Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

11 marzo 2011

 

La vera tragedia biblica
l'Unità, 11 marzo 2011
Luigi Manconi 
Passiam di plebi varie tra i dolori, de la nazione umana precursori”
Pietro Gori, 1895
Il primo a usare la formula “esodo biblico”, dopo le rivolte nei paesi del nord Africa, è stato il ministro dell’Interno Roberto Maroni. In ragione della sua impareggiabile prevedibilità, la formula non poteva non avere un gran successo: e, così, è stata detta e ridetta e, a distanza di alcune settimane, è stata ripresa dal presidente del Senato Renato Schifani. Il che ne ha sancito la definitiva e inappellabile inutilizzabilità. Ma il suono, evidentemente, restava, ancora nell’aria, carico di una inquietante minaccia. Tanto più che quell’aggettivo, “biblico”, veniva accostato a una ridda di cifre tanto approssimative e infondate quanto vertiginose: si è arrivati a parlare di 2,5-3 milioni di persone che premerebbero sulla costa sud del Mediterraneo. Nessuno, ovviamente, ha provveduto a indicare fonti e a segnalare basi (statistiche, demografiche, economiche, sociali) di un fenomeno di così abnorme portata. E, per certi versi, è vero che l’efficacia di quelle cifre è tanto più suggestiva quanto più risulta mera evocazione, pura immagine, richiamo fantasmatico. A nulla vale sottoporre empiricamente quelle cifre al test di un elementare buonsenso. Per esempio: se le barche provenienti dal nord Africa portano ciascuna, alcune decine di persone (fino a un massimo di 200/250), un semplice calcolo aritmetico, dovrebbe essere sufficiente a ridimensionare l’entità di quell’ “esodo”. Eppure appena qualche giorno fa, lo stesso Maroni ha evocato un termine ancora più minaccioso: “invasione”. A tutto ciò sarebbe profondamente sbagliato, ma soprattutto vano, opporre semplici rassicurazioni. Il problema esiste, eccome se esiste. Ma si tratta di governarlo, non di rimuoverlo. Si tratta di programmare l’accoglienza – certamente a livello sovranazionale – non di limitarsi alla strategia del respingimento. Si tratta di organizzare con saggezza e con prudenza, adeguate modalità di controllo e distribuzione dei flussi, non di reprimerli e di schiacciarli all’origine, come si ritiene utopisticamente di poter fare. Il dramma è che “esodo biblico” e “invasione” sono altrettanti esorcismi, che hanno il solo scopo di sublimare le nostre paure e di immobilizzarci. Un esempio? Dal 20 novembre del 2010 l’Italia e l’Europa non hanno saputo trovare una soluzione al dramma, questo sì “biblico” (si consuma sul Sinai, ha come paesaggio il deserto, trascorre tra schiavitù e fuga), di appena poco più di duecento profughi in mano ai mercanti di carne umana. E una parte di essi, in precedenza, erano stati respinti mentre tentavano di raggiungere le coste italiane. A distanza di mesi, questa è la situazione, come viene raccontata da don Musssie Zerai, prete cattolico eritreo che, dall’Italia riesce a collegarsi telefonicamente con quegli infelici: “inizialmente siamo entrati in contatto con 80 eritrei provenienti dalla Libia, poi abbiamo saputo di altri 170 ostaggi. Non conosciamo quale fine abbiano fatto 100 di essi, presumibilmente venduti a un altro gruppo di trafficanti. Tra il 28 novembre 2010 e il 5 marzo 2011, 20 persone sono state uccise e altre sono state sottoposte a intervento chirurgico per l'espianto di un rene come forma di pagamento del riscatto. A ciò si aggiunge la violenza quotidiana, anche sessuale, esercitata sugli ostaggi. Sono incatenati, affamati e tenuti in condizioni disumane. Da pochi giorni sappiamo dell’esistenza di un altro gruppo di 30 sequestrati. Affermano di aver assistito all’espianto di organi dai corpi di persone appena uccise. Gli unici usciti da questo incubo sono quanti hanno avuto la possibilità di pagare il riscatto grazie all’aiuto dei loro familiari e amici. Ad oggi risultano essere nelle mani dei predoni circa 150 eritrei ed etiopi. Non può essere taciuto che questa situazione è una delle conseguenze della politica europea di chiusura delle frontiere che sempre più, attraverso la costruzione di muri fisici, legali e amministrativi, allontana le persone che cercano protezione nel nostro continente”.
Così don Mussie Zerai. E il suo grido d’aiuto, inascoltato per mesi, oggi rischia di incontrare un silenzio ancora più assoluto. Ma al peggio non c’è mai fine e a errore siamo capaci (eccome se siamo capaci) di aggiungere nuovo errore. Immaginiamo quale sia oggi la risposta all’allarme lanciato dal sacerdote eritreo: con tutti i nuovi profughi a cui pensare, come curarci di questi profughi “vecchi” di quattro mesi? A ciò possiamo replicare in un modo solo. Ed è un modo assai più concreto e razionale di quanto possa apparire: “non ci si può salvare da sé”. E non è che la si debba considerare una boiata solo perché, a scriverlo, è stato quel comunista di Bertold Brecht. 
 
 
 
Il governo ora chiede più immigrati "Ne servono due milioni in dieci anni" 
Il documento del Welfare: l'Italia si reggerà sui lavoratori stranieri. Il fabbisogno: 100mila persone in più all'anno nel 2011-2015 e 260mila fino al 2020 
la Repubblica, 11-03-2011
VLADIMIRO POLCHI
L'ITALIA ha bisogno di nuovi immigrati? Certo: "Nel periodo 2011-2015 il fabbisogno medio annuo dovrebbe essere pari a circa 100mila, mentre nel periodo 2016-2020 dovrebbe portarsi a 260mila". Tradotto: nei prossimi dieci anni avremo bisogno di "importare" un milione e 800mila lavoratori. A metterlo nero su bianco non è un sindacato, né un'associazione di categoria. Bensì il ministero del Lavoro, diretto da Maurizio Sacconi.  E così mentre dal Viminale si lancia l'allarme contro "l'esodo biblico" pronto a scatenarsi dalle coste del Nord Africa, i tecnici incaricati dal ministero del Welfare lavorano concretamente alle "previsioni del fabbisogno di manodopera". In un dettagliato rapporto del 23 febbraio scorso, la Direzione generale dell'immigrazione ragiona, infatti, sul numero di lavoratori stranieri necessari a reggere il "sistema Italia". La stima è cauta e si basa su diverse variabili.
"Il fabbisogno di manodopera è legato contemporaneamente alla domanda e all'offerta di lavoro - si legge nel Rapporto "L'immigrazione per lavoro in Italia" - dal lato dell'offerta si prevede tra il 2010 e il 2020 una diminuzione della popolazione in età attiva (occupati più disoccupati) tra il 5,5% e il 7,9%: dai 24 milioni e 970mila del 2010 si scenderebbe a un valore compreso tra i 23 milioni e 593mila e i 23 milioni circa nel 2020. Dal lato della domanda, gli occupati crescerebbero in 10 anni a un tasso compreso tra lo 0,2% e lo 0,9%, arrivando nel 2020 a quota 23 milioni e 257mila nel primo caso e a 24 milioni e 902mila nel secondo". Ciò detto, qual è il numero di immigrati di cui l'Italia avrà bisogno? "Nel periodo 2011-2015 il fabbisogno medio annuo dovrebbe essere pari a circa 100mila, mentre nel periodo 2016-2020 dovrebbe portarsi a circa 260mila". Insomma da qui a dieci anni il nostro Paese dovrà aprirsi a poco meno di due milioni di lavoratori stranieri. 
"Questi dati smascherano la demagogia di chi continua a ripetere che gli immigrati sono una minaccia - commenta Andrea Olivero, presidente nazionale Acli - senza di loro il Paese imploderebbe e accoglierli civilmente non è solo atto umanitario, ma intelligente strategia per il futuro. Per questo è giusto chiedere che cambi la politica dei flussi, andando al più presto a prendere atto di chi già oggi lavora utilmente nel Paese e ancorando le cifre dei nuovi permessi alle reali necessità. Ci fa piacere che il ministero del Lavoro guardi ai dati con realismo, perché soltanto in questo modo sarà possibile avviare finalmente quel governo del fenomeno immigrazione che è mancato in questi anni, dominati da un'ottusa logica di mero contenimento, che peraltro è fallita. Nessuno, la Lega si metta il cuore in pace, può fermare un flusso che ha ragioni così forti sia nei Paesi di provenienza, sia nel nostro, come ci dicono i dati. Perciò l'integrazione è la scelta insieme più civile e più realistica".  
  
 
 
Immigrazione: barcone avvistato a largo di Lampedusa
A bordo una trentina di migranti, motovedetta Gdf in soccorso
(ANSA) - LAMPEDUSA (AGRIGENTO), 11 MAR - Un barcone con una trentina di migranti a bordo e' stato avvistato a 55 miglia da Lampedusa, in acque internazionali, da un Atr 42 della Guardia di Finanza in servizio di ricognizione sul Canale di Sicilia.
Nella zona si sta dirigendo una motovedetta delle Fiamme Gialle.
L'ultimo sbarco avvenuto sull'isola risale a ieri pomeriggio: 31 extracomunitari su un barcone alla deriva erano stati raccolti da una motovedetta della Guardia Costiera. (ANSA).
 
 
 
Libia: Gheddafi minaccia l'Ue
Possibile stop lotta al terrorismo e a immigrazione clandestina
(ANSA) - TRIPOLI, 11 MAR - Il leader libico Muammar Gheddafi ha minacciato l'Unione europea di far venir meno il suo sostegno nella lotta contro il terrorismo e l'immigrazione clandestina.
Lo riferisce l'agenzia Jana. Se 'l'Europa non appoggia e ignora il ruolo attivo della Libia nella lotta contro l'immigrazione - ha detto - e come garante della stabilita' in Nord Africa, la Libia sara' obbligata (...) a ritirare i suoi sforzi nella lotta contro il terrorismo e di cambiare la sua politica verso al Qaida'.
 
 
 
Immigrati: commissario straordinario, esercito in Sicilia non avra' compiti repressivi
Libero.it, 11-03-2011
Roma, 11 mar. - (Adnkronos) - Il centro di accoglienza di Mineo non sara' un Centro di identificazione ed espulsione (Cie), ma un vero e proprio centro di accoglienza per i rifugiati richiedenti asilo e l'esercito inviato in Sicilia non sara' usato per scopi repressivi, ma per coadiuvare le forze di polizia nei normali servizi di controllo del territorio. Sono due delle assicurazioni che oggi il prefetto Giuseppe Caruso, commissario straordinario per l'emergenza sbarchi in Sicilia, ha dato a una delegazione della Cgil che aveva chiesto un incontro urgente per capire l'uso che si vorra' fare dell'esercito, nonche' le intenzioni delle istituzioni sulla gestione degli sbarchi di profughi dalle rivolte del Maghreb.
Il Prefetto Caruso - riferisce una nota della Cgil - ha ricevuto nel suo ufficio Antonio Riolo, segretario regionale della Cgil Sicilia e Piero Soldini, responsabile immigrazione della Cgil nazionale. "Abbiamo posto al Prefetto tutta una serie di questioni sull'emergenza sbarchi - hanno dichiarato subito dopo l'incontro Soldini e Riolo - e il Prefetto ci ha mostrato una grande disponibilita' e ha fatto capire che si scegliera' la via delle scelte pragmatiche''.
Per quanto riguarda in particolare l'uso dei 200 militari inviati in Sicilia, il Prefetto ha escluso qualsiasi tipo di utilizzo repressivo dell'esercito nei confronti dei profughi. "I militari - ha spiegato Soldini - dovranno coadiuvare le forze di polizia nell'azione di vigilanza visto che in particolare le forze di polizia sono attualmente in sofferenza di organico". (segue)
 
 
 
Immigrati, da lunedì richiedenti asilo a Mineo
ROMA (Reuters) 11-03-2011- Da lunedì prossimo circa 2.000 richiedenti asilo attualmente sparsi sul territorio nazionale potranno essere trasferiti nel "villaggio della solidarietà" di Mineo, in provincia di Catania, voluto dal governo nell'ambito del piano studiato per far fronte all'emergenza immigrati.
Lo ha detto a Reuters il commissario straordinario all'Emergenza, il prefetto di Palermo Giuseppe Caruso.
"A volere fare le cose più che bene, giù da lunedì potrebbero iniziare i ponti aerei", ha detto Caruso in un'intervista telefonica. "So che la Croce Rossa ha già completato i presìdi sanitari e sta finendo di realizzare le cucine, e so che i letti per 2.000 persone sono arrivati e sono già stati collocati".
"A Mineo vanno esclusivamente i richiedenti asilo politico spalmati su tutto il territorio nazionale nei Cara (Centri di accoglienza richiedenti asilo, ndr)", ha poi spiegato il prefetto, precisando che il trasferimento non riguarderà circa 300 richiedenti asilo considerati "svantaggiati, che per motivi vari non è opportuno che vengano spostati da dove attualmente si trovano".
Il trasferimento dei richiedenti asilo fa però storcere il naso a chi si occupa di immigrazione.
Laura Boldrini, portavoce dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) per l'Italia, mette in guardia dal rischio di cambiare in una fase di emergenza un sistema decentrato che in questi anni ha funzionato bene: la suddivisione degli immigrati in vari Cara e la creazione di 11 Commissioni territoriali ha consentito infatti una maggiore integrazione dei richiedenti asilo nel tessuto sociale e ha accelerato i tempi di esame delle richieste.
Criticata anche quella che è considerata la militarizzazione del residence di Mineo. Per vincere le perplessità degli amministratori locali, il governo si è infatti impegnato a rafforzare la sicurezza, con l'aumento di agenti e carabinieri e più videosorveglianza, mentre la legge prevede che gli ospiti dei Cara, a differenza di quanto avviene nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione, dove possono stare fino a sei mesi gli immigrati non richiedenti asilo), siano liberi di muoversi e venga favorito il loro inserimento nel territorio.
"Ho già firmato il provvedimento con cui ho disposto l'invio a Mineo di 50 militari che andranno a integrare i servizi di vigilanza fissa che sono in atto", ha spiegato il prefetto Caruso.   
Per quanto riguarda la ricognizione affidata dal ministro dell'Interno Roberto Maroni ai governatori delle Regioni e agli enti locali per trovare strutture in grado di accogliere gli immigrati, Caruso ha detto: "La situazione è fluida, ogni giorno aggiornano la lista... è un lavoro che procede quotidianamente, viene modulato sulla base degli arrivi".
Intanto gli immigrati - quasi tutti tunisini - presenti oggi a Lampedusa sono oltre mille, in un centro di accoglienza in grado di ospitarne normalmente 850. E un altro barcone è stato avvistato stamani al largo dell'isola siciliana.
Dall'inizio della crisi, a gennaio, sono circa 8.250 gli immigrati sbarcati sulle coste siciliane.
 
 
 
Un documentario racconta l’immigrazione a Lampedusa
Telesanterno, 11-03-2011
Lampedusa al centro di un documentario che racconta il viaggio di quattro ragazzi per vedere con i propri occhi gli sbarchi dei clandestini nel nostro paese e le loro condizioni di vita.
Viaggio a Lampedusa
Regia e montaggio: Giuseppe Di Bernardo
Sceneggiatura: Christian Foersch, Giandomenico Pumilia, Federico Tsucalas, Giuseppe Di Bernardo
Direttore di produzione: Giandomenico Pumilia
Assistente alla regia: Siavash Ammari
Consulente audio: Paolo Bonfiglio
Fonico: Christian Foersch
Musiche originali: Antonio Giovanni Bono
Prodotto da Accursio Caracappa per Vertigo srl
Viaggio a Lampedusa nasce nella mente di quattro ragazzi, quattro amici, di diversa provenienza ed esperienza, che nel 2008, come tutti, assistettero allibiti attraverso i media alla ribalta degli sbarchi di migranti nell’isola di Lampedusa. Quello fu l’anno del boom degli sbarchi a Lampedusa: 32.000 arrivi sull’isola.
La curiosità e la voglia di capire li portano sull’isola siciliana nell’aprile 2009. I giorni trascorsi sull’isola serviranno a sovvertire tutti gli usuali schemi mediatici e a trovare nuove chiavi di lettura. Oltre a conoscere splendidi lampedusani portatori sani di energie e creatività.
Dopo un anno di gestazione nasce il film. I più pensano che il tema delle migrazioni sia roba sorpassata, le televisioni aiutano a rafforzare tale l’illusione. Il film racconta un’isola ma soprattutto crea spunti di discussione per un tema tutt’altro che desueto.
Le proiezioni/dibattito in Emilia-Romagna
13 marzo 2011 – Cineclub Scaglie, Faenza (ore 20.00)
31 marzo – Circolo Arca, Imola (ore 21.00)
 
 
 
"Mia moglie aggredita per razzismo da cinque studenti di una scuola"
L'episodio nel pomeriggio di martedì nei pressi dell'istituto 'San Giovanni Evangelista', a San Salvario Tra i picchiatori c'era pure una ragazza. Il sindaco Sergio Chiamparino, si è scusato per l'accaduto a nome della città
la Repubblica, 11-03-2011
Presenterà denuncia nel pomeriggio ai Carabinieri, una donna dominicana picchiata e insultata da cinque adolescenti per il colore della sua pelle martedì scorso a Torino. A riferirlo è Luca Marchetti, marito della stessa donna, Avila Guerrero-Noli, dominicana di 24 anni. L'episodio è avvenuto nel pomeriggio di martedì nei pressi dell'istituto 'San Giovanni Evangelista', nel quartiere San Salvario di Torino e ha visto protagonisti quattro ragazzi e una ragazza.
La vittima dell'aggressione è stata trasportata in ospedale per lievi ferite e stato di choc. Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, si è scusato per l'accaduto a nome della città aggiungendo che "a Torino per fortuna episodi del genere sono rarissimi".
La donna era uscita da un istituto dove frequenta un corso e stava camminando a piedi per andare a prendere la metropolitana alla stazione Porta Nuova. Passando nei pressi del 'San Giovanni Evangelista' è stata avvicinata e accerchiata da cinque ragazzi che l'hanno colpita con calci e pugni, le hanno sputato addosso e l'hanno insultata perchè di colore.
E' stata soccorsa da un tassista, che ha allontanato gli aggressori, e da una donna. Ma questi sono tornati poco dopo, soltanto in quattro e hanno ricominciato a picchiarla, fino all'intervento di una donna, che ha detto di essere un'insegnante dell'istituto che si è allontanata con loro "e non ha consentito che fossero identificati - racconta Marchetti - e questo è ancora più scandaloso perchè fatto da un'insegnante. Oggi denunceremo il fatto: mia moglie è comunque in grado di riconoscerli: vogliamo che gli autori di un gesto così vergognoso siano puniti".
"Stamattina - riferisce Marchetti - ho parlato col direttore dell'istituto 'San Giovanni Evangelista' che si è detto dispiaciuto e ci ha spiegato che il martedì ospitano ragazzi difficili. Sono sconvolto: non avevo mai visto mia moglie piangere e singhiozzare così. E' stata umiliata. E il fatto che sia avvenuto davanti a decine di persone è ancora più grave.
Però - conclude - vogliamo anche cercare il tassista e la donna che hanno aiutato Avila e ringraziarli". 
 
 
 
Rosarno (RC), iniziative su immigrazione e agricoltura contadina
NtàCalabria, 11-03-2011
Francia, Spagna, Polonia, Romania, Italia e Senegal sono i paesi di provenienza dei membri della Rete Europea contro lo sfruttamento dei braccianti agricoli.
Nell’ambito della campagna politica “Agricoltura contadina e lavoro stagionale migrante”, il 12 e il 13 marzo prossimi, una loro delegazione sarà a Rosarno per conoscere, studiare e discutere con i piccoli contadini, i braccianti africani, le associazioni della solidarietà e alcune realtà che affrontano gli stessi problemi in altre regioni d’Italia.
Rete Europea, Osservatorio Migranti “AfriCalabria” – Rosarno, EquoSud,  Kollettivo Ondarossa – Cinquefrondi, CSOA Angelina Cartella – Reggio Calabria,  Chiesa Battista – Reggio Calabria, Comitato Acqua Pubblica – Villa San Giovanni (RC), Collettivo Universitario UniRC e G.A.S. Felce e Mirtillo – Reggio Calabria propongono quindi due giorni di iniziative nella Piana di Gioia Tauro, a cui parteciperanno:
Elisabetta Tripodi – Sindaco di Rosarno, Daniela Consoli – Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, Domenico Lucano – Sindaco di Riace, Assemblea dei Lavoratori Africani di Rosarno a Roma, Osservatorio Antirazzista Pigneto Tor Pignattara – Roma, Associazione Black and White – Castel Volturno, AIAB, FLAI – CGIL Calabria,  Silvio Greco – Slow Food, Stefano Tommasello – GAStretto RC – Renato Nicolini – Università Mediterranea e Stalker – Primavera Romana.
Il programma:
Sabato 12 Marzo
ORE 17.00 – “FATTORIA SANT’ANNA”, SANT’ANNA DI LAUREANA DI BORRELLO.
DIBATTITO
PICCOLI CONTADINI E BRACCIANTI IMMIGRATI: ALLEANZE POSSIBILI NEL SEGNO DELLA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE E SOCIALE
ORE 20.00,  SEDE KOLLETTIVO ONDAROSSA DI CINQUEFRONDI, VIA A. GRAMSCI
FESTA MULTIETNICA: CONCERTO DI POESIE E CANZONI DI TURI MAMONE E IAIA  ZAMBONI E POI MUSICA CALAFRICANA
Domenica 13 Marzo
ORE 10.30 – AUDITORIUM COMUNALE DI ROSARNO: IMMIGRAZIONE E SOLUZIONI ABITATIVE,  CONFRONTO TRA MODELLI POSSIBILI: TENDOPOLI, CAMPI CONTAINERS, ACCOGLIENZA DIFFUSA, PARTECIPAZIONE E RECUPERO EDILIZIO.
ORE 17.00, COOPERATIVA “I FRUTTI DEL SOLE” DI LIMBADI
IN MEMORIA DI MARCUS: FESTA DELL’INCONTRO CON MUSICA E CUCINA CALAFRICANA
 
 
 
Discriminazioni, prestiti più cari per gli imprenditori immigrati
ROMA – Prestiti più cari per gli imprenditori immigrati in Italia: lo rivela uno studio della Banca d’Italia riportato da Repubblica.
blitz quotidiano, 10-03-2011
Confrontando i prestiti erogati alle piccole imprese in Italia dal 2004 al 2008 Giorgio Albareto e Paolo Emilio Mistrull, che hanno condotto lo studio, hanno notato che “gli imprenditori immigrati pagano in media tassi di interesse più elevati di circa 70 punti base rispetto a quelli applicati dagli italiani”.
Non solo. Non tutti gli immigrati sono uguali. La differenza si attenua per gli imprenditori provenienti dall’Africa (0,85%) e dall’America Latina (0,20%), si annulla per quelli originari del Nord America e dell’Oceania, ma cresce per chi viene dall’Est: fino all’1,3% in più.
Per gli immigrati di seconda generazione o per quelli nati all’estero, ma di origine italiana, la differenza si riduce allo 0,20% in più, ma resta.
Il peso di queste differenze si fa sentire anche per la giovane età degli imprenditori stranieri, per la metà con un età inferiore ai 40 anni, contro il 30% degli italiani. Maggiore anche la presenza femminile: ben il 26% delle imprese costituite da immigrati vede a capo delle donne, contro 19% di quelle italiane.
Le aziende gestite da stranieri sono più diffuse al Nord Italia, dove si trova oltre il 65% del totale, molto meno al Sud (11%). I settori più diffusi sono l’edilizia e l’artigianato.
In tutto le imprese degli immigrati in Italia sono 250mila, e sono più che raddoppiate nel giro di cinque anni, dalle 100mila del 2004.  Questa crescita così rapida potrebbe aver ”esacerbato le difficoltà che i migranti affrontano nel mercato del credito in Italia in confronto agli altri Paesi, che sono più abituati ai prestiti effettuati nei confronti delle minoranze”.
La nota positiva, sottolinea lo studio riportato da Repubblica, è che “Le difficoltà di accesso al credito per gli immigrati si sono ridimensionate nel tempo, in concomitanza con l’adozione da parte delle banche di strategie volte ad adeguare l’offerta di servizi finanziari alle specifiche esigenze di questo segmento di clientela”.
 
 
 
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