L’ora di religione islamica. Una storia lunga 100 anni
L’Unità del 20 ottobre 2009
A proposito della controversa “ora di religione islamica”, auspicata dal viceministro Adolfo Urso, la storia è lunga e istruttiva. 29 settembre 1870: la  circolare del ministro della Pubblica Istruzione, stabilisce che l'istruzione religiosa venga impartita solo su richiesta dei genitori. 1888: la relazione della Commissione per i nuovi programmi della scuola elementare afferma che “lo Stato non può fare, né direttamente né indirettamente una professione di fede”. Ma le cose sono destinate a cambiare. 1923: un Regio decreto rende obbligatorio l'insegnamento della religione cattolica nella scuola elementare. 1929: il concordato, che pure estende l’ insegnamento obbligatorio alle scuole medie e superiori, consente ai genitori di chiedere l’esonero per i propri figli. 1930: un decreto Regio, permette a “i padri di famiglia professanti un culto diverso dalla religione di stato di ottenere locali scolastici per l'insegnamento religioso dei loro figli”. E infine la Costituzione italiana. All’articolo 8 si afferma che: “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. (Quelle) diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico”. Dopo la revisione del concordato del 1984, le intese sottoscritte tra lo stato italiano e alcune confessioni, regolamentano, appunto, l’insegnamento scolastico. Come si vede, è l’intero apparato normativo dello stato italiano nei suoi principi ispiratori a prevedere che “l’ora di religione islamica” possa essere realizzata.  Poi, certo, intervengono altre considerazioni e, in particolare un approccio liberale che privilegerebbe, piuttosto, l’insegnamento della storia delle diverse religioni.
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