Morire nel Mediterraneo

 

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                         2013          1050

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

01 settembre 2014

La strategia dei Viminale
CINQUE NAVI, DUE AEREI E PIÙ FONDI IL PIANO PER IMPEDIRE I NAUFRAGI
Immigrazione, le richieste di Alfano all`Europa. Le resistenze di Berlino e Madrid
Corriere della sera, 01-09-14
Fiorenza Sarzanini
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ROMA - Almeno cinque navi e due aerei per pattugliare il Mediterraneo e affiancare i mezzi che già ci sono in modo da disporre di una flotta di dieci unità in mare e quattro in aria. Il Viminale mette a punto il piano di intervento da sottoporre all`Europa per affrontare l`ondata migratoria sempre più imponente. E calcola pure lo stanziamento economico necessario a sostenere la missione che dovrà sostituire «Mare Nostrum», garantendo il soccorso di quelle persone che si affidano agli scafisti e sempre più spesso non ce la fanno a coprire la traversata dal Nordafrica all`Italia. Il rischio altissimo è infatti quello di trasformare «Frontex Plus» in una operazione esclusivamente di polizia che mira a respingere, anziché accogliere i migranti. E invece quanto fatto finora - con una missione costata all`Italia 30o mila euro al giorno - ha dimostrato l`importanza di creare una linea avanzata di controllo per cercare di evitare í naufragi. Anche se questo comporta un impegno per l`accoglienza che non ha precedenti e che la stessa Unione Europea è stata costretta
a riconoscere dopo aver sottolineando le difficoltà di farsene carico direttamente.
Nuovo allerta per altri 10 mila posti
L`ultimo telegramma spedito due giorni fa dal Viminale allerta i prefetti per l`assistenza degli immigrati, ormai ben oltre la soglia delle 115 mila persone. Stranieri, la maggior parte richiedenti asilo, che il responsabile del Dipartimento Immigrazione Mario Morcone deve sistemare nelle strutture messe a disposizione dagli enti locali, tra mille difficoltà e resistenze. Gli sbarchi non accennano in alcun modo a fermarsi e anzi rischiano di aumentare nelle prossime settimane con l`acuirsi delle situazioni di crisi in Africa e Medio Oriente. Ormai la media è di 5 mila arrivi a settimana, ben 7omila sono stati i migranti sbarcati sulle nostre coste tra giugno e agosto.
I «bilaterali» con Spagna e Germania
Il negoziato del ministro dell`Interno An gelino Alfano con gli Stati europei comincia domani con la missione a Berlino e Madrid. Obiettivo del ministro è quello di «ottenere il consenso politico a una condivisione tecnica dell`emergenza in modo da creare un dispositivo stabile e dunque efficace». La Francia ha già risposto positivamente alla richiesta di partecipazione alla missione, con Germania e Spagna la strada potrebbe essere più in salita. L`atteggiamento del governo spagnolo è infatti di «chiusura» rispetto ai flussi che arrivano dal Nordafrica, mentre i tedeschi hanno più volte sottolineato di aver già il proprio carico di stranieri, dovendo fronteggiare gli arrivi attraverso le frontiere terrestri. Non a caso la strategia italiana è quella di sollecitare uno sforzo anche minimo che però consenta di poter contare sulla partecipazione di tutti gli Stati confinanti. Resta però da sciogliere il nodo di chi ha raggiunto alcuni Paesi europei senza essere stato «identificato» dalle nostre autorità attraverso il «fotosegnalamento». Nei giorni scorsi le autorità della Svezia e della Svizzera affiancate da quelle di Germania e Francia, hanno annunciato la volontà di applicare il trattato di Dublino e riaccompagnare alla frontiera italiana gli stranieri richiedenti asilo che erano approdati sulle nostre coste e poi avevano varcato il confine senza un documenti di identificazione, cioè il permesso provvisorio che viene rilasciato a chi presenta istanza di asilo. La decisione, che dovrebbe essere discussa nei prossimi giorni cercando di arrivare a una mediazione sulla distribuzione dei profughi, riguarda tra i 5mila e i 10mila migranti.
Il costo delle navi: 500 euro l`ora
La trattativa che impegnerà Alfano a partire da domani riguarderà anche gli stanziamenti economici che ogni Stato e più in generale l`Unione Europea sono disponibili ad affrontare per gestire il problema dei profughi. Anche tenendo conto che le stime degli analisti non prevedono alcuna diminuzione dei flussi per le prossime settimane. Il progetto studiato dal Viminale prevede di impiegare i mezzi navali e aerei attualmenteimpe gnati nelle spedizioni «Hermes» (nel tratto di mare antistante la Sicilia) ed «Eneas» (che coinvolge la zona di fronte alla Calabria) attualmente finanziati dall`Ue, che scadono il 30 novembre.
Gli esperti coordinati da Giovanni Pinto, il direttore dell`Immigrazione e della polizia di frontiera, hanno calcolato che ai sei mezzi navali e ai due aerei già utilizzati si dovrebbero aggiungere dalle tre alle cinque navi oltre a due aerei che possono sorvolare l`area spingendosi in prossimità delle coste africane. Il costo stimato per la messa in mare dei mezzi è di 50o euro l`ora e su questo è presumibile si scatenerà la battaglia più pesante all`interno dell`Unione visto che il commissario per gli Affari interni Cecilia Malmstróm aveva già evidenziato la mancanza di fondi. Proprio per tentare di aggirare queste resistenze Alfano appare intenzionato a trattare direttamente con i governi la messa a disposizione degli stanziamenti. Consapevole che l`esito positivo appare tutt`altro che scontato.



«Immigrati, il Veneto non può tirarsi indietro»
L`assessore Nappi: sanzioni a chi non rispetta le regole
il Mattino, 01-09-14
Maria Chiara Aulisio
«Le regole vanno rispettate, ognuno deve fare la sua parte. Altrimenti dovranno scattare severe sanzioni». Severino Nappi, assessore regionale al Lavoro con delega all`Immigrazione, non sente ragioni e invita il Governo a prendere seri provvedimenti nei confronti di chi, sulla questione migranti, pensa di regolarsi in maniera diversa rispetto a quello che è stato stabilito nell`ambito dell`operazione Mare Nostrum. Nel mirino la regione Veneto che, allo stato, si rifiuta di accogliere gli stranieri adducendo una serie di ragioni molto poco condivisibili. Al Viminale stanno già preparando una trasferta verso il Nord nel tentativo di superare il muro del no alzato da alcuni governatori, in particolare quello del Veneto. «Tutto questo non è accettabile prosegue l`assessore Nappi - la Campania, esattamente come il Veneto, non è terra di sbarco. Non si capisce per quale ragione noi dobbiamo farci carico degli immigrati che ci vengono assegnati e loro no. Anzi, se vogliamo dirla tutta, la nostra regione sta dando prova di grande solidarietà e capacità organizzativa. In ogni caso loro non possono tirarsi indietro. Altrimenti dovranno essere sanzionati così come è accaduto a noi in caso di comportamenti inadempienti».
Intanto, questa mattina, nel porto commerciale di Salerno, sbarcheranno altri mille migranti salvati nel canale di Sicilia. Arriveranno a bordo della nave Fasan della Marina Militare. Il quarto sbarco nel giro di poco meno di due mesi, una situazione già insostenibile, ancor di più dopo l`arrivo delle fregate Etna e San Giusto il primo luglio, il 5 agosto e il 18.
A Napoli, sabato, ne erano arrivati più di trecento provenienti da Senegal, Siria, Sudan, Mali, Nigeria, Libia, Nuova Guinea e Bangladesh. Tra loro ventinove bambini senza genitori e tre donne in gravidanza. «Anche questa ennesima emergenza è stata affrontata al meglio - prosegue Nappi - ma naturalmente non basta. Dobbiamo lavorare per capire come possiamo organizzare l`accoglienza in maniera ancora più soddisfacente». L`assessore parla di «gestione del transito», un meccanismo da perfezionare d`intesa con la Prefettura, con l`obiettivo di creare un`organizzazione pronta a ricevere i migranti nel rispetto e tutela della dignità della persona. Severino Nappi concentra la sua attenzione sulle strutture di accoglienza che - dice - dovrebbero essere identificate e gestite con logiche e regole ad hoc: «In questo modo si riuscirebbe anche a mettere un po` d`ordine tra chi, e dove, deve occuparsi dell`ospitalità. Bisognerebbe scegliere dei luoghi fissi e adibirli al transito degli immigrati che arrivano nella nostra regione».
Tutti sistemati, intanto, gli oltre trecento giunti a Napoli lo scorso sabato. La Prefettura ha fatto sapere che un centinaio ha trovato alloggio in alcune comunità in provincia di Napoli, un gruppo più consistente a Teggiano Policastro, in provincia di Salerno, dove la rete Caritas continua a sostenere l`accoglienza degli immigrati provenienti dal continente africano e asiatico. Il resto è stato distribuito in alcune case di accoglienza di Avellino, Caserta e Benevento mentre le mamme con i bambini sono state prese in cura dalla Croce Rossa.



Mille migranti a Salerno. Arrestati scafisti
Avvenire, 01-09-14
Arrivo al molo Mario del porto commerciale di Salerno per la fregata Fasan della Marina Militare Italiana con 1.044 immigrati soccorsi durante l'operazione Mare Nostrum. Lo sbarco sta avvenendo sotto pioggia e vento forte. La polizia ha fermato a bordo due presunti scafisti che sono stati condotti per l'identificazione nella caserma Pisacane; sono state utili alle indagini le testimoniane dei migranti prevalentemente di nazionalità siriana, eritrea e palestinese. Tra loro circa un centinaio di minori e due donne in stato di gravidanza. E sarebbero 17 casi di presunta scabbia, con il trasferimento delle persone in ospedale.
"La macchina organizzativa - dice il prefetto di Salerno, Gerarda Maria Pantalone - ha dovuto tenere conto delle pessime condizioni meteo. I migranti saranno accolti e condotti in centri della provincia e del resto del territorio nazionale. Nel caso di altri sbarchi non ci faremo trovare impreparati, definendo con gli enti locali l'organizzazione". I profughi sono stati accompagnati a bordo di navette in un centro di primo ristoro e accoglienza presso un capannone del porto commerciale adiacente il molo Mario, allestito dalla Prefettura in collaborazione con l'autorità portuale; solo 143 resteranno in Campania, di cui 38 nel Salernitano, 20 a Napoli, 35 a Caserta, 30 ad Avellino, 20 a Benevento. Invece 95 immigrati saranno trasferiti nei centri di accoglienza dell'Abruzzo, 82 in Emilia Romagna, 75 nel Lazio, 130 in Liguria, 139 in Piemonte, 86 in Toscana, 61 in Umbria, 103 in Veneto, 28 in Basilicata. È il quinto sbarco di migranti che si registra a Salerno dall'1 luglio scorso, il settimo in Campania.



Le nobili contraddizioni dell’operazione Mare Nostrum
risponde Sergio Romano
Corriere della sera, 01-09-14
Kenia, Sudafrica, Namibia, sono gli unici tre Stati con un minimo di stabilità.
Il resto del continente africano è un pentolone in ebollizione: carestie, regimi dittatoriali, corruzione, guerre tra etnie ecc. ecc. Dovremo accogliere in un prossimo futuro 800 milioni di africani?
Gli Stati Uniti hanno schierato la Guardia nazionale ai confini con il Messico. Perché non seguiamo il loro esempio?
E cioè la Marina militare salva i naufraghi, ma li riporta indietro senza farli approdare sul suolo italiano. Perché gli africani sub sahariani non emigrano negli Stati sopra menzionati?
Barbara Gulinelli
Cara Signora,
Qualche precisazione. In primo luogo, la Guardia nazionale è stata voluta dal governatore del Texas e verrà schierata verosimilmente soltanto lungo il tratto di frontiera che separa il Messico dal suo Stato. Il New Mexico non sembra avere la stessa intenzione. In secondo luogo, l’emigrazione verso gli Stati Uniti attraverso le sue frontiere meridionali è prevalentemente sociale, mentre quella che proviene dalle coste meridionali del Mediterraneo è composta soprattutto da uomini, donne e bambini che fuggono da Paesi in cui si combatte o in cui non esistono garanzie di sicurezza. In terzo luogo, tutte le misure adottate dagli Stati Uniti per controllare la frontiera del Rio Grande (fra cui la costruzione di un muro zeppo di sensori e visori notturni) non ha impedito che vi siano oggi sul loro territorio circa undici milioni di immigrati irregolari che il presidente Obama cerca di legalizzare progressivamente scontrandosi con l’opposizione dei repubblicani.
Il caso dell’Italia e degli altri Paesi dell’Unione europea che si affacciano sul Mediterraneo è alquanto diverso. Prima delle rivolte arabe potevamo contare, entro certi limiti, sulla collaborazione dei governi locali. Dal 2011 questa collaborazione si è considerevolmente ridotta e il numero dei rifugiati provenienti soprattutto da zone di guerra è enormemente aumentato: quelli giunti in Italia durante l’anno in corso sono 102.000. L’operazione Mare Nostrum è stata la immediata risposta, a caldo, del governo Letta alla catastrofe di Lampedusa (più di trecento morti nell’ottobre 2013) e forse alla parola «vergogna», uscita allora dalle labbra di papa Francesco. Le intenzioni erano nobili e la Marina italiana ha avuto il merito di strappare alla morte alcune migliaia di persone; e di questo gli italiani dovrebbero andare orgogliosi. Ma l’operazione si è rivelata, per molti aspetti, una trappola. Quanto più le nostre navi pattugliavano le acque del Mediterraneo, tanto più cresceva il numero dei profughi e degli scafisti obiettivamente incoraggiati a tentare la traversata con barche sempre meno adeguate e attrezzate. Continuare così è chiaramente impossibile. Ma chiudere le porte dell’Europa o addirittura, come lei sembra suggerire, riportare i profughi nei luoghi da cui sono partiti, è oggi, nelle presenti condizioni dell’Africa del nord, moralmente e politicamente inaccettabile.
L’incontro del ministro Alfano con il commissario europeo agli Affari interni Cecilia Malmström, a Bruxelles negli scorsi giorni, dovrebbe preludere alla sostituzione di Mare Nostrum con una formula basata su una maggiore responsabilità collettiva dei Paesi dell’Unione europea. Ma sarà anche quella, sino al ritorno della normalità nei Paesi in guerra, una soluzione parziale e insufficiente.



L’Europa non basta
“Mare Mio”: 300 migranti salvati dalla missione privata
il Fatto, 31-08-14
Chiara Daina
Martedì 25 agosto, dall'isola di Malta è salpata la prima nave privata in soccorso dei migranti in pericolo, finanziata da un'imprenditrice italiana, Regina Catrambone, e dal marito americano Christofer. Phoenix I, questo è il nome dell'imbarcazione, è lunga 40 metri, con un team di 16 persone, due gommoni, due droni che pattugliano il mare, cibo, bevande e coperte a bordo. Sabato ha messo in salvo 300 migranti, di cui la maggior parte in fuga da Siria e Palestina, e un centinaio dall’Africa sub-sahariana. Ieri mattina sono stati tutti trasferiti sulla nave italiana “San Giusto” per sbarcare sulle nostre coste.
MA IL MINISTRO dell’Interno Angelino Alfano, preso dalla fretta di chiudere Mare Nostrum e di scaricare la gestione dell'emergenza profughi all'Ue, troppo abituato a lamentarsi che l'Italia da sola non è in grado di farsi carico dei “barconi della morte”, non si è minimamente preoccupato dell’iniziativa. Eppure costituisce un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato per far fronte alle tragedie nel Mediterraneo. E una mano tesa al nostro Paese. “Abbiamo incontrato due volte l’ambasciatore italiano a Malta per avvisarlo del progetto e tentare di coinvolgere il governo italiano - spiega Catrambone, che da sette anni vive sull’isola maltese occupandosi di assicurazioni-, ma nessuno ci ha mai risposto”. Non poteva essere il silenzio intorno a frenare la missione che avevano in mente. Battezzata Moas (Migrant offshore aid station), per adesso potrà durare settanta giorni, cioè fino alla data di inizio di Frontex Plus, la versione europea di Mare Nostrum annunciata mercoledì dal commissario Malmström.
L’idea del Moas risale all’anno scorso, quando il Papa lanciò un appello per i migranti da Lampedusa. Regina Catrambone e il marito l’hanno preso alla lettera. In meno di un anno hanno messo a punto il progetto . “Non è un’impresa impossibile. È vero, abbiamo delle disponibilità economiche che non tutti hanno, ma ce ne sono altri come noi, e più di noi, che se lo potrebbero permettere”. La coppia ha investito circa 800 mila euro. La nave è a noleggio e un’equipe di esperti legali e umanitari li ha seguiti passo passo. Chi fosse interessato a contribuire alla missione con delle donazioni può farlo sul sito web Moas.eu. A guidare la missione è Martin Xuereb, ex-capo di stato maggiore delle forze armate di Malta: “Ci muoviamo nelle acque internazionali di competenza maltese, in tutto 250mila km quadrati, dove è attivo anche Mare Nostrum, e se avvistiamo vite umane in pericolo allertiamo subito la centrale operativa della guardia costiera dell’isola”. Alla domanda “chi glielo ha fatto fare?”, l’imprenditrice risponde: “Noi non rappresentiamo nè Malta, ma nemmeno l’Italia. Ma non è giusto che l’Italia rimanga sola a gestire le morti in mare. Noi dimostriamo che anche il privato può andarle incontro”.



Dai barconi al campo di calcio:"Così allontaniamo il ricordo degli sbarchi"
Aspiranti calciatori costretti ad attraversare il Mediterraneo per scappare alla povertà, ritrovano il sogno di giocare grazie alla Caritas di Palermo. Sono i calciatori della “San Curato d’Ars”, in onore della parrocchia che li ospita. "L'allenamento aiuta a non pensare ai drammi del viaggio"
Redattore sociale, 29-08-14
PALERMO - Il calcio come sport che aggrega e integra popoli di razze diverse del continente africano. Un modo per evadere anche dai ricordi delle difficoltà sofferte nei propri Paesi, ormai lasciate alle spalle, e dai drammi vissuti durante la traversata che dall’Africa li ha portati a Palermo. È dalla stessa passione in comune, che ventiquattro migranti, infatti, accolti nei vari centri di accoglienza straordinaria della Caritas di Palermo hanno dato vita a una squadra di calcio, la “San Curato d’Ars”, in onore dell’omonima parrocchia di Falsomiele, in cui molti di loro sono ospitati. Sono tutti giovanissimi e provengono tutti da paesi africani diversi: Gambia, Senegal, Ghana, Costa d’Avorio, Mali e Benin, dove, nei loro piccoli villaggi, giocare a calcio è sì un hobby, un passatempo che ci si può permettere di fare con poco, ma anche un’occasione per sbarcare il lunario e cambiare così il corso della propria vita.
“Nel villaggio in cui vivevo, giocavamo a calcio per intere giornate – racconta Tamba Jabai, del Mali, nominato dai suoi compagni il capitano della squadra -. Bastava davvero poco. Non avevamo soldi e così facevamo il pallone con i vestiti”. È giocando a calcio che per Tamba si presenta un’occasione quando viene ingaggiato da un allenatore che lo fa entrare in una vera squadra, la Sutukoba Football club. Di questo, però, Tamba parla a stento. “Un infortunio non mi ha più permesso - dice - di continuare a giocare e così ho dovuto interrompere”. Ridendo aggiunge: “Vorrei giocare nel Palermo calcio, una squadra famosa che mi piace molto”. Il ritorno a casa e la povertà che lo aspettava lo hanno costretto così a salire su quel gommone che lo ha fatto giungere in Sicilia.
Come in una vera squadra che si rispetti, i ragazzi si allenano ogni giorno al campo “Eurocalcetto” o al prato del Foro italico. L’allenamento è il momento più atteso della giornata: un divertimento e un’occasione per allontanare il pensiero dai problemi e dalle difficoltà vissute. “All’allenamento devi dimenticare tutti i tuoi problemi – spiega Lamin Sawo -, perché devi concentrarti e questo ti aiuta ad allontanarti per un po’ dai drammi vissuti durante il viaggio, dalla mancanza dei tuoi cari  che hai lasciato per raggiungere l’Europa, dai problemi con cui convivi ogni giorni. Quindi, quando si gioca, non devi pensare. Se non stai concentrato non fai sul serio”. Lamin Sawo in Gambia era un calciatore della Laitr Kunday United, una squadra di serie B, presso cui ha giocato per 4 stagioni consecutive. Era abbastanza famoso, tanto che quando è arrivato a Palermo, altri suoi connazionali ospiti al centro “San Curato d’Ars”  della Caritas l’hanno subito riconosciuto.  Il suo obiettivo, però, non cambia: “Io voglio fare il calciatore e voglio giocare”. È questa l’unica risposta che Lamin dà sul suo futuro.
Tra un sogno e l’altro, intanto, i giovani aspiranti calciatori si allenano ogni giorno, mentre i volontari si adoperano per organizzare delle amichevoli con squadre locali, come già avvenuto qualche settimana fa a Casteldaccia, dove hanno giocato un’amichevole. “Vista la loro passione per il calcio, praticamente tanto quanto quella posseduta da molti loro coetanei palermitani – racconta Flavia De Simone, una volontaria Caritas - , stiamo cercando di organizzare delle partite con altri aspiranti calciatori siciliani. L’obiettivo è farli divertire, con il loro hobby preferito, ma soprattutto creare occasioni d’incontro e integrazione nel territorio”. (set)

 

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