I quiz? Un bene per l'integrazione, se aperti a tutti gli stranieri

l'Unità, 18-01-2011
Italia-razzismo   Osservatorio
È partito in due città, Firenze e Asti, il test di lingua italiana a cui si devono sottoporre gli stranieri intenzionati a richiedere il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo.
L’esame dura circa un’ora ed è così strutturato: un prova di comprensione orale, una di comprensione del testo e una di composizione. Il test si supera rispondendo in maniera corretta all’80% dei quesiti.
La prima tranche di iscritti (170 persone) è stata divisa e ieri è stato esaminato il primo gruppo di trenta. A quanto pare il test è andato bene e a Firenze solo una persona non ha superato l’esame. Se si sbaglia, e non si passa il test, ci si può riscrivere immediatamente. È ancora presto, questo è ovvio, per tracciare un bilancio. Possiamo, però, sollevare alcune obiezioni già evidenziate a suo tempo. La mancanza di una rete efficiente di scuole, o perlomeno corsi, di italiano per stranieri e la difficoltà per gli stessi a frequentarli dato che, nella maggior parte dei casi, si tratta di lavoratori che difficilmente possono prendere dei permessi. Esiste, poi, la questione dei tempi. Ogni anno, infatti, quasi mezzo milione di stranieri potrebbe avere i requisiti necessari per presentare la richiesta per soggiorno di lungo periodo. Il patronato delle Acli denuncia l’inserimento di questo nuovo requisito, oltre agli altri, che inevitabilmente causerà uno slittamento nelle domande e nei rilasci dei permessi.
La soluzione potrebbe essere questa: permettere di partecipare al test di italiano anche chi ancora non ha tutti i requisiti (come quello dei cinque anni di residenza). Ovviamente, una simile diversa impostazione presuppone – cosa tutt’altro che scontata – che vi sia la volontà pubblica di incrementare l’integrazione, e non di disincentivarla.
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