Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

7 aprile 2010

INTERVENTO IMMIGRAZIONE,
LA BEFFA INFINITA DELLA SANATORIA

il manifesto, 07-04-2010
Guido Savio    
Con una circolare del 17 marzo, firmata dal Capo della Polizia Antonio Manganelli, il Ministero dell'Interno ha chiarito che non possono accedere alla regolarizzazione colf e badanti condannati per non aver ubbidito all'ordine di allontanamento del questore. Tale condanna rientrerebbe nelle ipotesi di arresto facoltativo in flagranza previste dall'art. 381 c.p.p. e, pertanto, sarebbe ostativa alla regolarizzazione.
La tesi del Ministero non è affatto pacifica, potendosi invece sostenere che per il reato di inottemperanza all'ordine del questore l'arresto è previsto dal testo unico immigrazione e non dal codice di procedura penale e, pertanto, la relativa condanna non è di ostacolo alla regolarizzazione. Ogni sanatoria comporta, fisiologicamente, un'autodenuncia. Chi vuole essere regolarizzato è costretto ad uscire allo scoperto, a smettere di essere «invisibile». È per questo che la legge ha previsto, fino alla definizione della procedura di emersione, la sospensione di tutti i procedimenti, penali e amministrativi connessi alla presenza sul territorio e al lavoro nero, nei confronti del datore di lavoro e del lavoratore. E, parallelamente, l'estinzione degli stessi illeciti a regolarizzazione avvenuta. E, ancora, sempre la legge di emersione ha previsto che possano sanarsi gli espulsi per irregolarità dell'ingresso e/o del soggiorno.
È noto a tutti che l'ordine del questore costituisce la modalità ordinaria di esecuzione delle espulsioni: quel che non riesce a fare lo Stato, con i suoi potenti mezzi, lo deve fare l'immigrato, chiamato ad autoespellersi in soli cinque giorni. Salvo giustificato motivo. Pena l'arresto e la reclusione da uno a quattro anni. Secondo l'opinione ministeriale, gli espulsi per irregolarità di ingresso e/o soggiorno - che pure sono inottemperanti all'ordine del questore -possono sanarsi, se però sono stati un poco più sfortunati, e sono stati fermati una seconda volta e, solo per questo arrestati e condannati, allora no: dura lex, sed ìex. E quindi si ricomincia dall'inizio, come al gio¬co dell'oca. È stata tutta una finzione, abbiamo scherzato, si torna clandestini, si procede all'espulsione e ad applicare le sanzioni, penali e amministrative, al datore di lavoro che ha dichiarato - con la domanda di emersione - di avere alle sue dipendenze un lavoratore straniero privo di permesso di soggiorno. Insomma, la possibilità di emersione dipende dall'alea.
E importante rammentare che, proprio in tema di emersione del lavoro sommerso, con la sentenza n. 78/2005, la Corte costituzionale precisò che «se è indubitabile che rientra nella discrezionalità del legislatore stabilire i requisiti che i lavoratori extracomunitari debbono avere per ottenere le autorizzazioni che consentano loro di trattenersi e lavorare nel territorio della Repubblica, è altresì vero che il suo esercizio deve essere rispettoso dei limiti segnati dai precetti costituzionali. A prescindere dal rispetto di altri parametri, per essere in armonia con l'art. 3 della Costituzione la normativa deve anzitutto essere conforme a criteri di intrinseca ragionevolezza». Far dipendere da fatti del tutto casuali - essere stato fermato una invece che due volte - la sorte dei lavoratori stranieri che si sono au¬odenunciati (e dei loro datori di lavoro), suona come una beffa, assai poco conforme ai citati «criteri di intrinseca ragionevolezza».





Brera e gli ambulanti abusivi
“Tuteliamoli, portano clienti”
L’associazione Fiori Chiari: “Non siamo per l’illegalità, ma loro ci proteggono anche dagli scippi” I residenti però non sono d’accordo
FRANCO VANNI
Brera e gli ambulanti abusivi “Tuteliamoli, portano clienti” Ambulanti in via Fiori Chiari

Nessuno tocchi i venditori di borsette tarocche. A difendere la presenza degli abusivi africani a Brera sono i ristoratori di via Fiori Chiari. «Quando ci sono loro, gli scippatori slavi stanno alla larga», dice Flavio Turillo, alla cassa dell’Antica osteria di Brera. «Attirano gente, per noi sono preziosi», fa eco Giorgio Babini, direttore del Nabucco. «Quando non ci sono, i turisti chiedono dove siano finiti», spiega Jerry, gestore del Kaimano. I senegalesi sono tornati a stendere i loro teli sull’acciottolato. Non lo fanno più tutte le sere — come avveniva prima che i vigili, nel 2008, cominciassero ad allontanarli — e non sono mai più di sei. E mentre il comitato dei residenti raccoglie firme per cacciarli, chi gestisce i ristoranti dà loro il benvenuto. «Danno fastidio solo quando sono inseguiti dalle forze dell’ordine, e scappando rischiano di travolgere i passanti», dice Mariano Marigliano, al ristorante il Cestino.

I primi si presentano a metà pomeriggio, e si posizionano lontano dalle vetrine dei negozi. Ma gli affari li fanno a sera, quando intercettano le signore milanesi e gli stranieri. Mattia Martinelli, presidente dell’associazione di commercianti Fiori Chiari, spiega: «Siamo contro ogni forma di illegalità, e questo non si discute, ma la simpatia per i venditori ambulanti fra i miei associati è innegabile. Sono sempre gli stessi, sono gente di Brera. Dovrebbero smettere di vendere merce contraffatta e mettersi in regola con documenti e licenze».

Se il fatto che le false borse Luis Vuitton attraggano i turisti è ovvio, la funzione anti-scippo degli abusivi ha stupito anche i ristoratori. «Hanno un occhio incredibile — raccontano all’Antica osteria — in un gruppo di uomini ben vestiti scovano il borseggiatore, e ce lo comunicano». In una sera di gennaio, in via Fiori Chiari, gli abusivi sono addirittura intervenuti per allontanare uno slavo che aveva sfilato la borsetta a una signora. «Ho un locale in via San Marco, e anche lì la presenza di ladri è forte — dice Turillo — se ci fossero gli africani, il problema sarebbe più contenuto». Il clima di buon vicinato fra i gestori e gli ambulanti non piace ad alcuni residenti. Angela Busetti, da 25 anni capo del comitato, contro quegli «africani che non rispettano la legge» ha fatto raccolte di firme, esposti al Comune, lettere alle forze dell’ordine. E all’idea che ci sia chi li saluta con un sorriso, inorridisce: «Questo è un antico borgo — dice — è indegno che si tolleri un simile scempio sotto casa».

I ristoratori amano gli ambulanti anche perché quando ci sono loro è fisicamente impossibile che le auto posteggino sulla via pedonale. Quella che i vucumprà si trovano a fare, loro malgrado, è una supplenza al fatto che il Comune non abbia ancora installato i dissuasori mobili al traffico, che i commercianti chiedono da anni. L’ultima lettera in cui Palazzo Marino assicura che «l’intervento è in fase di valutazione» è arrivata all’associazione Fiori Chiari ieri.

(07 aprile 2010) La Repubblica






Il confronto
L'assessore lumbard mette una taglia sui rapinatori Alemanno manda i bimbi rom allo Zecchino d'oro
Libero, 07-04-2010
ARTURO BANDINI
? ? ? Piccole grandi imprese di grandi e piccole amministrazioni, ovvero come stare sul territorio e come stare (di più) sui giornali.
A Lesmo, in Brianza, l'assessore alla Sicurezza Flavio Tremolada, leghista, annuncia di mettere una taglia sui malviventi che affollano le sue zone: «Ades basta! Gà n'ho pien i ball!» scrive in dialetto «ho deciso di sottoporre ai componenti leghisti della giunta comunale l'ipotesi di istituire, autotassandoci e costituendo un fondo, una taglia sui rapinatori che stanno terrorizzando la nostra comunità. I miei ricordi di bambino mi riportano a quando si cacciavano i ladri di galline a legnate». A parte le serrate proteste dell'opposizione di sinistra (di cui una, almeno, ragionevole: «Facciamo colletta per la benzina delle auto della polizia...») lo slancio padano della cura del territorio sta prendendo sempre più forma, pure se col piglio della provocazione. Al punto che un deputato della Lega, Paolo Grimoldi, ha sottolineato che «l'iniziativa dell'assessore Tremolada serva a tenere alta l'attenzione sui fenomeni delinquenziali che, pur in calo qui, sono comunque da combattere in ogni modo», offrendo i primi 500 euro di taglia.
Una cosa simile avviene a Brescia. Città dove il numero del del Comune Fabio Rolfi, sempre leghista, vuole invece un «registro per le case chiuse, la pubblicazione o la tenuta di un registro svolgerebbero la funzione di verificare la regolarità dei contratti di locazione, il rispetto dei regolamenti comunali e delle ordinanze sindacali in materia di prostituzione...». Entrambe le "provocazioni" nascono da esigenze concrete, esasperazioni dei cittadini e problemi sollevati anche in Parlamento (dove s'è più volte invocata una legge per regolare la prostituzione, che oltre ad essere amorale non è neppure sottoposta a regolare tassazione). La Lega continua sulla sua strada identitaria e territoriale.
Cosa diversa avviene a Roma, amministrazione ben più ampia. Dove il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno annuncia che per cercare di cantare con il Piccolo coro dell'Antoniano, arriveranno probabilmente anche dei bimbi rom. «La città di Roma sarà molto coinvolta in queste selezioni dello Zecchino d'Oro» ha detto Alemanno « può sembrare una frivolo ma non lo è affatto: si tratta di una grande festa per le famiglie. L'iscrizione e la selezione, fatta in piazza, è gratuita. Faremo in modo di coinvolgere tutti i bambini, anche quelli immigrati e nomadi...i». Lodevole iniziativa, anche se a memoria di fan dello zecchino non pareva che, prima, ci fosse preclusione per bimbi partecipanti di etnia diversa. Due modi di agire sull'immigrazione.









Immigrazione: 30 arresti in Italia
Introdotti centinaia di clandestini soprattutto curdo-iracheni
Ansa, 07 -04-2010
BRINDISI, 7 APR - Una articolata organizzazione criminale dedita al traffico di immigrati clandestini e' stata smantellata a Brindisi. Trenta le ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla squadra mobile nel Brindisino. Gli arresti anche a Roma, Bolzano, Treviso, Venezia, Padova e Foggia. Da Roma venivano gestiti i flussi di clandestini,soprattutto curdo-iracheni a cui veniva fornito il supporto logistico,dietro pagamento di notevoli cifre.L'operazione e' coordinata dall'Interpol.










Al nido solo i figli degli immigrati in regola
Bologna si adegua alla legge nazionale

Torino, Firenze e Genova hanno detto no . Fino ad oggi non era stata fatta nessuna distinzione tra i figli degli extracomunitari
la RepublicaBologna, 07-04-2010
di ELEONORA CAPELLI
Niente asilo nido a Bologna per i bimbi degli immigrati irregolari. Da domani chi vorrà iscrivere il proprio figlio alle strutture comunali dovrà presentare il permesso di soggiorno. Chi non potrà fare la crocetta sulla casella «situazione di regolarità del soggiorno nel territorio italiano», e non potrà «esibire documentazione attestante la regolarità», sarà fuori dalle scuole considerate il fiore all' occhiello del welfare emiliano.

Nidi che oggi accolgono bambini stranieri: nel 2009 erano il 15% degli ammessi e finora non è mai stata fatta distinzione tra figli di immigrati regolari e irregolari. Una semplice crocetta sul modulo da oggi esclude una parte dei piccoli allievi. Basta spostarsi a Casalecchio e gli stessi bimbi possono entrare nella loro prima aula scolastica. «Abbiamo deciso di non chiedere il permesso di soggiorno - dice il sindaco Simone Gamberini - ci sono situazioni troppo delicate». Anche Torino, Genova e Firenze hanno deciso di "disubbidire" alla legge sulla sicurezza pubblica (94 del 2009), la stessa che ha istituito il reato di immigrazione clandestina. Il Ministero dell' Interno alla fine ha anche dato ragione al Comune di Torino, specificando che le «scuole di ogni ordine e grado» e non solo quelle dell' obbligo sono fuori dalla necessità di presentare i documenti.

Ma a Bologna - nel Comune commissariato - la norma ha trovato un' applicazione diretta e senza "sconti". «La legge si applica, non si discute - dice Raffaele Ricciardi, subcommissario con delega alla scuola - del resto l' asilo nido non è considerato una prestazione scolastica obbligatoria, qui la legge parla chiaro. Resta inteso che i bimbi già iscritti l' anno scorso, non li andremo a cercare per verificare il permesso di soggiorno dei genitori». Gli assessori di altre città però non condividono una lettura così univoca e a Torino il responsabile della scuola della giunta Chiamparino ha scritto al Prefetto per avere delucidazioni dal ministro Roberto Maroni. «Il ministero ha concordato che i minori abbiano diritto all' istruzione nelle scuole di ogni ordine e grado - ha risposto il Prefetto - indipendentemente dalla titolarità di un permesso di soggiorno».

Non solo scuola dell' obbligo (del resto neanche la materna è obbligatoria), ma ogni tipo di scuola, anche l' asilo nido comunale. Che è un servizio comunale ma è anche la prima forma di scuola che i bimbi conoscono. «C' è un problema costituzionale, l' istruzione è un diritto - dice anche l' assessore di Firenze, Rosa Maria Di Giorgi - chiedere il permesso di soggiorno è pura follia». «Non lo stiamo chiedendoa nessuno- dice Paolo Veardo da Genova- stiamo comunque facendo approfondimenti ma vorremmo evitarlo nel modo più assoluto». Al netto delle valutazioni politiche, però, le legge applicata alla lettera a Bologna non ha lasciato spazio alle interpretazioni. «I sindacati non sono stati consultati - dice Alberto Schincaglia della Cisl - mentre avremmo il diritto di essere messi al corrente dei cambiamenti in bandi e graduatorie che riguardano i servizi sociali». L' ex assessore Simona Lembi, caduta insieme alla giunta Delbono, aveva altri programmi. «Bisognerebbe pensare ai bambini, non ai problemi con la legge dei genitori - dice Lembi - è una cosa orrenda, che andava assolutamente evitata».









Teramo: a Silvi Marina attivo uno Sportello Immigrati del Comune.

Il centro, aperto tre giorni a settimana, si integra con i servizi territoriali già esistenti per offrire consulenze e informazioni ai cittadini stranieri.
ImmigrazioneOggi, 07-04-2010
A Silvi Marina (Teramo) è stato inaugurato lo Sportello Immigrati promosso dal Comune. Si tratta di un ufficio informativo, orientativo e di assistenza per gli immigrati al fine di favorire l’integrazione dei nuovi cittadini.
Le attività svolte sono quelle di consulenza, supporto al segretariato e al servizio sociale, sostegno di pronta accoglienza e orientamento al lavoro e formazione. La nuova struttura si trova presso il “Centro Minori” di via Parma con aperture al pubblico il mercoledì, venerdì e sabato. Lo Sportello inoltre è inserito attivamente nei gruppi di lavoro del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione presso la Prefettura di Teramo, lavora in collaborazione con la Questura di Teramo, progetta e propone iniziative autonome o in collaborazione con altri soggetti di tipo interculturale, partecipa alla progettazione del Piano Sociale di Zona per interventi nel settore immigrazione, promuove e coordina ricerche di settore sul fenomeno migratorio.










L'immigrato con la "fabbrichetta"
la RepublicaBologna
di ANTONELLA CARDONE
Otto aziende su cento a Bologna sono oggi in mano a imprenditori stranieri. Sono ormai in 12.200, un migliaio in più rispetto al 2008, ma i veri e propri "capitani di impresa" con molti dipendenti sono pochissimi, poco più di mille. Nell'industria pesante gli stranieri con la "fabbrichetta" sono in generale una realtà residua: nel manifatturiero, in totale, sono circa 4.500, ma si tratta soprattutto di piccole produzioni del tessile o della pelletteria o dell'alimentare.

Sia per vocazione che per semplicità di accesso i non italiani si concentrano piuttosto nelle costruzioni e nel commercio, che messe assieme rappresentano oltre il 60% delle imprese nate dagli immigrati. Un'evoluzione in molti casi naturale: impiegati inizialmente come bassa manovalanza, negli anni si sono formati e arricchiti al punto tale da potersi mettere in proprio. Secondo quanto monitorato dalla Camera di Commercio, infatti, ad avviare un'impresa è soprattutto chi è qui da tempo. In due casi su dieci è un immigrato di origine marocchina, seguito dai cinesi, dai tunisini, dagli albanesi, dai pakistani e dai bengalesi. Diverso il discorso se si parla di industria pesante. All'associazione imprenditoriale Cna, ad esempio, nel settore produzione gli imprenditori non italiani rappresentano poco più del 2% dei 2000 iscritti. "La trentina di associati stranieri hanno fabbriche di tornitura, componenti elettrodinamiche, oleodinamica ed elettronica. Sono ancora pochi - osserva Claudio Malagoli di Cna - perché gli investimenti iniziali per un'officina, un laboratorio, un capannone sono sempre ingenti, e non tutti hanno a disposizione il capitale iniziale necessario".

Anche chi ce l'ha, stenta però a rimanere sul mercato. E' successo, ad esempio, a Esteban Cariga, un 28enne arrivato a Bologna dieci anni dalla Filippine per raggiungere sua madre, che qui lavorava da tempo come domestica. "Io ho iniziato a lavorare in fonderia fin da quando avevo diciotto anni. Sono stato artigiano e poi operaio in una fabbrica di telai per moto. E' lì che ho imparato il mestiere di saldatore. Quando mi sono sentito pronto, con i miei risparmi e con quelli dei miei genitori ho aperto la mia impresa, la Starwelding". Fino a qualche mese fa nella fabbrica di Esteban tre soci e due dipendenti svolgevano attività di saldature industriali e assemblaggio in conto terzi. Poi, però, "la crisi ci ha tagliato le gambe: le imprese per le quali lavoravamo hanno disdetto le loro commesse, e io ho dovuto avviare le pratiche per la chiusura. Io tornerò a lavorare sotto padrone come saldatore, mentre i miei dipendenti stanno ancora cercando lavoro in qualche impresa di pulizie. Ma appena il mercato si riprende - promette Esteban - io sono pronto a tornare imprenditore e dare lavoro ad altre persone"










Tratta di clandestini curdo-iracheni
Arresti a Venezia, Padova e Treviso

Corriere del Veneto, 07-04-2010
Trenta ordini di cattura in tutta Italia. A Roma il cervello dell'organizzazione: gestiva i flussi di clandestini, fornendo supporto logistico in cambio di denaro
BRINDISI - Una articolata organizzazione criminale dedita al traffico di immigrati clandestini - soprattutto curdo-iracheni - è stata smantellata dagli agenti della squadra mobile della questura di Brindisi, in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo e la Direzione centrale anticrimine della polizia. Trenta le ordinanze di custodia cautelare eseguite: gli arresti sono stati compiuti nel Brindisino e a Roma, Bolzano, Treviso, Venezia, Padova e Foggia. La cellula organizzativa - a quanto si è saputo per ora - è stata localizzata a Roma: dalla capitale venivano gestiti i flussi di clandestini a cui veniva fornito il necessario supporto logistico, ovviamente dietro pagamento di notevoli cifre da parte degli stessi immigrati. L’operazione, chiamata «human carriers», ha visto la collaborazione di altre polizie europee ed è stata coordinata dall’Interpol.



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