Gli immigrati sulla gru volevano trasparenza Saranno espulsi

l'Unità, 23-11-2010
Italia-razzismo   Osservatorio

Espulsione immediata senza passare dal Cie (Centro di Identificazione ed Espulsione). Potrebbe essere questa, riassunta in una frase, la sorte di due delle sei persone immigrate che per 17 giorni hanno protestato a 35 metri di altezza, sul braccio di una  gru in un cantiere di Brescia.
Una protesta per chiedere, ricordiamolo, che il meccanismo del permesso di soggiorno sia reso più semplice e chiaro. Una iniziativa che rimanda in ultima istanza all’importanza rivestita dalla regolarità della posizione giuridica per tutte le vicende relative alla vita concreta dell’immigrato in Italia. E, infatti, lo straniero viene riconosciuto socialmente solo se è un lavoratore con documenti legali in mano. L’assenza di questa condizione determina in genere l’oscuramento della persona in quanto tale. E non solo. La riduce a soggetto indesiderato costretto nella marginalità, nella clandestinità o nel Cie. Nel 2009 sono transitate in queste ultime strutture 10913 persone: 4152 delle quali sono state rimpatriate e 3945 sono state rilasciate, al termine del periodo di trattenimento previsto dalla legge, con foglio di via. Gli “ospiti”  vivono in un’angosciante attesa perché, fino all’ultimo istante, non sanno a quale dei due gruppi sono destinati: se a quello dei rimpatriati o a quello dei rilasciati con foglio di via. Alcuni protestano e fanno sentire la loro voce. Altri scelgono di ammutolirsi, cucendosi le labbra con ago e filo. Nel caso più recente, avvenuto nel Cie di Torino, si tratta di sei persone originarie del Maghreb, ma in queste strutture episodi di autolesionismo si registrano di frequente. E quei corpi, mortificati e feriti, certificano quale è lo stato di malessere all’interno dei Cie.
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