Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

13 luglio 2012

Dopo la nuova tragedia del mare, i progressisti del Parlamento europeo chiedono alla Commissione Ue di far luce sugli accordi tra Italia e Libia.
Per il ministro Cancellieri “con Tripoli solo un accordo verbale per il pattugliamento delle coste”. Sulla tragedia ammonisce: “ancora non ci sono riscontri”.
Immigrazioneoggi, 13-07-2012
L’eurodeputata del Pd Rita Borsellino ha presentato, insieme ad altri deputati del gruppo S&D (socialisti e democratici), un’interrogazione alla Commissione europea per fare luce sullo stato dell’arte dell’accordo bilaterale tra Italia e Libia e per chiedere di attivare in tempi rapidi azioni di cooperazione internazionale da parte dell’Unione che possano assicurare il rispetto dei diritti umani e fermare le tragedie sulle rotte dell’immigrazione nel Mediterraneo.
“L’ennesima tragedia nel Canale di Sicilia dimostra che gli accordi tra Italia e Libia non sono sufficienti a garantire il rispetto dei diritti umani” ha dichiarato la componente della commissione Libertà civili, Giustizia e Affari interni del Parlamento europeo.
Sulla vicenda è intervenuta ieri, ai microfoni di Radio Rai, il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri. Con Tripoli c’è un “accordo verbale” sul “pattugliamento misto” delle coste ha sottolineato la titolare del Viminale, pur precisando che “non ci sono riscontri ufficiali” sull’ultima tragedia dell’immigrazione che ha registrato la morte di altri 54 migranti. “Per ora – ha ribadito Cancellieri – c’è un accordo verbale che prevede la possibilità di collaborazione nel rispetto dei diritti umani”. Sul fatto che la Libia non riconosca le condizioni di Ginevra ’51, la Cancellieri si è detta convinta che “il discorso si riaprirà



«Io alla deriva per 14 giorni»
Storia di una tragedia del mare
l'Unità, 12-07-2012
«Un anno e qualche mese dopo il caso del 'left-to-die boat' che ha suscitato una protesta internazionale, un altro tragico incidente simile rivela come, nonostante gli sconvolgimenti geopolitici nella zona, i migranti continuano di morire nel Mediterraneo in condizioni spaventose». Lo scrive l'Arci che, con il progetto Boats4People, ha raggiunto la Tunisia con la goletta Oloferne.
«L’anno scorso, in marzo 2011, 63 persone erano partiti da Tripoli per provare di raggiungere le coste sud dell’Italia e sono morte dopo quattordici giorni in mare. L’incidente era avvenuto durante l’intervento militare internazionale in Libia e quindi in acque monitorate attentamente. Diversi rapporti incriminanti sono ora stati resi pubblici. Riguardano violazioni di alcuni attori presenti in mare in quell’epoca, e in Francia è stato presentato un esposto contro la marina militare francese all’epoca presente in forze in quelle acque, ma che si astenne dal fornire soccorso» scrive ancora l'Arci.
«Oggi, dopo la caduta del regime di Gheddafi e la fine dell’intervento internazionale in Libia, Boats4People deve registrare altro caso tragico, come è emerso durante l’intervista realizzata l’11 mattina a Zarzis nel sud della Tunisia ad Abbas Satou. Saton, di nazionalità eritrea e unico sopravissuto della incidente, è stata scoperto martedì alle 14.30 da un pescatore tunisino a 35 miglia dalle coste di Zarzis in Tunisia. Era aggrappato ai resti della barca con la quale aveva lasciato Tripoli circa due settimane prima con 55 compagni a bordo (20 somali, 2 sudanesi, e 34 eritrei) compresi suo fratello maggiore e due sorelle» scrive ancora l'Arci.
«Dopo circa 26 ore di navigazione, la barca, che era in cattive condizioni, si è rovesciata e Abbas è stato l’unico a riuscire a restare agganciato con una corda alla barca, il cui motore non funzionava più.
Aggrappato alla barca è andato alla deriva da solo per quattordici giorni, riuscendo a scorgere qualche volta altre navi a distanza. Dopo essere stato finalmente salvato da un pescatore, una nave di pattuglia tunisina della Garde Nationale Maritime lo ha preso a bordo nel pomeriggio. E’stato portato in condizioni di estrema spossatezza all’ospedale di Zarzis dove è stato curato per disidratazione.
Boats 4 People denuncia di nuovo le politiche di chiusura delle frontiere che costringe i migranti a utilizzare percorsi sempre più pericolosi per attraversare il Mediterraneo» scrive ancora l'Arci.
In collaborazione con ricercatori del Forensic Oceanografic Project a Goldsmith College, Boats4People proseguirà le sue indagini per verificare se tutte le misure possibili sono state attuate al fine di evitare la morte delle persone su questa imbarcazione.



«Possibile nuova ondata di sbarchi»
Relazione dei servizi al Copasir
Secondo il direttore dell'Aise immigrati provenienti da Siria, Tunisia e Libia potrebbero tentar di raggiungere l'Italia
Corriere della sera, 12-07-2012
Alfio Sciacca
Dopo la strage dei 54 migranti morti mentre tentavano di raggiungere l'Italia ora scatta l'allarme su una nuova possibile ondata di sbarchi che potrebbe interessare le coste del Sud Italia. A mettere sull'avviso le autorità italiane è stato il generale Adriano Santini, direttore dell'Aise, durante un'audizione al Copasir. In particolare sarebbero immigrati provenienti da Siria, Libia e Tunisia a tentare di raggiungere le nostre coste. Una segnalazione che si aggiunge a quella arrivata dopo la strage dei 54 immigrati dall'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr) che da settimana segnala il flusso di migranti, soprattutto somali ed eritrei, pronti a prendere il mare dalle coste libiche.
UNICO SUPERSTITE - Proprio dalla Libia era partito il gommone con 55 migranti diretti in Italia e rimasto in balia del mare per oltre 15 giorni. A raccontare della tragedia è stato l'unico superstite che si è salvato aggrappandosi ad una tanica di carburante e salvato da una motovedetta tunisina.
ALLARME ATTENTATI - Santini ha inoltre riferito sulla situazione in Afghanistan in relazione al piano di ritiro delle forze armate italiane. Per il nostro contingente è previsto il graduale ritiro nel 2014. Per quella data degli attuali 4200 militari ne dovrebbero rimanere circa 2000. Stando sempre a quanto avrebbe riferito il generale Santini c'è anche il rischio di attentati terroristici da parte delle forze talebane più vicine ad al Qaeda.



Lombardia: un immigrato ogni dieci vuole lasciare l’Italia, solo la metà per tornare a casa.
Secondo l’Ismu i meno “affezionati” all’Italia sono i senegalesi (il 16% se ne andrebbe), gli egiziani (15%) e i marocchini (13%).
Immigrazioneoggi, 13-07-2012
In Lombardia sono circa 125 mila, il 10% del totale, gli immigrati che a luglio 2011 hanno dichiarato l’intenzione di cambiare Paese, sia per tornare in patria che per provare la fortuna in altri Stati. I meno “affezionati” all’Italia sono i senegalesi (il 16% se ne andrebbe), gli egiziani (15%) e i marocchini (13%). Non intendono trasferirsi invece filippini (5,5%), albanesi (5%) e soprattutto i cinesi (2%).
Lo rivelano i dati dell’Osservatorio regionale sull’integrazione e la multietnicità, presentati dall’Ismu, in occasione dell’incontro I diritti previdenziali dei lavoratori stranieri. Normative e procedure di riferimento per chi rientra nel proprio Paese d’origine.
Il 21,7% di chi dice di volersene andare, vive da solo o con amici e conoscenti, mentre solo il 3,5% di chi ha famiglia cambierebbe vita. Inoltre il 21,9% è pensionato, il 20,4% è in mobilità, mentre il 14,2% è lavoratore irregolare e il 10,1% è disoccupato. Solo lo 0,9% è titolare di un’impresa. Il 13,2% sono uomini e il 7,8% donne. “I dati sono il risultato di 8mila interviste – spiega Alessio Menonna, collaboratore del settore statistica dell’Ismu e autore della ricerca – realizzate da stranieri in tutta la regione”. Tra chi si dice intenzionato a lasciare l’Italia, circa la metà vorrebbe tornare in patria e un’altra metà desidererebbe cambiare Paese.

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