni. Si sono ribellati agli antiquati sistemi politici, e sono sicuro che questi mutamenti influenzeranno profondamente la società islamica e la sua cultura. Tutto questo porterà giovamento anche al ruolo della donna in questi paesi. Con molte probabilità quest’ultima acquisterà molta libertà. Queste rivolte hanno avuto infatti il merito di far risorgere in questi popoli l’idea di individuo, un importante concetto con il quale si possono finalmente gettare le basi per una moderna società.
R.G.: Anche per il Marocco, in cui attualmente vige la monarchia, si può fare lo stesso discorso?
T.B.J.: Certamente, anche per il Marocco. Fiutando i cambiamenti in atto negli stati confinanti il re Mohammed V ha cercato di modernizzare il proprio stato concedendo maggiori libertà in seno alla famiglia, ha permesso a tutti coloro che avevano subito repressioni da parte dalla polizia marocchina di ottenere un forte indennizzo monetario come risarcimento. Tuttavia questa nazione ha molta strada da fare ancora e deve fare molta attenzione. Il Marocco di oggi sta vivendo la stessa situazione degli altri stati arabi 15 anni fa! 
È importante capire, in che questi sconvolgimenti politici degli stati nord africani degli ultimi tempi, Internet ha giocato un ruolo essenziale. È lì che è nato tutto. C’è una vignetta divertente che ho letto recentemente su un giornale e che vorrei riportare. All’inferno è appena arrivato Mubarak che incontra Nasser. I due dittatori si avvicinano e Nasser dice al suo collega: “Anche tu qui! Cosa ti ha ucciso, un fucile? Una bomba?”. E Mubarak risponde: “No, internet!”…
R.G. In questa nuova e rivoluzionaria ottica, come muterà il ruolo della donna nel mondo arabo?
T.B.J.: Esso certamente cambierà. Le donne sono sempre state fondamentali nel mondo arabo. Sono loro che portano avanti la famiglia, nell’universo culturale arabo. Sono le donne la colonna portante della società. Non solo a livello famigliare, ma anche a livello sociale. Come non pensare infatti alle manifestazioni sull’Aids condotte da sole donne, o alle battaglie per denunciare e risolvere la corruzione del mondo Arabo. Adesso potranno essere definitivamente tutelate. Si, credo che  presto la condizione di tutte le donne del mondo arabo cambierà.
R.G. Torniamo ora nuovamente alla straordinaria ondata di rivoluzioni che ha fatto capitolare i regimi dittatoriali del mondo arabo. In nessuno di questi si è verificata l’esplosione Alqaedista che l’Occidente temeva. Come si può spiegare questo fenomeno?
T.B.J. Queste ondate rivoluzionarie hanno significato la definitiva sconfitta di Alquaeda. Con la caduta di questi regimi il fondamentalismo ha perso inesorabilmente la sua posizione privilegiata di minaccia all’Occidente. Nel mondo arabo si sono instaurati o si stanno instaurando dei poteri politici più moderni e democratici dei precedenti. Nessun regime Alquaedista si è potuto instaurare in seguito allo scoppio di queste rivolte. Il primo fattore di modernità sta proprio nel fatto che questa, è stata una rivolta dei giovani. Partorita, organizzata e vinta dai giovani arabi.
R.G Ci parli di questa gioventù araba…
T.B.J.: Volentieri. Contrariamente a quello che si pensa, i giovani che hanno portato avanti la rivoluzione del mondo arabo erano laureati. La maggiorparte di loro viveva in Europa e seguiva a distanza l’andamento del proprio paese, nutrendo la speranza di rivendicazione dei propri diritti. Quando nelle loro patrie d’origine hanno cominciato a sollevarsi le prime rivendicazioni questi giovani universitari arabi sono partiti dall’Europa per lottare nel loro paese. Non avevano armi se non una forte volontà di cambiare lo status quo. 
Gheddafi ha sempre creduto che l’intero paese libico fosse di sua proprietà. Questa erronea valutazione del dittatore proveniva direttamente dall’ambigua politica dell’Occidente nei confronti dei paesi arabi. Un altro esempio di questa pericolosa ambiguità dell’Occidente la possiamo riscontrare all’interno degli stessi paesi europei, nel trattamento che questi riservano ai cittadini stranieri. L’Europa tende ancora oggi infatti a suddividere i suoi cittadini in due categorie: cittadini di primo grado (nati e cresciuti in Europa) e cittadini di secondo grado (immigrati e stranieri). Guardiamo alla Francia delle banlieues… 
R.G.: Un’ultima domanda per lei. Cosa pensa a riguardo delle ingenti ondate migratorie che spingono i nord africani verso l’Italia?
T.B.J. L’Italia non può certamente accogliere la totalità degli immigrati. Però c’è una cosa importante che, questo paese, potrebbe fare per risolvere la situazione. Sarebbe opportuno incoraggiare questi immigrati a fare nuovamente affidamento nel proprio paese aiutandolo a riemergere attraverso un rilancio del turismo. Sono iniziative che devono partire dagli stessi immigrati, l’Italia e i paesi che come lei accolgono questi cittadini africani, dovrebbe cercare di incoraggiare questo sistema. Oltre a ciò non bisogna dimenticare l’importanza di una nuova politica sull’immigrazione, che sia maggiormente rispettosa dei diritti dell’uomo.
 
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