Le nuove norme del Ddl Sicurezza e la bocciatura del Csm

Unità del 13 giugno 2009

Il Csm ha approvato un parere sul Ddl sicurezza criticando in più punti le modifiche in materia di immigrazione. Tra queste, la norma che prevede l’esibizione del permesso di soggiorno da parte dei genitori per la registrazione all’anagrafe dei figli nati sul territorio italiano: essa andrebbe contro il diritto del minore ad avere “immediatamente al momento della sua nascita (…) il diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza”. La questione posta riguarda, oltre che la tutela dell’integrità del bambino, il rischio di adozioni illegali. Si parla poi dell’obbligo di denuncia da parte dei pubblici ufficiali nei confronti di irregolari che vogliano accedere a “beni primari”, come quello della salute: “il rischio concreto - in assenza dell'introduzione di una deroga all'obbligo” di denuncia “è che si possano creare circuiti illegali alternativi che offrano prestazioni non più ottenibili dalle strutture pubbliche”; altrettanto criticata l’estensione a 6 mesi della permanenza nei Cie. A destare maggiore preoccupazione è, tuttavia, l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale, affidato alla competenza del giudice di pace. Esso infatti, oltre a determinare la congestione dell’apparato giudiziario, "non appare idoneo” rispetto al suo fine. Anche perché la normativa vigente “consente alle autorità amministrative competenti” di disporre l'immediata espulsione degli irregolari: e se ciò non avviene, lo si deve non già a carenze normative, ma a “difficoltà di carattere amministrativo e organizzativo”. Come si vede, il parere del Csm, approvato con due astensioni, conferma tutte le perplessità che le nuove norme hanno suscitato: e, soprattutto, qualifica come mera propaganda questo esercizio di “cattivismo al potere”.
  
       

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