Sanatorie e quote. Le porte strette degli ingressi in Italia

Il Governo sta per approvare il nuovo decreto flussi che consentirà l’ingresso in Italia di 150mila lavoratori stranieri. 105mila posti sono riservati a collaboratori familiari.
Ma perché limitare l’ingresso prevalentemente a colf e bandanti quando la recente sanatoria del 2009 (che, per carità, non si deve chiamare sanatoria) ha consentito la regolarizzazione di 350mila lavoratori di quel settore? Perché non predisporre quote d’ingresso più ampie per gli addetti ad altri settori? Il recente 1marzo degli immigrati ha messo in risalto il ruolo essenziale svolto dai lavoratori stranieri per lo più  impiegati in occupazioni a bassa qualificazione. Perché quindi non agevolarne la regolarizzazione? Le critiche rivolte alla sanatoria del 2009 riguardavano il fatto che fosse indirizzata a una sola categoria di lavoratori. Con l’effetto di regolarizzare, si fa per dire, come collaboratori domestici persone impiegate in attività del tutto diverse. Un aspetto criticabile  del decreto è quello che prevede una macchinosa procedura di presentazione e di vaglio delle domande.  Infatti, a meno che non vi siano dei cambiamenti profondi, questo decreto sarà come quello del 2007, quando si prevedeva che il modulo, precedentemente compilato, venisse inserito nel portale informatico prima dell’apertura dei flussi così da poterlo inviare con un semplice “clic”  alla scadenza fissata. Basterebbe consultare i giornali di quel periodo (dicembre 2007) per rendersi conto della disastrosa inefficienza di quel sistema. Il rischio è inoltre quello di intasare ulteriormente gli già oberati sportelli unici impegnati a esaminare le pratiche della recente sanatoria. Insomma anche su questo fronte c’è bisogno di uno scossone.
l'Unità del 16 marzo 2010
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