Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Naufraghi di serie A e di serie B

Valentina Brinis
Il naufragio della nave da crociera Concordia, avvenuto qualche giorno fa al largo dell’isola del Giglio, è stato seguito mediaticamente passo dopo passo: l’urto, le urla dei passeggeri, l’allarme dato attraverso gli altoparlanti dal comandante, la fuga con le scialuppe, i soccorsi e le polemiche.

Tutto ben documentato anche dai corrispondenti esteri sia perché a bordo della Concordia c’erano molti ospiti stranieri, sia perché si tratta di una tragedia inaspettata per una nave di quelle dimensioni (inevitabile è la rievocazione del naufragio del Titanic). E un altro è l’aspetto che colpisce: nonostante tutti i passeggeri fossero stati censiti e registrati (si conoscono il numero di persone imbarcate e le loro generalità) restano le difficoltà nel calcolo dei dispersi. Ma è proprio quest’ultimo problema - ecco il dato singolare – ad accomunare la vicenda della Concordia e i morti (e dispersi) tra i migranti nel Mediterraneo che, nel solo 2011, sono stati 2160. E colpisce ancor più perché quella cifra (duemilacentosessanta) è l’esito, invece, della maledetta combinazione di più irregolarità: quella delle imbarcazioni, del numero di passeggeri, delle condizioni di navigazione e di chi li trasporta verso l’Italia. Il paragone risulta drammaticamente interessante - a prescindere dalla retorica a cui rimanda - perché evidenzia la disparità di trattamento tra i naufraghi della Concordia e quei profughi, che in alcuni casi sono anche naufraghi. Per i secondi non si ha alcuna pretesa di esattezza nel calcolo dei dispersi, nella ricostruzione della loro biografia e, soprattutto,  nessuna pretesa di individuare i colpevoli. Premessa l’umana pietà per i morti della Concordia, non si può non registrare il sospetto che chi giace nel Mediterraneo sia considerato di una categoria diversa (inferiore?) di vittima del mare.
Italia-razzismo 17 gennaio 20212

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