Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

28 aprile 2014

Aiuti della marina

Corriere della sera, 28-04-2014
Caro Romano, tutte queste migliaia di migranti oltre al sostegno economico e sanitario, cosa credono di trovare nel nostro Paese visto che il lavoro non c'è? Se però gli italiani vogliono personale che costa poco o in nero, senza alcuna specializzazione o i tanti clandestini al servizio della delinquenza comune, allora devono sopportare gli immigrati, legali o no. Negii Stati Uniti sappiamo che lo traniero che delinque viene deportato e i numeri sono altissimi, mentre in Australia la marina scorta le imbarcazioni di immigrati in Indonesia o in altre isole dell'Oceano Indiano e Pacifico. L'ltalia non ne può piu di sopportare questi numeri solo perché fanno comodo a certa classe política che come al solito pensa piú ai propri interessi che a quelli del popolo italiano. "Mare nostrum", cosa ne pensa?
Nico Koper
Aviano (Pn)
Molti lettori condividono i suoi sentimenti, ma io le confesso di essere piuttosto orgoglioso del modo in cui la nostra marina sta salvando persone che fuggono da Paesi in cui le condizioni di vita sono infinitamente peggiori di quelle di qualsiasi Paese europeo.



Immigrati: Mare nostrum, solo ieri salvate 762 persone
(ASCA) - Roma, 27 apr 2014 - Nella sola giornata di ieri le navi della Marina militare impegnate nel canale di Sicilia nell'ambito dell'operazione 'Mare nostrum' hanno tratto in salvo 762 migranti. Le operazioni - riferisce una nota - sono proseguite tutta la notte. Nel dettaglio, il pattugliatore Libra ha recuperato 239 migranti: 160 uomini, 31 donne, 48 minori. Il pattugliatore Orione ha recuperato 256 migranti: 194 uomini, 28 donne, 32 minori. La fregata Espero ha recuperato 267 migranti: 171 uomini, 40 donne, 56 minori. I migranti arriveranno domani ad Augusta.



Senato: operazione Mare Nostrum, al via indagine conoscitiva
Nel weekend salvate altri 1800 migranti
stranieriinitalia, 28-04-2014
Roma, 28 aprile 2014 - Le commissioni Affari esteri e Difesa del Senato hanno deciso di avviare un'indagine conoscitiva sull'operazione Mare Nostrum e sui suoi risvolti internazionali.
Nell'ambito dell'indagine, autorizzata dal Presidente del Senato e che servira' a tracciare un bilancio dell'intervento, si svolgeranno le audizioni del Capo di Stato maggiore della Marina militare, del comandante della missione Mare Nostrum, del responsabile del Dipartimento di Pubblica Sicurezza-Direzione centrale dell'immigrazione e della Polizia delle Frontiere e del membro italiano del management board dell'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne (Frontex).
Mare nostrum, salvate nel fine settimana 1800 persone
Nel fine settimana sono stati soccorsi 1800 migranti in mare. In particolare, un velivolo Atr42 della Capitaneria di porto - ricostruisce una nota - ha segnalato la presenza di numerose imbarcazioni in difficolta' a causa delle avverse condizioni del mare nello Stretto di Sicilia. Le navi della Marina militare, le motovedette della Capitaneria di porto e due rimorchiatori civili sono intervenute in assistenza dei migranti, soccorrendone circa 1800 in poche ore.
La nave anfibia San Giorgio ha ultimato le operazioni di soccorso 1066 migranti e dirige verso il porto di Augusta. Il pattugliatore Cassiopea ha soccorso 250 persone su una imbarcazione e, dopo aver imbarcato altri 150 migranti dalla motovedetta CP 306 della Capitaneria di Porto soccorsi in precedenza, dirige verso Porto Empedocle per lo sbarco. La corvetta Urania e' gia' attraccata nel porto di Pozzallo con a bordo 400 migranti, tra i quali 61 donne, 72 minori e 12 neonati. Tre donne sono in stato di gravidanza. Anche due rimorchiatori civili hanno contribuito al soccorso di migranti ieri: le imbarcazioni Asso 25 e Almisan, in assistenza, hanno soccorso 326 migranti. Il rimorchiatore Asso 25 ha recuperato un migrante ferito subito trasbordato su Nave San Giorgio per essere curato dallo staff medico di bordo.


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Bari: 12 immigrati stivati nell'intercapedine di un Tir
Julienews.it, 28-04-2014
BARI - Erano arrivati in un container in cui era stata ricavata una intercapedine alta 2 metri e profonda 80 centimetri. Si può solo immaginare che viaggio terrificante sia stato per 12 persone di nazionalità siriana che erano stati caricati in Grecia in questo scomparto, ricavato nella parete anteriore del Tir, quella che dà verso l'abitacolo dell'autista. Ma tutti e 12, come prevede la legge, verranno rimandati in Grecia, incuranti dei sacrifici economici e fisici che hanno fatto.
Arrestato invece l'autista, un 36enne bulgaro. L'uomo dovrà rispondere del trasporto di queste persone, di cui non poteva non conoscere la presenza, visto che il rimorchio era vuoto e quindi deve essere stato lui a farli salire



Nuovi europei/ Edrin: ero una pecora nera, ora sono un imprenditore
Corriere.it, 28-04-2014
Giulia Dessì
Se durante il suo primo anno in Italia gli avessero detto che avrebbe avuto un bel lavoro, una moglie e due figli, Edrin Gjura non ci avrebbe creduto.
    Era difficile essere ottimisti nella casa diroccata in cui viveva, senza permesso di soggiorno, senza lavoro per otto mesi su nove, e senza conoscere l’italiano.
Erano gli anni Novanta e l’Albania di allora non riusciva a trattenere l’esodo di migliaia di ragazzi alla ricerca di condizioni di vita migliori. Edrin era tra quelli.
    “Il Paese era appena uscito dal regime comunista” racconta, “non c’era futuro, nessuna prospettiva di avere qualcosa dalla vita”.
Edrin ha solo 15 anni quando varca il confine italiano. Entra illegalmente da Trieste, con un passaporto jugoslavo, senza visto o permesso di soggiorno, e si dirige verso Pistoia, dove è già presente una piccola comunità albanese. Resiste nove mesi, poi torna a casa. Ma la vita in Albania non è migliore rispetto a quella che Edrin ha in Italia. E ci riprova. Di nuovo via terra: Scutari, Trieste, Pistoia.
    Non conoscendo la lingua e provenendo da un Paese molto diverso, il cambiamento è molto forte. “Mi sentivo una pecora nera – ricorda Edrin – non ero inserito nella vita della comunità. Io e il mio gruppo vivevamo in un mondo nostro, completamente separato, che in fondo non esisteva neanche”.
A questo si aggiungeva la cattiva reputazione degli albanesi, diffusa soprattutto dai media che enfatizzavano le notizie di cronaca nera e degli sbarchi nelle coste pugliesi.
    “Se succedeva qualcosa, i primi a essere incolpati eravamo noi albanesi” dice Edrin, ammettendo di essersi trovato in situazioni in cui si parlava male dei suoi connazionali, “però io non potevo difendere tutta l’Albania. Difendevo me stesso, col mio essere onesto”.
Trovare lavoro, senza che nessuno ti conoscesse, era quasi impossibile in quegli anni, ma dopo mesi di tentativi Edrin ci riuscì.
    “Ero molto piccolo, credo che mi abbiano tenuto per pietà. Poi, piano piano, quando conosci l’ambiente che ti circonda, tutto inizia ad andare meglio.”
Edrin lavora prima come falegname, poi come pizzaiolo, nel ristorante in cui conosce la ragazza italiana che diventerà sua moglie. Ma quando arriva il primo figlio, lo stipendio da pizzaiolo non basta più, così Edrin decide di investire soldi ed energie in un lavoro più remunerativo.
    Si mette in proprio e apre un’azienda vivaistica, dove lavora tuttora.
Oggi, dalla sua posizione di papà, marito e imprenditore, i problemi di quindici anni fa sono solo un ricordo a cui Edrin non pensa più. Il momento in cui si è sentito davvero parte dell’Italia è stato quando ha ottenuto la cittadinanza. “Riceverla mi ha fatto sentire tranquillo” dice Edrin. La trafila del rinnovo del permesso di soggiorno, così come la paura di essere senza lavoro al momento della scadenza non lo preoccupano più.
    Ora Edrin può permettersi di ironizzare sul suo essere “nuovo italiano”.
Quando gli vengono chiesti i documenti, lui mostra la patente. Non soddisfatti, i poliziotti gli chiedono anche la carta di soggiorno, ma lui confessa di non averla. Lo scambio di solito dura qualche minuto, tra sospetti e concitazione, finché Edrin suggerisce di leggere bene i documenti e i poliziotti, mortificati, si scusano.
    E l’Albania? “Qualcosa dentro di me c’è sempre” dice Edrin. “Le tradizioni e la cultura del Paese dove ho vissuto l’infanzia non le dimentico, ma di tornare lì non ci ho mai pensato.”

La rubrica “Nuovi Europei” è parte del progetto OEOE: Our Elections Our Europe che, in vista delle elezioni europee 2014, monitora la stampa e i discorsi dei politici e risponde in modo creativo a eventuali messaggi discriminatori. OEOE è realizzato dal Media Diversity Institute  in Inghilterra, Symbiosis  in Grecia, il Center for Independent Journalism  e CivilMedia  in Ungheria e dall’associazione Il Razzismo è una brutta storia  del gruppo Feltrinelli in Italia, grazie al sostegno di Open Society Foundations . Seguite i “Nuovi Europei” su “La città nuova” ogni lunedì e su Facebook  e Twitter .



Il sacrificio degli immigrati
Internazionale, 28-04-2014
Amira Hass
Torneranno in Grecia. Lasceranno il loro affascinante appartamento a Manhattan per vivere in un paese dove non avranno bisogno di tre mesi di preavviso per fissare un incontro con un amico. Stanno solo aspettando di andare in pensione.
I miei due amici sono professori universitari, non certo il mestiere più comune tra gli immigrati a New York. In un giorno di pioggia ci sediamo in un caffè e pensiamo ai milioni di individui che arrivano in questa città con grandi speranze, spesso deluse. Ho capito a pieno la realtà degli immigrati grazie a uno scrittore e giornalista indiano, Suketu Mehta. Un amico comune ci ha presentati a una festa, e quando ho scoperto che ha passato l’infanzia nel Queens gli ho chiesto di indicarmi i luoghi più interessanti.
Sono stata fortunata, perché si è offerto di accompagnarmi a fare un giro a Jackson Heights, il quartiere dov’è cresciuto. Mehta sta scrivendo un libro sugli immigrati a New York e si è documentato frequentando bar, cantieri e punti d’incontro delle varie comunità. Per lui gli immigranti sono veri eroi. Non vengono per arricchirsi, ma per offrire una vita migliore alle famiglie rimaste in patria. Molti vivono in appartamenti illegali senza finestre, con la paura di essere scoperti.
L’unica consolazione sono i video spediti dalla famiglia. Le immagini mostrano i lavori per la nuova casa, pagata grazie al loro lavoro. Sui telefoni tengono le foto dei familiari rimasti a casa, che vorrebbero rivederli ma vivono grazie alla loro assenza.
Traduzione di Andrea Sparacino



Il Pd scorda lo ius soli: escluso un candidato perché è nato in Congo
Alle Comunali di Tirano i democratici non fanno correre un alleato della lista Sel, medico con cittadinanza italiana: non è valtellinese doc
il Giornale, 28-04-2014
Cristina Bassi
Chissà che ne pensa Cécile Kyenge della scelta del suo Pd di escludere dalle liste elettorali un candidato solo perché è nato in Congo.
La paladina dello ius soli condivide molte cose con Vicky Tshimanga: oltre alla fede di centrosinistra, la terra d'origine e la professione di medico. Ma a quanto pare i principi democratici in tema di immigrazione e cittadinanza non vanno molto al di là dei cortili dei palazzi romani. Siamo a Tirano, nella ricca e nordica provincia di Sondrio. È qui che l'incandidabilità del cinquantenne dottor Tshimanga, discriminato dal Pd perché non è nato in Valtellina, è diventato un caso rilanciato dalla Provincia di Sondrio. Medico pneumologo all'ospedale di Sondalo dal lontano 1985, Tshimanga è nato in Congo ma è cittadino italiano da decenni ed è residente nel paese di 9mila abitanti dove vorrebbe correre alle Comunali del 25 maggio. Da qualche anno è impegnato in politica nelle file di Sel, con cui nel 2013 si è candidato alle Regionali. Per le prossime elezioni amministrative Sel ha dato vita a una lista insieme al Pd, «Rinnova Tirano», ma il requisito di «tiranesità» voluto dai democratici per comporre le liste ha messo automaticamente fuori gioco il medico di colore. Che si è sfogato in conferenza stampa: «Non avrei mai pensato - ha dichiarato - che nel 2014 persone relativamente giovani e apparentemente colte e aperte di mente potessero per motivi elettorali sostenere una cosa del genere. Non potete immaginare la mia delusione di fronte a tali argomentazioni. In questi giorni sono stato contattato per formare una lista di sinistra, stavolta ci ho pensato ma ho rinunciato all'idea solo per onestà intellettuale. Spero che la mia denuncia servirà ad aprire la mente delle persone di buona volontà». Gli dà man forte la sezione di Sel di Sondrio, che accusa gli alleati di centrosinistra di discriminazione e razzismo. «Ebbene sì - attacca il coordinatore provinciale Vincenzo Servile - pur essendo entrati nel terzo millennio, la scelta dei candidati della lista civica Rinnova Tirano passa anche, ma soprattutto, per la ?tiranesità?». Neppure la Lega ci avrebbe pensato.
Il candidato sindaco di Rinnova Tirano, Franco Spada, respinge le accuse e prova a riportare la rottura nella normale dialettica politica: «Tshimanga con presa di posizione all'interno del gruppo ha voluto rimarcare la propria appartenenza partitica a Sel e la necessità che il suo partito fosse rappresentato nella lista elettorale dimostrando non l'amore per Tirano ma l'interesse personale e di un partito. Quella di non includere in lista Tshimanga, peraltro successiva alla formalizzazione di dimissioni da parte dello stesso, è stata una mia scelta personale - conclude Spada - fatta in piena autonomia al fine di garantire l'assenza di interferenze da parte dei partiti». Da parte sua il segretario dei democratici lombardi, Alessandro Alfieri, ha dichiarato di non saperne nulla. «Ma - ha aggiunto - mi sembra strano che si parli di discriminazione». Tshimanga era stato tra i promotori della lista fin da settembre e dice di non considerarsi discriminato per il colore della propria pelle. Fa però una domanda imbarazzante per il Pd, non solo quello valtellinese: «Come si sentono i residenti di Tirano non nativi a sapere che una lista chiede il loro voto ma non li considera candidabili per il solo fatto che sono nati altrove?».


 

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