Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

19 aprile 2010

I Respingimenti e la Costituzione
la Republica, 19-04-2010
Chiara Saraceno

Il ministro Maroni si è recentemente vantato di aver posto fine agli sbarchi di barconi provenienti dalla Libia, «riducendo nei primi tre mesi del 2010 del 96 per cento il numero degli sbarchi rispetto al 2009, mentre rispetto al 2008 c'è stata una riduzione del 90 per cento». A prima vista una buona notizia, che testimonia della efficienza della politica di contrasto alla immigrazione clandestina messa in atto da questo governo. Peccato che questi dati nascondano altre, preoccupanti, verità.
La prima è che concentrarsi sul respingimento degli sbarchi come forma principe di contrasto immigrazione irregolare può dare molta visibilità mediatica ma di fatto riduce di molto la portata dell'azione di contrasto. Secondo dati di varia fonte, incluse le questure, la maggior parte degli immigrati che sono irregolarmente nel nostro paese non utilizza più i barconi, ma varchi di frontiera non sufficientemente controllati. Molti entrano addirittura regolarmente, con un visto turistico poi lasciato scadere. Per non parlare del fatto che le stesse
norme sui permessi di soggiorno producono la loro quota di irregolari, nella misura in cui basta perdere il lavoro e rimanere in Italia anche se non se ne è trovato velocemente un altro per diventare automaticamente irregolari.
La seconda verità è che i cosiddetti respingimenti di fatto con-dannano gli aspiranti immigrati a tornare in un paese, la Libia, che non dà alcuna garanzia di rispetto dei diritti umani. Non è un caso che proprio per questo è stata aperta una procedura contro il nostro paese presso la Corte Europea di Strasburgo. Nessun paese, infatti, dovrebbe obbligare una persona a tornare in un paese dove la sua vita, dignità, integrità fisica sono messe in pericolo . Vale per gli uomini come per le donne, con la specificità aggiuntiva, nel caso di queste ultime, che il rischio di essere stuprate è all'ordine del giorno. Infine, se i disperati dei barconi sono una quota minoritaria degli irregolari, rappresentano invece la quota largamente maggioritaria dei rifugiati e richiedenti asilo. Secondo i dati dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), oltre il 75% delle domande di chi ha richiesto asilo o lo status di rifugiato nel 2008 è stato avanzato da persone arrivate con i barconi. La cosa non deve stupire. Chi è nelle condizioni di dover fuggire dal proprio paese di solito non ha accesso facilmente a documenti come un passaporto o un visto.
Esiste inoltre, nel nostro come in altri paesi, un pregiudizio negativo nei confronti di alcune nazionalità e provenienze. Per cui è quasi automatico che un irakeno o un afgano in fuga dal proprio paese si vedano rifiutare il visto di ingresso o vengano respinti alle frontiere cui si sono presentati legalmente. L'unico modo che hanno per poter arrivare a pre¬sentare la domanda di asilo è entrare illegalmente. Si aggiunga che, sempre secondo l'Unhcr, l'80% dei rifugiati e richiedenti asilo vive nel sud del mondo, in particolare in Africa, che quindi si fa carico in modo sproporzionato, rispetto ai paesi ricchi, dei bisogni di chi è in fuga dal proprio paese. Non sorprende che una parte di questi prima o poi cerchi di penetrare la fortezza dei paesi ricchi. La riduzione del 90% degli sbarchi ha significato anche il dimezzamento, tra il 2008 e il 2009, delle richieste di asilo. Non è una buona notizia. Segnala infatti che l'opera di respingimento ha colpito proprio i più vulnerabili, coloro che avevano qualche ragione, certo da verificare, per chiedere protezione. Ciò è in stridente contrasto con l'articolo 10 della Costituzione che definisce il diritto d'asilo in termini molto ampi, persino più ampi di quelli delle convenzioni internazionali (è sufficiente non poter esercitare nel proprio paese le libertà democratiche). In ogni caso le norme internazionali stabiliscono che una volta presentata una domanda d'asilo occorre sospendere i processi di espulsione al fine di poter espletare tutti gli accertamenti necessari. Accertamenti che ovviamente non possono essere effettuati da guardie costiere in qualche affrettato interrogato¬rio a persone esauste, che non sanno esprimersi nella nostra lingua e spesso non hanno documenti. Non è una questione di buonismo. E' una questione di criteri minimi di civiltà e di osservanza, prima ancora dei trattati internazionali, della Costituzione italiana.









Umberto Bossi a El Pais: Gli immigrati non voteranno mai. La Padania è una nazione.

Portale Italia,19-04-2010

In una intervista al quotidiano spagnolo El Pais il leader della Lega Umberto Bossi spiega che non c'è contraddizione dall'affermazione "Roma ladrona" e il fatto che sia stato due volte ministro del Governo Italiano: "Nessuna contraddizione perché siamo nel governo della Repubblica per il federalismo. Senza l'alleanza con Silvio Berlusconi sarebbe stata impossibile da ottenere."
Poi chiarisce il concetto di Padania: è "una nazione" che deve "avere la sua autonomia", "ci tengono come schiavi, e diamo loro tutti i soldi".

Ad un'altra domanda Bossi respinge le accuse di razzismo e chiarisce ulteriormente cosa pensa su immigrazione e disoccupazione: "Non è un discorso xenofobo, di superiorità di una razza sull'altra. Il problema è che non c'è lavoro a sufficienza per tutti".  Sul voto agli immigrati Bossi è netto: "No, per niente. Votano i nostri e che votino per la Lega".








IMMIGRATI: BOSSI, "NON VOTERANNO MAI"

(AGI) - Roma, 18 apr.

Umberto Bossi esclude che gli immigrati, anche se regolari, possano avere il diritto di voto.
In un'intervista al quotidiano spagnolo El Pais, il leader della Lega parla di immigrazione e disoccupazione e respinge le accuse di chi considera il suo un partito xenofobo. "La sinistra dice che bisogna accogliere tutti gli immigrati, pero' oggi non abbiamo lavoro per loro, non e' un discorso xenofobo".







Immigrazione:2009, 40mila nuovi italiani

Calano cittadinanze per matrimonio.Maroni, merito nuove norme
(ANSA) - ROMA, 17 APR - Sono 40 mila i nuovi italiani nel 2009, persone che hanno ottenuto la cittadinanza per residenza o per matrimonio. Le concessioni per quest'ultimo motivo (17.122) sono nettamente calate rispetto all'anno precedente (quando erano state 24.950). Merito anche, ha commentato il ministro dell'Interno Roberto Maroni, nel corso di un'audizione al Comitato Schengen, delle norme sulla sicurezza che hanno imposto una stretta sui cosiddetti matrimoni di convenienza.








Immigrazione: il governo sta sbagliando. Parola di Confindustria

Giornalettismo, 19-04-2010
Carlo Cipiciani
Al convegno di Parma si è discusso anche di politiche per gli stranieri. Uno studio di Massimo Livi Bacci ha messo in fila dati e considerazioni. E molte critiche alla strategia di Maroni

Si è parlato molto del convegno di Confindustria. Ma non si è parlato molto degli argomenti trattati dal voluminoso studio elaborato del Centro Studi. Una capitolo molto corposo, scritto da Massimo Livi Bacci, era riferito alla demografia e all’immigrazione. Un argomento fonte di contrasti, tensioni, diffidenze e pregiudizi, di cui ci siamo occupati molte volte in passato. Lo studio snocciola molti dati, e arriva a delle LiviBacci2 Immigrazione: il governo sta sbagliando. Parola di Confindustriaconclusioni piuttosto diverse sulle cose da fare rispetto a quello che sta facendo il governo. Uno spunto per far riflettere. Soprattutto molti imprenditori italiani, che spesso hanno mostrato simpatie per la strategia del centro destra in materia di immigrazione.

IL FENOMENO IMMIGRAZIONE – Sulla rilevanza quantitativa del fenomeno immigrazione non ci sono dubbi. La Caritas ha calcolato 4,3 milioni gli stranieri “regolarmente soggiornanti” (regolari più in attesa di regolarizzazione) in Italia nel 2009. Probabilmente siamo attorno ai 5 milioni, considerando gli “irregolari”, ovviamente includendovi i circa 1,1 milioni (di cui 800 mila rumeni) di cittadini comunitari. La crisi economica ha avuto effetti negativi sul fenomeno immigrazione: gli immigrati sono i primi a pagare un prezzo, a partire dalla perdita del posto di lavoro. Un fenomeno che provoca immediatamente la loro messa in “clandestinità”, e che ha quindi anche invertito un percorso di “inclusione” in atto. Il governo ha deciso di bloccare il decreto flussi per il 2009: la giustificazione del ministro Roberto Maroni è stata: “Niente flussi finché non c’è lavoro per gli Italiani”. Una posizione sicuramente popolare, ma che ignora che così si alimenta di fatto l’immigrazione clandestina. Perché, date le strutture di domanda ed offerta di lavoro, a meno di non dar retta al ministro Sacconi, che parla di ritorno ai lavori umili per i giovani laureati italiani, l’unica conseguenza dei mancati arrivi di stranieri è la mancanza di manodopera “regolare” in certi settori e qualifiche professionali. Di cui è facile immaginare le conseguenze.

SENZA IMMIGRAZIONE NON C’E’ SVILUPPO – Negli ultimi 20 anni l’immigrazione netta è stata di circa 200 mila persone all’anno, mentre la popolazione in età attiva (tra 20 e 65 anni) cresceva di 50 mila unità. L’immigrazione sin qui non c’è stata per un “vuoto demografico”, ma per la crescita economica. Ma i demografi stimano nei prossimi 20 anni una riduzione della popolazione attiva “italiana” di circa 250 mila persone all’anno. Ammettendo il blocco dei flussi migratori, nel medio periodo questo crollo demografico sarebbe semplicemente insostenibile, con conseguenze devastanti sull’economia. Neppure con un aumento dell’età pensionabile di 10 anni e con un aumento dei tassi di attività in Italia al livello massimo europeo potremmo “resistere”. Anche perché il nostro modello economico e sociale ha bisogno degli stranieri. Se non si fanno politiche per cambiare la specializzazione produttiva, aumentando il contenuto tecnologico delle produzioni italiane e non si riforma il welfare, impostato sulla presa in carico di anziani e bambini da parte delle famiglie italiane, il “bisogno di manodopera straniera sarà sempre maggiore. Uno stato moderno e con necessità “strutturale” di immigrazione, qual è l’Italia, richiede varie figure di migranti: dagli stagionali ai temporanei, a quelli che vogliono fare un percorso di medio periodo a quelli che si radicano definitivamente nel Paese. Ma “puntare” su un certo tipo di immigrazione piuttosto che un altro non è indifferente. L’immigrato “stanziale” è immigrati ospedale Immigrazione: il governo sta sbagliando. Parola di Confindustriaquello che contribuisce di più allo sviluppo economico e sociale, quello che si integra più facilmente e che investe sul futuro delle “seconde generazioni”.

PREFERENZA PER L’IMMIGRAZIONE “MORDI E FUGGI” – E invece, il modello di immigrazione scelto dall’Italia (e dall’Europa) sembra invece privilegiare l’immigrazione “mordi e fuggi”, quella temporanea, o la cosiddetta “migrazione circolare”. Una filosofia che vede il migrante come “lavoratore” e non come cittadino. Il vantaggio immediato sembra essere quello di minimizzare l’impatto sui servizi pubblici nazionali, a costo di “tenersi in casa” persone di bassa istruzione, bassa professionalità, “strutturalmente” meno propense ad integrarsi. Molti studi concordano nel considerarla però una scelta miope. Come spiega questo studio dell’Ocse: “E’ illusorio pensare che i migranti tornino in patria. La recente esperienza mostra che si tratta di un fenomeno poco rilevante, specialmente quando l’intera famiglia è coinvolta nella migrazione e quando le condizioni del paese di origine sono difficili”. Quindi l’Italia sta facendo una scelta sbagliata: prende soprattutto “migranti temporanei”, meno propensi all’integrazione nell’illusione che questi resteranno per un po’ e poi se ne andranno. Ma questo accade di rado, aumentando per un tempo lungo l’”adattamento” e l’integrazione. Secondo lo studio di Confindustria, quindi, sarebbe meglio ridisegnare le politiche per l’immigrazione, per renderla non un problema ma una scelta “vincente”.

CONTRASTO ALL’IRREGOLARITA’? - La prima cosa da fare è un vero contrasto all’irregolarità. L’immigrato irregolare è debole , vulnerabile, più esposto al rischio di diventare manovalanza criminale e di creare problemi di convivenza con gli italiani. Ma fare la faccia feroce è inefficace, oltre che disumano. Per contrastare l’irregolarità non servono i respingimenti. Ma tre cose. Contrastare e ridurre a livelli fisiologici l’economia sommersa, a cui serve il lavoro nero. L’attuale governo – magari per aiutare le piccole imprese a sopravvivere – sta immigrati Immigrazione: il governo sta sbagliando. Parola di Confindustriafacendo l’esatto contrario. Ma questo significa alimentare l’illegalità e l’irregolarità dell’immigrazione. E’ necessaria una modifica delle regole di ammissione, modellate sulla chiamata diretta e numerica di uno straniero sconosciuto (il modello della Bossi-Fini). Guardiamoci negli occhi: ma quale famiglia sceglierebbe così il badante per i genitori? Quale imprenditore assumerebbe così un operaio o un impiegato? E’ “naturale” che si finisca così per scegliere tra gli irregolari, che poi magari si “regolarizzano” quando si fanno le sanatorie. Meglio sarebbe concedere anche in Italia visti temporanei per la ricerca di lavoro. Infine, è necessaria una riforma del sistema di concessione e rinnovo dei permessi di soggiorno: costosa, inefficiente. Uno stimolo all’irregolarità, oltre che disumana.

UN PERCORSO DI INTEGRAZIONE – La seconda cosa che serve è scegliere un “modello” diverso da quello attuale, basato sull’immissione nel Paese di un “lavoratore” a cui si chiede “cosa sai fare tu?”, con il sistema delle quote. Approccio che – dice lo studio di Confindustria – spesso fallisce perché le necessità professionali cambiano in fretta e se poi il “lavoratore” non serve più, cacciarlo via non è facile. Sarebbe meglio puntare sull’immigrazione di “cittadini”, sulla risposta alla domanda: “Chi sei?” e “Qual è il tuo programma di vita?”, la tua voglia di “integrarti”. Lo fanno in Australia, in Canada, da un po’ anche in Gran Bretagna e in Danimarca. Attenzione: non significa affatto, secondo lo studio, frontiere aperte per tutti, ma un percorso che va seguito, che parte dall’accettDIstressed%20black%20businessman Immigrazione: il governo sta sbagliando. Parola di Confindustriaazione di lingua, dal rispetto dei valori, ecc. Un modello per gli immigrati con la voglia di integrarsi, che vogliono trasformarsi in cittadini. Un modello che accompagni il consistente aumento quantitativo della popolazione “straniera” che, stante le dinamiche demografiche, è l’unico modo per restare un paese dinamico e competitivo nei prossimi vent’anni. L’integrazione si favorisce, dopo l’arrivo del cittadino straniero, con il diritto di voto alle elezioni locali, l’uguaglianza di diritti e doveri con gli “autoctoni”, la cittadinanza italiana ai figli nati in Italia di cittadini stranieri “stanziali” (dallo ius sanguinis allo ius soli), regole chiare e percorso certo per l’acquisizione della cittadinanza. leggi e risorse per le politiche sociali – oggi ridotte al lumicino – per l’apprendimento della lingua, e per il contrasto all’abbandono scolastico.

QUALI PROSPETTIVE? – Sin qui lo studio di Confindustria. E’ evidente che ci sono molte contraddizioni tra quest’idea di immigrazione e le politiche sin qui seguite dal governo nazionale. Ma non sembra che queste abbiano provocato una caduta dei consensi da parte degli imprenditori italiani nei confronti del governo, anzi. Di fatto, la scelta per una tolleranza al sommerso, che in questi tempi di crisi permette il galleggiamento di fette consistenti delle piccole imprese del nord e del centro, è stata accolta con favore dall’opinione pubblica e dagli imprenditori. Che si sono accontentati di qualche respingimento, che sarà d’effetto ma che in termini quantitativi non sposta quasi di nulla il fenomeno della clandestinità. Certo, non è una scelta che può essere di lungo periodo, altrimenti le contraddizioni segnalate dallo studio esploderebbero. Ma sarà il governo in grado di raccoglierle? E saranno cittadini ed imprenditori in grado di accettarle?










Unione Europea: la politica sull'immigrazione continua ad essere principalmente una responsabilitá

Equilibri, 19-04-2010
Alessandro Demurtas

All’interno dell’Unione Europea convivono 27 politiche migratorie nazionali che rispondono a precise esigenze e ai rispettivi interessi geopolitici, economici e sociali degli Stati. I progressi compiuti in ambito comunitario corrispondono a un approccio minimalista dei governi nazionali, i quali hanno optato per un’azione congiunta a livello europeo solo nei casi in cui i loro interessi, obiettivi e strategie coincidessero con quelli dei loro alleati. Dall’analisi delle politiche migratorie nazionali di Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito risulta evidente che l’UE agisce solo in maniera complementare agli Stati e che le specificitá nazionali di questi ultimi sono il leitmotiv delle attuali politiche di regolazione dell’immigrazione.









Violenza razzista sul social network
"Fuoco libero con gli extra disarmati"

il mattino di Padova, 18-04-2010

Lanciato su Facebook il gruppo "Grantorto 24 ore di fuoco libero con gli extra disarmati. Chi ci sta?". Sabato sera avevano aderito 95 persone, "in grande maggioranza giovani di Grantorto, di buona famiglia, ma con il cervello spento", dice chi ha segnalato il caso agli amministratori del social network. Il promotore del gruppo è Marco Zenere, 22 anni, che si definisce "leghista e cristiano"
GRANTORTO. Si definisce «leghista e cristiano», ha pubblicato pure sue fotografie davanti alla basilica di Monte Berico. Lui è Marco Zenere, ha 22 anni. Tifa Juve, gli piace Vasco, va in disco. E ce l’? ha con gli immigrati.

Su Facebook ha lanciato un gruppo: «Grantorto 24 ore di fuoco libero con gli extra disarmati... Chi ci sta???». Ci sono «stati», nel senso che hanno dato il loro ok al gruppo nel social network, in 95.
Ma poi ne ha lanciato un altro: «Quelli che girando per Grantorto si chiedono: ma siamo a Kabul?». Qui sono addirittura 173, una sola parola per descrivere la «missione sociale»: «Fuoriiii!».

Estremismi giovanili? Difficoltà ad intuire la complessità della società multietnica? Qualcuno si è preoccupato. Giuseppe Nardone ha 45 anni, è un impiegato di Grantorto. Ha dato un’occhiata agli aderenti al gruppo che incita alle «armi». «In gran maggioranza - spiega - sono giovani di Grantorto, bravi ragazzi, di buona famiglia, ma, ahimé, con il cervello spento».

Il tema è anche: vanno pubblicati simili gruppi? «La censura su internet è abominevole, la libera espressione non deve essere toccata, ma sono rimasto colpito dalla pochezza, l’incoscienza e l’i nsipienza rappresentata dall’adesione ad un gruppo simile. Non si pretende una visione critica sul mondo e sulla società da parte dei ragazzi, ma almeno che esistano dei fondamentali che impediscano di prendere in considerazione l’adesione a questi gruppi. Ahimé, manca anche questa».

Giuseppe ha fatto la sua parte: «Ho pubblicato sulla mia pagina di Facebook la segnalazione agli amministratori». «E’ vergognoso, un gesto stupido. Aberrante». Non usa mezzi termini Sergio Acqua, sindaco di Grantorto.

«Dispiace - sottolinea - che gli autori siano dei giovani, loro che dovrebbero essere i primi a capire, ad aprirsi all’integrazione e aiutare chi arriva nel nostro territorio. Il 15% della popolazione di Grantorto è straniera, ma non ha mai creato problemi particolari. Sono persone che lavorano, si è cittadini di Grantorto al di là del colore della pelle. Ogni tanto qualcuno mi dice che ragiono come uno di sinistra: sono solo una persona di buonsenso, tutto qua».










«Non volevo sparare agli stranieri» e rimuove le pagine su Facebook

Il ventiduenne Marco Zenere è andato dal sindaco di Grantorto (Padova) Sergio Acqua e ha chiesto scusa
il mattino di Padova, 19-04-2010
di Silvia Bergamin

GRANTORTO. Ha avuto grande eco la follia razzista su Facebook partita da Grantorto. Un atto da condannare, che ha suscitato sdegno e disapprovazione. «Non è quello che penso davvero sugli immigrati». Marco Zenere, ieri, è andato dal suo sindaco, Sergio Acqua. E ha chiesto scusa.

Il caso è scoppiato sabato sera; Marco, 22 anni, su Facebook aveva lanciato un gruppo: «Grantorto 24 ore di fuoco libero con gli extra disarmati... Chi ci sta?». In 95 avevano dato l'ok sul web. Ne aveva lanciato un altro: «Quelli che girando per Grantorto si chiedono: ma siamo a Kabul?». Qui erano 173, una sola parola: «Fuoriiii!». Un suo compaesano 45enne ha scritto al mattino. E la denuncia ha dato i suoi frutti.

«Mi assumo le mie responsabilit è - spiega Marco - ho provveduto a rimuovere i due gruppi e non mi ritengo razzista». La sua provocazione però è molto grave e va condannata. Perché queste provocazioni? «Sono gruppi nati più di un anno fa, quando Facebook, almeno per me, era agli inizi.

Un momento, una bravata... La "follia razzista" è qualcosa di diverso. Non si capiva bene cosa fosse Facebook, come funzionasse. Sono rimasti, ma non mi ricordavo neanche più di averli creati». Se lo è ricordato ieri mattina: «Una serie di persone hanno iniziato a chiamarmi, avevano letto il giornale, insieme ad un amico ho pensato bene di cancellarli dal social network. E poi sono andato a casa del sindaco e mi sono sentito in dovere di chiedere scusa di quanto avevo fatto. Mi ritengo una persona conosciuta e rispettata.

Per diversi anni ho giocato a calcio, anche con persone di altra nazionalitè, molti di origine marocchina, ma non c'è mai stato nessun tipo di screzio o conflitto. Ho sbagliato, non voglio che nessun giovane creda che quello che ho scritto siano effettivamente cose che penso». Acqua aveva condannato duramente l'episodio: «Marco è venuto da me, è stata una visita che non mi aspettavo, lo conosco bene, e ho molto gradito sia venuto a chiedere scusa. Mi ha confermato di non avere nulla contro gli extracomunitari, le sue intenzioni non erano cattive.

E' di Grantorto, è un ragazzo a posto, che lavora, bravo, fa l'elettricista». Adriano Pozzato, segretario generale della Cisl di Padova, e Pap Fall, segretario con delega all'immigrazione, hanno iniziato sabato, a Padova, un percorso sui giovani di seconda generazione. Faranno tappa a Grantorto.

«Si tratta di giornate itineranti, che si svilupperanno in tutta la provincia. Visto l'accaduto, abbiamo pensato che a maggio vorremmo fare tappa proprio a Grantorto ed inviteremo i ragazzi a venirci a trovare. Non si può scherzare su questi argomenti, è un episodio grave - osservano gli esponenti della Cisl - queste cose si possono fare o per goliardia o per convinzione. La goliardia deve diventare oggetto di attenzione, perché può degenerare».






















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