Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Da clandestino a Assessore comunale


Youssef Salmi

Campagnola Emilia li, 26/07/09
Mi chiamo Salmi Youssef, nato un pochino più in là, in MAROCCO quarant’anni fa. Arrivai in Italia nel 1990, dopo un brevissimo soggiorno da mio zio in Francia, dove ebbi la fortuna di conoscere la sua famiglia, “esperienza breve, ma importantissima, perché successivamente capii tante cose sui diversi punti di vista:  vedevo le mie cugine in vacanza in  Marocco come delle Francesi ma, quando andai a trovarle in Francia scoprì che erano considerate marocchine“.
Dicevo che arrivai in Italia in Agosto del Novanta. Per entrare all’ora bisognava avere il passaporto e i soldi, bastava dichiarare che stavi andando da dei parenti e era fatta soprattutto per quelli come me che avevano un visto regolare per uno dei paesi europei, in questo caso io avevo quello francese, dopo alcuni giorni che ero in Italia è scattata la legge che prevedeva il visto per entrare in Italia, in questo senso sono stato fortunato …
Venne a prendermi mio fratello a Milano, fu una gran bella giornata, l’inizio di un sogno: arrivare in Italia. Dalla stazione centrale di Milano a Reggio Emilia per finire a S. Maria per un piccolo soggiorno durato 15 giorni, da lì a S. Giovanni in una piccola casa affiancata alla Stazione con alcuni amici e mio fratello.
Per me fu un impatto difficile perché provenivo da una città molto grande come Rabat e mi son ritrovato in un piccolo paesino composto da un Bar, Tabaccheria, Forno, Chiesa, Oratorio, campetto da calcio e una fermata del treno che porta al centro città. Era un impatto strano che ho cercato nell’immediato di interpretare positivamente.
Il Bar era il punto d’incontro di tutti i giovani oltre all’oratorio, il Bar era l’ambiente che frequentavo tutti i giorni, dove ho conosciuto i miei primi amici, non fu facile, ma l’interpretazione giusta che avevo dato a certi sguardi mi ha aiutato a superare quel pregiudizio causato dall’errata definizione di certi atteggiamenti che causano poi un chiusura reciproca che oggi vediamo incrementarsi sempre di più.
Ero sempre presente, qualsiasi iniziativa ero lì, aiutavo nelle feste, partecipavo alla vita quotidiana locale, era un paesino ricco e lo è tutt’ora di iniziative per tenere vivo il paese, si facevano feste fiere iniziative all’oratorio e via di seguito. Lì ero tra i volontari di quel posto anche perché ero così attivo anche quando ero in Marocco, tra organizzazione di iniziative al Liceo e dibattiti sui diritti umani con il mio stimatissimo Professore “Arsalan fath allah”, nonché iniziative sociali …
Ero molto cercato da tutti gli amici del Bar, mi hanno sempre voluto bene, giocavamo insieme a calcio andavamo a ballare o a fare altri giri, insomma ero uno di loro. Il fatto che non avevo il Permesso di soggiorno,non mi ha mai creato problemi, tranne quella volta che andai con il mio amico a raggiungere gli amici al camping a Cesenatico e non riuscì ad entrare perché ci voleva il permesso di soggiorno. Il gesto più bello fu da parte del mio amico Andrea Parmigiani quello di rimanere con me, abbiamo passato due giorni all’aperto, giravamo la notte e dormivamo il mattino in spiaggia.
Lavoravo di qua e di là e facevo il volontario in CRI, “ a questo proposito vorrei Ringraziare tutti gli amici della CRI di Novellara e in particolare Paolo Ferretti,  il Presidente di allora che mi ha permesso di rendermi utile”.
Da lì un po’ alla volta con l’aiuto di alcuni amici, ho cercato di regolarizzarmi, cosa che non era possibile, perché allora come oggi, il Governo emanava leggi chiuse e poco attuabili:  per avere il permesso di soggiorno (p.s.) bisogna avere il Lavoro per avere il Lavoro bisognava avere il libretti di lavoro, per avere il libretto di lavoro bisogna avere il P.S, insomma un cane che si morde la coda (l’allora Legge Martelli). Oggi, peggio di prima, andiamo a determinare quote per i flussi quando sappiamo di averne migliaia di Clandestini a casa Nostra.
Dopo alcuni anni che ero a S. Giovanni di Novellara e dopo l’arrivo di mia sorella ci siamo spostati in una casa decente grazie al Signor Bertani dove ho vissuto con mio fratello e mia sorella fino a quando mi sono sposato con la splendida Barbara,  guarda a caso ci siamo conosciuti al Bar di S.Giovanni, gestito da sua madre.
Barbara,  amica di mia sorella,  mi  piacque sin dal primo istante. Per lei non fu esattamente così perché ero abbastanza insistente nel chiederle sempre se stesse bene, cosa che per la mia cultura è normalissima, poi capii che alcuni  italiani questo modo d’iniziare a relazionarsi fa quasi  venire il dubbio che ci sia qualcosa che non va.
Ci siamo innamorati e dopo 11 mesi di fidanzamento ci sposammo. Un matrimonio nato da un grande amore, ma anche, non lo nego, dalla paura di essere mandato via. Non tutti erano d’accordo ma noi eravamo sicurissimi, oggi sono più di Quattordici anni che siamo sposati abbiamo due bei bimbi  Yasmine di Dodici anni e Elias di quattro e mezzo.
Il matrimonio e la regolarizzazione mi hanno permesso di fare tutte quelle cose che non potevo fare prima, abbiamo trovato casa in centro a Novellara una piccola cittadina di poco più di 10 mila abitanti, oggi siamo a quasi Quattordici mila. In centro dove c’era una buona presenza di immigrati di origine Marocchina e non, e dove c’era questa tendenza legittima di formarsi in varie gruppi di appartenenza etnica, mi ha fatto riflettere anche perché quando ero Clandestino i miei amici erano quasi tutti Italiani, quando andavo fuori con loro non ero mai considerato uno straniero mi ero intergrato talmente bene che a volte nel criticare alcuni atteggiamenti di certi immigrati non si faceva caso alla mia presenza …
Quando ero in Marocco come ho detto ero molto attivo, la breve permanenza in Francia mi ha lasciato il segnato, il momento da clandestino che ho passato soprattutto con amici italiani mi ha insegnato tante cose, i miei compaesani del Marocco mi hanno insegnato altre cose, da li è nata la voglia di lavorare per una integrazione basata sulla reciprocità, la conoscenza, il rispetto ma soprattutto la voglia di trovare metodi per far interagire immigrati e autoctoni.
Siamo già nel 1999 quando ci fu la decisione con un gruppo di amici di creare l’ Associazione Araba di Cultura e Solidarietà, fu l’inizio di un cammino che dura fino ad oggi, dopo circa un’ anno dalla nascita di questa Associazione ci furono le dimissione del presidente. E allora presi l’impegno io con l’obiettivo di concretizzare ciò che dicevo all’inizio, lo slogan era diventato “il rispetto e la conoscenza reciproca sono la base della convivenza” per renderlo effettivo ci fu l’invenzione oltre alle iniziative culturale quelle di carattere sportivo, gastronomico e musicale, direi che queste ultime tre cose sono state il fulcro delle nostre iniziative che hanno attirato tante persone unendo tante giovani durante il torneo di calcio estivo con l’obbiettivo di farle conoscere alle squadre locale per collocarle nelle varie realtà, e questo fu realizzato, la gastronomia multietnica ha giocato il ruolo importante insieme alla musica per attirare la curiosità ad assaporare e ascoltare musica e vedere balli che si vedevano solo in TV, è stato davvero faticoso , ma fu importante per il cammino di Novellara verso l’affermazione di un modello positivo di integrazione e convivenza tra le tante comunità che ci vivono, grazie soprattutto alla valorizzazione che ci fu da parte dell’amministrazione comunale alle varie realtà che compongono il tessuto sociale del paese.
Vedere crescere mia figlia giorno dopo l’altro ha consolidato in me la voglia di lavorare ancora di più per  prevenire situazione come quelli che  avevo visto in Francia ..
Nel 2004 mi fu chiesto di entrare in Politica. Fu organizzato un incontro con il Segretario dei DS Carlo Veneroni io ovviamente non sapevo nulla di come funziona tutto e chiesi alcuni informazioni per capire meglio , anche perché non ero tesserato con nessun partito allora. Dopo alcuni giorni ci fu un incontro anche con il giovane candidato Sindaco Raul Daoli  con il quale ho avuto il piacere di collaborare come associazione: da li incominciai l’avventura Politica, una novità per tutta la nostra provincia dove si erano presentati in Nove candidati con cittadinanza Italiana (di origini straniera).
Sono stato eletto quarto della nostra lista, ricordo che tre mesi prima avevo comprato un appartamentino in un comune vicino “Campagnola Emilia” e durante la campagna elettorale l’avevo sempre detto, sta di fatto che qualcuno aveva espresso delle perplessità, fu una novità assoluta, ero il primo marocchino che viene eletto in un comune in Italia con espressione della preferenza.
Dopo circa due anni decisi di tesserarmi con il partito “DS”.  Lo feci il giorno in cui era partito il camper del Professore  Romano Prodi per la campagna elettorale per  l’Ulivo, nella speranza di far germogliare un soggetto politico nuovo di centro, come quello che auspico che si affermi ora con il PD.
Durante i Cinque anni da consigliere comunale ho cercato di svolgere il mio ruolo al meglio possibile, cercando sempre di essere il ponte tra il cittadino e l’amministrazione comunale. Non è stato facile ma ci ho creduto e nonostante le tante difficoltà ci sono riuscito con tanti sacrifici,  perché questo ruolo comporta delle rinunci  assenze che a volte i figli non riescono a comprendere.
La mia era  una sfida quotidiana, ho cercato di dare il meglio di me, per far capire che anche quelli che vengono da lontano possono fare politica e possono dare un contributo come tutti, era una sfida perché doveva dare un risultato che non era scontato.  Non è stato facile per uno che oltre tutto fa l’operaio e deve tenere conto prima di tutto del lavoro perché è quello che a fine mese ti permette di pagare il mutuo, un lavoro in un ambiente dove alcuni come tanti altri fuori non erano ancora pronti a vedere un immigrato tra coloro che devono decidere le politiche del Comune. Tutto ciò mi dava quella spinta e grinta che ci vuole per affermare ciò che dicevo all’inizio, la mia sfida era ancora più grande e difficile, perché da una parte c’era chi diceva che io lavoro solo per gli immigrati, mentre gli immigrati esattamente il contrario.
Infine la nascita del PD, le primarie di Veltroni che ho sostenuto, la costituzione del circolo PD locale di cui faccio parte come componente della Segreteria, fino ad arrivare alle elezione del 6 e 7 Giugno del 2009. E’ stata una campagna elettorale difficile perché,  come in tutta Italia, si è giocata sulla demagogia e sull’attacco all’immigrazione a alle politiche che ha fatto la nostra amministrazione comunale riguardo alle politiche realizzate dalla nostra amministrazione comunale.
L’Otto giugno scrutinio, il risultato, c’è l’abbiamo fatta, abbiamo vinto, ma ho vinto anche io dopo le tante preoccupazioni e le tante paure di non farcela e di mettere il nostro modello in forte discussione. Ce l’ho fatta sono stato eletto secondo della nostra lista con quasi il 50% di voti in più dell’ultima volta, è stata un a cosa emozionante, un momento di grande conferma ma sopratutto un riconoscimento da parte dei Novellaresi, un apprezzamento degli sforzi fatti durante i precedenti Cinque anni e durante le mie Diciannove anni di vita in Italia. Quindi Grazie ai cittadini di Novellara, a Novellara che adoro e che sono stato pronto a servire come  la mia terra d’origine , perché è la terra dove sono cresciuto e dove stanno crescendo i miei figli.
La cosa ancora più emozionante è la decisione da parte del Mio Sindaco “Raul Daoli” di darmi l’Assessorato ai Giovani, Volontariato e Associazionismo, un Assessorato a mio parere fondamentale per un Comune come il nostro dove i giovani sono tanti e dove il volontariato rappresenta il fiore nell’occhiello della nostra realtà, che va stimolata e sostenuta oltre che valorizzata.
Vi ho raccontato un po’ della mia vita e delle mie esperienze per condividere con quanti più possibile la necessità di valutare le persone per quello che sono, non per da dove arrivano.

Youssef salmi
Assessore ai Giovani
associazionismo e volontariato
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