Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

1 luglio 2011

Immigrati, paura al porto di Lampedusa: barcone su peschereccio ormeggiato

Palermo - (Adnkronos) - L'imbarcazione, con a bordo 249 migranti, stava entrando nel porto. Immediato l'intervento della Guardia costiera: nessuno è rimasto ferito. Ieri sera nuovo sbarco: 170 i profughi approdati. Problemi al centro di accoglienza.
 
 
L'ex canile si è trasformato in dormitorio degli immigrati
Da un mese l'area di via Lombroso è occupata come rifugio di fortuna da una ventina
di senza casa. La Sogemi: "Si deve ancora definire la destinazione finale della struttura"
Franco Vanni
Esce dalla porta in acciaio spingendo una bicicletta malmessa. Affretta il passo, per tornare alla città. "Vivo qui dentro da un mese - dice in italiano perfetto - a nessuno piace abitare in un canile, ma almeno abbiamo un tetto". Ahmed, 60 anni, è uno degli stranieri che occupano da abusivi l'ex 'parco per cani' di via Lombroso. La Asl lo chiuse nel 2009, documentando "precarie condizioni igieniche per gli animali e per i veterinari che li assistono". In quelle stesse stanze, ritenute troppo fatiscenti e malsane perché vi si potessero curare i cani, oggi vivono una ventina di uomini, per lo più nordafricani. Ahmed, marocchino, un tempo aveva un lavoro e una casa. "Altre sistemazioni adesso non posso permettermele - racconta - il canile almeno è più pulito rispetto ai magazzini dello scalo ferroviario di piazzale Lodi, dove ho vissuto in passato". Da un mese gli stranieri hanno attrezzato con brande e armadi di fortuna la palazzina che ospitava la direzione sanitaria e i laboratori veterinari del 'parco canino'. La fornitura di acqua non è mai stata sospesa, hanno solo dovuto ripristinare l'allacciamento alla rete elettrica e fare di quell'edificio giallo la loro casa. Da dieci che erano all'inizio, in poche settimane sono diventati una ventina.
E ora la paura dei vicini è che all'interno del muro di cinta si possa creare un accampamento fuori controllo.
Sono marocchini, egiziani e tunisini, gli occupanti dell'ex canile. Sono arrivati a Milano tanti anni fa o da poche settimane appena. Attraverso la porta, chiusa da una serratura di cui tutti hanno le chiavi, escono ed entrano dall'area abbandonata dove nessuno ha ancora smantellato le gabbie che ospitavano gli animali. L'area è gestita da Sogemi, la società comunale che amministra il vicino Ortomercato. "Ci hanno detto che ci cacceranno, che butteranno giù tutto per fare delle case", dice uno dei nordafricani che abitano la struttura. Ma non è vero, non ci sono ruspe in arrivo né i soldi per fare alcunché. "La destinazione dell'area dell'ex canile non è ancora stata definita - dice Luigi Predeval, presidente di Sogemi - se vi sarà interesse da parte di privati disposti a investire, potremmo trasformarla in un ampliamento del mercato, magari per la vendita di formaggi e salumi come previsto dal dossier Expo 2015". 
Durante il giorno, gli stranieri frequentano anche il prato che fu di una società calcistica, anche quello abbandonato da tempo. Mangiano all'aperto, utilizzando vecchi tavoli abbandonati e sedie da ufficio sottratte all'immondizia. Poi la sera tornano al canile, sulla cui porta è ancora disegnata la sagoma di un cucciolo felice. Adesso gli animali sono stati trasferiti in zona Ortica, in una nuova struttura che il Comune ha sempre portato a esempio di efficienza. "Nella vecchia sede era impossibile continuare a garantire le necessarie condizioni igieniche", dice Gianluca Comazzi, garante degli animali nella giunta Moratti, che il 4 aprile scorso ha presentato le proprie dimissioni. 
Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e alla coesione sociale, annuncia: "Troveremo una soluzione in tempi rapidi, in accordo con Sogemi, dopo avere capito chi sono e perché sono lì gli occupanti. Questa vicenda dimostra il bisogno di casa che c'è a Milano, soprattutto per le fasce deboli della popolazione". Per don Roberto Davanzo, direttore della Caritas Ambrosiana, "il fatto che degli esseri umani si trovino a vivere in canile colpisce, ma purtroppo non stupisce. Gli stranieri irregolari in Italia hanno lo status di invisibili e di conseguenza si barcamenano come possono, fra espedienti e la cura di chi si occupa di loro per carità".
 
 
Immigrati: da domani a Cesena festa Pd dedicata a 'seconda generazione'
30 giugno 2011 - (Adnkronos) 
"La Festa del Pd sull'immigrazione sara' l'occasione per fare chiarezza, continuare le nostre battaglie e portare un contributo affinche' si possa finalmente voltare pagina". E' quanto afferma Livia Turco, responsabile immigrazione del Pd, in vista dell'appuntamento di domani a Cesena per l'inizio della Festa del Partito Democratico sull'immigrazione, fino al 17 luglio, dedicata ai "giovani della seconda generazione che devono fare i conti con la realta'". "Sono gli italiani di fatto - spiega Turco in una nota - nati e cresciuti qui da genitori stranieri, pienamente integrati nella comunita', ma ancora stranieri per legge". Nel corso della Festa si discutera' di alcuni tematiche, quali "le difficolta' per il rinnovo del permesso di soggiorno, l'assenza di politiche per una buona integrazione, i diritti e i doveri di chi sceglie di emigrare in Italia e la ridefinizione delle regole d'ingresso con una programmazione dei flussi". "Quest'anno e' stato segnato da numerose vicende che rendono questo appuntamento particolarmente importante. Negli ultimi anni - ricorda Livia Turco - abbiamo sentito il governo affrontare l'immigrazione solo in modo repressivo, violento e per motivi propagandistici. Le poche misure adottate da questa maggioranza hanno, fin qui, fatto solo dei danni", conclude.
 
 
 
L’Agenzia delle  Dogane aumenta le tasse di 4 centesimi al litro. Servirà a finanziare l'accoglienza dei nordafricani
Elvio Pasca
29 giugno 2011 Stranieri in Italia
Fare il pieno costa di più? Stavolta la colpa è degli sbarchi in Sicilia.
Da ieri sono aumentate di 4 centesimi le accise (cioè le tasse) per ogni litro di benzina e gasolio usati come carburante. Una decisione presa  dall’Agenzia delle Dogane “al fine di fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale determinato dall’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti a paesi del Nord Africa”.
I soldi raccolti con l’aumento dovrebbero insomma servire a finanziare le attività legate ai migranti che arrivano a Lampedusa, come accoglienza, rimpatri o smistamento nelle varie Regioni italiane. Fatto sta che la Federconsumatori dice di ritenere “una gravissima bugia la motivazione dell`emergenza immigrati addotta per tale operazione".
Chi è afflitto dal caro carburante e vuole prendersela con gli immigrati, giochi d’anticipo e imprechi anche contro gli attori. Dal primo luglio scatterà infatti un ulteriore aumento di 1,9 centesimi al litro, che servirà a finanziare il Fondo Unico per lo Spettacolo.
 
 
Hiv: immigrati ancora lontani dai servizi socio-sanitari
L’Istituto superiore di sanità pubblica i primi risultati del progetto Artemis che sta monitorando l’accesso degli stranieri ai servizi sanitari. Tre su quattro non hanno mai fatto il test dell’Hiv
Quotidiano sanità 30 giugno 2011
Tre immigrati su quattro non si sono mai sottoposti al test dell’Hiv, soltanto l’8 per cento lo ha eseguito negli ultimi 12 mesi, il 75 per cento non usa il preservativo e quasi il 90 per cento non ha sufficienti conoscenze sull’Hiv (anche se il 25 per cento pensa di essere sufficientemente informato).
Sono questi i primi dati di Artemis (Associazionismo e Reti Territoriali per la Mediazione Interculturale sulla Salute) un progetto coordinato dal Centro Nazionale Aids dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale per la Migrazione e Albero della Salute-Struttura di Riferimento della Regione Toscana per la Promozione della Salute dei Migranti, con il coordinamento del Ministero della Salute.
Il progetto, finanziato dalla Commissione Europea e dal Ministero degli Affari Esteri, si concentra soprattutto sull’infezione da Hiv e Aids e sulle coinfezioni, ovvero la tubercolosi e le malattie sessualmente trasmesse.
La ricerca preliminare ha coinvolto 1508 persone, di cui più della metà (59%) donne, provenienti per il 37% dall’Africa, per il 25% dall’Europa dell’Est, per il 19% dall’Asia, per il 15% dal Sud America, per il 3% dall’Europa Occidentale. Più della metà possedeva una buona conoscenza della lingua italiana e viveva in Italia con la propria famiglia.
Il progetto, tuttavia, oltre a conoscere la realtà delle persone straniere in Italia, punta a favorire l’integrazione dei cittadini di Paesi Terzi, attraverso attività di informazione, orientamento e accompagnamento nell’ambito di percorsi socio-sanitari. A tal fine è stata creata una rete composta da circa 40 associazioni di migranti, della società civile italiana e di istituzioni locali distribuite nei territori di Roma, Prato e Firenze, il cui scopo sarà ora quello di progettare e implementare iniziative volte alla promozione della salute degli stranieri. Sono stati inoltre prodotti un manuale per operatori di salute di comunità e le linee guida per l’implementazione di un modello di intervento. 
 
 
 
 
La regolarizzazione per colf e badanti “ha prodotto truffe ed estorsioni senza precedenti”. La denuncia del Naga di Milano.
01 luglio 2011 Immigrazione Oggi
Presentata l’indagine “Truffasi” con interviste a 438 vittime di raggiro. Per loro il Naga chiede un permesso di soggiorno.
Uomo, trentenne egiziano, in Italia da oltre sei mesi e che ha pagato cifre anche molto consistenti per poter usufruire della regolarizzazione.
È l’identikit che emerge da “Truffasi”, l’indagine qualitativa condotta dal Naga di Milano insieme a Arci, Comitato inquilini Molise Calvairate Ponti e Immigrati Autorganizzati.
La ricerca ha preso in esame 438 casi di truffa (in 45 province) e 366 questionari compilati dalle vittime. Ciò che è emerso è che ad essere truffati sono stati soprattutto uomini, per lo più egiziani che hanno speso in media 3.027 euro, anche se c’è chi – con il miraggio della regolarizzazione – è arrivato a sborsare 8.400 euro. La somma pagata nelle truffe prese in esame dall’indagine è di “oltre un milione”.
“Abbiamo calcolato che il giro di affari potenziale della truffa a livello nazionale – hanno spiegato gli autori dell’indagine – può arrivare a 106.087.269 euro. Una stima prudenziale ci porta a 53.043.635 euro”.
Se i truffati sono per lo più maschi, di 32 anni, in media in Italia da 4 anni e 6 mesi; i truffatori sono, nell’81% dei casi, italiani anche se in sette casi su dieci si sono fatti aiutare da un intermediario straniero. La conclusione del Naga è che “la sanatoria ha prodotto truffe ed estorsioni senza precedenti”.
“Con le regole attuali i truffatori sono risultati intoccabili e se le istituzioni non decideranno d’intervenire i reati connessi alla 'sanatoria truffa' passeranno sotto silenzio” ha detto il presidente del Naga, Pietro Massarotto, chiedendo un permesso di soggiorno per i truffati e soprattutto una revisione del sistema con cui si concedono i permessi togliendo il requisito del contratto di lavoro a priori.
 
 
 
“Quando il medico parla arabo” una ricerca sui problemi per il riconoscimento dei titoli di studio per gli immigrati titolari di protezione.
Per i promotori occorre rompere gli stereotipi del “Paese delle badanti”.
01 luglio 2011 ImmigrazioneOggi
Quando il medico parla arabo. Il riconoscimento delle qualifiche dei titolari di protezione internazionale è la ricerca presentata ieri a Roma e realizzata da Parsec -Ricerca e Interventi sociali, Associazione di studi giuridici sull’immigrazione, Consorzio Nova e Cooperativa Coges, nell’ambito del progetto Proritis finanziato dal Fondo europeo per i rifugiati.
Un’indagine, spiegano i promotori, che vuole rompere gli stereotipi del “Paese delle badanti”, mettendo in luce le alte qualifiche professionali di cui sono in possesso molte persone immigrate e la relativa possibilità di inclusione in un Paese come l’Italia in cui il dibattito politico relega l’immigrazione a “problema” di ordine pubblico. Ciò rappresenta una “colpevole carenza – dicono gli autori – in un Paese che ormai da vent’anni si riconosce, a volte malvolentieri, come Paese di immigrazione, e il cui futuro è sempre più legato al contributo, non solo demografico, che le componenti immigrate offrono. La ricerca punta l’attenzione anche su una questione molto delicata: quella del riconoscimento di titoli di studio e delle qualifiche professionali dei titolari di protezione internazionale (Tpi), cioè quei migranti definiti “forzati”: donne e uomini costretti a fuggire dal proprio Paese di origine a causa di una guerra o perché vittime di persecuzione.
Secondo la ricerca, le difficoltà legate alla condizione di chi ha ottenuto protezione sono in primis quelle di interloquire con i Paesi di origine per il reperimento di quanto richiesto dagli iter burocratici delle procedure. L’indagine evidenzia una sorta di “strabismo dell’ordinamento italiano, che da un lato concede al rifugiato la propria protezione, riconoscendogli quindi una condizione di particolare vulnerabilità, dall’altro gli chiede – per esercitare una professione o veder riconosciute le proprie qualifiche – di reperire una documentazione che solo le istituzioni del Paese da cui lo protegge potrebbero dargli”.
Le disfunzionalità riscontrate riguardano inoltre la capacità di orientare i cittadini verso i servizi offerti dallo Stato (informazione), l’interazione tra i diversi attori (coordinamento e lavoro di rete), i tempi ed i costi delle procedure (accesso ai diritti). Si tratta – denunciano i promotori dell’indagine – di criticità collegate alla complessità del sistema nonché ad un approccio organizzativo centrato in prevalenza su una logica burocratico-istituzionale.
 
 
 
ESPORTARE CLANDESTINI: L’IDEA DI ISRAELE
Francesco Battistini 
Corriere della Sera 1 luglio 2011
Cari australiani, vi «comprereste» un po’ dei nostri immigrati? La domanda, a prima vista politicamente oscena, l’altro giorno se la sono sentita porre alcuni deputati di Canberra in visita alla Knesset. Voi avete una densità di 3 abitanti per km quadrato, ha detto loro il presidente del Comitato israeliano per l’immigrazione, noi ci pigiamo a quota 365. Voi avete fame di manodopera mentre da noi, dov’è da mezzo secolo irrisolto il rebus dei profughi palestinesi, via Sinai adesso arrivano pure migliaia di africani in fuga da altre guerre. «Ogni anno il governo australiano accoglie un buon numero di rifugiati— ha buttato lì Danny Danon, deputato della maggioranza Likud —, perché non c’infilate i 22mila eritrei e gli 8mila sudanesi che vivono qui?» . I deputati ospiti, all’inizio, hanno strabuzzato gli occhi. Poi ci hanno pensato. E il capodelegazione Michael Danby, buon amico d’Israele, ha promesso che sottoporrà la questione al suo premier: biglietto di sola andata per la Terra dei canguri, passaporto e lavoro garantiti, rispetto degli standard Onu, nessuna deportazione forzata, l’occasione per i disperati del Terzo mondo di rifarsi una vita dall’altra parte del globo. Molti interessi coincidono, hanno concordato Danon e Danby: accettando gli africani, gli australiani incasserebbero cooperazione tecnico-scientifica con Israele e intanto scanserebbero l’obbligo umanitario d’ospitare i profughi asiatici, dall’Afghanistan o da Timor Est, che in passato si sono rivelati più problematici; il governo Netanyahu eviterebbe (questo il vero scopo della proposta) un aumento dei musulmani nella popolazione d’uno Stato che preferisce ebraico. A sorpresa, o neanche tanto, a caldeggiare l’accordo sono gli stessi profughi: «Qui non abbiamo un’identità— ha implorato lo scrittore Isaac Kidane, loro portavoce —, preferiamo andare in un Paese più grande e più sicuro. Per favore, firmate l’accordo!» . La Via dei Canti australiana meglio d’un foglio di via dai campi (profughi): cinismo o pragmatismo? «Creatività umanitaria» , potremmo chiamarla. Per un dramma che altrove (non) viene risolto se non a slogan. 
 
 
 
Il Comune contro gli ambulanti immigrati abusivi: 5.164 euro di multa a pakistano
Stato quotidiano 1 luglio 2011
Manfredonia – NON potrà più vendere la sua bigiotteria nella Galleria di Corso Manfredi. Si tratta di un 19enne pakistano, R.M.Q. , nato a Jhang (classe 1992) residente a Manfredonia ed impegnato da tempo nella vendita di prodotti “non alimentari” (articoli di bigiotteria) in corso Manfredi, attirando l’attenzione di tanti cittadini, compreso benestanti signore. Il ragazzo è stato trovato non in possesso della prescritta autorizzazione contravvenendo agli articoli 28 e 29, del Decreto Legislativo 114 del 31 marzo 1998.
Considerando che l’articolo 16 della legge 689/81 prevede per tale violazione il pagamento in misura ridotta pari alla terza parte del massimo della sanzione prevista per la violazione commessa o se più favorevole e qualora sia stabilito il minimo della sanzione edittale, pari al doppio del relativo importo della somma di euro 2.582 entro il termine di 60 giorni dalla data di contestazione, oltre alle spese del procedimento, preso atto che il doppio del minimo prevede la stessa somma di euro 5.164, il sig. R.M.Q, 19enne pakistano di Jhang è stato condannato alla somma suddetta (5.164), con pagamento da effettuare mediante versamento alla Gestione Tributi.
CONTROLLI SERRATI IN ZONA MERCATO – Controlli serrati anche in zona mercato (rione Monticchio) fra gli extracomunitari – o meno – presenti in loco per la vendita ambulante. Anche in questo caso numerose le sanzioni elevate da parte di operatori della polizia municipale. Lotta dunque dell’amministrazione Riccardi contro la presenza di extracomunitari privi delle prescritte autorizzazioni per la vendita. Errato moralizzare, ponderato invece valutare le sanzioni elevate nell’ottica di circostanze di irregolarità amministrative forse maggiori ma stantie nel loro adeguamento normativo.
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Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

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Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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