La comunità "protetta" appena fuori Milano

l'Unità, 5 -02-2011 
Italia-razzismo  Osservatorio
Francesca Terzoni
Appena fuori Milano, sorgerà una “gated community”: una comunità protetta da recinzioni per un “piccolo numero di persone o di famiglie che avendo le stesse esigenze possono ottenere sicurezza”.

Sito web e depliant pubblicizzano un luogo “nascosto", “protetto”, di "sicurezza assoluta" grazie a: "vigilanza armata, telecamere sul muro di cinta e sensori elettronici antintrusione. Potranno entrare solo i residenti e i loro ospiti, dopo l'identificazione". Ancora: "in città ci sono traffico, inquinamento, aggressività, violenza e soprattutto troppe persone con origini e abitudini diverse", mentre qui "verranno ad abitare persone con background culturale e lavorativo comune", gli altri fuori.
La paura non paga solo elettoralmente, ma anche economicamente: il rifiuto del diverso, la chiusura identitaria e legata al censo diventano un valore da trasmettere con la pubblicità. "Cambiare vita. Proteggere i nostri figli" è lo slogan: qui si troverà "una maggiore tranquillità rispetto a certe paure del giorno d'oggi (paure talvolta giustificate, ma che portano l'individuo ad una reazione difensiva che aumenta l'aggressività)" così che “ogni abitante possa recuperare il senso di prossimità con il vicino” perché “tra gli abitanti tende a svilupparsi un particolare spirito di rispetto reciproco e di solidarietà”. Verrebbe da dire (perdonerete la nostra ingenuità): per recuperare senso di prossimità e rispetto reciproco servono accoglienza e intelligenza, non vigilanza armata e accesso limitato a "persone con background culturale e lavorativo comune". Questo luogo, oltretutto, è circondato da 330 ettari di risaie e qualche miliardo di zanzare. Impedire il loro “accesso”, probabilmente, presenterà qualche problema.
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