Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

08 giugno 2012

Caro Governo, ora "libera" i migranti!
Gli Altri, 08-06-2012
Valentina Ascione
Sono stati anni orribili, questi ultimi, per migranti e nomadi in Italia. Anni dominati da sentimenti di diffídenza, intolleranza e odio razzista, che il governo di centro destra ha cavalcato - specialmente nella sua frangia leghista - cercando nella paura dei cittadini legittimazione per politiche securitarie e repressive. E sebbene oggi al Viminale non sieda piu Roberto Maroni e la Lega viva un momento di grave crisi, non basta il generale mutamento di clima nel paese a garantire un cambio di passo e cancellare gli esiti di una cosi cattiva gestione dei fenomeni legati all'immigrazione. «Ogni giorno assistiamo a prese di posizione di esponenti politici e del governo che fanno ben sperare, ma se non si realizzano con azioni politiche, rischiano di restare opinioni personali. Il nuovo esecutivo ha promesso un cambiamento culturale, nei contenuti non c'è però ancora nulla di concreto», spiega Simone Sapienza, responsabile del gruppo immigrazione di Radicali Italiani, «Non servono buoni propositi su singoli temi, ma piuttosto una visione di insieme delle diverse questioni che compongono il fenomeno migratorio, tradotta in norme efficaci». Ecco perché Emma Bonino e il Partito Radicale hanno riunito tutte le maggiori istituzioni internazionali che operano in Italia, dall'Alto commissariato Onu per i Rifugiati all'Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), associazioni di immigrati ed esperti del settore, elaborando con loro dieci differenti proposte che verranno illustrate il 14 giugno prossimo al Senato in un grande convegno dal titolo: "Immigrazione: una sfida e una necessità - Proposte per un salto di qualità", al quale prenderanno parte anche i ministri dell'Interno e della Cooperazione Internazionale, Annamaria Cancellieri e Andrea Riccardi. L'obiettivo è trovare soluzioni rapide e incisive per i numerosi problemi sul tappeto, senza pensare a riforme epocali, ma attraverso anche provvedimenti amministrativi che questo governo potrebbe facilmente adottare nei pochi mesi che lo separano dalla scadenza della legislatura. E superare cosi le politiche precedenti che hanno visto l'im-migrazione trattata come una questione di sicurezza e ordine pubblico e affrontata in una logica emergenziale. Una gestione che ha alzato muri e costruito ghetti. Ghetti etnici, come quelli dei campi rom, su cui si gioca la prima grande sfida dell'esecutivo tecnico guidato da Mario Monti, che ha varato un piano molto apprezzato in Europa, basato sulla scolarizzazione e l'inserimento lavorativo per uscire dalla logica dei campi. E che però proprio in queste settimane dovrà decidere sulla sorte dei villaggio a La Barbuta, a Roma, ultimato grazie al ricorso dello stesso governo alla sentenza del Consiglio di Stato che aveva dichiarato illegittimo il decreto sullo stato di emergenza nomadi. «E il campo più grande voluto dal piano di emergenza, con tutte le caratteristiche della soluzione emergenziale: delocalizzato, dotato di videosorveglianza e destinato esclusivamente a persone di etnia rom», spiega Sapienza. Il governo si trova ora davanti a un bivio simbolico: aprirlo, come vorrebbe il Comune, ai soli rom, o convertido ad altri usi, come propongono i radicali. «I costi di un piano casa per i nomadi sono di gran lunga inferiori a quelli di un campo attrezzato, dove mantenere una famiglia di cinque persone costa in media 100 mila euro l'anno», osserva Sapienza. Ghetti dispendiosi, dunque, come i Centri di Identificazione ed Espulsione seminati sul territorio nazionale: zone franche del diritto e simili, in alcuni casi a veri propri lager. L'Oim ha calcolato che il 60 per cento circa di coloro che vi risiedono sono ex detenuti, se dunque fossero identificati in carcere, non ci sarebbe bisogno di farli transitare dal Cie. Ciò eviterebbe loro un anno supplementare di detenzione e permetterebbe allo Stato di risparmiare milioni preziosi in tempi di crisi e di spending review. "Per rendere la detenzione amministrativa una soluzione residuale, basterebbe applicare una circolare del 2007 del ministro Amato che già aveva previsto l'espletamento nelle strutture penitenziarie delle procedure di identificazione dei migranti detenuti", fa sapere Sapienza, e che è rimasta lettera morta, forse per non ledere gli inte- ressi di chi ha in appalto la gestione dei centri. Ci sono poi, oltre a quelli fisici, i ghetti della marginalità sociale e culturale. La paura dei lavoratori sfruttati, che tacciono per non essere espulsi da un paese, il nostra, che solo in rarissimi casi tutela chi con coraggio sceglie di denunciare la propria condizione. E l'isolamento delle donne che non lavorano e stanno a casa, dei bambini che non vanno a scuola e dei tanti, anche di seconda generazione, che hanno difFicoltà a inserirsi perché ad esempio non conoscono bene la lingua. Alle scuole superiori i bocciati stranieri sono il 30 per cento, il doppio di quelli italiani (fonte rapporto Miur-Ismu), e quasi tutti varino a ingrossare le fila dei Neet (Not in Education, Employment or Training): giovani, cioè, che non studiano, che non hanno un lavoro e nemmeno lo cercano. «Gli stranieri contribuiscono in maniera determinante al Pil di un paese, dunque l'integrazione è uno dei piú importanti fattori di crescita. Eppure - spiega ancora l'esponente di Radicali Italiani - è una delle prime voci di spesa a subire tagli», accade cosi che circolari e direttive virtuose, che dispongono interventi a sostegno della scolarizzazione e della formazione degli stranieri, restino disattese a causa della mancanza di fondi. L'Italia stritolata dalla crisi non puo però permettersi il peso dell'inattività di centinaia di migliaia di stranieri, che invece, quando occupati, partecipano in maniera sostanziale all'economia. Lasciarli indietro non conviene a nessuno, perché è proprio nell'emarginazione che si annidano i pericoli. Quello che serve, dunque, è una visione di insieme e una distribuzione più attenta e responsabile delle risorse. E soprattutto serve coraggio, più di quanto questo governo ne abbia dimostrato finora, per liberare i migranti dai ghetti e farli diventare cittadini con diritti e doveri, come tutti gli altri. Uguali agli altri.



La Ue approva le deroghe a Schengen
il sole, 08-06-2012  
Beda Romano
BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
I Paesi firmatari del Trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone in un'area di oltre 400 milioni di abitanti hanno approvato ieri all'unanimità la possibilità di reintrodurre i controlli alle frontiere nazionali in caso di «circostanze eccezionali» per un periodo rinnovabile di sei mesi. La decisione dei ministri degli Interni, che dovrà ora essere approvata anche dal Parlamento, è stata promossa da Francia e Germania.
«Abbiamo accettato il compromesso presentato dalla presidenza danese perché permette di affrontare le gravi situazioni che possono presentarsi a noi», ha detto ieri a Lussemburgo il nuovo ministro degli Interni francese, Manuel Valls. Dietro all'espressione «circostanze eccezionali», il Consiglio pensa in particolare a flussi migratori anomali, provocati dall'inadempienza di uno Stato membro responsabile dei controllo di una frontiera esterna dell'Unione.
Oggi, lo sguardo corre alla difficile situazione alla frontiera turco-greca, uno dei passaggi privilegiati di immigrati clandestini. In realtà, però, a indurre Francia e Germania a chiedere un cambiamento delle regole di Schengen è stata la crisi tunisina e l'arrivo in Italia su imbarcazioni di fortuna di migliaia di persone all'inizio dello scorso anno in seguito alla rivolta contro il regime di Ben Ali. Molti tunisini proseguirono verso Nord, in particolare verso la Francia, provocando la dura reazione dell'allora governo Fillon.
Finora i controlli aile frontiere erano possibili per motivi di ordine pubblico e di sicurezza nazionale. La novità è l'adozione di un nuovo criterio, quello migratorio. Il testo approvato dai governi dà alla Commissione il compito di considerare la richiesta dello Stato membro di reintrodurre controlli alla frontiera e di presentare al Consiglio per approvazione a maggioranza qualificai a una racco-mandazione. L'esecutivo comunitario avrebbe voluto un ruolo piü centrale, e ieri lo ha ribadito.
Nella riunione di ieri i ministri degli Interni hanno anche deciso la base giuridica con la quale approvare i nuovi meccanismi di valutazione dell'applicazione delle regole di Schengen. I governi vogliono seguire la trafila dell'articolo 70 dei Trattati e non dell'articolo 77, optando quindi per l'approvazione a maggioranza qualificata dei governi e non per un iter in codecesione con il Parlamento. Ieri i deputati hanno protestato vivacemente.
«È inquietante - ha detto il presidente dei Parlamento Martin Schulz - vedere che i governi cercano di escludere i rappresentanti dei Cittadini su questioni attinenti ai diritti individuali». Non si può escludere che il Parlamento blocchi la prima delle due decisioni, fosse solo per ritorsione. Nel tentativo di non compromettere la riforma sul blocco alle frontiere i governi vorranno venire incontro ai deputati coinvolgendoli nella messa a punto di un nuovo meccanismo di valutazione delle regole di Schengen.



Schengen, sospeso il trattato L'Europa si difende dai migranti
Si tratta di una misura temporanea. Verranno ripristinati i controlli alle frontiere interne in caso di eccessive pressioni migratorie sulle frontiere esterne. Esempio: in caso di massicci sbarchi sulle coste italiane, la Francia potrà ripristinare controlli dei documenti al confine
la Repubblica, 08-06-2012
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - L'Europa chiude le sue frontiere interne e fa un passo indietro nella libera circolazione delle persone. I ministri dell'Interno hanno infatti raggiunto all'unanimità un accordo di riforma del trattato di Schengen 1 che introduce la possibilità di ristabilire temporaneamente i controlli alle frontiere interne in caso di eccessive pressioni migratorie sulle frontiere esterne. Un esempio per capire: in caso di massicci sbarchi sulle coste italiane, la Francia potrà ripristinare i controlli dei documenti ai suoi confini.
Sei mesi di blocco. L'intesa prevede il ripristino dei controlli sui confini interni per un periodo di sei mesi, prolungabile per altri sei mesi, nel caso in cui, a causa di circostanze eccezionali, non siano più assicurati adeguati controlli sulle frontiere esterne. Il testo su cui a Lussemburgo i ministri hanno raggiunto l'accordo escluderebbe inoltre il Parlamento europeo dalle procedure di verifica e monitoraggio dell'applicazione del trattato con cui è stata decretata l'abolizione delle frontiere interne tra i Paesi firmatari.
Cosa cambia. Il trattato di Schengen già oggi prevede la possibilità di sospendere temporaneamente l'abolizione dei controlli alle frontiere per motivi di sicurezza e di ordine pubblico, come avvenuto a più riprese per eventi sportivi e vertici di capi di Stato e di governo. Ma è stato dopo lo scontro avvenuto tra Italia e Francia, in seguito alle ondate migratorie che dal Nord Africa si sono riversate sulle coste della Penisola, che ha preso corpo il progetto di prevedere la possibilità di reintrodurre i controlli in maniera più "strutturata".



Immigrazione: secondo sbarco in due giorni nell'agrigentino
Una trentina di migranti avvistati sulla spiaggia di Seccagrande
(ANSA) - RIBERA (AGRIGENTO), 8 GIU - Alcune decine di immigrati - una trentina secondo alcune testimonianze - sono sbarcati, per il secondo giorno consecutivo, sulla spiaggia di Seccagrande a Ribera (Ag). Gli immigrati si sarebbero dispersi lungo le campagne circostanti. Delle ricerche si stanno occupando polizia, carabinieri ed ausiliari dei vigili del fuoco. Ieri, sempre a Seccagrande, erano sbarcati 22 tunisini, fra i quali una giovane donna. (ANSA).



Immigrati, sequestrano 51 egiziani e somali: 5 arresti a Barletta e Roma
Barletta - (Adnkronos) - Eseguito un decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari nei confronti di cinque cittadini egiziani tra i 25 e i 41 anni, ritenuti responsabili di sequestro di persona a scopo di estorsione e di violazione delle leggi sull'immigrazione
Barletta, 8 giu. - (Adnkronos) - A Barletta e presso l'Aeroporto di Roma- Fiumicino, i carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Bari insieme ad agenti della Squadra Mobile della Questura di Ragusa, hanno eseguito un decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari nei confronti di cinque cittadini egiziani, di eta' compresa tra i 25 ed i 41 anni, ritenuti responsabili di sequestro di persona a scopo di estorsione e di violazione delle leggi sull'immigrazione.
La collaborazione con la Dda di Catania ha consentito agli investigatori di accertare che i fermati avrebbero dapprima organizzato, dietro il corrispettivo di 4000 euro a persona, il viaggio, a bordo di natanti di fortuna salpati dal porto di Rachid (Egitto) e con destinazione le coste pugliesi, di 51 cittadini extracomunitari di nazionalita' egiziana e somala, favorendone l'ingresso clandestino nel territorio italiano.
Successivamente, approfittando dello stato di necessita' in cui versavano i clandestini, li avrebbero condotti in un casolare di campagna per tenerli in stato di segregazione fino a quando, dopo aver contattato i parenti e aver richiesto il pagamento di ulteriori somme di denaro per la loro liberazione con la minaccia che altrimenti li avrebbero uccisi, non fosse stato versato il prezzo del riscatto.
Tra i sequestrati e' stato anche identificato un minorenne di nazionalita' egiziana rilasciato, ad avvenuto pagamento del riscatto, il 27 maggio del 2012 presso la Stazione Ferroviaria di Foggia.
Il provvedimento restrittivo si e' reso necessario perche' i 5 erano in procinto di lasciare il territorio italiano per fare rientro in Egitto al fine di organizzare un nuovo trasporto di clandestini. I fermati sono stati condotti nelle carceri di Civitavecchia e Trani, in attesa dei provvedimenti di convalida dei gip competenti per territorio.



Rifugiati, il progetto per i ricongiungimenti "Ma l'obiettivo è un programma nazionale"
Presentati a Roma i risultati del piano "Ritrovarsi per Ricostruire" finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con il fondo dell'otto per mille dell'IRPEF devoluto dai cittadini alla diretta gestione statale per l'anno 2009, il più importante intervento mai finanziato in Italia sul ricongiungimento familiare per rifugiati
la Repubblica, 07-06-2012
ROMA - Il Consiglio italiano per i rifugiati 1 (CIR) ha oggi presentato a Roma i risultati del progetto "Ritrovarsi per Ricostruire" finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con il fondo dell'otto per mille dell'IRPEF devoluto dai cittadini alla diretta gestione statale per l'anno 2009, il più importante intervento mai finanziato in Italia sul ricongiungimento familiare per rifugiati. Sono state direttamente assistite più di 700 persone nel lungo percorso di ricongiungimento familiare e nel corso di due anni di attività sono arrivati 317 familiari in ricongiungimento, di cui 121 coniugi, 177 figli, 2 fratelli e 17 genitori. Il numero complessivo delle persone orientate e supportate all'interno del progetto ha quindi superato le 1.000 unità.
Sei regioni e 11 città interessate. Sono state interessate dall'intervento 6 regioni (Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Lazio, Calabria, Campania) e 11 città e province (Udine e Gorizia; Milano, Bergamo e Varese; Verona; Roma; Crotone, Catanzaro e Cosenza; Catania) ed ha previsto il lavoro di un ampio ed articolato partenariato: il Consiglio Italiano per i Rifugiati come capofila, la Fondazione Franco Verga e la CGIL Camera del Lavoro a Milano; la Cooperativa Panta Rei a Verona; il Centro Astalli, la Federazione delle Chiese Evangeliche e la Caritas Cooperativa "Roma Solidarietà" a Roma. Inoltre, il progetto si è avvalso del supporto tecnico di Contalegis e della Codacons.
Ricominciare la vita. "Il progetto ha sperimentato una modalità e una metodologia per permettere ai rifugiati di ricominciare una vita con la propria famiglia. Ma il progetto finisce qua mentre le stesse problematiche si avranno anche domani. E non solo per mille persone, ma per la totalità dei rifugiati presenti in Italia" - ha detto Christopher Hein, direttore del CIR - "Abbiamo intenzione di presentare proposte per convertire questo progetto in un programma nazionale che comprenda anche delle istruzioni per snellire le procedure tanto in Italia, ovvero presso le Prefetture e le Questure, quanto nei Paesi di origine e di transito dove si trovano le famiglie" ha concluso Hein.



Terni, immigrati: il boom si è fermato Per la prima volta meno stranieri
Il Messaggero, 08-06-2012
TERNI - In attesa dei dati del censimento Istat, che potrebbero in parte ridimensionare le cifre, l’ufficio statistico del Comune di Terni ha diffuso un dettagliato rapporto sull’andamento demografico della città.
Rapporto dal quale emerge uno spaccato cittadino che racconta,numeri alla mano, di quanto l’allarme natalità sia sempre più alto e di come gli immigrati, pur non essendo più numerosi come negli anni passati, facciano crescere la popolazione e siano talmente legati a Terni da dedicare in maniera sempre più frequente il nome dei propri figli al santo patrono della città.
L’andamento demografico nudo e crudo dice che la popolazione di Terni rispetto allo scorso anno è cresciuta, seppur di un soffio: +0,8 %. Incremento da collegare alla componente straniera anche se è calata rispetto al 2010, e come fanno notare dall’ufficio statistico «il trend fa ipotizzare che l’effetto del boom di stranieri avviatori alla fine degli anni ’90 stia man mano scemando».
Meno immigrati. A conferma dell’ipotesi la lieve flessione del tasso di immigrazione passato dal 24,4% del 2010 al 22,1% del 2011 e la crescita, invece, di un punto percentuale del tasso di emigrazione (nel 2011 +16,7 per mille un punto percentuale in più rispetto all’anno precedente).
«Alla fine del 2011 - si legge nel rapporto - risultavano iscritti nel registro anagrafico del comune di Terni 113.413 residenti dei quali 12.577 stranieri che rappresentano l’11% della popolazione totale. A livello nazionale Terni si colloca nella parte alta della classifica che misura l’incidenza di presenza di stranieri tra i residenti, posizionandosi ben al di sopra della media nazionale pari al +7,5%».
Terni si conferma sempre più una città rosa, con un tasso di mascolinità sovrastato dal gentil sesso. Un tasso a favore delle donne più marcato e nella componente straniera.
Secondo i dati anagrafici, infatti, «dei 113.413 residenti 59.997 sono femmine e 53.416 maschi con un tasso di mascolinità (numero di maschi ogni 100 femmine) pari a 89,03».
Un trend che «dimostra una marcata femminilizzazione della popolazione ternana». Femminilizzazione che caratterizza in particolar modo il pianeta immigrati.
«Ancora una volta la tendenza - si legge ancora nel rapporto dell’ufficio statistico - è maggiormente evidenziata per la componente straniera che si caratterizza per una spiccata prevalenza di sesso femminile, anche se da un paio di anni si sta verificando un ricongiungimento familiare che contribuisce a diminuire questa sproporzione tra i due sessi».



Boom di immigrati ma senza casa e lavoro
Sono quadruplicati in dodici anni e riguardo agli immigrati per densità abitativa la Campania è la prima regione del Sud
la Repubblica, 08-06-2012
TIZIANA COZZI
Quadruplicati in 12 anni. Sono 200 mila gli immigrati che vivono in Campania, concentrati attorno ai tre capoluoghi Napoli, Salerno e Caserta. Un dato che conferisce alla regione il primato nel Mezzogiorno con la maggiore densità di extracomunitari. Una crescita in valore assoluto che ogni anno assegna ai migranti uno spazio in più.
Ad oggi su ogni 100 abitanti della regione ci sono 3 stranieri. Un record impensabile fino a qualche anno fa. Nel 2000 erano 42 mila le unità straniere presenti in Campania, oggi sono 164 mila ma considerando i clandestini e gli irregolari si arriva con certezza a 200 mila presenze. L'aumento esponenziale però, non è garanzia di benessere. chi arriva in Campania paga il prezzo di difficilissime condizioni abitative, di disoccupazione sempre più alta e si adegua a vivere in condizioni di disagio, più che altrove.
Lo rivela una ricerca "Immigrati e disagio abitativo", realizzata da un gruppo di geografi del dipartimento di Scienze umane e sociali dell'università l'Orientale, in collaborazione con Uil Campania e Aliseicoop. Il dossier sarà presentato oggi alle 10 a Palazzo Giusso.
Lo studio si è concentrato sulle aree più problematiche in quanto a condizioni abitative e concentrazione di immigrati. Tre i comuni individuati: Villaricca, Mondragone e Eboli. La ricerca è stata effettuata su un campione di 616 stranieri, età media 34 anni, la fascia d'età prevalente va dai 26 ai 34 anni. Villaricca è risultato
il comune con più giovani. Diverse le nazionalità dominanti sul territorio: Algeria (96 per cento), Tunisia (88 per cento), Marocco (81 per cento). Segue Cina (59 per cento), Albania (55 per cento), Bulgaria (49 per cento) e Romania (48 per cento). Prevalgono gli uomini sulle donne.
È sulle case che però si decide il benessere delle comunità. Concentrati nel centro storico delle città, confinati nella periferia degradata, isolati in fabbriche dismesse, le condizioni di vita sono sempre difficili, tranne in pochi casi. A Mondragone gli immigrati, per lo più braccianti o colf provenienti dall'Est, vivono nel centro storico della città.
Occupano terranei di 2-3 vani e ci vivono in 3. Bulgari e africani, invece, vivono ammassati in 10 in uno stanzone pagando 100 euro a persona al mese. Quasi nessuno, però, raccontano i ricercatori, ha ammesso di vivere in condizioni del genere. Mondragone non è uno casi più complessi. Ma a pochi chilometri, Pescopagano e Torre di Pescopagano disegnano la situazione più drammatica. Qui, sul lungomare tra Castel Volturno e Mondragone esiste un vero e proprio ghetto, un intero quartiere abitato da migranti spesso senza permesso. Spesso sono case affittate d'estate ai turisti che sono obbligati a lasciare (dietro sfratto) non appena arriva la bella stagione, salvo rioccuparle in inverno. Ovviamente non c'è ombra di riscaldamenti. Una sistemazione scomoda, provvisoria e gelida costa dai 250 ai 500 euro al mese.
Stessa situazione per Eboli, tristemente nota per lo sgombero di San Nicola Varco. Disoccupazione straniera alle stelle, gli immigrati restano confinati sulla litoranea al confine con Battipaglia. Qui la convivenza è praticamente impossibile. I comitati di quartiere hanno chiesto pattugliamenti notturni delle forze di polizia per assicurare il controllo sul giro di prostituzione. I quartieri più difficili sono Santa Cecilia e Campolongo, dove gli stranieri pagano dagli 80 a 150 euro a persona per case dove non c'è né acqua né corrente e ci vivono dalle 5 alle 7 persone. Il 90 per cento degli immigrati della zona vive a Campolongo. I maghrebini, ad esempio, abitano in fabbriche dismesse, dove non c'è nessun allaccio a gas, acqua e luce.
Altri vivono in roulotte e baracche. Villaricca invece, si conferma luogo di passaggio scelto soprattutto dai migranti dell'Est. Abitano nell'hinterland, nelle case a corte con portoni bassi, via De Gasperi, via Micillo, via Napoli. Ma il vero confine di demarcazione tra napoletani e stranieri è rappresentato dalla rotonda di Giugliano, utilizzato come luogo per procacciarsi il lavoro dagli extracomunitari irregolari. "Bisognerebbe monitorare continuamente il cambiamento della società che gli immigrati apportano  -  spiega Fabio Amato, responsabile dell'indagine  -  perché in questo modo si possono utilizzare gli strumenti conoscitivi dell'indagine per comprendere meglio la realtà che ci sta intorno. Soprattutto in un momento come questo, segnato dalle difficoltà di integrazione e di convivenza".



Cittadinanza, entro giugno la Camera discute I primi risultati de "L'Italia sono anch'io"
Il "peso" delle 200 mila firme raccolte per le due proposte di legge di iniziativa popolare, per la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia e per il diritto di voto alle amministrative All' incontro alla Camera, presenti il presidente Gianfranco Fini, il presidente dell’Anci Graziano Del Rio, il ministro della Cooperazione internazionale, Andrea Riccardi e il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola
la Repubblica, 06-06-2012
ALFONSO PIROMALLO
ROMA - “Io non mi sento straniera, sono nata e cresciuta in Italia, non nego le mie origini, ma casa mia è in Italia e mi sento Italiana”. Lamiaa Zilaf è nata dodici anni fa a Reggio Emilia da genitori marocchini. La sua storia di bambina figlia di una “mamma” che non la riconosce, è stata il centro della conferenza nazionale per la cittadinanza organizzata dalla campagna L’Italia sono anch’io 1.
La conferenza. Nell’auletta dei gruppi della Camera a via Campo Marzio si sono susseguiti numerosi interventi, dal presidente Gianfranco Fini al presidente dell’Anci Graziano Del Rio, passando per il ministro della Cooperazione internazionale, Andrea Riccardi e il presidente della regione Puglia Nichi Vendola. Tutti uniti nel chiedere al Parlamento di discutere e approvare, entro la fine della legislatura, i due disegni di legge di iniziativa popolare per la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia e per il diritto di voto nelle elezioni amministrative, presentati e sostenuti dalle oltre duecentomila firme raccolte da L’Italia sono anch’io.
L’iter parlamentare. Un primo passo è stato fatto, come ha ricordato Gianfranco Fini, con la calendarizzazione della discussione delle due proposte per il mese di giugno, almeno a palazzo Montecitorio. Un'accelerazione imposta dal presidente della Camera al fine di “colmare il ritardo culturale della nostra società”.
Guardare al futuro. “L’attuale legge sulla cittadinanza – ha affermato Fini -  ha vent’anni, l’Italia di oggi non è più quella di allora. È necessario superare la concezione dell’immigrazione come fenomeno negativo e cominciare a considerarla una risorsa”. Sulla strada da seguire propone la sua: un’integrazione che vada oltre il modello francese, troppo invasivo dell’identità culturale degli immigrati, e al tempo stesso permetta di evitare i problemi del modello inglese di multiculturalismo estremo. “Sarebbe bello se l’Italia, per la prima volta trovi una strada sua, che valga da modello per l’Europa intera”. L’obiettivo del Parlamento è, insomma, costruire un modello di integrazione che dia una prospettiva ai figli degli immigrati nati nel nostro paese che, secondo Graziano Del Rio, tra vent’anni saranno un quinto del totale.
Non solo solidarietà. Ma il diritto di cittadinanza – come ha ricordato Nichi Vendola -  non è “solo questione di cuore o di cervello”, è l’una e l’altra cosa: “Gli immigrati sono un pezzo della nostra ricchezza, non solo economica, ma anche culturale”. Ed è su questa ricchezza che bisogna puntare in momenti di crisi come la nostra perché i diritti – ha affermato Del Rio – sono un grande investimento. Il discorso del presidente della regione Puglia tocca note sensibili e riscuote il consenso del pubblico in due occasioni: la prima volta quando invoca l’istituzione di un permesso di soggiorno per la ricerca di lavoro e poi quando un bambino di tre o quattro anni, figlio di cittadini del Corno d’Africa gli ruba la scena. Il piccolo irrompe sul palchetto, accolto dagli applausi dell’Auletta e, salito sulle ginocchia del presidente dell’Arci Paolo Beni, tenta di prendere la parola. A fermarlo è più il timore dell’aula piena che quello del papà che cerca di recuperarlo. Eccola la nuova Italia che cresce e chiede di essere ascoltata.

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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