Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

26 giugno 2014

Consiglio d'Europa: "Tolleranza zero per le vite perse in mare"
“Servono canali sicuri per l’Europa e più risorse per i salvataggi. Per gli scafisti bisogna creare un nuovo reato internazionale, se la nave è pericolosa commettono un crimine contro l’umanità”
stranieriinitalia.it, 26-06-14
Strasburgo – 26 giugno 2014 – Con l’adozione di una risoluzione sul tema “La barca lasciata a morire: azioni e reazioni”, martedì scorso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, riunita in sessione plenaria a Strasburgo, ha riconosciuto l’importante lavoro degli Stati membri, in particolare dell’Italia, volto a salvare un numero maggiore di vite in mare. Tuttavia, l’Assemblea ha affermato che rimangono ancora delle preoccupazioni, “tra cui l’incapacità di comunicare, individuare e ammettere la responsabilità e imparare la lezione”.
Il testo adottato, basato su un rapporto di Tineke Strik (Paesi Bassi, SOC) chiede “tolleranza zero per le vite perse in mare”, consigliando standard chiari, vincolanti e comuni per le operazioni di ricerca e salvataggio (SAR) e per lo sbarco, un ulteriore impegno nell’assistere gli Stati costieri ad accrescere le risorse per le operazioni SAR e porre fine a tutti i disincentivi per le navi private a condurre i salvataggi. L’Assemblea ha inoltre chiesto la creazione di canali legali sicuri per l’Europa attraverso l’armonizzazione delle procedure di asilo comuni e la solidarietà.
Un secondo rapporto di Christopher Chope (Regno Unito, EDG) sul tema “l’arrivo di massa di flussi migratori misti sulle coste italiane”, discusso congiuntamente con il rapporto di Strik, ha elogiato “il miglioramento del lavoro condotto dalle autorità italiane nel rispondere alle emergenze”, in particolar modo tramite l’operazione Mare Nostrum. Tuttavia, ha sottolineato il fatto che vi sono ulteriori sfide strutturali nelle politiche migratorie italiane ed europee che necessitano un’azione immediata per adeguare il sistema a tale scopo.
Il testo adottato chiede alle autorità italiane di attuare una serie di misure per affrontare gli arrivi migratori misti e rispondere alle esigenze di accoglienza, umanitarie e di protezione nel lungo periodo.
Il testo sottolinea in particolare la necessità che le autorità italiane garantiscano un sistema affidabile, equo e trasparente per identificare i migranti subito dopo il loro arrivo, e intensifichino i loro sforzi per identificare, arrestare e processare i trafficanti. Inoltre chiede alle autorità europee di ridefinire le loro politiche e le normative in materia di immigrazione e di sostenerle con mezzi finanziari e operativi adeguati.
I parlamentari hanno accolto con favore l’annunciata priorità data dalle autorità italiane allo sviluppo di una risposta europea comune agli arrivi di flussi migratori misti sulle coste meridionali europee nel corso della prossima Presidenza del Consiglio dell'Unione europea.
L'Assemblea ha inoltre raccomandato che il Comitato dei Ministri prenda in considerazione l’inserimento di un nuovo reato internazionale, possibilmente definendolo come un crimine contro l'umanità, quando una persona riceve un beneficio finanziario per il trasporto di persone su una nave che è pericolosa per quello scopo e quindi questo può causare morte o lesioni in mare. Si deve anche considerare la necessità di una estesa revisione del regolamento di Dublino e della sua attuazione.
 
 
 
Roma capitale dei rifugiati, "E' urgente dare assistenza ai migranti forzati più vulnerabili"
Il quadro diffuso da Medici per i Diritti Umani (MEDU): il 56% delle persone sono richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale o migranti forzati in transito verso altri paesi europei. Questi, in questo momento, vivono in condizioni di drammatica vulnerabilità. "Di notte dormiamo a turno nelle baracche, per dare i posti a tutti, soprattutto alle donne e ai bambini", è una delle testimonianze
Repubblica.it ,26-06-14
ROMA - I migranti forzati - ossia tutti coloro che fuggono dal proprio paese a causa di  guerre, violenze e persecuzioni - hanno diritto ad ricevere protezione, ancor prima che in base al diritto internazionale e alla legge italiana, per un elementare principio di umanità. Nel corso di quest'anno stiamo assistendo a un forte incremento del numero di migranti forzati che giungono nel nostro Paese, in particolare di coloro che - provenienti da Eritrea, Siria, Somalia - affrontano un viaggio estremamente rischioso nel Canale di Sicilia con imbarcazioni di fortuna.
La rotta più pericolosa del mondo. Di fatto, oggi, questo tratto di mare del Mediterraneo rappresenta la rotta più pericolosa del mondo. Dall'inizio del 2014, con l'operazione Mare Nostrum in corso, sono oltre cinquantamila i migranti giunti dalle coste del Nord Africa nell'Italia Meridionale e in particolare in Sicilia. E' un dato evidente che questa umanità accomunata dal medesimo destino di violenze subite, sia nei luoghi da cui fugge sia durante il percorso per raggiungere l'Europa, ha pieno titolo a ricevere protezione da parte delle comunità internazionale, ed è altrettanto palese che all'interno di  questa umanità vi siano coloro la cui meta finale del viaggio è l'Italia e coloro che dal nostro territorio sono in transito verso altri paesi europei. Entrambi questi gruppi di persone hanno  diritto a ricevere l'assistenza e la protezione che le loro condizioni di sofferenza e vulnerabilità richiedono.
Roma è lo specchio del Paese. Nel presentare i dati sulle attività socio-sanitarie dell'ultimo anno (luglio 2013-giugno 2014) in favore dei migranti forzati in condizione di precarietà a Roma, l'organizzazione di Medici per i Diritti Umani (MEDU) ritiene utile evidenziare alcuni nodi critici che, seppur direttamente riscontrati nella capitale, sono in buona misura specchio di quanto avviene a livello nazionale. Nel corso degli ultimi dodici mesi, il Camper per i diritti, l'unità mobile di assistenza socio-sanitaria di MEDU,  ha fornito informazioni e orientamento ad oltre mille persone senza dimora, realizzato 804 visite  mediche a 635 pazienti di 42 nazionalità differenti.
I medici-operatori di strada volontari. I medici e gli operatori di strada volontari di Medici per i Diritti Umani hanno operato prevalentemente presso le stazioni di Termini e Ostiense, la tendopoli di Colle Oppio, la comunità-baraccopoli di Ponte Mammolo (vedi foto) e il "Centro di prossimità" di Tor Marancia (vedi foto). Il 56% dei pazienti senza dimora visitati negli insediamenti informali era rappresentato da  migranti forzati tra i quali il 43% era richiedente asilo o già titolare di protezione internazionale e il 13% era costituito da migranti che non avevano ancora presentato richiesta di protezione internazionale o erano in transito verso altri paesi europei. Per quanto riguarda i migranti forzati, gli operatori di MEDU hanno prestato assistenza a pazienti provenienti da Asia, Africa occidentale e Corno d'Africa ed in particolare da Afghanistan, Mali, Eritrea, Costa d'Avorio, Gambia, Pakistan e Ghana. Oltre i due terzi dei migranti forzati visitati aveva un età inferiore ai trent'anni, il 4% era minore d'età, il 30% aveva un età compresa tra i trenta e i cinquanta anni e solo il 2% superava i cinquant'anni.
La "geografica" degli insediamenti.
I profughi di differenti nazionalità non sono presenti in modo uniforme negli insediamenti raggiunti dal Camper per i diritti di MEDU ma si distribuiscono in contesti specifici.
Tor Marancia. I migranti provenienti dall'Asia sono stati assistiti in modo particolare presso il "Centro di prossimità" di Tor Marancia, una tensostruttura provvisoria con standard minimi approntata dal Comune nel 2012 per accogliere i migranti forzati che giungono nell'area di Ostiense, per la quasi totalità afgani, dopo anni di insediamenti spontanei e operazioni di sgombero. I cittadini afgani ospitati nella struttura si dividono in modo pressoché uguale tra coloro che sono richiedenti o già titolari di protezione internazionale in Italia e coloro che ancora non hanno fatto richiesta d'asilo o sono in transito verso i paesi dell'Europa del Nord.
Presso le grandi stazioni. Qui sono stati raggiunti prevalentemente migranti forzati provenienti dall'Africa occidentale a Termini e ancora profughi dall'Afghanistan ad Ostiense.
Colle Oppio. La tendopoli spontanea di Colle Oppio, sgomberata a febbraio, ospitava prevalentemente migranti dell'Africa occidentale.
Ponte Mammolo. Alla Comunità Pace, baraccopoli presente da molti anni nei pressi di Ponte Mammolo, si trovano soprattutto cittadini provenienti dall'Eritrea. In questo insediamento sono presenti sia rifugiati che vivono da molto tempo a Roma sia migranti forzati appena arrivati in Italia e in transito verso altre destinazioni europee. Tra di loro, a differenza degli altri insediamenti menzionati  dove sono presenti quasi esclusivamente uomini, vi è un numero significativo di donne e bambini.
Selam Palace, Collatina, via Curtatone. Sono certamente in questo momento oltre 2.500 le persone che a Roma vivono in assenza dei servizi essenziali e in condizioni di grave vulnerabilità, sulla strada o in luoghi precari, come baraccopoli, tendopoli, edifici occupati e insediamenti spontanei. Sul fronte dell'accoglienza istituzionale, permane peraltro una grave carenza di posti specificamente dedicati ai rifugiati vittime di traumi psichici e/o con disturbi psichiatrici che nell'intera provincia di Roma sono solo dodici.
La situazione dei migranti forzati a Roma. Secondo i dati dell'ufficio immigrazione del Comune, nel corso del 2014 il sistema di accoglienza SPRAR è stato potenziato fino a raggiungere una disponibilità di circa 2.600 posti  (2.439 le persone in accoglienza al 12 giugno) e i tempi d'attesa per l'ingresso nelle strutture si sarebbero ridotti nell'ultimo anno da quattro mesi a due settimane. Nonostante ciò sono  ulteriormente aumentati rispetto al 2013 sia  la percentuale di rifugiati senza dimora, assistiti dall'unità mobile di MEDU sia, soprattutto, il numero di migranti forzati costretti a vivere in condizioni di grave vulnerabilità .
Sistema desintonizzato dalla realtà. Sembra dunque emergere un'apparente contraddizione tra un sistema di accoglienza istituzionale che, seppur con una serie di criticità ancora rilevanti, si rafforza e una situazione attuale che vede aumentare il numero di migranti forzati che vivono in condizioni di grave precarietà nella capitale. A questo proposito si possono fare tre ordini di considerazioni. Da una parte l'entrata a regime dei nuovi posti all'interno dei centri di accoglienza è avvenuta solamente negli ultimi mesi e pertanto i dati dell'ultimo anno relativi all'attività di MEDU non hanno ancora registrato alcuna diminuzione nel numero di rifugiati senza dimora assistiti che sono addirittura lievemente aumentati.
L'accoglienza parallela. Inoltre i grandi insediamenti informali che ospitano i migranti forzati della capitale - una sorta di sistema parallelo - testimoniano i fallimenti e le insufficienze delle misure di accoglienza/integrazione istituzionali che si sono susseguite negli anni. Troviamo dunque in questi luoghi persone titolari di protezione internazionale che vivono da lungo tempo in queste condizioni di emarginazione ed esclusione; una situazione dunque di ghettizzazione cronica da cui è evidentemente molto più complesso poter rientrare. Bisogna infine considerare  la presenza a Roma di migranti forzati in transito verso altri paesi europei, spesso sbarcati solo da pochi giorni, che trovano come unico rifugio spazi alloggiativi (garage, baracche, stanze fatiscenti)  all'interno dei grandi insediamenti urbani informali, spesso drammaticamente inadeguati .
Gente giovane e malata. Il quadro sanitario dei rifugiati assistiti dall'unità mobile di MEDU è quello di una popolazione giovane, sotto i 30 anni, con problemi di salute legati, nella gran parte dei casi, alle pessime condizioni alloggiative ed igienico-sanitarie in cui sono costretti a vivere in Italia, alle condizioni estreme del viaggio oppure alle torture e  ai trattamenti inumani e degradanti subiti nel proprio paese o durante il tragitto per raggiungere l'Europa (vedi le testimonianze raccolte da MEDU in Sicilia). In tutta evidenza, gli ultimi due fattori risultano più rilevanti nei migranti in transito appena sbarcati in Italia. Questo è senz'altro il gruppo di popolazione più vulnerabile e bisognoso di sostegno ma al medesimo tempo anche quello che nella sua condizione di invisibilità riceve un assistenza scarsa o nulla da parte del sistema di protezione istituzionale.
 
 
 
Ai pescatori di Lampedusa il premio Colombe d`oro per la pace 
Avvenire, 26-06-14
Alessandra Turrisi
Palermo. Pescatori di uomini. Ecco cosa sono diventati negli ultimi anni quei lavoratori con il volto arso dal sole e dal mare, abituati a "faticare" con reti e pescherecci in mezzo al Mediterraneo, ma chiamati ad essere salvatori di un`umanità in fuga da fame e guerre. Va a loro, ai pescatori di Lampedusa, il prestigioso premio Colombe d`oro per la pace 2014, giunto alla trentesima edizione e presentato anche a Papa Francesco durante l`udienza generale di ieri. La giuria del premio, ideato da Archivio Disarmo, ong riconosciuta dall`Onu e dal ministero degli Affari esteri e presieduta da Fabrizio Battistelli, ha consegnato nelle mani del Pontefice l`appello "Tre passi per la pace", affinché risvegli la coscienza dell`opinione pubblica sui costi materiali degli strumenti della guerra, in particolare degli armamenti nucleari e di quelli convenzionali e sui costi morali. Un punto fondamentale riguarda «il diritto/dovere dei Paesi europei a dare soccorso e legittima accoglienza a coloro che attraversano il Mediterraneo scacciati dai conflitti, dalle violazioni dei diritti umani e dalla fame». 
È quello che hanno fatto i pescatori di Lampedusa, che dalla grande ondata di migrazioni cominciata con la Primavera araba ad oggi non si sono mai tirati indietro nell`opera di soccorso e assistenza ai migranti, mettendo in pratica una legge non scritta del mare, che prescrive di aiutare, in qualsiasi situazione, chi è in difficoltà. Come si legge nella motivazione, «è un segno di gratitudine nei confronti di chi, nel corso di questi anni, ha offerto alla nazione italiana e all`Europa intera un esempio unico di solidarietà e di accoglienza». «Non siamo eroi - osserva Piero Billeci, presidente dell`Associazione pescatori di Lampedusa - siamo gente di mare che rispetta e all`occorrenza assiste e soccorre chiunque navighi per il Mediterraneo, senza distinzione del colore della pelle». Un riconoscimento, che sarà consegnato il 3 luglio a Roma e che segue la candidatura al Nobel per la Pace dell`isola delle Pelagie, sostenuta da Avvenire. L`Archivio Disarmo organizza il premio con il sostegno di Legacoop e quest`anno assegna il riconoscimento anche a tre giornalisti, Maria Gianniti (Radio Rai), Alberto Negri (Il Sole 24 ore) e Gabriella Simoni (Studio Aperto). 
 
 
 
12 milioni per campi di torture
l'Unità, 26-06-14
Flore Murard-Yovanovitch
Vi sarà forse scappato un particolare. L’Italia e l’Ue hanno stanziato almeno 12 milioni di euro per i prossimi quattro anni, per la gestione e la riabilitazione di centri di detenzione in Libia. Campi dove si torturano migranti in transito, con abusi e violenze delle guardie carcerarie libiche accertate da anni, e nuovamente lo scorso 22 giugno da Human Rights Watch (HRW) con la pubblicazione dei risultati preliminari di un’indagine svolta nel paese. La più grande organizzazione mondiale di monitoraggio di diritti umani, esorta l’Ue e l’Italia a sospendere ogni assistenza ai centri libici fino a che non sia chiaro che le violenze sono terminate . Infatti, nonostante la censura italiana e la falsa  coscienza ipocrita (e l’assurda proposta del governo di aprire centri di “accoglienza e smistamento” in uno stato non firmatario della Convenzione di Ginevra), le torture nei lager libici proseguono.
Quelle torture hanno un nome: stupri per le donne, scariche elettriche, ustioni, flagellazioni e percosse con spranghe, cavi e tubi, confinamento per più di 24 ore al giorno rinchiusi per mesi in container in pieno sole desertico .  Per non menzionare l’estremo sovraffollamento delle celle (fino a 60 persone in 30 metri quadrati), l’assenza di bagni, l’assenza di cure sanitarie (anche per donne incinte e bambini), gli insulti verbali razziali e le quotidiane minacce di morte.
Trattamenti inumani e degradanti, già ampiamente documentati da Amnesty International nel giugno 2013,  in tre centri di cui quello di Sabha. Le vittime: i migranti subsahariani, che fuggono conflitti da est a ovest dell’Africa e che nel viaggio verso l’Europa, transitano alcuni mesi o anni, nell’inferno libico.
Ad aprile scorso i ricercatori di HRW hanno visitato 9 dei 19 centri di detenzione gestiti dal Dipartimento alla lotta all’immigrazione clandestina (DCIM) del ministero dell’interno libico, e potuto incontrare e svolgere colloqui con 138 detenuti sulle loro condizioni di detenzione. In otto centri, Burshada, al-Hamra, al-Khums, abu-Saleem, Tomena, Tuweisha, Soroman e Zliten, – 93 detenuti, anche ragazzi di meno di 14 anni hanno riferito di abusi e gravi violenze da parte delle guardie carcerarie. Di torture.
“Ho visto appendere quattro o cinque persone a testa in giù ad un albero fuori dalla porta principale e li ho visti percuoterli e frustarli sui piedi e sulla pancia”, ha raccontato un giovane somalo detenuto a Tomena.
Conseguenze della cosiddetta eufemistica “esternalizzazione delle frontiere con paesi terzi”, per bloccare l’immigrazione a tutti costi, con il lavoro sporco. Da maggio 2013 l’Ue ha creato la missione europea di assistenza alle frontiere (Eubam) in Libia per “sostenere le autorità libiche nel migliorare e sviluppare la sicurezza dei confini del Paese”. Leggere: addestramento della guardia costiera libica nelle tecniche di controllo  dei confini ( leggere respingimento), riparazione delle vedette con i soldi italiani (dixit ambasciata italiana in Libia). Peccato che quelli respinti finiscono, di nuovo, nei campi detenzione.
Quelle torture delegate ci riguardano. E un giorno i desaparecidos delle celle libiche, finanziati con i nostri “aiuti” ce ne chiederanno conto.
 
 
 
Immigrati: Italia sempre meno attrattiva per stranieri. In calo arrivi
(ASCA) - Roma, 26 giu 2014 - Calano gli ingressi dei cittadini stranieri nel nostro paese, con il loro numero che scende dai 321 mila arrivi del 2012 ai 279 mila nel 2013. Questo mentre i rimpatri di italiani sono risultati essere 28 mila. E' quanto fotografa l'Istat nel suo Report sugli Indicatori demografici riferiti al 2013. Con 60 mila immigrati arrivati nel 2013, la Romania si conferma il principale Paese di provenienza, davanti a Marocco (19 mila) e Cina (18 mila). Tuttavia, gli arrivi dalla Romania crollano sensibilmente (-25% sul 2012), cosi' come quelli dalla Cina (-12%). Stabili i flussi in arrivo dal Marocco (-0,8%), mentre aumentano quelli da Egitto (+15%) e Ucraina (+10%). Aumentano, invece, le emigrazioni, testimonia ancora l'Istituto di statistica. Quanti hanno laciato l'Italia sono risultati essere nel 2013 circa 126 mila (2,1 per mille), contro i 106 mila dell'anno precedente (1,8 per mille). Il saldo migratorio con l'estero e' di 182 mila unita', per un tasso del 3 per mille (4,1 nel 2012). Nel periodo 2008-2013, tra coloro che abbandonano il Paese per una destinazione estera raddoppia sia il numero di residenti stranieri (da 22 a 44 mila), che il numero di italiani (da 40 a 82 mila). Nel 2013 la destinazione estera favorita dagli italiani e' risultata essere il Regno Unito, con circa 13 mila trasferimenti, seguita dalla Germania con 11 mila 600. Gli stranieri, invece, emigrano prevalentemente in Romania, oltre 10 mila trasferimenti nel 2013 (+21% sul 2012) e Albania, oltre 2 mila trasferimenti (+23%). gc/ 
 
 
 
Inclusione über alles
Internazionale, 26-06-14
Tullio De Mauro
 Nel mondo la Germania ospita, dopo gli Stati Uniti, il maggior numero di immigrati. Il flusso migratorio pareva stesse calando dal 2000, ma negli ultimi anni è ripreso e il paese è di nuovo la seconda meta dei movimenti migratori.
Il 12 per cento dei residenti è immigrato: turchi 3,2 milioni; serbi e bosniaci 2,8; polacchi 1,6; russi 1,3. Solo considerando le cifre dei sempre nuovi immigrati, spesso con bassa scolarità, si capisce perché il tema dell’inclusione scolastica sia centrale nei programmi dei partiti, negli studi, nella stampa. Sulla carta il sistema scolastico tedesco sembra ed è un sistema ad alta inclusione. Dopo una flessione nel 2006 i risultati dei quindicenni in lettura, matematica e scienze sono tornati sopra le medie internazionali, il 94 per cento della popolazione è diplomato, il 31 per cento è laureato.
La Germania è tra i rari paesi dove in calcolo e scienze gli adulti hanno prestazioni migliori che in lettura. E tuttavia la questione dell’inclusione, della sua necessità economica, ma non solo, è centrale. In maggio se n’è discusso nella conferenza Schule & Bildung organizzata dalla Zeit. Sylvia Löhrmann, ministra federale dell’istruzione, ha detto: “L’inclusione scolastica è un compito dell’intera società”. Ogni bimbo va accolto per quel che è. Come spiega nei suoi ottimi articoli Lisa Becker, giornalista economica della Frankfurter Allgemeine, non si tratta solo di produttività e reddito, ma di respiro delle idee e benessere individuale e sociale.
 
 
 
Il leghista Bitonci vuole sfrattare il Ramadan
Il nuovo sindaco di Padova vuole togliere ai musulmani la palestra per celebrare il mese di digiuno. “Lì si deve fare solo sport”. “Venga a conoscerci, siamo anche noi padovani”
stranierinitalia.it, 25-06-14
Elvio Pasca
Padova – 25 giugno 2014- Se il buongiorno si vede dal mattino, a Padova pioverà, almeno per gli immigrati.
Il neo sindaco Massimo Bitonci, che alla carica di primo cittadino somma ancora quella di senatore della Lega Nord, si è insediato da un paio di giorni, ma già si è lanciato nelle prime crociate. Oggi ha detto di volere l’esposizione obbligatoria del crocifisso in tutte le scuole, ieri ha promesso di sfrattare il Ramadan.
Anche quest’anno l'Associazione Marocchina di Padova aveva regolarmente affittato una palestra per celebrare i riti della rottura del digiuno. L’aveva fatto, però, con la precedente amministrazione di centrosinistra e, a pochi giorni dall’inizio del mese più sacro dei musulmani, Bitonci ha deciso di rovinare la festa.
“Le palestre comunali – ha spiegato - devono essere utilizzate per lo svolgimento dell'attività sportiva, l'educazione e l'avviamento allo sport dei giovani. L’ex prosindaco Ivo Rossi e l'ex assessore Umberto Zampieri, in data 5/06/2014, hanno concesso all'Associazione Marocchina di Padova la “Palestra Giotto” di via Sarpi 3 e giardino adiacente per effettuare le celebrazioni del Ramadan. La nuova Amministrazione intende specificare che, a partire dal suo insediamento, non saranno più riconosciute autorizzazioni per lo svolgimento di questo tipo di attività in palestre comunali”.
“Esiste un regolamento sull'utilizzo delle sale pubbliche, per la disciplina delle attività rumorose e la somministrazione di cibo o bevande” ha ricordato il sindaco. Poi la minaccia: “Qualora venissero accertate trasgressioni da parte del personale della Polizia Locale addetto ai controlli, compresi il disturbo delle quiete pubblica o problematiche legate alla sicurezza, provvederemo alla revoca immediata della concessione”.
Nella peggiore delle ipotesi, quindi, l’autorizzazione verrà revocata, nella migliore i musulmani padovani saranno “sorvegliati speciali”.
All’Associazione Marocchina di Padova, però, non si scompongono. “Per avere la sala abbiamo seguito tutte le regole, quindi noi saremo lì per il Ramadan. Speriamo venga anche il sindaco, vedrà che noi lavoriamo per dare un contributo alla città. Non siamo lì solo per pregare, ma anche per garantire un pasto ai più bisognosi, per accoglierli e come sempre non chiuderemo la porta in faccia a nessuno” dice a Stranieriinitalia.it il presidente Abdelkabir Louezna.
Quella palestra, tra l’altro, sarà piena di italiani. “Tanti di noi – spiega Louezna - hanno già la cittadinanza. Questa è la nostra città, questo è il nostro Paese. Rispettiamo la legge e la politica non ci interessa. Il sindaco Bitonci è leghista? Noi non abbiamo nessun pregiudizio, venga a trovarci, per conoscerci e capire che non facciamo nulla di male”.
 
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