Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

25 luglio 2011

 

 
La Federazione d’atletica si dimentica di Fofana giovane, italiano e nero
Italia-razzismo  Osservatorio
L'Unità, 23-07-2011
Mauro Valeri  
Che lo sport italiano sia ormai alla frutta non è più neanche una novità. L’ultimo scandalo (ultimo cronologicamente) riguarda la Federazione di atletica, che pochi giorni fa si è “semplicemente” dimenticata di inoltrare in tempo utile alla Federazione internazionale i documenti necessari per iscrivere il primatista italiano dei 110 ostacoli ai Campionati Europei Juniores (Tallin 21-24 luglio). Il punto è: si è trattato di una semplice dimenticanza? I dubbi sono molti. Il ragazzo in questione è infatti Hassane Fofana, nato a Gravardo (Brescia) nell’aprile del 1992, da genitori d’origine ivoriana. È quindi uno dei sempre più numerosi black italians, che qualcuno continua a non accettare. Nella interpretazione più benevola, quanto accaduto è da attribuire alla convinzione di qualcuno in Fidal che Fofana fosse ancora straniero. Tant’è che il documento non inviato è stato proprio quello dell’avvenuta cittadinanza, che Fofana ha ottenuto alla fine del 2010 e che l’“Atletica Bergamo 59” aveva consegnato in copia alla Federazione già a dicembre. Fa così capolino un’interpretazione più malevola: a rendere Fofana “poco italiano” sono il colore scuro della pelle e il nome e cognome. Insomma, il ragazzo bresciano sarebbe stato vittima di quegli stessi pregiudizi negativi che ancora rendono difficile che un “nero italiano” trovi un appartamento in affitto, un lavoro o non subisca azioni di bullismo. La Federatletica si difende sostenendo che solo di grave distrazione si tratta e non di discriminazione perché è consistente il numero di atleti black italians che gareggiano a livello internazionale con la maglia azzurra. Forse tutto ciò non sarebbe accaduto se in Italia l’acquisizione della cittadinanza alla nascita fosse per diritto di suolo. 
 
Lasciateci entrare nei Cie Oggi presidi in tutta Italia
"LasciateCie entrare" è la parola d'ordine della mobilitazione promossa da Federazione della Stampa e Ordine dei Gornalisti. Hanno aderito alla campagna Pd e Unità. Presidi in tutta Italia.
l'Unità, 25-07-2011
Mariagrazia Gerina 
«Nella sezione femminile, le donne sono quasi tutte vittime di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Irregolari. Ma non dovrebbero stare lì, la legge, pensata per proteggerle dai loro sfruttatori, dice che hanno diritto a un permesso di soggiorno per motivi sociali: articolo 18 della legge Turco Napolitano, puntualmente disatteso», racconta Carla Fermariello, avvocato della cooperativa sociale Be Free, che assiste le donne del Cie romano di Ponte Galeria.
«I pestaggi della polizia sono all'ordine del giorno», denuncia Ilaria Scovazzi, responsabile Immigrazione di Arci Milano, che l'ultima volta ha visitato il Cie di via Corelli lo scorso 2 maggio: «Come all'ordine del giorno sono i tentati suicidi, diritto di difesa negato, abuso di psicofarmaci». E poi il cibo scarso, i luoghi che sembrano dei campi di prigionia a cielo aperto. Ecco, quello che non si deve sapere dei Cie. Lo hanno raccontato in prima persona anche i cronisti, violando i divieti che ora si fanno ancora più stringenti.
«Al fine di non intralciare le attività rivolte agli immigrati provenienti dal Nord Africa», recita la circolare ministeriale 1305 che dal 1 aprile scorso vieta in modo ancora più categorico che in passato l'accesso alla stampa non solo nei Centri di identificazione ed espulsione, ma anche nei Centri d'accoglienza, utilizzati per i tunisini e i profughi che provengono dalla Libia. «In tutte le strutture presenti sul territorio», recita sinteticamente la circolare, che autorizza d'ora in poi l'accesso solo ad alcune organizzazioni umanitarie: Unhcr, Oim, Croce Rossa, Amnesty, Medici Senza Frontiere, Save The Children, Caritas. La stampa no. È esclusa perché «intralcia».
«Ma noi giornalisti non intralciamo nessuno, chiediamo solo di fare il nostro mestiere, semmai è il ministro Maroni che intralcia la credibilità delle istituzioni con queste misure», replica il segretario della Federazione nazionale della stampa, Roberto Natale, che oggi chiama tutti a raccolta davanti ai Cie della penisola per protestare contro il divieto di cronaca. «Non ci sono solo i dolori privati di Avetrana o dell'omicidio Rea», ricorda ancora Roberto Natale: «I giornalisti italiani rivendicano il diritto-dovere di fare cronaca, anche sui temi dei diritti umani».
Ci saranno parlamentari, giornalisti, immigrati, rappresentati delle associazioni. «LasciateCie entrare», recita lo slogan della mobilitazione a cui hanno aderito anche l'Unità e il Pd.
L'appuntamento per tutti è alle 11 di questa mattina davanti ai cancelli dei Cie. Da Gradisca a Lampedusa. Da Trapani a Milano, Modena, Bari, Torino. I parlamentari chiederanno di visitare i Cie. L'elenco di quelli che hanno aderito è lungo. Da Jean Leonard Touadì a Rosa Calipari, da Livia Turco a Furio Colombo, etc.. E poi Beppe Giulietti, l'Idv Leoluca Orlando, il radicale Perduca, i futuristi Flavia Perina e Fabio Granata. Alcune delegazioni visiteranno anche il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo e i centri di prima accoglienza di Lampedusa, Porto Empedocle (Ag) e Cagliari, che pure dal primo aprile sono interdetti alla stampa.
 
 
 
Una battaglia per la nostra e la loro libertà»
Chiusi anche 18 mesi dentro una struttura senza capirne la ragione. Con scarsa assistenza e senza poter comunicare Ma sono venuti qui per costruirsi un futuro migliore
l'Unità, 25-07-2011 
MARCO PACCIOTTI
COORDATORE NAZIONALE FORUM IMMIGRAZIONE DEL PD
L'invito sempre valido a calarsi nei panni altrui, mai fu tanto opportuno. Solo cosi forse si potrebbe capire l'ingiustizia subita da tanti migranti trattenuti oggi nei Cie. Anche sforzandosi però credo che sarebbe difficile per un libero cittadino poter immaginare una situazione tanto assurda. Assurdità che ha spinto il Forum immigrazione del Pd a promuovere la campagna «No al carcere per gli innocenti» prima e ora ad aderire con convinzione alla mobilitazione «lasciateCIEntrare» lanciata dalla Fnsi e dall' Ordine dei Giornalisti insieme ad altre associazioni e a diversi parlamentari di tutte le forze di opposizione.
La difficoltà nell'immaginare per noi, nasce innanzitutto dalle cause che spingono tante persone a migrare abbandonando tutto. Fame, guerra e persecuzioni, sono per noi solo ricordi di un recente passato, ma ancora oggi spingono milioni di persone alla scelta obbligata di fuggire. Rimanere significherebbe un futuro incerto, a volte la morte per se e la famiglia. Per i nostri nonni emigrare significò tentare la fortuna in paesi più ricchi e ritenuti più civili. Lavorare ed essere onesti dava loro l' opportunità di condurre una vita normale e di costruirsi un futuro sereno. Oggi invece non sempre è cosi. In Italia ad esempio esistono luoghi come i Cie, dove un migrante che non abbia commesso nessun reato rischia di essere «trattenuto» fino a 18 mesi. Di passare un anno e mezzo della propria vita chiuso in una struttura, senza capirne la ragione, con difficoltà a comunicare verso l'esterno, spesso con scarsa assistenza sanitaria e legale. Per questo abbiamo voluto promuovere la campagna «No al carcere per gli innocenti» subito adottata con sensibilità da l'Unità. Si aggiunge a questo quadro già mortificante per un paese civile, la impossibilità per la stampa di esercitare il proprio diritto\dovere di informare. Lo scorso 1 aprile, facendo un brutto «pesce d'aprile» alla democrazia, il Ministero degli Interni vietò alla stampa l'ingresso a queste strutture per mezzo di una banale circolare. Il pretesto era il presunto intralcio arrecato dai giornalisti alle operazioni in corso. Una scusa inaccettabile. Per questo abbiamo ritenuto giusto e necessario aderire alla mobilitazione «lasciateCIEntrare». Per chiede con forza la libertà di accesso per la stampa a queste strutture. Per dare la possibilità a noi cittadini di conoscere le storie e le condizioni, farci una opinione. Questo diritto negato a noi tutti, testimonia ancora una volta la «cultura» illiberale ormai egemone in questo governo. A conferma di quanto sia Lega ad affermare una idea di società chiusa e asfittica, in cui qualcuno è più uguale di altri. Una cultura che esprime intolleranza e paure. Che vuole farci accettare l'idea che possano esistere luoghi dove i diritti siano sospesi e resi invisibili. Due principi da contrastare con determinazione. Una democrazia in cui convivono persone con meno diritti di altre, o dove si fa passare un diritto per un privilegio, è una democrazia debole, nella quale siamo tutti più fragili.
 
 
 
«LasciateCie entrare», presidi in Italia  Ma reclusa denuncia: «Picchiata da finanzieri»
Condizioni di vita disumane, nessuna assistenza legale, pestaggi, violazioni delle richieste d'asilo e respingimenti forzati. Ecco la lista nera delle infrazioni che si compiono nei Cie (Centri d'identificazione ed espulsione), tenute sotto silenzio negando ai media l'accesso per verificare ciò che succede. 
l'Unità, 25-07-2011
Pisapia: «Firmo anche io. Diciamo no ai Cie-carcere»
Oggi giornalisti, operatori sociali, politici, legali e volontari si daranno appuntamento alle 11 davanti a 12 su 22 Cie e Cara in tutta Italia per i presidi «LasciateCie entrare», una campagna che vede protagonisti anche Ordine dei giornalisti e Fnsi. «Vogliamo che sia garantito l'ingresso alle organizzazioni che si occupano di migranti e che sia ristabilito il diritto di cronaca. Se non si garantisce l'accesso, non ci può essere nemmeno trasparenza». 
Con queste parole Gabriella Guido della rete Primo marzo denuncia la violazione del diritto dovere dei giornalisti di informare. Guido è fra le coordinatrici a livello nazionale della manifestazione «LasciateCie entrare»: «Ogni presidio è autorganizzato, non abbiamo dato disposizioni dall'alto». Ovunque saranno presenti politici e ci saranno delegazioni che cercheranno di entrare nei centri.
I Cie destano preoccupazione anche tra i legali. Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione) afferma che in queste strutture non c'è alcuna garanzia del diritto di difesa. «Questa è una campagna di sensibilizzazione - conclude Guido - che convinca il ministero dell'Interno a risolvere questa situazione di inaccessibilità». (www.redattoresociale.it) 
 
 
 
IMMIGRATI: ACLI PARTECIPA A INIZIATIVA 'LASCIATECIEENTRARE'
(ASCA) - Roma, 25 lug - Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (Acli) aderiscono alla mobilitazione 'LasciateCIEentrare', promossa per oggi, 25 luglio, dalla Federazione nazionale della stampa (Fnsi) e dall'Ordine dei giornalisti, insieme a molte organizzazioni umanitarie.
La mobilitazione chiede il rispetto dell'art. 21 della Costituzione e il ritiro della circolare n. 1305 del Ministero dell'Interno, datata 1* aprile, che limita il diritto-dovere d'informazione vietando l'ingresso dei giornalisti nei Centri di identificazione ed espulsione per immigrati (Cie) e nei Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara).
L'iniziativa arriva pochi giorni dopo l'approvazione, da parte del Parlamento, del decreto del Governo che prolunga la 'detenzione' delle persone nei Centri fino a 18 mesi.
''Le Acli non possono condividere questa politica 'punitiva' adottata dal Governo nei confronti degli stranieri giunti nel nostro Paese a seguito della situazione nordafricana''. Lo spiega Antonio Russo, responsabile dell'immigrazione per le Associazioni dei lavoratori cristiani.
''Ancora una volta - aggiunge Russo - piuttosto che attivare le forme consentite dalla direttiva europea sui rimpatri assistiti, che potrebbero agevolare il ritorno dei migranti nei Paesi d'origine con minore aggravio di risorse economiche, si sceglie la soluzione ad 'effetto', che risponde meglio alla logica propagandistica di confinare gli immigrati fuori dai territori, anche a costo di violare il diritto internazionale e le leggi italiane''.
 
 
 
MMIGRAZIONE: SEL, NORME DEL GOVERNO ITALIANO INCOMPATIBILI
(AGENPARL) - Roma, 25 lug - "E' inaccettabile la norma che prolunga il trattenimento nei Centri di identificazione e espulsione (CIE) da 6 fino a un massimo di 18 mesi. Se gia' era odiosa una permanenza cosiddetta “temporanea”, considerata necessaria per accertare lo status delle persone straniere, che in grande maggioranza non hanno commesso reati, il prolungamento configura un vero e proprio stato di detenzione. E' incompatibile sia con i principi di liberta' individuale che sono previsti dalla nostra Costituzione, sia con l’ordinamento giuridico che limita fortemente l’ ammissibilita' della prevenzione preventiva. E' netto il giudizio di Sinistra Ecologia Liberta-con Vendola, sulle politiche del governo dell'immigrazione e sui Cie, nel giorno di mobilitazione nazionale contro il divieto per la stampa di non poter accedere ai Cie, affidato al Forum sui Diritti Civili riunitosi a Roma. Ne' vale l’argomento - prosegue il Forum dei Diritti Civili di Sel - che si tratta di un adeguamento alle norme europee, perche' queste prevedono un chiaro invito agli Stati a contenere i tempi di sosta forzata, non ad alzarli. Una maggioranza di centrodestra indebolita e divisa - insiste Sel - mette in atto politiche di chiusura xenofoba, con l’obiettivo di ritrovare e rianimare i sentimenti di paura che da sempre alimenta nel proprio elettorato. Protagonista la Lega Nord, sempre piu' arbitra degli orientamenti e del destino del governo. Sinistra Ecologia Liberta' sostiene i diritti delle persone straniere, la limitazione per tutti delle forme di trattenimento e contenzione. Ritiene - conclude Sel - fondamentale per la propria politica sostenere la fiducia, l’accoglienza, le relazioni tra gli umani, senza acutizzare le oscure pulsioni dell’odio e del rancore vendicativo".
 
 
 
Il tasso di ricambio attrae immigrazione
il Sole, 25-07-2011
L'APPEAL DELLE REGIONI «ANZIANE»
Non è solo approdo per profughi e disperati in fuga dal  Nord Africa. A guardarla bene, con la lente d'ingrandimento dei quasi 4 milioni di immigrati regolari che hanno un permesso di soggiorno e un contratto di lavoro, la Penisola è un bel puzzle fatto dì opportunità - nonostante la crisi economica - strettamente collegate all'offerta di lavoro e alla stabilità economica. E persino alla demografia. Niente è casuale. Ogni regione ha il suo appeal, ora l'attrattività occupazionale per gli immigrati ha un nuovo indice (messo a punto dalla Fondazione Moressa) che riassume il diverso andamento degli indicatori regionali. Dove si guadagna di più, dove i contratti a tempo indeterminato sono più stabili e la qualità della vita è più elevata, lì arrivano gli stranieri. Vero. Ma a far andare verso il vertice della classifica le regioni settentrionali è anche il "tasso di ricambio". In Liguria, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Emilia Romagna e Piemonte, il tasso supera il 150%, cioè su due anziani si conta poco più di un giovane. Gli stranieri guardano la penisola con la lente, "inseguono" il lavoro laddove c'è, ma sono già pronti per ricoprire le occupazioni lasciate dai futuri pensionati che non verran¬no completamente sostituiti dai giovani italiani.
 
 
 
Occupazione. Un nuovo indicatore misura l'attrattività a livello regionale per impieghi e attività autonome degli immigrati
Gli stranieri inseguono un lavoro al Nord
Valori migliori anche in termini di qualità e stabilità
il sole, 25-07-2011
Anna Del Freo
Le regioni del Nord e in parte del Centro Italia presentano le maggiori chance sia quantitative che qualitative per il lavoro degli immigrati. Questa conclusione, che poteva risultare da dati disaggregati e saltuari, è confermata da un nuovo indicatore - l'indice di attrattività occupazionale degli stranieri - elaborato dalla Fondazione Leone Moressa. Una misura dell'appeal che a sua volta utilizza una serie di indicatori economici su base regionale: il saldo occupazionale (differenza tra gli occupati stranieri tra il 2009 e il 2010 rispetto agli occupati stranieri 2010); il rischio di rimanere disoccupati; il mantenimento del contratto a tempo indeterminato; l'indice di stabilità contrattuale (dipendenti stranieri a termine e collaboratori rispetto agli occupati stranieri totali); il tasso di disoccupazione straniera; le retribuzioni mensili dei lavoratori immigrati; il reddito medio dichiarato; l'indice di ricambio nazionale (popolazione tra i 60 e i 64 anni rispetto alla popolazione tra i 15 e i 19 anni) e infine il tasso di imprenditoralità straniera.
Questi indicatori permettono non solo di valutare la qualità e quantità di lavoro, ma anche di verificare l'impatto della crisi sull'occupazione straniera. Come si vede dalla cartina qui a fianco, sono la Lombardia, le regioni Nord orientali, l'Emilia, la Toscana e il Lazio quelle più fertili per l'insediamento e il lavoro degli immigrati. In queste regioni, innanzitutto gli stranieri vengono remunerati meglio che al Sud: infatti si va dai 1.159 euro del Friuli ai 670 della Calabria. Inoltre il rischio di rimanere disoccupati è più lieve: gli stranieri senza lavoro al Nord hanno avuto più possibilità di trovare una nuova occupazione nel 2010, mentre al Sud chi era senza lavoro lo è rimasto anche l'anno successivo.
Nelle regioni settentrionali poi c'è maggiore stabilità: chi ha un contratto a tempo indeterminato ha più possibilità di mantenerlo. Ma quello che fa andare ai vertici della classifica le Regioni del Nord è il cosiddetto tasso di ricambio. In pratica, in queste aree, specialmente in Liguria, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Emilia Romagna e Piemonte questo indicatore supera il 150%, cioè ci sono poco più di un giovane ogni due anziani e questo fa sì che servano più stranieri per colmare il gap rispetto al Sud.
«Abbiamo rilevato - aggiunge Valeria Benvenuti, ricercatrice della Fondazione Moressa - che il divario tra le prime regioni e quelle ad indice di attrattività più basso, in genere quelle meridionali, è molto elevato». Fa eccezione la Sardegna, che si trova a sorpresa tra le aree con le maggiori opportunità. «La Sardegna -spiega Benvenuti - ha un saldo occupazionale tra il 2009 e il 2010 molto positivo. Inoltre all'interno della regione c'è un basso rischio di rimanere disoccupati. Questo, insieme con retribuzioni mediamente elevate, spinge l'isola tra le prime in classifica».
Ma la crisi che impatto ha avuto sull'occupazione degli immigrati? Non devastante, anche se il peso degli stranieri rispetto al totale dell'occupazione risulta basso soprattutto nelle regioni come Lombardia, Marche e Veneto. Commenta Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia dell'immigrazione all'Università degli Studi di Milano: «Gli stranieri risentono certamente della crisi come gli italiani, ma non ci sono stati esiti drammatici. Una sorta di strategia di sopravvivenza ha spinto le famiglie straniere a puntare di più sui lavori (tipo quelli domestici) che hanno risentito meno della crisi: se il marito muratore resta a casa disoccupato, la moglie fa più ore come colf. Anche i dati relativi alla piccola imprenditorialità straniera possono essere letti - spiega Ambrosini - alla luce della crisi in questa chiave: chi è stato licenziato come dipendente, apre la partita Iva e cerca di continuare a fare il suo mestiere autonomamente. Una forma di rifugio, insomma. C'è da considerare poi che il mercato ha creato quasi solo posti di livello basso, che sono appunto quelli occupati dagli immigrati. Inoltre i dati ci dicono che gli stranieri non sono tornati alloro Paese d'origine, malgrado il momento di difficoltà economica».
Per Pietro Soldini, responsabile immigrazione della Cgil, riguardo alla crisi, «va considerato che gli immigrati non possono fare a meno di lavorare, perché dal lavoro dipende il loro permesso di soggiorno. Dunque sono disponibili a qualsiasi tipo di mansione e di trattamento economico. Questa grande flessibilità fa sì che ci sia per loro più occupazione. Ma nei settori come il manifatturiero e l'edilizia, la crisi ha colpito».
Intanto, sempre la Fondazione Moressa, rileva che quest'estate il 15% dei nuovi assunti in Italia sarà straniero e verrà impiegato soprattutto nei servizi turistici e in quelli di pulizia.
 
 
 
Silli: Prato non ce la fa, stop immigrazione
IL sito di Prato, 25-07-2011
"Dobbiamo intervenire e chiedere il blocco dei flussi come è accaduto in un altro caso limite come quello di Bolzano" è in sintesi l'annuncio dell'assessore all'integrazione Giorgio Silli che suona però come il grido di allarme di una città messa in ginocchio da un fenomeno più grande delle proprie possibilità.
Continua così, sull'onda delle polemiche scatenate dall'omicidio di via pistoiese e dall'interrogazione al Ministero fatta dall'onorevole Mazzoni, il dibattito sull'immigrazione a Prato. Arriva stavolta un segnale forte di discontinuità col passato che molti degli elettori del centrodestra invocavano e che pesa nella discussione politica segnando un solco tra le posizioni del centrosinistra che guida regione e provincia ed invece l'amministrazione della città di Prato. 
"Abbiamo sempre affermato - dice Giorgio Silli assessore all’immigrazione - che che ci saremmo impegnati per il ripristino della legalita’ laddove le istituzioni hanno latitato per troppo tempo, ed in questo caso le forze dell’ordine con la giunta e l’ass. Milone stanno lavorando benissimo. Che ci saremmo impegnati per l’integrazione di quegli stranieri che ne dimostrano giorno per giorno la volonta’. Per l’integrazione di quegli stranieri che lavorano in pace,pagano tasse ed imposte e rispettano la legge,ma soprattutto per l’integrazione delle seconde generazioni, di quei bambini cioe’ nati nella nostra citta’ da genitori stranieri. Abbiamo lavorato alacremente su ognuno di questi punti del nostro programma ed i risultati sono decisamente soddisfacenti e tangibili.
E’ arrivato il momento di fare una riflessione istituzionale, ad ogni livello, per capire che cosa possiamo fare e come possiamo intervenire sul governo affinche’ abbia un occhio di riguardo per Prato quando verranno decisi i prossimi flussi di migranti in ingresso nel nostro paese.’"
Mi riuniro’ e chiedero’ ai gruppi politici di presentare un documento che venga discusso ed approvato in consiglio, affinche’ si possano sensibilizzare i livelli istituzionali superiori al riguardo. Sono le regioni che possono sollevare delle obiezioni alla presidenza del consiglio dei ministri , entro il mese di novembre di ogni anno, riguardo all’apertura o meno dei flussi, indicandone la sostenibilita’ sul territorio. Indicazioni alla regione di questo tipo, sono auspicabili dalle province, dalle prefetture e dalle Direzioni provinciali del Lavoro. Porro’ il problema in prefettura durante il prossimo consiglio territoriale per l’immigrazione . Spero per questo, con un documento approvato dal consiglio comunale , di poter confrontarmi con gli altri enti al fine di chiedere una diminuizione dei flussi verso il ns territorio.
Sono in contatto con colleghi di altre citta’ che hanno gia’ discusso il problema, ottenendo degli ottimi risultati.
Da Roma fino al caso limite di Bolzano ( anche se del tutto particolare dato che si tratta di una provincia autonoma ), che ha ottenuto un blocco pressoche’ totale dei flussi verso la citta’ .
Ancora una volta la giunta Cenni unisce l’interventismo alla lungimiranza in una ricetta vincente per la gestione del fenomeno"
 
 
 
Immigrati per il pomodoro trovano «casa» in ruderi diroccati
La Gazzetta del Mezzogiorno, 25-07-2011
FRANCESCO RUSSO
PALAZZO SAN GERVASIO - Gli immigrati africani stanno arrivando nell'area Nord lucana. Sbarcano in Basilicata alla spicciolata, dopo aver lavorato nelle campagne di altre aree del Meridione. Il loro numero sta crescendo di giorno in giorno. Negli otto casolari di contrada Boreano - nell'area rurale tra Lavello e Venosa - si sono già sistemate circa duecento persone. E non è difficile immaginare le condizioni in cui sono costrette a vivere, senza servizi igienici e nemmeno l'acqua corrente. Un altro centinaio di immigrati, invece, è sparso nelle campagne che fanno da perimetro ai territori di Spinazzola e Palazzo San Gervasio. Mancano ancora un paio di settimane, all'inizio della campagna per la raccolta del pomodoro. Ma i numeri del fenomeno immigrazione sono destinati a diventare preoccupanti. Altri lavoratori extracomunitari, infatti, arriveranno a partire dai primi giorni di agosto, e si sistemeranno nei ruderi disseminati nelle campagne dell'Alto Bradano lucano, nella vasta zona che comprende Gaudiano, Lavello, contrada Boreano, Montemilone, Venosa e Palazzo San Gervasio. Il territorio, anche quest'anno, rischia di non essere in grado di accogliere l'ondata di braccianti del pomodoro. E forse, la situazione sarà peggiore rispetto al passato. 
«Nei casolari - dice Antonio Lapadula, segretario regionale della Fai-Csil - stanno iniziando ad arrivare i primi raccoglitori di pomodoro. Per ora non sono tantissimi, ma il numero a partire da agosto è destinato ad aumentare. Nella zona, in realtà, ce ne sono già diversi, che stanno lavorando per la preparazione dei terreni prima della raccolta. Presto diventeranno moltissimi, diverse centinaia. Sarebbe stato necessario, per rendere meno drammatico il problema - prosegue il sindacalista - utilizzare l'ex campo di accoglienza di Palazzo. Ora però, quella struttura è stata trasformata dal Ministero in un Centro di identificazione ed espulsione, almeno fino al 31 dicembre, e quindi si riproporranno i problemi dell'anno scorso, quando molti lavoratori immigrati si sono trovati a vivere in situazioni difficili. Purtroppo - conclude - anche questa volta le istituzioni non saranno in grado di dare una risposta dignitosa alla domanda di accoglienza». 
Non mancano, nel frattempo, le iniziative dei movimenti locali. «La nostra associazione - racconta - Gervasio Ungolo, coordinatore del Centro di documentazione Michele Mancino, di Palazzo San Gervasio - ha aderito ad un progetto dell'Osservatorio migranti Basilicata, che attraverso uno sportello ha il compito di raccogliere fondi, beni materiali e alimentari, ma anche di fornire assistenza legale agli immigrati. In questi giorni, abbiamo già fornito pasti ai lavoratori arrivati per la raccolta del pomodoro che si trovano a Boreano».
 
 
 
Immigrazione, a ottobre scadranno i permessi di soggiorno umanitari
PadovaOggi, 25-07-2011
L'appello all'unisono di Cgil, Cisl, Uil, Acli e Caritas affinché le istituzioni promuovano le modalità di rinnovo per evitare presenze irregolari sul territorio. La condanna agli ultimi atti di violenza in stazione ma la richiesta di integrazione attiva degli immigrati
Il permesso di soggiorno per motivi umanitari attribuito ai profughi per la loro permanenza sul territorio italiano scadranno il prossimo ottobre. Cgil, Cisl, Uil, Acli e Caritas levano all'unisono un appello per spronare le istituzioni alla divulgazione degli strumenti e delle informazioni sufficienti sulle modalità di rinnovo per evitare l'insorgere di nuove problematiche dovute alle presenze irregolari in città.
“Chiediamo inoltre alle Istituzioni locali, ognuna per le proprie funzioni e responsabilità, di attivarsi insieme a tutte le realtà che seguono da anni i temi dell'immigrazione e dell'accoglienza, per mettere in campo azioni di reale accoglienza – sollecitano le associazioni di categoria e di solidarietà - che permettano alle donne e agli uomini che arrivano nel nostro Paese e nella nostra città di essere soggetti di un vero inserimento ed evitare qualsiasi possibilità di essere considerati "ospiti indesiderati", diventando così utile manovalanza della malavita”.
Inevitabile il riferimento ai recenti fatti di violenza che hanno riguardato l'area della stazione ferroviaria con protagonisti immigrati del Nord Africa. “Fermo restando che è da condannare con fermezza quanto accaduto negli ultimi – aggiungono Cgil, Cisl, Uil, Acli e Caritas - vogliamo evidenziare come organizzazioni e associazioni, che ogni volta che accadono fatti nei quali vi sono coinvolti degli immigrati irregolari o meno, il primo pensiero che accomuna certe visioni è: se non ci fossero stati non sarebbe successo. Questo è quantomeno un luogo comune oltre che sbagliato ed insufficiente a identificare la colpa e le giuste percentuali di responsabilità”.
 
 
 
Immigrazione: pronto Rapporto 2011 su situazione in Veneto
Analizza dinamiche lavoro, flussi, servizi e incentivi a rientri
(ANSA) - VENEZIA, 25 LUG - E' pronto, e sarà presentato mercoledì, nella sede della giunta regionale, a Venezia, il "Rapporto 2011 sull'Immigrazione in Veneto". E' stato realizzato dall'Osservatorio Regionale Immigrazione e da Veneto Lavoro.
Si analizzano le dinamiche della crescita della popolazione immigrata negli anni della recessione; le dinamiche del lavoro; le ripercussioni tra gli immigrati della crisi; la realtà legata ai flussi d'ingresso, ai decreti-flusso e regolarizzazioni; gli immigrati e i servizi alla persona; gli incentivi ed il sostegno ai rientri. (ANSA).
 
 
 
LAMPEDUSA IN FESTIVAL
Vince la speranza sull' isola simbolo dell' immigrazione
Premi «Arturo torna dal Brasile» e «Stand by me» premiati
Corriere della sera, 24-07-2011
Manin Giuseppina
MILANO - Lampedusa in Festival: vince la speranza. La rassegna di cinema, musica e cultura che mette al centro la realtà dell' immigrazione nell' isola che ne è divenuta simbolo, si è chiusa ieri sera con la proclamazione dei vincitori del concorso. Il primo premio per la sezione «Storie» è andato a Giuseppe Marco Albano, regista di Stand by me , il secondo a Marco Antonio Pani per Arturo torna dal Brasile . Laureati nell' altra sezione, «Approdi e speranze», sono Lucio Arisci con Nè più nè meno: la scuola Pisacane , e Rossella Schillaci con Shukri, una nuova vita , film quest' ultimo che ha anche vinto il premio Der (Associazione Documentaristi Emilia-Romagna). Soddisfatti gli organizzatori. Dice Luca Vullo, direttore artistico del Festival: «Il numero delle opere arrivate, 150 contro le 79 della scorsa edizione, i dibattiti su temi come legalità, ambiente, sviluppo sostenibile, la medaglia d' onore ricevuta dal presidente Napolitano, ci danno lo slancio per continuare nell' impegno per dare di questa splendida isola un' altra immagine. Da qui la nostra campagna "Io vado a Lampedusa" promossa per il rilancio del turismo sull' isola». Dove, come raccontano alcuni dei filmati arrivati al Festival, gli sbarchi non sono solo forieri di disperazione. Ne è testimone Dagmawi Yimer, 33 anni, etiope, arrivato a Lampedusa su un barcone 5 anni fa. Sbarcato come rifugiato, è tornato come regista, autore di documentari che parlano di migranti, curatore della sezione «Approdi e speranze» nata per dare visibilità alle esperienze positive di stranieri che vivono in Italia. «Ce ne sono molte - assicura -. Immigrati che ce l' hanno fatta, che qui hanno trovato accoglienza, lavoro, dignità. Il problema vero di Lampedusa non sono gli sbarchi ma come vengono gestiti e strumentalizzati per occultare i veri guai: la mancanza d' acqua, gli ospedali, le scuole».
 
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