Alemanno e la distanza tra i “fratelli d’Italia” e gli altri
L’Unità del 25 giugno 2009

Fin dal 1997 il Comune di Roma ha ospitato a Piazza Vittorio il festival Intermundia, una manifestazione che coinvolgeva artisti stranieri ed associazioni di immigrati, rappresentando un’occasione d’incontro tra la città e le differenti tradizioni etniche e culturali che l'attraversano.
Vi venivano coinvolte le scuole del territorio per favorire la partecipazione del maggior numero di minori italiani e stranieri a iniziative di reciproca conoscenza; e venivano realizzate rassegne di film, musica e teatro. Era un’occasione preziosa di confronto e di apprendimento. L’amministrazione comunale, dopo aver ridotto la manifestazione da sei a tre giorni, ha pensato bene, ora, di cambiarle il nome.
Non più Intermundia, bensì – qui la creatività della destra ha dato il meglio di sé con un tocco di fascinosa classicità – “Scuole dei fratelli d’Italia”.
Si dirà: che male c’è? Si valorizza il ruolo di “nuovi cittadini” e “nuovi italiani” che gli stranieri integrati sono chiamati ad assumere. Ma balza agli occhi che, in questa circostanza, le parole utilizzate sortiscono un effetto micidiale: enfatizzano il soggetto che ospita, che diventa predominante, mortificano la pluralità e la varietà delle tradizioni e delle espressioni culturali, appiattiscono le differenze e dissipano la ricchezza che il loro incontro e il loro intreccio possono produrre. Le parole, in ultima istanza, definiscono la realtà e la realtà è che il Comune di Roma, guidato da Gianni Alemanno, ha voluto rimarcare una distanza tra i “fratelli d’Italia” e gli altri.
E, tuttavia, le buone idee camminano sulle proprie gambe e così Intermundia trasloca in Viale Ventimiglia, nel quartiere del Trullo. Ad organizzarla, dal 27 al 29 giugno, sarà l’Arci Solidarietà onlus.

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