Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

08 aprile 2013

Gli immigrati in Ue temono la crisi economica più del razzismo.
Indagine sul benessere degli immigrati: sono meno felici del 7% rispetto alla media della popolazione.
Immigrazioneoggi, 08-04-2013
A preoccupare gli immigrati nei Paesi Ue non è il razzismo ma la crisi economica con il rischio di perdere il lavoro e l’assistenza sanitaria. È quanto emerge da una ricerca promossa dall’Università del Lussemburgo che si basa sui dati del sondaggio sociale europeo che ha coinvolto 32mila immigrati di prima e seconda generazione e 160mila non-immigrati in 30 Paesi.
Disoccupazione, basso reddito e malattie sono i primi fattori ad influenzare il benessere degli immigrati. Lo studio ha rilevato che gli immigrati nei Paesi maggiormente ostili all’immigrazione attribuiscono solo il 2% della propria infelicità alla xenofobia. I disoccupati sono risultati meno felici rispetto al resto della popolazione del 7%, quelli che guadagnano poco o hanno salari bassi sono meno felici dell’11% e quelli con problemi di salute del 9%.
L’età e il tempo trascorso nel Paese ospitante sono emersi come parametri importanti nell’auto-percezione e definizione dei livelli di benessere: i meno felici sono gli immigrati tra i 41 e i 60 anni, i più soddisfatti quelli tra i 22 e i 30 anni. L’indagine ha rilevato, inoltre, che maggiore è la ricchezza del Paese ospitante maggiore è l’infelicità provata dagli immigrati rispetto al resto della popolazione.
La ricerca è stata presentata alla conferenza annuale della British Sociological Association a Londra.



Roma, primarie Pd tra le polemiche  «Incredibili file di Rom: tutti voti comprati»
ROMA - «Le solite incredibili file di Rom che quando ci sono le primarie si scoprono appassionatissimi di politica». Lo scrive su Facebook Cristiana Alicata, membro della direzione regionale del Pd Lazio.
Il Messaggero, 08-04-2013
In un altro post su Fb Alicata scrive, rispondendo a chi la tacciava di razzismo: «Scambiare per razzismo il denunciare strani movimenti in alcuni seggi delle primarie, oltre tutto noto a tutti, è ipocrita. La democrazia viene umiliata e offesa dal voto di scambio e la colpa è di chi lo denuncia, non di chi lo fa». Interpellata su quanto scritto sul social network, Alicata spiega: «Noi sappiamo come vanno queste cose, ma se avessi le prove lo andrei a denunciare alla magistratura, ovviamente. Mi fa pensare il fatto di non vedere questa partecipazione in altri momenti e di vederla soltanto alle primarie. Tutto qua. È lecito porsi questo dilemma, anche se è vero che nel mio municipio (il vecchio XV, ora XI) ci sono persone del Pd che effettivamente lavorano per l'integrazione di chi vive nei campi nomadi». «Non ho visto nel mio seggio file di rom - aggiunge- persone mi hanno riferito che era così. Da qui è nato uno stato Fb che non voleva assolutamente scatenare un putiferio». Secondo Alicata non sarebbe «la prima volta che succedono queste cose, guarda il voto di Napoli con i cinesi. Il tema non è il razzismo, ma chi sfrutta gruppi poveri che abitano ai margini della città». Qualcuno che li paga per andare votare? «Dipende - risponde - non sempre, a volte probabilmente questo capita, a volte c'è semplicemente un rapporto tra alcuni politici e quei gruppi. Bisognerebbe capire come avviene e perchè».
Storace. «Alle primarie romane del Pd accuse di irregolarità ai seggi e di compravendita di voti Rom. Aridatece Ciriaco». Così dichiara Francesco Storace, Segretario Nazionale de La Destra, in un tweet.
La replica. «Storace e Augello tentano di denigrare le Primarie del centro-sinistra utilizzando la loro cultura parafascista contro il voto degli immigrati, in particolare dei Rom. La coalizione Roma Bene Comune fa votare gli immigrati, regolarmente residenti, perché li considera cittadini di Roma. Evidentemente, la rabbia per l'evidente successo di partecipazione alle nostre consultazioni, anche questa volta, dà fastidio a chi, da anni, le Primarie le annuncia senza avere il coraggio e la capacità di organizzarle. A Roma le irregolarità e gli scandali sono quelli del sindaco Alemanno: il centro-destra di dedichi a questo». A dichiararlo, in una nota, è la coalizione di centro-sinistra «Roma Bene Comune».
Miccoli. «Se le primarie sono aperte agli immigrati, loro votano. Punto. Se poi ci sono segnalazioni di irregolarità vedremo ma al momento non ci è pervenuta nessuna denuncia». Così il segretario del Pd Roma Marco Miccoli a chi gli chiede di commentare le voci. «Ci sono delle regole - ha spiegato - e gli immigrati possono votare se le rispettano. Se poi ci sono casi in cui vengono fatti votare senza che siano in possesso di permesso di soggiorno allora interverremo. Ma al momento non ne abbiamo notizia». E nel caso ci fossero denunce di eventuali 'voti compratì Miccoli esclude 'che questi possano essere frutto di un inquinamento esternò.



Il Garante dei detenuti del Lazio interviene sulle condizioni del Cie di Gradisca (Gorizia): “viola ogni principio di umanità”.
Lettera al Capo del Dipartimento libertà civili e al Prefetto di Gorizia.
Immigrazi0neoggi, 08-04-2013
Ospiti costretti a dormire per mesi sulle reti o in terra, senza materassi e lenzuola; visite dall’esterno limitate ai parenti degli immigrati ed ingresso precluso alle associazioni di volontariato e agli avvocati, tranne a quelli di fiducia degli ospiti. Queste sono solo alcune delle condizioni-limite che si sarebbero verificate nel Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca (Gorizia) e che hanno indotto il garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni a scrivere al Ministero dell’interno ed al Prefetto di Gorizia sollecitando l’urgente verifica di tali situazioni.
Ad originare la lettera una segnalazione telefonica giunta, all’Ufficio del Garante, da uno degli ospiti ristretti da 5 mesi al Cie, dove sono presenti circa 80 persone tutte trattenute per effetto di provvedimenti amministrativi, senza aver commesso reati.
Secondo il Garante, nella struttura non esisterebbero spazi ricreativi; gli ospiti hanno a disposizione solo un campo di calcio, del quale possono usufruire solo in caso di “buona condotta”. Mancherebbe un protocollo di idoneità alla permanenza, attraverso cui valutare le persone in ingresso. Tutto è a discrezione degli operatori sanitari e risponde ai loro criteri di arbitrarietà. Sarebbe assente anche il regolamento interno, o almeno gli ospiti non possono visionarlo. Non sarebbe presente neanche il servizio di assistenza legale: i soli avvocati autorizzati all’ingresso sono quelli di fiducia dei presenti.
Gli ospiti non possono avere cellulari (a differenza di quanto accade negli altri Cie) e, a seguito della rivolta del febbraio 2011, per molti mesi sarebbero stati eliminati materassi e lenzuola dai dormitori, con le persone presenti che hanno dormito sulle strutture nude dei letti o a terra. Le visite dall’esterno sono autorizzate solo per chi ha la possibilità di certificare il legame di parentela con l’ospite.
Anche le associazioni di volontariato ed i soggetti esterni, prima autorizzati all’ingresso, da mesi non avrebbero possibilità di effettuare colloqui. Grazie ad un accordo istituzionale, da anni nella Regione Lazio il Garante dei detenuti ha infatti esteso la propria attività di verifica e tutela dei diritti delle persone sottoposte a limitazioni delle libertà personali anche al Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria. “Frequentando da anni il Cie di Ponte Galeria – ha detto il garante Angiolo Marroni – è possibile constatare l’evidente differenza di trattamento praticato in questa struttura gestita dalla cooperativa sociale Auxilium in collaborazione con le autorità di polizia e quella così negativamente rappresentata nel Cie di Gradisca”. Per questi motivi, nella sua lettera – inviata al capo del Dipartimento libertà civili e immigrazione del Ministero dell’interno Angela Pria, e al prefetto di Gorizia Maria Augusta Marrosu – il Garante ha invitato le istituzioni ad “accertare la veridicità delle informazioni riferite che, se reali, sono inaccettabili e violano ogni principio di umanità e rispetto per la persona”.



Business immigrati un flop i blitz nei centri per i minori
I vigili fermano anche gli under 18. La vicesindaco Belviso apre un’indagine interna
la Repubblica, 07-04-2013
FEDERICA ANGELI e RORY CAPPELLI
Ci sono cose strane che stanno accadendo attorno alla vicenda dei «finti minorenni stranieri» denunciata da un’inchiesta di Repubblica lo scorso ottobre e sui cui la magistratura capitolina sta lavorando. E mentre la vicesindaco Sveva Belviso — che nell’affaire aveva già cercato di vederci chiaro inviando interrogazioni ai vari ministeri responsabili — ha aperto un’indagine amministrativa per verificare se ci siano state segnalazioni dai centri che negli anni hanno ospitato i “ragazzi”, percependo dal Comune 90 euro al giorno a ospite invece dei 40 previsti per un adulto, la faccenda si ingarbuglia. Il punto è: qualcuno ha speculato per avere un rimborso giornaliero più alto ospitando consapevolmente maggiorenni?
Partiamo allora dall’inizio: un gruppo di vigili urbani — sempre gli stessi — per anni ha accompagnato giovani stranieri al policlinico Umberto I dove medici — sempre gli stessi — in sei minuti ne accertavano la minore età, firmando un certificato medico (lasciapassare per i centri di accoglienza per minori). Su ora questo indaga la procura.
Soltanto dallo scorso primo marzo però (dopo l’inchiesta di Repubblica e della magistratura) una taskforce guidata dal vice comandante Antonio Di Maggio inizia controlli a tappeto nei centri per minori, per sottoporre nuovamente gli immigrati a un controllo medico. «La procedura utilizzata dai vigili — spiega l’avvocato dell’Asgi Salvatore Fachile, difensore
di 7 bengalesi coinvolti nell’indagine — è inopportuna e senza garanzie per il singolo.
Si tratta di una procedura di massa: i vigili entrano in un centro per minori, mettono in fila gli stranieri, ne portano via 15 che sospettano essere maggiorenni e li sottopongono a nuova visita medica all’ospedale del Celio. Molti sono in possesso di passaporto che ne certifica l’età: eppure sono ugualmente sottoposti alla visita, senza la presenza di un legale perché, dicono, si tratta di un’indagine amministrativa e non penale».
Così, nella foga di smascherare l’ultima pedina — la più debole — di un business da 110 milioni di euro l’anno, arriva un grossolano e bizzarro errore. Il 28 marzo tre bengalesi sospettati di essere adulti vengono prelevati dal centro per minori San Michele dell’arciconfraternita Domus Caritatis. Alla visita al Policlinico, dopo il loro arrivo a Roma, era stato stabilito che fossero minorenni. Ma la visita al Celio cui vengono sottoposti dieci giorni fa sentenzia invece che si tratta di maggiorenni.
La polizia municipale li accompagna all’Ufficio immigrazione e poi al Cie di Ponte Galeria. Il primo dirigente dell’Immigrazione Maurizio Improta però ha dei dubbi sulla loro maggiore età. Intanto i tre, trascorrono la prima notte al Cie insieme a immigrati adulti. La mattina dopo i ragazzi vengono portati, per un terzo accertamento, al Policlinico Casilino: lì i medici certificano che uno dei tre è minorenne e che gli altri due hanno «18 anni e zero giorni». I bengalesi trascorrono un’altra notte al Cie, stavolta nel reparto femminile, sena ospiti quella sera, per ritornare, infine, tutt’e tre, dopo tre visite mediche, nel centro della Domus Caritatis dove ancora oggi sono ospitati.



Immigrazione, grande raduno a Washington

Mercoledi' prossimo 'Rally for Citizenship'
Ansa, 07-04-2013
Immigrazione, grande raduno a Washington (ANSA) - NEW YORK - Saranno in migliaia e all'unisono chiederanno una riforma sull'immigrazione. Mercoledi' prossimo, in quello che e' stato preannunciato come un raduno senza precedenti, un esercito di immigrati illegali e di membri di decine di associazioni per la difesa dei loro diritti si ritroveranno da tutti gli Stati Uniti a Washington, per chiedere il diritto alla cittadinanza. L'iniziativa e' stata chiamata 'Rally for Citizenship', e prendera' il via al West Lawn, davanti al Congresso americano.

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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