Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

23 gennaio 2014

Tratti in salvo 204 immigrati nel Canale di Sicilia
Gli extracomunitari stanno bene . Tra loro una donna e 3 minori
Palermo, 23 gen. (TMNews) - Sono stati tratti in salvo a bordo della fregata Zefiro della Marina Militare i 204 immigrati avvistati ieri nel Canale di Sicilia mentre si trovavano a bordo di un barcone a 90 miglia a Sud di Lampedusa.
Tra i migranti, tutti in buone condizioni di salute, vi sono anche una donna e tre minori.
Dopo l'avvistamento, avvenuto ad opera di un elicottero, il barcone è stato seguito da un Predator dell'Aeronautica Militare, decollato dal 28° Gruppo Volo di Amendola, nell'ambito della collaborazione interforze dell'Operazione Mare Nostrum.



La clandestinità è illecito amministrativo! Ora a quando una legge sull’immigrazione degna di un paese civile?
Articolo 21, 23-01-2014
Daniela De Robert
Ora possiamo tornare a ragionare. Dopo il voto al senato, la clandestinita’ torna a essere un illecito amministrativo, non più’ un reato. Una grande vittoria della civilta’ e dei diritti? Non direi. Siamo solo al minimo sindacale. Ora ci vorrebbe un colpo di reni, ma soprattutto la voglia di affrontare sul serio la questione immigrazione. Non il “problema immigrati” o “l’emergenza sbarchi”. Non un problema di sicurezza, ma un fenomeno sovranazionale che e’ sempre esistito, come ci ricordano I tanti italiani che hanno cercato un futuro lontani da casa. Il Governo e il Parlamento dovrebbero tornare a fare il loro lavoro, senza demagogia, senza pensare ai voti che possono guadagnare o perdere, tenendo sempre davanti agli occhi I volti dei morti e dei superstiti di Lampedusa, ricordando I dati sugli imprenditori stranieri che lavorano nel nostro paese, osservando I bambini e I ragazzi che siedono nei banchi delle nostre scuole, avendo presente I dati sulla natalita’, ascoltando I giovani delle seconde generazioni, con la coscienza di cio’ che avviene nei paesi di provenienza, della loro storia, delle nostre responsabilita’.
La vergogna del reato di clandestinita’ si puo’ superare, non cancellare.  I danni restano, come restano le ferite inferte.
A quando il resto? A quando una legge degna di un paese civile?



Reato di clandestinità - Il Senato confeziona l’abrogazione ad effetto
Il primo voto del Senato approva la cancellazione del reato penale
Melting Pot Europa, 23-01-2014
Nicola Grigion
Come spesso accade la montagna partorisce un topolino. Quando si tratta di votazioni all’interno delle aule parlamentari poi, il pasticcio rischia di diventare un risultato quasi scontato.
Bastava semplicimente abrogare l’articolo 10bis così come è stato concepito nel 2009 dalla maggioranza di centro-destra con Maroni al Ministero dell’Interno per mettere una parola fine a questa inutile baggianata del reato di ingresso e soggiorno irregolare che aveva puntato a punire i migranti per ciç che sono invece e non per ciò che fanno. Invece, anche molti tra i tanti che un tempo lo tacciavano come aberrante, non hanno saputo andare oltre una dicharazione piuttosto patetica di intenti.
L’emendamento approvato dall’aula recita come segue:
"abrogare, trasformandolo in illecito amministrativo, il reato previsto dall’articolo 10-bis del Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, conservando rilievo penale alle condotte di violazione dei provvedimenti amministrativi adottati in materia"
Così la fattispecie prevista dall’attuale Testo Unico, che per la verità si traduce in una sanzione pecuniaria o al limite in un provvedimento di espulsione, viene formalmente sottratta all’ambito penale. I senatori però hanno sentito la necessità di ribadire nell’ultimo periodo un fatto piuttosto scontato per l’ordinamento italiano che neppure la direttiva europea sui rimpatri è riuscita a ridisegnare fino in fondo. L’emendamento approvato ribadisce infatti le implicazioni penali per chi violi gli ordini di allontanamento ed il divieto del reingresso, che con la legge Turco Napolitano prima e la Bossi Fini poi, erano sempre e comunque presenti.
A reato simbolico insomma, la politica risponde con una abrogazione simbolica.
Ed è forse questo il punto più interessante di questa vicenda. Il testo ora passerà alla Camera e poi, se venisse ulteriormente modificato, tornerà nuovamente al Senato per essere definitivamente licenziato sotto forma di disegno di legge. Un impegno per il Governo che prima della fine di una legislatura instabile e precaria difficilmente potrà tradursi in decreti operativi.
Il fatto più interessante allora rimane un altro. La tragedia del 3 ottobre e la discussione che si è aperta intorno al tema del governo dell’immigrazione ha messo evidentemente in crisi quello che fino a poco prima pareva essere un terreno senza crepe. Quello dei confini è oggi un dibattito all’ordine del giorno nell’agenda dlle istituzioni su scala continentale. E la discussione al Senato sembra la fotografia di una empasse vorticosa che caratterizza il dibattito politico su questo terreno.
La necessità di dare risposte a ciò che è accaduto ha il sapore di un continuo tentativo di ristabilire una nuova legittimità per le politiche di controllo dell’immigrazione che hanno bisogno di ricostruire una nuova iconografia. Una contesa carica di tensioni e irrisolvibili contraddizioni che non ha certo risvolti scontati.
E’ però una grande occasione. Un’ "instabilità" che può trasformarsi in varco.
Ma perché questa crepa diventi una breccia ha bisogno di uscire dalle retoriche della politica istituzionale per farsi programma comune dei movimenti. Un’opportunità di ridisegnare insieme la geografia dei diritti dei migranti ed allo stesso tempo una nuova ipotesi di Europa. Una sfida che già dal prossimo 31 gennaio, fino al 3 febbraio,stiamo provando in tanti a giocare con la Carta di Lampedusa



Lungomare Raganzino bloccato da immigrati
Intanto sono stati trasferiti 50 immigrati dal Centro di Prima Accoglienza di Pozzallo verso altre strutture italiane, portando così il numero degli ospiti da 320 a 270
Calogero Castaldo
Corrierediragusa.it, 23-01-2014
Hanno deciso di far sentire la loro protesta lontano dal centro di prima accoglienza del porto. Una trentina di immigrati hanno bloccato la strada del lungomare Raganzino (foto), chiedendo il trasferimento e condizioni migliori di vita all´interno della struttura portuale. Sono giunti i vigili urbani del Comune e i carabinieri. I migranti hanno bloccato il traffico per un´ora circa, prima di abbandonare l´arteria stradale e dirigersi verso il centro di prima accoglienza. Urla, grida, nessuna voglia di tornare indietro, nonostante le veementi richieste di alzarsi e far procedere la circolazione delle automobili. Sul posto, anche alcuni volontari dei vari comitati che sono sorti per dare voce alle proteste dei migranti, utili alla causa in quanto anche queste persone hanno aiutato le forze dell´ordine a calmare gli animi dei «fratelli» africani. Intorno alle ore 13, la protesta è rientrata.
Nei giorni scorsi, alcuni migranti hanno rifiutato il cibo per protesta contro l´immobilismo dei trasferimenti e la richiesta, inevasa, dei documenti per lasciare l´Italia. I migranti hanno fatto sapere che, se entro pochi giorni, non avranno in mano i documenti per espatriare, torneranno a protestare per le vie di Pozzallo. Secondo quanto riferito da alcuni migranti, non sarebbe possibile attendere 60 giorni dentro la struttura portuale e non ricevere alcuna informazione su documenti e richieste di asilo politico. Nell´occhio del ciclone, anche le condizioni di vita all´interno della struttura.
"Si dorme a terra – dicono i migranti – su materassi fatiscenti e puzzolenti. Pochi bagni per più di 300 persone, carenti condizioni igieniche. Di notte non si dorme, tra tafferugli, grida e musica. Non è vita, questa, è la galera. Non possiamo continuare a vivere in questo modo. Dateci una mano a far sapere quello che sta succedendo dentro il centro di prima accoglienza". Questo l´appello rivolto alle persone che stazionavano nei pressi della farmacia e che hanno manifestato la propria solidarietà ai migranti per quanto sta accadendo. Il bilancio della protesta, fortunatamente, non registra danni a persone o cose, ma appare chiaro come la pazienza di queste persone sia davvero al capolinea.
Intanto sono stati trasferiti 50 immigrati dal Centro di Prima Accoglienza di Pozzallo verso altre strutture italiane, portando così il numero degli ospiti da 320 a 270, ben lontani però dalla capienza massima dei 150 della struttura.



Assegno sociale. Nel 2014 per vivere in Italia servono almeno 5819 euro
L’inps fissa l’importo dell’assegna per il 2014. Un aiuto agli anziani più poveri, ma anche un riferimento fondamentale per permessi di soggiorno, ricongiungimenti e altre pratiche dell’immigrazione
stranieriinitalia.it, 24-01-2014
Elvio Pasca
Roma – 23 gennaio 2014 – Cambia, come ogni anno, l’importo dell’assegno sociale. Un aiuto per gli anziani poveri, ma anche un riferimento imprescindibile per tutti gli stranieri in Italia.
A partire dal 1 gennaio 2014, l’assegno sociale vale 447,61 euro, che moltiplicati per tredici mensilità fanno 5.818,93 euro. Una rivalutazione, spiega l’Inps in una circolare diffusa pochi giorni fa, dell’1,2 % rispetto allo scorso anno.
L’assegno sociale spetta ai cittadini italiani o comunitari che vivono in Italia da almeno dieci anni, hanno almeno sessantacinque anni e tre mesi  e un reddito inferiore al suo importo. I cittadini extracomunitari possono incassarlo solo se, oltre a quei requisiti, hanno anche un permesso ce per soggiornanti di lungo periodo, la cosiddetta carta di soggiorno.
A parte i beneficiari dell’assegno, l’importo interessa in realtà tutti i cittadini stranieri in Italia. È infatti il parametro che la legge utilizza per valutare la loro capacità economica in molte delle procedure che li riguardano.
Un extracomunitario che, per esempio, vuole rinnovare il permesso di soggiorno o chiedere una carta di soggiorno deve dimostrare che percepisce un reddito almeno pari all’assegno sociale, quindi, quest’anno, 5.818,93 euro. Se chiede un ricongiungimento familiare per far arrivare in Italia la moglie, il reddito deve essere pari almeno a 1,5 volte l’assegno,  8728,40 euro.
Il riferimento è importante anche i cittadini dell’Unione europea (romeni, polacchi ecc.) che per soggiornare regolarmente in Italia per oltre tre mesi devono dimostrare di avere risorse sufficienti a mantenersi. E il riferimento è sempre lo stesso: un reddito almeno pari all’importo annuale dell’assegno sociale: 5.818,93 euro.



«Dormitori sicuri e legali per l’emergenza Prato»
l'Unità, 23-01-2014
Silvia Gigli
Più Stato per Prato. La richiesta arriva dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.Aquasi due mesi dal tragico rogo che il 2 dicembre scorso uccise sette cittadini cinesi che dormivano all’interno di un capannone industriale nella periferia produttiva di Prato, la città laniera si interroga sul ruolo e sul peso economico della comunità cinese nel suo territorio. Una corposa ricerca
dell’Irpet (l’Istituto regionale per la programmazione economica) analizza ogni piega (perlomeno quelle visibili) delle 4830 imprese cinesi presenti a Prato. Ma il punto cardine, secondo il presidente Rossi, è che nella provincia pratese che in Italia vanta la più alta percentuale di popolazione immigrata sulla popolazione esistente c’è una vera e propria emergenza umanitaria che
nasce dalle condizioni nelle quali sono costretti a vivere tantissimi lavoratori di nazionalità cinese. Per questo, spiega
Rossi, «più Stato a Prato non vuol dire solo Ministero degli interni o ministri in visita e che siglano patti ma più
forze per la Procura che è sotto organico, più forze per la Guardia di Finanza che è più utile dei militari dell'esercito
per strada, e magari sostegni economici di filiera che altrove si fanno per aree riconosciute in crisi come anche Prato
è». La Regione, dal canto suo, è disposta a fare la sua parte mettendo a disposizione della Procura cinquanta ispettori
del lavoro in più «per difendere soprattutto i diritti dei lavoratori». Ma l’emergenza non si risolverà finché migliaia
di operai, moltissimi dei quali al nero o clandestini, continueranno a vivere e dormire nei capannoni dove lavorano senza il rispetto di nessuna regola sulla sicurezza. Il rogo del 2 dicembre, lo ricordiamo, nacque da una bombola del gas nel cucinino improvvisato del capannone.
«Chi è per l'integrazione è anche per la legalità - chiosa Rossi -. Non chiedo soldi e maggiori risorse, queste la Regione
è pronta a mettercele come in passatomaun organico sufficiente e degno di una città che ha gli abitanti di Prato questo sì, lo esigo, soprattutto lo merita la città. Il governo si è mosso giustamente per gli immigrati e gli sbarchi a Lampedusa. Anche Prato vive un’emergenza umanitaria».
Nonostante tutto questo, la città non è agitata da particolari tensioni sociali. Anzi, sebbene la stessa ricerca Irpet non sia stata in grado di far emergere i reali rapporti economici che legano le due comunità, il sospetto dei ricercatori è che proprio la presenza del tessuto economico cinese abbia di fatto sostenuto l’intero territorio in un periodo di crisi economica. Il motivo? Innanzitutto il mercato degli affitti, che a Prato pesa il 17% e che è sostenuto soprattutto dagli imprenditori cinesi. Poi la presenza di una vasta economia sommersa.
Il Comandante della Guardia di Finanza Toscana, Giuseppe Vicanolo, ci va giù duro: «Il compito di noi operatori dello Stato non è ancora sufficiente,ma per essere ancora più incisivi abbiamo bisogno della collaborazione dei cittadini onesti, delle imprese oneste, delle istituzioni. Abbiamo attivato un desk 24 ore su 24 per raccogliere denunce e garantiamo riservatezza. È certo è che
esiste una relazione tra la parte insana della comunità cinese e la parte insana di alcuni colletti bianchi locali, collusi
con i traffici dell'illegalità». Solo con l’emersione del sommerso e il ritorno alla legalità i rapporti tra le due comunità potranno essere davvero proficui. «Occorre guardare avanti e qui, dall'immigrazione, può arrivare una grande potenzialità, che non è solo economica - dice ancora Rossi -. Bisogna trovare una via d'uscita che non metta in crisi il distretto». Allo studio ci
sono anche provvedimenti temporanei come «laboratori dormitori dignitosi e sicuri» fermo restando che il sommerso deve emergere. Stando alla ricerca Irpet, infatti, se gli occupati cinesi (calcolati attraverso il consumo di acqua delle imprese...) sarebbero 20mila a fronte degli 11mila regolarmente registrati.
I residenti iscritti all’anagrafe sono 17milamaquelli reali sono stimati intorno ai 45mila. La produzione delle 4830 aziende cinesi oscilla tra i 2 e i 2,3 miliardi di euro, con un valore aggiunto tra 680 e gli 800 milioni, cioè tra il 10,9 e il 12,7% della provincia. Ma il volume di denaro prodotto nell'illegalità arriverebbe a un miliardo. Adesso serve una svolta. «Se per fare un'inchiesta conoscitiva dobbiamo censire i consumi di acqua - conclude Rossi - vuol dire che lo Stato è ancora assente. Il tavolo nazionale deve essere più incisivo, il Governo vuole decidersi a intervenire o no?
Bisogna guardare con serenità i dati della ricerca, fuori dai giochi dell’attribuzione di colpe. Serve lo Stato ed anche il mondo della moda ci può aiutare».

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