Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

19 gennaio 2011

IMMIGRATI: ISTAT, SONO OLTRE 4,2 MILIONI. PIU' CHE TRIPLICATI DAL 2001
(ASCA) - Roma, 19 gen - I cittadini stranieri iscritti nelle anagrafi dei comuni italiani all'inizio del 2010 sono oltre 4,2 milioni, il 7 per cento del totale dei residenti.
Rispetto al 2001 sono piu' che triplicati, mentre sono aumentati dell'8,8 per cento tra il 2009 e il 2010, un ritmo di crescita meno sostenuto rispetto agli anni passati. E' la fotografia scattata dall'Ista che rileva come l'incremento si riduca in conseguenza di diversi fattori: la crisi economica, l'attenuarsi dell'effetto congiunto dell'ingresso della Romania e della Bulgaria nell'Unione europea e l'entrata in vigore della nuova normativa sul soggiorno dei cittadini comunitari nei paesi dell'Unione.
Il profilo per cittadinanza della popolazione straniera residente in Italia e' piuttosto variegato. Le prime cinque collettivita' per consistenza al 1* gennaio 2010 (rumeni, albanesi, marocchini, cinesi, ucraini) rappresentano da sole piu' del 50 per cento del totale. Tra le comunita' piu' presenti, nel corso del 2009 sono cresciute maggiormente quelle dell'Europa dell'Est e del subcontinente indiano.
Al 1* gennaio 2009 i cittadini stranieri non comunitari regolarmente presenti in Italia erano poco meno di 3 milioni, circa 366 mila in piu' rispetto all'anno precedente. Circa l'88 per cento dei cittadini stranieri con regolare permesso di soggiorno risiede nel Centro-Nord. Nel tempo sono anche cambiati i motivi per i quali gli stranieri con permesso di soggiorno scelgono di vivere nel nostro Paese. E' sempre piu' elevata la quota di coloro che sono in Italia per motivi familiari: erano il 13 per cento circa nel 1992, sono quasi il 35 per cento nel 2009.
Gli stranieri in eta' fra i 15 e i 64 anni residenti in Italia presentano livelli di istruzione simili a quelli della popolazione nazionale. Circa la meta' degli stranieri e' in possesso al piu' della licenza media (il 49,7 per cento, a fronte del 47,2 per cento degli italiani). Il 40,2 per cento ha un diploma di scuola superiore e il 10,1 per cento una laurea.
Il costante incremento della popolazione straniera residente nel nostro Paese mostra effetti rilevanti anche nel mercato del lavoro. Nel 2009 le forze di lavoro straniere rappresentano l'8,6 per cento del totale. Il tasso di occupazione degli stranieri e' piu' elevato di quello degli italiani (64,5 a fronte del 56,9 per cento), cosi' come il tasso di disoccupazione (11,2 e 7,5 per cento, rispettivamente). Il tasso di inattivita' della popolazione straniera e', invece, inferiore di oltre dieci punti percentuali a quello della popolazione italiana (27,3 contro 38,4 per cento).



Immigrazione: continuano sbarchi tunisini in Sicilia

Arrivo migranti legato a rivolta contro presidente Ben Ali
(ANSA) - LAMPEDUSA (AGRIGENTO), 19 GEN - Altre due piccole imbarcazioni in legno provenienti dalla Tunisia con dieci persone a bordo sono approdate ieri sera nel porto di Lampedusa.
Gli extracomunitari saranno trasferiti a Porto Empedocle.
All'alba di ieri cinque tunisini su una barca erano stati intercettati a 17 miglia dalla costa da una motovedetta della Guardia di Finanza, mentre altri due sbarchi con dieci immigrati si sono registrati a Pantelleria. I nuovi arrivi dal Nordafrica sarebbero legati alla rivolta in Tunisia che nei giorni scorsi ha portato alla deposizione del presidente Ben Ali.(ANSA).



Bari, assiepati nel rimorchio del camion 22 i clandestini: pedaggio di 5mila dollari

La scoperta al porto dopo una segnalazione della Dia  Arrestato il conducente del mezzo: è cittadino turco
Corriere del Mezzogiorno.it , 18-01-2011
BARI - Ventisette immigrati clandestini afgani - cinque donne e 22 uomini - sono stati trovati nel porto di Bari sul rimorchio di un autoarticolato turco proveniente dalla Grecia. Il conducente del mezzo, il cittadino turco Ilyas Selimoglu (di 42 anni) è stato arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’operazione è stata compiuta dalla polizia di frontiera su segnalazione della Dia.
Le indagini hanno permesso di accertare che gli immigrati hanno versato 2mila dollari ciascuno ad una organizzazione criminale per raggiungere clandestinamente la Grecia dall’Afghanistan. Giunti ad Atene, sono stati contattati da un altro componente dell’organizzazione che ha organizzato il viaggio verso l’Italia previo pagamento di 3mila euro. L’uomo ha poi accompagnato il gruppo a Salonicco, dove gli immigrati sono stati nascosti sul tir guidato dal cittadino turco che ha condotto i clandestini a Bari.



Templi e moschee,  ecco la mappa delle fedi

La guida Caritas ai luoghi di culto per migranti. A Roma e provincia sono 256. I dati sulle comunità: nella capitale i musulmani incidono per il 18%. È cittadino straniero un sacerdote in servizio su 5
la Repubblica, 19-01-2011
ANNA RITA CILLIS
La mappatura della fede in città e nel suo hinterland. Osservatorio privilegiato per conoscere più da vicino le comunità migranti attraverso i luoghi del culto religioso, luoghi in cui si intrecciano storia, arte e fede. Per questo la "Guida ai luoghi di incontro e preghiera degli immigrati" nella Capitale e in provincia, realizzata dalla Caritas diocesana e dall'ufficio Migrantes della diocesi, non è un vademecum qualsiasi. Perché per realizzarla, spiega Franco Pittau, coordinatore del Dossier statistico Immigrazione, "sono state coinvolte tutte le comunità. E i membri della Caritas, i "camminatori" come li chiamiamo noi, sono andati direttamente nei centri di preghiera, hanno conosciuto le persone che li frequentano, visto come vivono. Per questo - aggiunge - ritengo si tratti di un'opera di tutti e per tutti".
E se è vero che attraverso la conoscenza dell'altro si abbate il muro della reticenza il nuovo lavoro della Caritas fa un passo avanti, svelando con cifre, dati e testimonianze dirette su come vivono gli stranieri sul nostro territorio. Così la guida offre al lettore informazioni dettagliate, contatti, numeri utili e descrizioni delle attività religiose di 256 centri di culto, di cui 208 nella Capitale e 48 nei paesi dell'hinterland. Si scopre così che sono 153 i luoghi di preghiera cattolici (di cui 23 fuori le mura); seguono 35 ortodossi, 34 protestanti, 19 musulmani, 7 ebrei, 6 buddisti e uno per induisti e sikh: in tutto 34 in più rispetto al 2008. Tra le informazioni anche la diffusione territoriale delle comunità religiose immigrate: i cristiani sono il 65% nella Capitale e il 76,5% negli altri comuni della provincia, mentre i musulmani incidono a Roma per il 18%. Viceversa, i fedeli induisti e buddisti sono prevalentemente concentrati in città. A fare eccezione sono le migliaia di sikh e indiani che vivono nell'area pontina, tra le province di Latina e Roma.
Il lavoro mette in rilievo la "vocazione di Roma - spiega il direttore della Caritas romana, monsignor Enrico Feroci - come centro del cattolicesimo, e, allo stesso tempo, luogo in cui la libertà religiosa trova la sua massima espressione e dove, in un clima di pace, le diverse fedi sono chiamate a confrontarsi e collaborare per il riconoscimento dei diritti umani e la solidarietà". Un progetto che, per Sveva Belviso, assessore capitolino alle Politiche sociali, "aiuta le persone a ritrovare la loro identità attraverso i luoghi di culto, che non sono solo posti per pregare ma diventano centri culturali dove svolgere anche altre attività". Nella comunità multireligiosa ci sono anche 621 sacerdoti stranieri in servizio pastorale nel Lazio, 292 dei quali solo a Roma (dove è non italiano un religioso ogni 5). Sacerdoti che, oltre a occuparsi delle parrocchie, seguono anche i loro connazionali. La loro provenienza diversificata, sottolinea la guida, "conferma la dimensione universale della chiesa e l'arricchisce di una sensibilità religiosa differenziata. Una dimensione sconosciuta nel passato, quando eravamo noi a inviare missionari nei loro paesi", che - conclude il volume - costituisce di per sé "una condanna radicale dei comportamenti ispirati al razzismo praticata da sedicenti bravi cristiani".



Test di italiano, mai più da soli

la Repubblica Firenze.it , 19-01-2011
Permesso di soggiorno, le insegnanti dei Ctp della Provincia si stanno già organizzando. "Faremo lezioni mirate". Scattano i corsi di lingua per affrontare il nuovo esame. Ecco dove. Finora gli stranieri si sono dovuti arrangiare per conto loro arrivando alla prova senza una vera preparazione ad hoc
La prima volta, causa corsa contro il tempo, gli stranieri hanno dovuto prepararsi da soli, ovvero (lo si è toccato con mano visto lunedì scorso durante il primo esame alla scuola Beato Angelico di Firenze e ieri alla Della Casa di Borgo San Lorenzo), presentarsi all'esame senza nessuna particolare preparazione. D'ora in poi, però, l'organizzazione di corsi di lingua italiana "mirati" sul test ministeriale (obbligatorio dal 9 dicembre scorso per ottenere il permesso di soggiorno a tempo indeterminato), diventeranno la regola. Non per legge (che non li prevede esplicitamente), ma di fatto. Inutile, infatti, pretendere dagli immigrati di dimostrare la loro familiarità con la lingua, senza, prima, metterli in condizione di farlo. Il rischio è che a superare il test, e quindi a stabilizzarsi in Italia, siano soltanto quelli più capaci di informarsi da soli, rivolgersi agli sportelli "giusti", organizzare una preparazione ad hoc. Così, per colmare la lacuna, già venerdì prossimo le insegnanti dei Centri territoriali permanenti della Provincia di Firenze, a cui la legge delega (di concerto con le Prefetture) sia la preparazione che la "somministrazione" dei test, si vedranno per decidere il da farsi.
"D'ora in poi corsi mirati sull'esame si dovranno tenere regolarmente" dice Patrizia Margiacchi, coordinatrice dei Ctp, e che per quanto riguarda la scuola Beato Angelico ha già programmato corsi di 30, 40, e 50 ore da far partire prima della fine del mese. Ma a occuparsi della preparazione degli stranieri non saranno solo i Ctp. Pur senza un ruolo istituzionale, a offrire corsi di italiano, anche di livello A2 (cioè di base, quello richiesto per i test) è in prima fila il Centro La Pira di via dè Pescioni, che fin dal '78 si occupa di alfabetizzazione degli stranieri e ha sviluppato una enorme esperienza pratica, oltre che teorica. Convenzionato con l'Università per stranieri di Siena (che fra l'altro è uno degli istituti che hanno elaborato le linee guida nazionali dei test per conto del ministero, con l'Università per stranieri di Perugia e la Società Dante Alighieri di Roma), il Centro organizza corsi a pagamento con diplomi di ogni livello, e corsi pomeridiani gratuiti su tre livelli senza diploma utilissimi proprio per affrontare l'esame per il permesso di soggiorno.
E per facilitare il compito agli stranieri (e ai loro insegnanti) ha appena pubblicato una "Piccola grammatica ragionevole", a cura di Edoardo Masciello e Alan Pona, con una sintesi degli schemi grammaticali fondamentali della lingua italiana. Masciello, però, ne è convinto: "Se davvero si vogliono persone autonome dal punto di vista linguistico" dice, "il livello A1 è insufficiente, servirebbe almeno l'A2, il rischio è di fare prove sostanzialmente inutili che favoriscono solo chi l'italiano lo sa già".
Corsi, ovviamente gratuiti, vengono organizzati anche da Caritas (nei centri d'ascolto a Sesto, Scandicci, Coverciano, Pignone, Romito, Novoli), Arci (in alcune case del popolo (a Sorgane, al Circolo Il progresso, all'Sms di Peretola), e Comunità di S. Egidio (al Dopolavoro ferroviario).



Accordo tra Oim e Società Dante Alighieri per promuovere iniziative a favore dell’integrazione degli immigrati.

Tra le iniziative: corsi di lingua, curriculum formativo, orientamento culturale, educazione alla cittadinanza.
Immigrazione Oggi, 19-01-2011
L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e la Società Dante Alighieri hanno sottoscritto un protocollo d’intesa volto a sviluppare iniziative che favoriscano l’integrazione dei lavoratori migranti in Italia. L’accordo – si legge in una nota – intende muoversi nell’ambito delle attività previste dal Piano per l’integrazione nella sicurezza “Identità e Incontro” approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso giugno.
Queste alcune delle attività su cui le due organizzazioni lavoreranno nei prossimi mesi: promuovere e realizzare un curriculum formativo per immigrati che permetta la realizzazione di corsi integrati di lingua italiana di livello A1 e A2, promuovere corsi di orientamento culturale per immigrati, sviluppare un curriculum relativo all’educazione alla cittadinanza.



Ecco l'esame d'italiano per gli stranieri

Sono un centinaio gli immigrati che faranno la prova nei centri Besta e Dozza. Trenta gli insegnanti coordinati dalla Prefettura. Entro il 15 febbraio il test obbligatorio per il permesso di soggiorno. Tre i requisiti necessari: un lavoro, un reddito, e aver vissuto in Italia cinque anni
la Repubblica Bologna.it, 19-01-2011
BEPPE PERSICHELLA
Sono un centinaio gli immigrati che dovranno sottoporsi al test d'italiano a Bologna e in provincia. Sotto le Due Torri è quasi tutto pronto: dopo Asti e Firenze, il capoluogo emiliano potrebbe essere la terza città ad adottare le disposizioni del governo Berlusconi. Il 9 dicembre scorso è entrato infatti in vigore il decreto che obbliga gli stranieri che chiedono il rilascio del nuovo permesso di soggiorno Ce (quello della comunità europea) a superare un apposito esame in mancanza di un titolo di studio. Bisogna disporre di tre requisiti essenziali: avere un lavoro, un reddito e aver vissuto in Italia per almeno cinque anni. In città gli esami si terranno entro la metà di febbraio e saranno coordinati dalla Prefettura, che a giorni invierà ai candidati una convocazione scritta, con data e sede del Ctp, i centri territoriali permanenti, dove si svolgeranno gli esami. In tutta la provincia sono in tutto otto i centri interessati, di cui due in città: il Ctp Besta e il Dozza.
Ad esaminare gli stranieri ci penseranno i trenta docenti dei centri territoriali, che si sono già incontrati lunedì e di nuovo lo faranno la prossima settimana per mettere nero su bianco le domande e le tipologie dei quiz. Di certo c'è che l'esame durerà al massimo un'ora e mezza e sarà diviso in tre parti. Si parte con una prova di comprensione orale, dove all'esaminando sarà richiesto di ascoltare e comprendere un dialogo tra due persone. Seguirà una prova scritta: l'immigrato dovrà compilare un modulo attinente alla vita quotidiana, come quello per la richiesta di soggiorno. Infine, una prova di comprensione della lettura: in questo caso al candidato dovrà capire le informazioni contenute nella pagina di un sito internet, ad esempio l'home page di un qualsiasi centro per l'impiego.
"Le domande avranno a che fare con l'ambito quotidiano: il lavoro, la geografia locale e la conoscenza dei luoghi istituzionali della propria città" spiega Emilio Porcaro del Ctp Besta. Solo dopo aver superato l'intera prova lo straniero potrà ottenere il permesso di soggiorno Ce, di fatto l'ultimo gradino da superare prima di ottenere la cittadinanza vera e propria che avviene dopo dieci di permanenza in Italia. "Un consiglio che ci sentiamo di dare è quello di non avere ansie da prestazione - rassicura Porcaro - i contenuti fanno riferimento alle esperienze di tutti i giorni, sono esami abbordabili". Non è un caso che a Firenze, dove la prova si è svolta nei giorni scorsi, solo un candidato è stato bocciato. "La prova si ritiene superata se ha un punteggio superiore dell'80% dei quesiti - aggiunge Porcaro - non si tratterà però di una prova di grammatica, poiché testeremo soprattutto l'efficacia della comunicazione".



STORIE DA UN EX-AMBASCIATA
Roma: le testimonianze dei rifugiati somali a  Via dei Villini

Ufficio stampa MEDU ;  Roma, 19 gennaio 2011
Il 21 dicembre scorso Medici per i Diritti Umani (MEDU) ha rivolto un appello alle istituzioni (Comune, Provincia, Regione, Ministero dell’Interno) affinché si individuassero con urgenza soluzioni di accoglienza dignitose e percorsi di integrazione per i numerosi rifugiati somali costretti  a vivere in condizioni disumane presso l’ex-ambasciata somala di Via dei Villini a Roma. In un edificio fatiscente, infestato dai topi e sprovvisto dei servizi più elementari  (luce, riscaldamento, bagni, servizi igienici) continuano a vivere ammassate 140 persone allo stremo, tutte in possesso di un regolare permesso di soggiorno per protezione internazionale.
A un mese di distanza, in attesa che arrivino soluzioni concrete ( vedi documentazione fotografica sulla situazione attuale STORIE DA UN EX-AMBASCIATA), MEDU continua l’azione di supporto socio-sanitario ai rifugiati attraverso la propria unità mobile. Le operatici e gli operatori di Medici per i Diritti Umani  hanno inoltre iniziato a raccogliere le testimonianze dei pazienti e degli altri rifugiati.  Oltre l’anamnesi medica, storie di vita indispensabili per comprendere il disagio e la sofferenza di persone che, private di ogni prospettiva di integrazione,  combattono quotidianamente per conservare la propria dignità. Testimonianze utili – forse - a far si che questa vicenda non torni ad essere una storia dimenticata di esclusione.

La storia di A.
A. ha meno di trent’anni e   ci racconta la sua storia un martedì sera. Siamo con l’unità mobile di  Medici per i Diritti Umani davanti all’ex ambasciata somala, nell’esclusivo quartiere a ridosso di Porta Pia. Dopo la visita medica trova del tutto naturale la nostra richiesta di ascoltare e raccogliere la sua  testimonianza. A. è un fiume di parole, ma il ritmo del suo narrare è lento, placido. Sembra aver raccontato cento volte la sua storia a sé stesso e mai a nessun altro.
Vengo dalla Somalia, Mogadiscio. Lì facevo il giornalista radio televisivo. Ero un corrispondente, poi…Da venti anni in Somalia si combatte una guerra civile iniziata nel ‘90-‘91. Anche molti miei amici erano giornalisti ma poi con la guerra e la violenza  non si poteva più parlare, non si poteva più scrivere la verità. Molti giornalisti sono stati uccisi. Per questo sono fuggito dalla Somalia. Sono stato minacciato di morte perché dicevo la verità. Si, solo per questo sono fuggito. A Mogadiscio avevo tutto ciò di cui avevo bisogno, solo la paura mi ha fatto andare via e ora qui non ho niente. Quando ti chiamano ti uccidono di sicuro.
Ho lasciato la Somalia a novembre del 2007. Lì ci sono i miei genitori, mio fratello , mia sorella e mia moglie. O meglio, quella che era mia moglie perché quando sono venuto qui abbiamo divorziato. Come potevamo restare insieme? Io non posso tornare in Somalia e lei non può venire qui. Quando chiamo a casa mi dicono che la situazione è sempre peggiore, che uccidono sempre di più, ogni giorno. Ci sono persone che si fanno esplodere per strada…La mia famiglia ora vive a circa trenta chilometri da Mogadiscio. Lì è meno pericoloso, c’è meno violenza.
Sono fuggito all’improvviso, verso il confine con l’Etiopia. Allora i miei genitori hanno venduto la casa dove vivevano per pagare il mio viaggio. Non avevo documenti perché non esisteva un governo in Somalia, per questo ho dovuto pagare moltissimi soldi per ottenere il passaporto. Dall’Etiopia sono andato in Sudan e poi in Libia. Ho impiegato tre mesi, ma appena arrivato i soldati libici mi hanno arrestato perché allora non avevo ancora i documenti. Sono stato in carcere sette mesi. Il carcere in Libia è duro, durissimo. Non hai un letto, si dorme sul pavimento, si mangia una volta al giorno e spesso picchiano con i manganelli. Sono riuscito ad uscire dal carcere solo pagando mille dollari al comandante dei soldati e sono fuggito in fretta verso l’Italia perché se fossi rimasto lì e mi avessero messo di nuovo in prigione, non ne sarei più uscito. Sono venuto in barca con altre 140 persone. Una sola barca, tre giorni e tre notti nel Mediterraneo. Poi la barca ha iniziato a spaccarsi, allora ci siamo spogliati e abbiamo cercato di tappare le crepe con i nostri vestiti…perché la vita è importante, si…
In Sudan e Libia abbiamo attraversato 3000 chilometri di deserto. Se si fermava la macchina, morivamo tutti, tutti.
Così siamo arrivati in Sicilia, a Pozzallo, dove ci hanno preso le impronte digitali e poi trasferito per sei mesi in un centro in Sicilia in attesa dei documenti. Dopo sei mesi ho ottenuto la protezione sussidiaria (permesso di soggiorno per protezione internazionale, ndr) e mi hanno mandato via dal centro. Era il maggio 2009. E’ così che sono arrivato qui, a Roma, nell’ambasciata. Ma qui è impossibile vivere. Appena ho visto le condizioni ho chiamato la mia famiglia che mi ha mandato dei soldi e sono partito per la Svezia dove sono rimasto per sei mesi. Lì le condizioni sono molto migliori. Ti danno da mangiare e un posto dove dormire. Stavo anche imparando la lingua ma poi hanno scoperto che avevo le impronte in Italia e mi hanno rimandato indietro (il Regolamento di Dublino, in vigore nei paesi dell’Ue,  stabilisce che si può richiedere asilo una sola volta e che è il primo paese europeo in cui si entra a dover vagliare la domanda, ndr). Tornato in Italia, sono subito ripartito per la Finlandia. Non potevo restare in queste condizioni e poi dovevo lavorare per mandare soldi alla mia famiglia che ha speso tutto per me. In Finlandia mi davano 500 dollari al mese, molti, no? Lì la vita era molto, molto migliore. Dopo sei mesi però hanno scoperto di nuovo che avevo le impronte qui e mi hanno detto: “Tu sei Dublino”…e di nuovo mi hanno mandato in Italia. Dopo altri due mesi in Italia, sono ripartito. Olanda questa volta, ma ero malato, avevo una fistola e mi hanno operato d’urgenza. Poi sono rimasto altri sei mesi in un centro ma anche in Olanda hanno scoperto le mie impronte, mi hanno arrestato e sono stato un mese in carcere e quando mi hanno liberato mi hanno rimandato qui. Era il 23 dicembre 2010 quando sono arrivato, solo 19 giorni fa. Ora ho deciso di restare qui, devo restare per forza qui. Non mi muoverò più. Ora ho vissuto tutti i problemi di essere un Dublino e non me ne andrò più. Ora basta. Se potessi, tornerei a casa, se ci fosse la pace, ma la pace non c’è.
Qui nell’ambasciata, di notte non riesco a dormire. Penso, penso, penso sempre…non si fermano mai i pensieri. Penso sempre a questa vita difficile , al mio futuro, ogni giorno e ogni notte, ma penso che qui il mio futuro non esiste. Io ora sto studiando l’italiano. Già lo parlo un po’ e capisco tutto perché l’ho studiato in Somalia. Se avessi una casa, un posto dove stare, sono sicuro che potrei ottenere tutto….

La storia di I.
Gennaio, ex-ambasciata di Via dei Villini. E’ già notte e un gruppo di rifugiati ha appena terminato una giornata di lavoro per ripulire di ingombri alcuni locali dell’edificio, per rendere un po’ meno invivibile questo posto. Ci troviamo in una delle disastrate sale che doveva essere luogo di rappresentanza diplomatica; forse lo studio stesso dell’ambasciatore. I. ci accoglie con amicizia insieme ad altri ragazzi  offrendoci le seggiole meno mal ridotte. Accanto a lui O. ha appena ottenuto un appuntamento al centro diabetologico del policlinico Umberto in seguito alle indicazione dell’unità mobile.   O. è affetto da diabete scompensato ed è iperteso. Nonostante sia titolare di un permesso di soggiorno per protezione sussidiaria non è ancora iscritto al servizio sanitario nazionale poiché non sapeva di averne diritto.  In un’atmosfera surreale,  illuminati da un’unica  candela, I. ci racconta la sua storia.
Fino a pochi anni fa vivevo nel mio paese, la Somalia, nella città di Mogadiscio, anche se non sono nato lì ma in una piccola città che si chiama Baardheere. Poi dal 1988 la mia famiglia si è trasferita a Mogadiscio.
Nel 2006 è iniziata la guerra tra il governo e le corti islamiche, l’UCI (Unione delle Corti Islamiche, ndr). Ancora non c’era Al Shabaab (“La Gioventù”, gruppo insurrezionale islamico comparso dopo la sconfitta dell’Unione delle Corti Islamiche da parte del Governo Federale di transizione, ndr). Poi sono entrati in Somalia anche i soldati Etiopi. In questo momento venivano uccise molte persone, la guerra peggiorava. Io mi trovavo con la mia famiglia a Mogadiscio; volevamo andare via, avevamo troppa paura. Io ho pensato di fuggire in Italia dove sono arrivato a febbraio del 2008. Sono partito dal mio Paese in macchina fino al confine con l’Etiopia, poi in pullman fino ad Addis Abeba. Sono stato lì due mesi e poi ho preso un altro pullman fino al confine con il Sudan. Molte persone pagano tanti soldi per arrivare in Sudan, io no, sono andato in pullman ma poi dal confine ho camminato, da solo, per undici giorni, mi davano da mangiare delle persone che incontravo, dei contadini…
Dopo undici giorni sono arrivato ad Al Kadarif e ci sono restato 7 giorni. Poi ho preso un altro pullman fino a Khartoum e da lì c’è il deserto. Ho pagato molti soldi per attraversare il deserto per nove giorni. Ho iniziato la traversata il 28 dicembre quindi ho passato il primo  gennaio nel deserto, con il sole, senza acqua. Abbiamo passato l’anno nuovo nella sabbia. Qualcuno cadeva dalla macchina, qualcuno veniva buttato, qualcuno moriva e poi nel deserto vedevamo tante persone morte di sete o lasciate nel deserto… tante. Non c’è acqua. Quella che c’è sulla macchina finisce subito e dopo quelli che guidano ti danno massimo mezzo bicchiere d’acqua al giorno. Se la macchina si ferma o si rompe, la gente muore nel deserto. Altre volte quando si svegliano la mattina non c’è più la macchina e allora restano lì finché muoiono. Ci sono etiopi, somali… .Noi siamo rimasti gli ultimi quattro giorni senza mangiare.
Il 9 gennaio sono arrivato a Tripoli, in Libia, poi il 21 febbraio ho provato ad attraversare il mare, ma il motore della barca si è rotto e siamo rimasti in mare 5 giorni. Sono morte 5 persone, una ragazza e quattro ragazzi…abbiamo dovuto lasciarli in mare. Avevo pagato 1000 dollari e mi sono ritrovato di  nuovo in Libia dove sono riuscito a scappare ai soldati. Siamo tornati vicino Tripoli e dopo due giorni ho ritentato la via del mare pagando di nuovo. Un giorno del febbraio 2008 alle 10 di sera sono entrato a Lampedusa, per fortuna. Sono rimasto lì 5 giorni e poi ci hanno mandato al CARA (centro di accoglienza per richiedenti asilo, ndr) di Crotone dove sono rimasto sei mesi fino ad agosto quando mi hanno dato la protezione sussidiaria.
All’uscita del centro avevo l’indirizzo di dove avrei trovato alloggio a Roma: Via dei Villini numero 9.  Allora sono venuto a Roma ma le condizioni dell’ambasciata non mi piacevano e allora ho preso il treno per Firenze dove c’era una casa dei Somali. Lì vivevano un mio amico con il padre e mi hanno consigliato di andare a cercare lavoro a Catanzaro, in un circo. Così sono partito e ho iniziato a lavorare in nero  come operaio. Pulivo, sistemavo gli animali…lama, cammelli, serpenti. Ho lavorato con loro quasi 5 mesi girando per la Calabria e la Sicilia. Poi a settembre del 2008 è arrivata la mia moglie attuale. Lei era la moglie di un mio cugino che è morto e aveva già un figlio. L’hanno mandata in un centro vicino Siracusa, io andavo sempre e ci siamo sposati. Poi ha avuto il documento e siamo andati subito in Svizzera perché ora eravamo una mamma con un bambino e io …era troppo difficile vivere nel circo con la carovana. Siamo andati tutti in Svizzera in treno, fino a Zurigo dove siamo rimasti nove mesi da gennaio a settembre. Ricordo bene perché è stato un bel periodo che resta sempre nel mio cuore. Ero con la mia famiglia, mi davano un po’ di soldi, andavo sempre a scuola così speravo di trovare un lavoro, i documenti, un buon futuro e di poter vivere bene, ma poi hanno scoperto che avevamo le impronte in Italia e dicevano che non potevamo restare lì. Mia moglie in quel momento era incinta. Il mio figlio piccolo è nato lì in Svizzera.
Quando alla fine ci hanno rimandato in Italia, siamo finiti in un altro centro qui a Roma. Avevamo una stanza di tre metri e ci vivevamo in 4. Lì mangiavamo e dormivamo, ma mia moglie ha iniziato a star male per problemi psichiatrici perché lì la vita era troppo difficile, ed è stata ricoverata in ospedale.  Dopo più di un  mese è uscita dall’ospedale e gli assistenti sociali hanno trovato per lei un posto nell’emergenza freddo, ma di giorno doveva stare fuori e non era possibile perché doveva prendere tante medicine, stava male, non riusciva a dormire bene, a camminare, a stare seduta… e’ stato un momento difficilissimo. Io ho cercato per lei un altro centro ma era solo per la notte anche questo. Alla fine ho trovato il centro “Dono di Maria”, delle suore, dove poteva restare anche di giorno e adesso è ancora lì. Questa vita è troppo difficile, non va bene. Io da una parte, i miei figli da un’altra, mia moglie da un’altra ancora. Penso però a quelli che sono nel nostro Paese, la mia famiglia…io sono andato via sperando di trovare un futuro. Nel mio paese continuano a uccidere molte persone. Ora in Somalia la situazione è terribile.
Per le persone più povere che fuggono adesso dalla Somalia l’unica possibilità è di arrivare in Yemen attraversando il mare con dei barconi ma è molto pericoloso oppure alcuni passano dall’Egitto per arrivare in Israele ma anche qui è molto pericoloso perché i soldati egiziani (alla frontiera del Sinai, ndr) gli sparano. La mia famiglia si aspetta che io mandi dei soldi. Dieci giorni fa è morto mio zio e mi hanno chiesto di mandare i soldi per il funerale, per comprare il riso, i cammelli…ma io come faccio? Di soldi non ne ho! Io sono l’unico in Europa. Anche per loro è difficile, ma stanno meglio di me perché loro muoiono una sola volta se li uccide un ladro o un sicario, hanno paura della morte una volta sola. Io invece sono sempre morto, anzi ora non sono né morto né vivo, sono a metà.
Adesso vorrei studiare l’italiano, cercare un lavoro. Da quattro giorni vado a scuola…è la prima volta qui in Italia. In Somalia facevo tanti lavori. Mia madre ha un negozio grande che vende tante cose, poi lavoravo come gommista, agricoltore, affittavo i camion per trasportare i prodotti nella nostra città di prima, Baardheere, dove si producono soprattutto tabacco e cipolle.
Qui nell’ambasciata la maggior parte delle persone se ne va perché qui non trovano niente…un lavoro, un corso, un posto dove stare…così vanno in altri paesi, anche se sanno che li rimanderanno indietro perché hanno le impronte qui, ma fino ad allora passeranno sei mesi e allora qui farà caldo e non sarà così duro dormire fuori…c’è un mio amico che si è bruciato le mani, 4 mesi fa, per cancellare le sue impronte così è riuscito ad andarsene e ad ottenere i documenti in un altro paese. Ora è in Svezia. Un altro, per fare questo ha perso le dita delle mani che sono andate in gangrena . Ora è in Inghilterra, ha i documenti, ma non ha più le mani.
Ufficio stampa MEDU – 3343929765 / 0697844892
Medici per i Diritti Umani, organizzazione umanitaria e di solidarietà internazionale, ha fornito dal 2004 assistenza e orientamento socio-sanitario a oltre 7000 persone senza dimora di Roma nell’ambito del progetto Un Camper per i Diritti.

Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links