Super Mario Balotelli e suoi fratelli

Saleh Zaghloul
Dopo i due goal di Balotelli contro la Germania si è parlato di calcio italiano multietnico. Il più importante commentatore sportivo di Sky, Mario Sconcerti, diceva che se non abbiamo molti Balotteli nella nostra nazionale è soltanto perché la Germania ha accolto gli immigrati almeno quarant’anni prima dell’Italia. Che è soltanto questione di tempo, dobbiamo solo aspettare ed avremmo anche noi, come i tedeschi, i nostri vari Ozil, Khedira, Boateng, Klose e Podoski, giocatori tedeschi di origine turca, araba, africana e polacca.

In verità, ci sono altri motivi. In particolare è che la legge tedesca permette ai figli degli immigrati di diventare cittadini tedeschi con pari diritti ed opportunità anche nell’accesso al gioco del calcio. Da noi la legge non c’è. Inoltre, come scrive il docente universitario Mauro Valeri (autore di "Black Italians. Atleti neri in maglia azzurra" - Palombi editore), le norme di gran parte delle federazioni sportive italiane “sono concepite per impedire o comunque rendere particolarmente difficile la carriera agonistica per uno straniero e per i suoi figli, pur se nati e cresciuti in Italia”. “Si tratta di una discriminazione a tutti gli effetti – scrive Valeri - e gran parte delle federazioni non solo non hanno provato a cambiare la situazione, ma hanno inteso la tutela dei vivai come la tutela dei soli italiani, e non di tutti coloro che sono presenti nei vivai”.

Dopo la sconfitta con la Spagna, nella quale super Mario Balotelli era l’unico in grado di correre fino all’ultimo, il commissario tecnico Prandelli aveva detto: "Siamo un paese vecchio, abbiamo metodi e mentalità vecchie, dobbiamo cambiare". Ecco, tra l’altro, cosa occorrerebbe cambiare: realizzare la parità di diritto per gli immigrati nell’accesso a tutti gli sport ed approvare rapidamente la proposta di legge di iniziativa popolare che dà la cittadinanza ai figli degli immigrati.

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