Italia, è la solita storia. Impreparati davanti all'emergenza sbarchi

Osservatorio Italia-razzismo 15.2.2011
“Emergenza umanitaria”, così il Governo italiano ha qualificato la situazione prodotta dal ritmo incessante degli sbarchi sull’isola di Lampedusa. Un’emergenza tale da dover invocare il sostegno dell’Unione Europea.

La sensazione che si è avuta di fronte a questi arrivi è che non ci sia un codice di comportamento in grado di affrontarli. Sembra cioè che l’Italia, vivendo ogni sbarco come se fosse un fatto nuovo (e addirittura “biblico”), sia sempre impreparata a pianificare azioni di prima e di seconda accoglienza. E l’inerzia dell’Unione Europea a intervenire pare causata da una mancata comunicazione preventiva con gli Stati membri destinata a stabilire protocolli di azione di fronte a situazioni simili. Ma la mancanza di un automatismo è in realtà già un protocollo, come si legge bene nel libro “Shengenland” a cura di Isabella Peretti, (Ediesse edizioni, 2011). Un libro davvero importante, in cui la comparazione delle politiche sull'immigrazione degli Stati Shengen  fa emergere che proprio “l’abolizione delle frontiere interne ha proiettato la politica comunitaria verso la scelta della rigida disciplina degli ingressi e del soggiorno e del contrasto dell’immigrazione irregolare”. Ovvero che l’unico strumento per far fronte agli arrivi irregolari, in questo caso via mare, è il potenziamento dell’agenzia Frontex (organo la cui principale attività è quella del pattugliamento delle “frontiere esterne”). Ma, una volta che gli sbarchi sono avvenuti, non esiste un meccanismo di rete tra Stati che gestisca le richieste di quanti approdano. Un paese come l’Italia, dove non c’è ancora una legge organica sul diritto di asilo, come farà a farsi carico di migliaia di nuove domande, che corrispondono peraltro a un diritto fondamentale della persona?

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