Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

23 settembre 2014

L`Europa ci bacchetta: «Troppi scafisti impuniti»
Libero, 23-09-14
ANDREA MORIGI
Lo hanno capito perfino a Strasburgo che le coste dell`Italia sono un colabrodo. E ci prendono anche in giro. Il messaggio di scherno, proveniente dal Greta, il gruppo di esperti del Consiglio d`Europa sulla tratta degli immigrati clandestini, è mascherato da elogio: «Le autorità italiane hanno compiuto passi importanti per prevenire e combattere il traffico di esseri umani, ma rimangono alcune sfide».
Servono ben sessanta pagine di rapporto per spiegare che occorre un miglior coordinamento fra poteri a livello nazionale.
Il consiglio è di concentrarsi sul traffico di persone sfruttate per lavorare e di perseguire penalmente i reati commessi dai trafficanti, arrivando a condanne «dissuasive». Certo che, se il governo vara una legge che scoraggia l`arrivo dei barconi e, subito dopo, nei tribunali ci si preoccupa soltanto di disapplicarla o rinviarla alla Corte costituzionale per smontarla, non rimane molto da fare in quel senso.
La misura più urgente sembra quella del contrasto e la raccomandazione è diretta ai magistrati: «I pubblici ministeri dovrebbero essere incoraggiati a stabilire se una persona è una potenziale vittima potenziale del traffico e a considerare il traffico di esseri umani come una grave violazione dei diritti umani». Insomma, si fatica a capire come mai prima si catturano scafisti e negrieri e poi li si lasci andare.
Anche a Berlino sono seriamente preoccupati, tanto che il ministro degli Interni tedesco, Thomas de Maizière, ha chiesto «una giusta ripartizione dei richiedenti asilo politico» fra i Paesi d`Europa. In Germania non hanno più posto e hanno rivisto la politica del governo nei confronti delle persone in arrivo dai Balcani, per concentrarsi sui richiedenti asilo provenienti dalla Siria e dall`Iraq.
Tuttavia non se la sentono di affrontare il fenomeno da soli o in pochi. Così De Maizière avverte: Non è possibile che solo quattro o cinque nazioni accolgano la maggioranza dei rifugiati», perchÈ questo «non rispecchia la solidarietà paneuropea, di cui abbiamo grande bisogno». L`appello è a istituire delle quote distribuendole fra i vari Paesi membri. Così, suggerisce il ministro, «se tutti rispettano le regole, nazioni come l`Italia - dove il numero dei rifugiati è sproporzionato - saranno sgravate da un compito così difficile». Nel frattempo, apriamo le frontiere.



TRAFFICO DI ESSERI UMANI • Il Consiglio d`Europa bacchetta l`Italia: «Giustizia inefficiente»
«Attenti alla tratta delle colf»
il manifesto, 23-09-14
Eleonora Martini
Malgrado gli sforzi e i passi avanti compiuti, l`Italia fa ancora troppo poco per contrastare la tratta di esseri umani (Thb) e tutelare le vittime, soprattutto per quanto riguarda il traffico legato allo «sfruttamento del lavoro, in particolare nei settori ad alto rischio come l`agricoltura, l`edilizia, l`industria tessile e del turismo, la ristorazione e i servizi domestici». È duro il giudizio espresso ieri nel primo rapporto sull`Italia da Greta (Group of experts on action against trafficking in human beíngs), l`organismo del Consiglio d`Europa che si occupa dei nuovi schiavi, i migranti caduti nel più bieco dei commerci globali. E a scorrere le sessanta pagine che i rapporteurs di Greta hanno stilato, si ha forse uno strumento in più per decifrare alcune trasformazioni del nuovo sottoproletariato urbano.
«La relazione mette in evidenza il ruolo centrale svolto dalla società civile nella creazione di reti a livello locale e regionale per individuare e assistere le vittime della tratta», si legge sul sito del Consiglio d`Europa (www.coe.int). Manca però, secondo Strasburgo, un «piano nazionale strategico o d`azione», una struttura istituzionale di lotta alla Thb che includa tutti gli enti pubblici, i sindacati e le altre organizzazioni della società civile. E che potrebbe ben «essere coordinata dal Ministero delle Pari opportunità», suggerisce Greta, investendo però maggiori «risorse umane e finanziarie». Troppo spesso, evidenzia il rapporto, le vittime sono state punite per la condizione di clandestinità - come dettava la legge Bossi-Fini prima che il parlamento lo cancellasse nell`aprile scorso -, per accattonaggio, o per i reati ai quali vengono costrette. Viceversa la giustizia è troppo lenta, contro i trafficanti di esseri umani: dal 1999 ad oggi l`Italia ha assistito 29 mila vittime della tratta, 4530 solo tra il 2011 e il 2013. Ma sebbene siano stati migliaia i presunti trafficanti sotto processo negli anni tra il 2009 e il 2012, solo 14 mercanti di schiavi sono stati condannati nel 2010 e
9 nel 2011. Condanne che peraltro Greta ritiene «lievi», mentre auspica , «sanzioni proporzionate e dissuasive». Soprattutto, l`invito perentorio del Consiglio d`Europa alle autorità italiane è di «garantire il rispetto dell`articolo 26 della Convenzione mediante l`adozione di una disposizione sulla non applicazione di sanzioni alle vittime della tratta per il loro coinvolgimento in attività illegali, nella misura in cui sono stati costretti a farlo». Una bacchettata che raggiunge anche il governo Renzi, per l`«insufficiente attenzione» mostrata nel periodo 2011-2013. «È chiaro che c`è stato un punto di svolta, anche nella valutazione del Consiglio d`Europa, da quando è iniziata l`operazione Mare Nostrum», ribatte la ministra Federica Mogherini che riferisce di aver ricevuto «parole di apprezzamento e incoraggiamento» dalle autorità europee incontrate la settimana scorsa, soprattutto per «per quanto l`Italia sta facendo nella gestione dei flussi migratori, in particolare sul fronte dei rifugiati». Eppure Strasburgo mette a punto una lista di «proposte».
Per esempio, per «scoraggiare la domanda di vittime della tratta a fini di sfruttamento di manodopera, che è in aumento», bisognerebbe «rafforzare le ispezioni sul lavoro». Si dovrebbe poi investire per formare meglio «i funzionari dell`immigrazione, le autorità di polizia, gli ispettori del lavoro, gli investigatori, i pubblici ministeri, i giudici, gli assistenti sociali e il personale di identificazione ed espulsione dei migranti irregolari». Un consiglio particolarmente utile, se letto nell`ottica dí voler placare le tensioni che possono diventare crescenti in tempi di crisi nei quartieri più degradati del meiting pot urbano, è quello di «sviluppare nel paese la più ampia consapevolezza» dei problemi delle vittime della tratta con «campagne di sensibilizzazione attuate attraverso il sistema educativo». Ben venga dunque il richiamo del Consiglio d`Europa, commenta Giovanni Ramonda, responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII: «Da mesi chiediamo al governo Renzi di varare un Piano nazionale antitratta, così come come si era impegnato a fare fin dal suo insediamento. Una richiesta che abbiamo sostenuto con oltre 20 mila firme, ma finora il Piano non si è visto». La strada suggerita, aggiunge Ramonda, è quella «vincente per sconfiggere il fenomeno, così come dimostrato dalle esperienze condotte in vari Paesi del nord Europa. Ogni giorno incontriamo sulla strada e nelle nostre case famiglia le vittime di questo traffico. I poveri non possono aspettare».

                    
 
«L`Italia è il paradiso degli scafisti»
Il Consiglio d`Europa accusa: manca un piano contro la tratta degli esseri umani. Ma, a sorpresa, la Germania ci difende
il Giornale, 23-09-14
Noam Benjamin
Berlino Se ne parla a Berlino, se ne discute a Bruxelles, si scrivono dei rapporti in materia a Strasburgo. È il controllo delle frontiere italiane. Una volta ancora lo Stivale è visto al nord come il ventre molle di Schengen, come un Paese che fa da ponte per chi, dal Sud del mondo, cerca miglior fortuna in Europa. C`è chi scappa da guerre e persecuzioni e chi non vede un futuro economico in casa propria. Il fenomeno è complesso: al crescere dei problemi legati all`accoglienza, cresce anche la necessità di distinguere fra migranti, richiedenti asilo e criminali. Perché nel mucchio dei disperati che ogni giorno sbarca in Italia, si nascondono scafisti, mercanti di prostitute e orchi veri e propri.
La prima bocciatura arriva da Greta, l'osservatorio del Consiglio d`Europa sulla tratta di esseri umani. In Italia, scrive l`organizzazione con sede a Strasburgo, «non c` è sufficiente attenzione» a un fenomeno tanto ampio da alimentare il caporalato agricolo, il mercato delle badanti e quello dei minorenni avviati all`accattonaggio. Mancano i dati, soprattutto, sul commercio delle persone destinate allo sfruttamento sessuale. Il Consiglio d`Europa osserva come il nostro Paese non si sia dotato né di un piano d` azione nazionale sulla tratta degli esseri umani, né degli strumenti già implementati da altri Stati. Deficienze, secondo Greta, testimoniate dal basso numero di condanne pronunciate per i reati legati allo sfruttamento delle persone. A dare prova di inefficienza è questa volta la macchina della giustizia penale: secondo i dati ufficiali risultano centinaia di processi aperti ogni anno, ma solo 14 condanne nel 2010 e nove nel 2011. Da Greta arriva il pressante invito a dimostrare da un lato che le leggi italiane permettono di fermare i mercanti di schiavi; dall`altro a migliorare la cooperazione giudiziaria con i paesi extra-Ue, da dove vengono la maggior parte delle vittime e dei loro sfruttatori.
L`Italia ha da parte sue alcune attenuanti, fra cui uno sviluppo costiero per circa 8mila chilometri. Da anni Viminale e Farnesina chiedono all`Europa di contribuire al controllo di una frontiera esterna comune a tutta l`area Schengen. Finalmente a Berlino qualcuno sembra essersi accorto dei problemi di Roma. «Non è possibile che solo quattro o cinque Paesi ricevano la maggior parte dei rifugiati», ha affermato il ministro tedesco dell`Interno Thomas de Maizière parlando allo Spiegel. «Questa non è la necessaria solidarietà pan-europea di cui c`è urgente bisogno». L`esponente cristiano democratico vede la soluzione del problema nella distribuzione di quote di rifugiati fra i Paesi dell`Unione a 28. «Se tutti rispettano le regole», ha spiegato, «nazioni come l`Italia, dove il numero di rifugiati è sproporzionato, saranno sgravate da un compito così difficile». Un`improvvisata fiammata di solidarietà italo-tedesca? Più probabilmente de Maizière tenta di raffreddare la situazione domestica: le strutture per l`accoglienza scoppiano e nella stessa capitale si è dovuto accogliere i rifugiati in alcune scuole. Molti arrivano dall`Italia attraverso la frontiera austriaca. Berlino guarda in cagnesco Vienna (che accusa Roma) e a turno nei due Paesi c`è chi chiede il ripristino dei controlli alle frontiere, in barba allo spazio
Schengen. Perché se è vero che in tanti arrivano nel Belpaese, è altrettanto vero che in moltissimi puntano al Nord. Compresi quei bambini siriani trovati a dormire per terra nella stazione di Milano Centrale il cui scopo è ricongiungersi con le comunità arabe del Nord Europa. Davanti all`emergenza e messo sotto pressione dall`ascesa del partito euro scettico e anti-immigrati Alternative fùr Deutschland, il governo Merkel si è mosso in due direzioni: da un lato ha dato ordine di rafforzare le strutture d`accoglienza; all`altro ha approvato un giro di vite alla concessione del diritto d`asilo ai rifugiati in arrivo dai Balcani. Basta kosovari, macedoni e montenegrini. La vera emergenza è il Medio Oriente con la guerra civile in Siria e la pulizia etnica a danno dei cristiani in Iraq.



Sbarchi senza tregua: soccorsi 600 immigrati
Nel fine settimana tre operazioni della Marina militare lungo le coste siciliane
il Giornale, 23-09-14
Valentina Raffa
Ragusa - Nel giorno in cui l'Italia incassa una sonora bocciatura dal Greta, l'organismo del Consiglio d'Europa che si occupa della tratta di esseri umani, continuano ad arrivare immigrati sulle nostre coste.
Quella italiana resta l'unica via per raggiungere altri Paesi, che però hanno sprangato gli ingressi e rispediscono i migranti al mittente.
Sembra un paradosso. L'Italia soccorre gli immigrati e riceve uno schiaffone perché gli scafisti arrestati non vengono condannati. Intanto sono 130 i mercanti di uomini arrestati a Pozzallo (Ragusa) nel 2014. L'ultimo fermo ieri: un cittadino tunisino di 26 anni è accusato di essere stato alla guida di un barcone che il 18 settembre era stato soccorso dalla nave Libra della Marina militare. Sull'imbarcazione viaggiavano 169 persone. Interrogati dagli agenti, i profughi hanno raccontato di aver pagato circa mille dollari a testa per il viaggio.
Dal fine settimana sono centinaia gli arrivi. 590 immigrati sono stati soccorsi dalla Marina militare in tre operazioni. Il pattugliatore Sirio ne ha soccorsi domenica 105 a sud di Lampedusa e ha trasbordato dalla motonave Stjerneborg (Singapore) i naufraghi di un barcone affondato. Alle ultime tragedie, infatti, se ne aggiunge un'altra. Sarebbero stati un centinaio i passeggeri a bordo. Il natante si è capovolto a 30 miglia dalla Libia. Sono una trentina i dispersi, 10 i cadaveri recuperati, 55 i superstiti. Un elicottero EH 101 della Marina Militare è decollato da Lampedusa per supportare le operazioni. La Sirio è rimasta in area per le ricerche di eventuali naufraghi, per i quali le speranze che siano vivi sono pressoché pari allo zero. La fregata Aliseo tra domenica e ieri ha soccorso 96 immigrati. La anfibia San Giusto ne ha recuperati 105 da un gommone in difficoltà e ne ha imbarcati 229 recuperate dal mercantile Bourbon Orca (Norvegia). La motovedetta CP302 ne ha imbarcato 33. Ieri i soccorsi sono stati a ciclo continuo. La cronaca si riduce a un bollettino di numeri altissimi, che danno l'idea di come si stia tentando di svuotare il mare con un secchiello. Anzi, viste le previsioni sulle partenze, con un bicchiere.



Posta prioritaria di MARIO GIORDANO
Gli immigrati senza niente che invadono l`Italia
Libero, 23-09-14
Carissimo Giordano, Salerno è diventata porto di sbarco di cosiddetti immigrati che, in tre mesi, assommano a 5.000 unità. Gli sbarchi avvengono da navi della marina militare che si prodigano anche di prelevarli dai barconi in mare aperto. La cittadinanza e gli operatori dell`accoglienza si sono stupiti che, appena sbarcate, moltissime persone che avevano traversato il mare, si sono fatte selfie con sfondo della costiera amalfitana. Tutti si sono chiesti dove questi cosiddetti poveri cristi avessero preso tanti smartphone di ultima generazione. Non è bene, secondo lei, che ne venga informato colui che ricopre l`incarico di ministro degli interni di questo Paese, in modo che si ponga le stesse domande?
Angelo Trotta - via mail
** *
Ma che vuol dire, caro Trotta? Che gli immigrati che sbarcano in Italia sono ricchi? Che non sono affatto disperati? Magari. Magari avessero lo smartphone e pure il tablet, magari avessero il portafoglio pieno di soldi e, anziché sotto i ponti, andassero a dormire all`Hotel Excelsior. In quel caso, anziché essere «un`emergenza», visto il numero, sarebbero una risorsa capace di rilanciare la nostra economia. Magari, anziché andare a far gruppo con criminalità e spacciatori, andassero a far gruppo con i turisti che si fanno fotografie sulla costiera amalfitana o sotto la torre di Pisa. Non so dove abbia visto la notizia, ma così come la riporta rischia di dare un`immagine sbagliata della questione. Certo, ci sono gli scafisti, che spesso si nascondono in mezzo alla folla, e che davvero sono dotati dei dispositivi più moderni e hanno le tasche gonfie di soldi (fra l`altro il Consiglio europeo ci ha appena bacchettato perché per migliaia che ne sono stati catturati solo 23 sono stati condannati. Che sia Bruxelles a dirlo un po` m`infastidisce, ma stavolta come dargli torto?). Ma la maggioranza di coloro che arrivano nel nostro Paese davvero non hanno nulla. E questo è il problema. Perché così, senza nulla, vengono dispersi in tutto il territorio nazionale, distribuiti nei paesi, caricati su treno verso destinazioni a caso... Così, senza nulla, li troviamo dormire nei giardinetti pubblici, nei parcheggi dei supermercati o alla stazione di Milano, come quei bambini le cui foto sono state pubblicate su tutti i giornali, a maggior gloria dell`incapacità del sindaco Pisapia. Così senza nulla, spesso anche senza voglia di lavorare per altro, invadono le nostre città. E su questo vorrei si interrogasse il ministro dell`interno, ancor prima di informarsi se dalle imbarcazioni scende qualcuno con Blackbarry o iPhone.



Due autiste aggredite, i finestrini sfondati a colpi di pietra Così a Corcolle è scattata la rappresaglia contro gli stranieri
"Da qui se ne devono andare. E se restano li costringeremo a non uscire più di casa"
Bus assaliti, ronde arti neri nella banlieue di Roma in guerra con gli immigrati
la Repubblica, 23-09-14
FEDERICA ANGELI
ROMA. «Qui i neri non li vogliamo: devono andare via». Due autobus che corrono nella landa della periferia romana accerchiati da una quarantina di immigrati. Sassi e bottiglie che volano, finestrini in frantumi, autiste terrorizzate alla guida che cercano di sfuggire all`assedio. Ed ora qui a Corcolle, a est di Roma, è rivolta. «Abbiamo già cominciato domenica sera e continueremo a oltranza a fare ronde nel nostro quartiere: gli immigrati non devono più girare per le nostre strade». Alle 18 scatta il coprifuoco per i profughi: nessuno di loro può lasciare il centro che li ospita. E alle 20 in cento sfilano per le strade al grido di «qui gli migrati non li vogliamo».
Sono gli stessi che domenica notte sono scesi a manifestare contro gli extracomunitari della zona dopo aver saputo dei due assalti ai bus. «Non ce la facciamo più - sostiene Rita Cavi - non è questione di razzismo, ma non si può più scendere in strada i marciapiedi sono occupati da gruppi di extracomunitari che bivaccano».
Nella periferia più grande della capitale - 1.700 strade che si intrecciano a cavallo del Grande raccordo anulare - la rabbia degli «onesti» ( cosi si definiscono ) è esplosa con una inaspettata violenza. «Non siamo razzisti», spiegano più volte, ma soltanto «cittadini stanchi che si trascinano la rabbia di chi non riceve risposte concrete dalle istituzioni, di chi ha subìto ner anni senza mai vedere soluzioni^». Le due aggressioni in due giorni contro autobus dell`Atac guidate da donne sono state la miccia che ha fatto esplodere una bomba a orologeria. Sabato sera lungo l`arteria principale di Corcolle, via Polene, alla guida del bus 042, Elisa De Bianchi, 32 anni, è stata accerchiata da «quaranta immigrati di colore-racconta - che volevano salire alla fermata. Non ho aperto le porte, ho avuto paura, e loro hanno spaccato un vetro della vettura lanciando una bottiglia di birra. Al ritorno mi hanno aspettato, accerchiato di nuovo, insultata e minacciata di morte». Stessa scena domanica quando, spiega un`altra autista, Federica Galesso «in via Formignano alcuni stranieri hanno lanciato sassi contro il bus della linea 508».
E quando in serata si è sparsa la voce del secondo assalto, alcuni residenti sono scesi in strada e hanno dato vita a una ronda contro gli immigrati picchiando tre extracomunitari scesi da un bus. Due sono riusciti a fuggire. Il tempo delle parole sembra ormai essere finito in quel pezzo di città dove, a detta di chi ci vive, finisce tutto quello che Roma rifiuta. Ma è davvero così drammatica la vita di questa periferia? «Qui la situazione è esasperata - spiega il presidente del VI municipio, Marco Scipioni- c`è un allarme sociale che resta inascoltato. È assolutamente necessario allontanare gli immigrati dal nostro municipio: il 50% dei rifugiati ospitati a Roma, ovvero circa 2000 persone, si trova nel nostro municipio gravato già dal campo nomadi più grande della città e da altri campi abusivi. Ho segnalato la cosa più volte 2-3 mesi fa al Campidoglio ma non ho ricevuto alcuna risposta». L`ostilità cresce di ora in ora tanto che se si prova a parlare con gli immigrati - una quarantina di stranieri arrivati dal Maghreb e dal Ghana 5 giorni fa - ospitati in una palazzina di via Novafeltria, ad aprire il cancello sono tre stranieri che indossano maglie con scritto "Security". Non vogliono
parlare di quanto accaduto due giorni fa. «Ci è stato chiesto, per motivi di ordine pubblico e in attesa di nuove indicazioni da parte della Prefettura di tenere i migranti all`interno del centro perché sarebbe rischioso farli uscire in questo momento», fa sapere Paolo Berti, coordinatore dell`area asilo e immigrazione Cara Uno di loro però, a cancelli chiusi, si avvicina alla rete e spiega che nel quartiere non li accettano e che gli autisti dell`Atac quando li vedono alle fermate non si fermano e tirano dritto. Appena 5 giorni fa il presidente del comitato di quartiere Danilo Proietti era stato lì per chiedere ai nuovi arrivati se volessero contribuire insieme ai cittadini a pulire assieme i giardini del quartiere. «Non deve passare l`idea che siamo razzisti, qui non faremo ronde».
Tuttavia il clima è tesissimo e lontano da logiche di convivenza pacifica. Si avvicinal`ora del tramonto. Il dirigente del commissariato Casilino, Francesco Zerilli, assicura che: «qui non ci sarà nessuna giustizia fai da te», tanto che volanti e gazzelle si alternano in turni di vigilanza 24 ore su 24 fuori dal palazzo di via Novafeltria. E alle 19 arrivano tre camionette blindate. «Stiamo lavorando sugli ultimi due episodi, ma le assicuro che non abbiamo registrato alcuna impennatà di denunce che vedono protagonisti questi profughi».
Ronde e rabbia sono dunque un pretesto di un clima di intolleranza razziale che sta inghiottendo la periferia? Se così fosse certo la politica - di destra non stempera il clima. Al contrario gettato per tutto il giorno benzina sul fuoco con slogan quali «il limite della tollerabilità è stato ampiamente e definitivamente superato» ( Giordano Tredicine, vice presidente dell`assemblea capitolina) e «basta buonismo, è arrivata l`ora di alzare la guardia» (Alemanno). Francesco Storace, capogruppo del La Destra in consiglio regionale, parla di rintracciare gli «appartenenti alla tribù che ha tentato il linciaggio», il leghista Mario Borghezio di «invasione di centri per immigrati a Corcolle» dove sí díce «pronto a battersi al fianco dei cittadini». «Borghezio? Io qua nonl`ho mai visto e mai lo vedrò. Per questo ci faremo giustizia da soli», dice Claudio D`Amato. A Corcolle non c`è più spazio neanche per il gioco delle parti.



Periferie. «Daniel libero». E caccia al «negro» dopo l’assalto al bus 042
Periferie romane. A Torpignattara solidarietà in piazza a Daniel, il 17enne che ha ucciso a calci e pugni il cittadino pakistano Khan Mohamed Shanda. Nel mirino dei residenti di Corcolle e delle zone limitrofe, a ridosso del Grande raccordo anulare, i quindici centri di accoglienza per rifugiati
il manifesto, 23-09-14
Valerio Renzi
Cosa succede nelle periferie romane? Que­sta la domanda che si pongono amministratori, citta­ini, giornalisti di fronte all’escalation di conflitti che si susseguono quotidianamente riempendo le cronache.
La scorsa domenica è stata una giornata di fuoco per la Capitale. Per Torpignattara dopo mesi di assemblee e proteste contro il degrado, il quartiere ancora scosso dall’omicidio di un giovane pakistano lo scorso venerdì, per il quale è stato arrestato un diciassettenne romano, è stata una nuova giornata di passione.
La mattina un corteo di centinaia di persone ha attraversato le strade della borgata romana contro lo spaccio, in particolare contro lo smercio e il consumo di eroina per le strade. Dalla voce dei cittadini la voglia di sicurezza e decoro, frustrazione per i tanti pro­blemi del territorio dove vivono, ma anche slogan e discorsi xenofobi rivolti alla presenza di diverse comunità migranti che qua hanno stabilito il centro della propria vita nella Capitale.
Nel pomeriggio la musica non cambia, poco dopo le cinque alcune centinaia di persone tornano nelle strade. Il serpentone chiede la libe­razione di Daniel, il mino­renne che ha ucciso con calci e pugni il cittadino pakistano Khan Mohamed Shanda. In testa al corteo uno striscione con su scritto «No al razzismo, no alla diversità. Una disgrazia non ti priverà della tua libertà», sul lenzuolo bianco una svastica sbarrata, per allontanare strumentalizzazioni dicono. Il corteo urla «Daniel libero» e arriva anche sul luogo dove è avvenuto l’omicidio per fare un minuto di silenzio per il ragazzo morto. Il prossimo venerdì ha annunciato la sua presenza in un confronto pub­blico con i residenti il vicesindaco Luigi Nieri.
Proprio mentre a Torpignattara tornava la “normalità”, la situazione si faceva incandescente a Corcolle, quartiere a ridosso del Grande raccordo anulare nel quadrante nord-est della Capitale. Qui, dopo l’assalto all’autobus 042 da parte di alcune decine di migranti nella sera di sabato scorso, un blocco stradale su via Prenestina Polense che ha preso di mira proprio i cittadini stranieri in transito a piedi e sugli autobus. Due cittadini nigeriani sono finiti in ospedale, mentre dal pestaggio è stato salvato, dall’intervento delle forze dell’ordine sopraggiunte nel frattempo, un cittadino da vent’anni residente nella zona preso di mira perché «straniero» e «negro». Al presidio evidente la presenza di esponenti di estrema destra, con cinte e caschi in mano, che negli scorsi mesi hanno partecipato ad altre proteste contro la presenza di centri di accoglienza e per rifugiati a Settebagni come a Torre Angela.
Non a caso sulla vicenda è intervenuto l’eurodeputato della Lega Mario Borghezio, eletto nella circoscrizione Centro anche con i voti di Casa Pound Italia.
A Corcolle e nei quartieri limitrofi esistono ben 15 centri di accoglienza per rifugiati, e proprio la presenza di queste strutture è nel mirino dei residenti. Alcuni operatori dei centri per rifugiati ci hanno raccontato il clima che vivono: «I centri sono troppo isolati geograficamente e socialmente, messi in periferia e senza servizi di alcun tipo, è normale che esplodano conflitti».
I rifugiati hanno poi raccontato di come gli autobus spesso li lascino a piedi. Per i prossimi giorni sono annunciate nuove manifesta­zioni se le istituzioni non daranno segnali verso la chiusura dei centri per i migranti, primo tra tutti il centro di accoglienza di via Novafeltria, che si trova proprio a Corcolle ed è aperto da appena due settimane.



Il ministero dell'Istruzione cerca bidelli e segretari per le scuole, ma esclude gli stranieri
Il nuovo bando per il reclutamento di personale ATA richiede la cittadinanza italiana o Ue, ignorando le nuove norme sulle assunzioni nella Pubblica Amministrazione.  Asgi: “Modificarlo e posticipare i termini”
stranieriiniitalia.it, 23-09-14
Roma – 23 settembre 2014 – Da oltre un anno, la legge prevede che anche gli  stranieri titolari di un permesso per lungo soggiornanti, la cosiddetta carta di soggiorno, possono essere assunti nella Pubblica Amministrazione.
Un'ecccezione non di poco conto, se si considera che oltre la metà degli immigrati in Italia hanno in tasca quel documento. La Pubblica Amministrazione, però, sembra spesso ignorare la legge.
L'ultimo caso è quello del Ministero dell'Istruzione, che all'inizio di settembre ha pubblicato un bando per reclutare personale Ausiliario, Tecnico e Amministrativo per i prossimi tre anni scolastici. Si va dai bidelli ai segretari, passando per cuochi e infermieri.
Tra i requisiti di ammissione, però, ce n'è uno che esclude a priori tutti gli stranierio. Per presentare domanda serve infatti la “cittadinanza italiana o di uno stato membro dell'Unione Europea”.
“È inspiegabile”, “un evidente errore materiale” denunciaa l'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione. La ‘legge europea 2013’ (L. n. 97/2013, art. 7),  ricorda, “ha esteso l’accesso alla funzione pubblica anche “ai familiari di cittadini di Stati membri UE, ai ‘lungo soggiornanti’ di cui alla direttiva 109/2003 e ai rifugiati e titolari di protezione sussidiaria”.
L'Asgi chiede quindi al Ministero di eliminare la clausola sulla cittadinanza. Bisognerebbe poi posticipare il termine per la presentazione delle domande (attualmente fissato all’8 ottobre) per “consentire la diffusione della notizia e l’effettiva possibilità di partecipazione dei cittadini stranieri a parità di condizione con quelli italiani e di altri Stati membri UE”.



Gli imprenditori cinesi di Milano "adottano" una guglia del Duomo
Un centinaio di imprenditori ha donato 100 mila euro per contribuire al restauro della Cattedrale. "Gesto tangibile del nostro affetto alla città", afferma Aibin Mao, presidente della Italian Chinese Business Association
Redattore sociale, 22-09-14
MILANO - Tra le 135 guglie del Duomo da oggi ce n'è una "figlia" della comunità cinese di Milano. Un centinaio di imprenditori l'ha infatti adottata, versando alla Veneranda Fabbrica del Duomo un assegno di 100mila euro, che contribuiranno alla ristrutturazione della Cattedrale in vista di Expo 2015. "È un gesto tangibile del nostro affetto alla città", ha detto questa mattina, durante la cerimonia di "adozione", Aibin Mao, in Italia da 20 anni, importatore di casalinghi e presidente della Italian Chinese Business Association. L'associazione è nata solo tre giorni fa. "Il nostro obiettivo è rafforzare l'amicizia tra i due Paesi -ha spiegato-, vogliamo organizzare attività culturali e abbiamo deciso di adottare una guglia perché il Duomo è un punto di riferimento non solo per i milanesi, ma anche per tutte le comunità che qui vivono e operano". La guglia scelta dai cinesi è la G88, raffigurante un santo con corona d'alloro, situata sulla terrazza centrale della cattedrale. Costruita nell'800, raffigura un santo anonimo barbuto. Di gusto neoclassico, ricorda le statue degli eroi greci e latini.
La campagna di raccolta fondi "Adotta una guglia", lanciata dalla Veneranda Fabbrica del Duomo, per sostenere i restauri, ha finora coinvolto 380mila donatori che hanno offerto circa 4 milioni di euro. L'obiettivo è di arrivare a 13 milioni di euro. "L'adesione della comunità cinese segna una nuova tappa di un percorso internazionale -ha detto Angelo Caiola, presidente della Fabbrica-. Sarebbe bello se i popoli dei Paesi partecipanti ad Expo contribuissero a fare del Duomo il simbolo più splendente dell'evento, lasciando un segno indelebile nel marmo". Ogni settimana il Duomo è visitato da 100mila persone.
Sembrano lontane le tensioni degli anni scorsi tra i cinesi (in particolare i grossisti di merce importata) che vivono e lavorano nelle strade intorno a via Paolo Sarpi e la città, sfociati anche in scontri con le forze dell'ordine. In Lombardia i cinesi sono circa 60mila, di cui 24mila residenti a Milano, dove all'anagrafe il cognome Hu con 4.101 persone registrate risulta essere il secondo in classifica tra quelli più diffusi, subito dopo i signor Rossi (4.345). (dp)

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SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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