Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Lampedusa, ultima spiaggia

Numeri e dati sull'immigrazione, sull'accoglienza, e quello che si poteva cambiare secondo "A buon diritto"
Michela Maisti
Dopo il naufragio avvenuto questa mattina al largo delle coste dell'isola siciliana di Lampedusa, si torna ancora una volta a parlare di immigrazione e delle norme che regolano il fenomeno sia a livello nazionale che europeo. Il Foglio.it ha posto alcune domande a Valentina Brinis, componente dell'Associazione "A buon diritto" guidata dal Presidente Luigi Manconi che dal 2001 si occupa delle questioni relative all'esercizio dei diritti riconosciuti dall'ordinamento italiano, ma non sempre o non adeguatamente tutelati.

- Chi sono le persone che decidono di lasciare il proprio paese? Quali differenze ci sono tra i tipi di migrazione?
Anzitutto mi soffermerei sulla differenza che esiste nel tipo di migrazione. Nel caso specifico dello sbarco avvenuto oggi a Lampedusa, è bene parlare dei richiedenti asilo. Si tratta di persone provenienti per lo più dal Corno d’Africa o da Maghreb che arrivano sulle nostre coste a bordo di imbarcazioni molto precarie.
- In che modo gli immigrati raggiungono le coste europee e quelle italiane?
La modalità, per esempio quella libica – appresa dai racconti fatti da coloro che hanno vissuto direttamente l’esperienza dell’esodo– è quella di una organizzazione locale che regola gli sbarchi. Le persone pagano i trafficanti che però non sempre salgono a bordo dell’imbarcazione. Solitamente nel gruppo pronto alla partenza viene incaricata una persona nel ruolo di capitano la quale ha già precedenti esperienze nell’ambito della migrazione o conosce bene i trafficanti e in ogni caso si trova in un rapporto di fiducia con l’organizzazione. Proprio il capitano dell’imbarcazione precaria ha il compito di portare i passeggeri nella destinazione più vicina, che solitamente è Malta. Tuttavia, viste le norme molto rigide adottate dall’isola, la maggior parte degli immigrati preferisce arrivare in Italia, a Lampedusa.
- Quali sono i numeri?
I numeri sono sempre molto alti e vanno a ondate. L’intensità del flusso migratorio spesso dipende dalla situazione nella quale versa il  paese d’origine. Per esempio nel 2011, nel corso dell’emergenza nordafricana, con la crisi del Maghreb, c’è stato un aumento delle persone partite. In ogni caso l’aumento non è stato eccessivo, visto che nel Corno d’Africa la situazione è perennemente critica. Si pensi che nel 2008 sono arrivate all’incirca 36.900 persone e che nel pieno dell’”emergenza nordafrica” il numero degli immigrati è stato di circa 60 mila. Non si può parlare di una grande sproporzione, a riprova del dato che i numeri restano sempre alti.
- Nello sbarco di oggi a Lampedusa le vittime “ufficiali” sono state più di 90. Da poco è stato ritrovato a 46 metri di profondità il relitto del peschereccio che ha portato i migranti in Italia con a bordo decine di corpi senza vita. Ma quali sono i dati annuali sulle vittime degli sbarchi?
Il numero dei morti è difficilissimo da calcolare perché non sappiamo quanti immigrati non riescono ad arrivare in Italia o quanti naufragano appena partiti. Noi li contiamo sulla base di quelli di cui si sa qualcosa o perché ci sono superstiti o perché i loro familiari, non avendo più loro notizie, lanciano l’allarme alle autorità. Due anni fa dalle coste del nordafrica partì un barcone con a bordo dei tunisini di cui però non si seppe più nulla  e per questa ragione si crede siano naufragati. Nel caso dello sbarco di oggi conosciamo il numero delle vittime e quello delle vittime potenziali, ancora disperse, soltanto grazie ai racconti fatti dagli oltre 120 superstiti che sono riusciti ad arrivare vivi e hanno dato testimonianza del viaggio. Anche in questo caso, probabilmente, non sapremo mai l’entità precisa di questa tragedia. Tutti i viaggi avvengono in competa irregolarità. Irregolare è l’imbarcazione a bordo della quale i migranti viaggiano, irregolari i documenti di chi è a bordo o addirittura assenti. Pertanto non tracciabili.
Secondo i dati della associazione “A buon diritto” il numero delle vittime nelle tratte del Mediterraneo (dal Nordafrica verso l’Italia e la Spagna) nel 2011 era 2.200. Nel 2012 si è registrato un lieve calo, intorno ai 1.000 morti. Quest’anno, viste anche le diverse emergenze – Egitto, Siria, Eritrea e Somalia – si contano già almeno 500 vittime. In questi dati sono considerati anche i dispersi, ovvero le persone che mancano all’appello.
- Quali sono le possibili soluzioni adottabili per regolare i flussi migratori o rivedere i criteri di accoglienza?
Italia ed Europa dovrebbero rivedere la legislazione in tema di immigrazione. I paesi europei ad oggi non riescono a dare una risposta univoca a questi continui sbarchi. Un dato importante è quello delle persone accolte come rifugiati nei tre paesi europei tradizionalmente deputati a ricevere i flussi migratori: Francia,  Germania e Italia. I francesi accolgono circa 220mila rifugiati nel loro territorio, 572mila per i tedeschi mentre in italia il numero scende a 58mila. C’è una sproporzione tremenda fra i diversi paesi, soprattutto se si pensa al numero degli abitanti.
Secondo “A buon diritto” il problema, in Italia, è l’assenza di un sistema di accoglienza che organizzi lo “smistamento” degli immigrati dividendoli in piccoli gruppi, ognuno destinato a una regione del paese. In questo modo il fenomeno dell’immigrazione sarebbe reso più sostenibile sia in termini di organizzazione che in termini di  tolleranza da parte dell’opinione pubblica. L’unico organismo che oggi opera in questo modo nel nostro paese si chiama Sprar. Tuttavia, soprattutto per un problema dovuto alla scarsità delle risorse economiche, riesce ad accogliere soltanto tremila persone a fronte di una richiesta altissima. La necessità principale, quando si parla di accoglienza, è mirare all’inserimento di queste persone nella società nel più breve tempo possibile dall’arrivo sulle nostre coste. Il modus operandi dello Sprar va oltre alla garanzia minima delle esigenze di vitto alloggio perché offre anche una assistenza psicologica agli immigrati. Il ministero dell’Interno ha annunciato un aumento dei posti destinati all’accoglienza nel prossimo triennio, quindi a partire da 2014. Dagli attuali tremila posti si dovrebbe arrivare a quindicimila. Sarebbe un investimento, soprattutto per l’italia.
- Quali sono le carenze della legislazione italiana sull’immigrazione?
L’errore della legge italiana sull’immigrazione è quello di portare alle estreme conseguenze il ragionamento sulla sicurezza e la legalità. In questo modo si marginalizza il fenomeno dei rifugiati e perciò si opera una scarsa differenziazione all’interno del fenomeno dell’immigrazione. La Bossi-Fini basa il proprio ragionamenti sulla pretesa di legalità trascurando gli investimenti in termini di accoglienza o rendendoli residuali e penalizzando gravemente l’accoglienza intesa anche in termini “culturali”. L’aver introdotto, ad esempio, il reato di clandestinità testimonia che fino a oggi in Italia è mancato il terreno culturale che si costruisce anche attraverso le norme.

Il Foglio, 04-10-2013

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