Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

27 novembre 2013

Sassoli (Pd): "Indispensabile legge europea su cittadinanza"
''L'Europa deve avere capacità di governo dei fenomeni migratori, per questo servono trasferimenti di poteri nazionali all'UE"
stranieriinitalia.it, 27-11-2013
Roma, 27 novembre 2013 -  Estendere la cittadinanza a tutti i bambini nati in Europa, gestire l'immigrazione a livello di Unione europea e sanzionare giuridicamente le discriminazioni razziali.
Queste le proposte presentate da David Sassoli, presidente degli europarlamentari del PD, nel suo intervento in apertura del 'Forum 2013 sull'integrazione' in corso a Bruxelles e dedicato quest'anno al tema della cittadinanza.
''L'Europa - afferma Sassoli - deve avere capacita' di governo dei fenomeni migratori, per questo servono trasferimenti di poteri nazionali all'UE. E' inutile chiedere maggiore presenza dell'Europa se poi gli Stati restano gelosi delle loro prerogative''. ''Questo vale - sottolinea l'europarlamentare - anche per il tema della cittadinanza per i bambini che nascono in territorio europeo. L'Europa deve trovare una base giuridica comune per offrire ai propri cittadini medesime condizioni di uguaglianza, ogni Stato invece vuole fare da se' come fosse un separato in casa. Per questo una legge europea sulla cittadinanza e' indispensabile per rafforzare i valori che l'Europa vorrebbe veder riconosciuti in tante parti del mondo''.
''Accesso ai servizi, alle regole della vita sociale, diritto al voto sono gli ingredienti che formano la cittadinanza. Per andare in questa direzione, pero', - conclude Sassoli - non possiamo piu' attendere le timide aperture degli Stati nazionali ma serve l'opinione pubblica, servono reti di cittadini, associazioni e partiti che impongano i temi dell'agenda del XXI secolo''.



Addio ai centri di espulsione: chiude la metà
il Giornale, 27-11-2013
Tempi duri per i Centri di identificazione ed espulsione. Gli ultimi dati del ministero dell'Interno danno conto di una vera e propria «moria» di queste strutture, travolte da polemiche, danneggiamenti e rivolte.
Dei 12 Cie istituiti, la metà è stata chiusa e per 4 dei 6 ancora aperti è stata ridotta la capienza. L'accoglienza complessiva è così crollata dagli originali 1.851 posti previsti per decreto a soli 749. Gli ospiti presenti sono 564. L'ultimo Centro a chiudere i battenti - dopo l'ennesima devastazione dei locali da parte degli immigrati trattenuti - è stato quello di Gradisca d'Isonzo (Gorizia), lo scorso 6 novembre. In precedenza erano stati sbarrati quelli di Brindisi, Bologna, Crotone, Modena e Trapani Vulpitta.



Bufala su etnia Rom, giornalista arrestata
CIRDI, 27-11-2013
Il flusso di informazioni e bufale veicolate ogni secondo è errante, come quella ‘gitana’ che continua ad essere condivisa sulla legge che consentirebbe ad un individuo di etnia Rom, di non essere denunciato per furto di cifre con valore inferiore a 200 Euro, a causa di usi e costumi millenari e consolidati.
    “L’individuo che dimostri con la buona fede di appartenere ad un gruppo Rom (etnico e nomade) non sarà passibile di nessuna pena relativa al reato di furto (art.624 c.p.) se il valore economico del bene o denaro sottratto è inferiore a € 200, in quanto l’unico sostentamento di determinate strutture sociali deriva esclusivamente e da generazioni da tali azioni. Il soggetto dovrà altresì dimostrare sul momento di non avere regolare residenza o fissa dimora in Italia. Il presente non vale per chi possiede la cittadinanza italiana da almeno 10 anni”.
Un presunto Decreto legislativo 958/2013 entrato in vigore, che la Commissione Consultiva dell’Integrazione avrebbe richiesto per la salvaguardia delle popolazioni nomadi, rappresentate dal 1971 dall’Unione Rom Internazionale che si batte per il riconoscimento di un’identità e di un patrimonio culturale e linguistico nazionale senza stato né territorio, cioè presente in tutti i paesi europei.
Una notizia falsa e mendace partita a quanto pare da un articolo redatto dalla giornalista Ilenia Tripidosi, sul Corriere del mattino.
Giornale che ha già provvisto a rimuovere l’articolo e scusarsi pubblicamente, dopo aver reso ufficialmente la giornalista una ex collaboratrice, ed essersi costituito parte civile a causa degli ingenti danni economici subiti alla testata.
La Tripidosi, arrestata e sotto indagine del Nucleo Postale di Guardia Telematica, dovrà invece rispondere dei reati previsti dalla Legge in materia di discriminazione razziale, etnica, religiosa e sessuale.
Fonte: 06Blog.it


 

Raid anti immigrati a Roma. Chaouki : "Alfano intervenga"
Interrogazione del deputato Pd al ministro dell’Interno sui bangla tour. I consiglieri aggiunti: “Giovani le vittime e i carnefici, il cambiamento parta dalla scuola”
stranieriinitalia,it, 26-11-2013
Roma – 26 novembre 2013 – I cosiddetti “Bangla tour”, le cacce all’immigrato di gruppi di giovani neofascisti a Roma, “sono un fatto gravissimo che sarebbe pericoloso sottovalutare”.
Ne è convinto Khalid Chaouki, deputato del Partito Democratico e coordinatore dell’intergruppo parlamentare immigrazione, che ha presentato oggi un’interrogazione parlamentare al ministro dell’interno Angelino Alfano. Vuole sapere, spiega, “quali provvedimenti intenda prendere per contrastare, quanto prima, il degenerare di queste azioni squadriste ai danni dei bengalesi e delle altre comunità straniere”.
“Queste ronde e pestaggi contro i cittadini bengalesi dei quartieri romani di Torpignattara, Casilino, Prenestino e Acqua Bullicante evidenziano una violenza di chiara matrice politica e ideologica che sembra far capo a Forza Nuova, il gruppo di estrema destra romana” segnala Chaouki.
“Questi pericolosi estremisti vedono nello straniero e nell’immigrato, non tanto il pericolo, quanto l’opportunità di compiere un rito di passaggio, un rito violento e vigliacco che individua una preda ‘facile’, particolarmente indifesa. Condanniamo e respingiamo con forza una brutalità tanto feroce e vigliacca; il governo – incalza il deputato - chiarisca quanto prima le responsabilità e si adoperi per arrestare questa emorragia di violenza a Roma, città plurale e aperta che non merita di essere calpestata da questi gravissimi atti”.
Sui Bangla tour intervengono oggi anche i consiglieri aggiunti, rappresentanti degli immigrati nell’assemblea capitolina, per esprimere “solidarietà alla comunità bengalese”.
“La violenza verso le minoranze – scrive in una nota il capogruppo Madisson Godoy - è sempre deplorevole. In questo caso ha colpito una comunità, quella del Bangladesh, molto pacifica e laboriosa.  Ci stringiamo al dolore delle vittime e alle loro famiglie, confidiamo nell’aiuto dei nostri amici, cittadini romani, che non si riconoscono nella violenza scatenata dall’odio razziale e siamo fiduciosi che le autorità competenti si impegneranno a sconfiggere queste forme di violenza”.
“Colpisce – sottolinea Godoy - che sia le vittime che i carnefici sono ragazzi giovani ed è per questo che, a nostro avviso, il cambiamento può partire dalle scuole. È necessario che in una società multietnica come la nostra la politica dell’accoglienza e dell’integrazione parta dai banchi di scuola. Il cambiamento può avvenire solo con l’aiuto di tutti.



I bambini migranti del Centroamerica, merce umana per i trafficanti
Corriere.it, 27-11-2013
Stefano Pasta
All’inizio del viaggio, alla domanda “Come ti immagini gli Usa?” Kevin risponde “Come in un film”: grattacieli, città grandi e strade larghissime e infinite, che vuole vedere con i suoi occhi. Il suo sguardo è pieno di speranza e quasi divertito dall’avventura di dover saltare sui vagoni in corsa e cavalcare la “bestia”, come chiamano il treno. Kevin ha 14 anni, ma ne dimostra qualcuno in meno, ed è uno dei tanti adolescenti dei quartieri poveri dell’Honduras, del Guatemala, di El Salvador, che cercano di raggiungere la “jaula de oro”, la “gabbia dorata”, alla ricerca di una vita migliore. Imbarcarsi nell’avventura di rischiare la propria vita per andare negli Stati Uniti sembra una sorta di rito iniziatico; per molti ragazzi è come essere travolti da una piena, da una corrente che li trascina verso nord. Semplicemente imitano quello che hanno visto fare ai genitori e ai parenti prossimi. Ma poi lungo la “ruta”  «si imparano molte cose», trovandosi di fronte un ostacolo dopo l’altro. Gli Stati Uniti sono la meta di molti dei 7 milioni e mezzo di latinoamericani che ogni anno lasciano il loro Paese.
L’area che va da Panama al Messico è quella in cui la disuguaglianza tra i pochissimi ricchi e i moltissimi poveri è più marcata ed è considerata la regione più pericolosa al mondo, a causa degli alti tassi di violenza e omicidi. Come racconta il report “Il cammino della paura – i diritti violati dei migranti e dei loro difensori in Messico” dell’associazione umanitaria Soleterre, la frontiera messicana più pericolosa è quella a Sud, dove si raccolgono i flussi migratori provenienti da tutto il Centro America.
    Gli irregolari sono diventati infatti una “manna dal cielo” per i cartelli criminali che nella tratta di persone hanno ormai la terza fonte di guadagno, dopo il traffico di armi e droga: sono indocumentados (cioè viaggiano senza documenti), quindi di fatto non esistono e non hanno diritti.
I minori senza famiglia sono i soggetti più a rischio. Secondo il Governo messicano, sono 20.000 i bambini e adolescenti sequestrati nel Paese, per un giro di affari di 50 milioni di dollari l’anno, e sul territorio operano almeno 47 bande criminali specializzate. Accanto ai minori sequestrati per chiedere un riscatto alle famiglie, altri vengono impiegati nei bordelli per clienti locali e internazionali (è in aumento il turismo sessuale da Canada, Usa e Europa), nel traffico di droga e armi, o come “polleritos”, per reclutare altri bambini. Non mancano poi i minori detenuti “regolarmente”, cioè dallo Stato. Il Messico infatti è uno dei pochi paesi americani che ha incluso nella propria politica migratoria la detenzione obbligatoria di migranti e richiedenti asilo: nel 2012, circa 88 mila persone, fra le quali 6.000 minori (il 23% femmine), sono state detenute nelle stazioni migratorie.
    Come molte delle fortezze del mondo ricco, anche quella americana ha i suoi cimiteri e le sue fosse comuni. “Sin nombre”, senza nome.
Si muore ammazzati dalle bande criminali o per incidenti dovuti ai mezzi di trasporto “clandestini”. In treno, “la bestia”, il mezzo più diffuso, i rischi maggiori sono la morte o l’amputazione per cadute (si viaggia arrampicati sopra i vagoni), stanchezza, sonnolenza e imboscate di delinquenti. Nei furgoni, la nemica è l’asfissia, mentre nei caicchi o traghetti i pericoli sono l’affogamento, il naufragio e l’insolazione.
Per Rosario ed Eloy, due cugini di 13 e 16 anni, l’avventura americana è finita prima ancora di iniziare.
Dopo aver percorso oltre 2.000 chilometri a piedi e sui treni, sono arrivati in Arizona, ma forse non lo sapevano neppure di essere ufficialmente entrati nell’El Dorado tanto cercato. Il deserto dell’Arizona è stata la prima parte di America che hanno visto, e l’ultima parte di mondo che hanno percorso nella loro breve vita.
     Dopo mesi dalla partenza, sono tornati dai loro genitori in una bara di metallo.
E come le fosse comuni, c’è un altro elemento che accomuna questa frontiera alle altre: comitati di parenti, spesso madri, che chiedono di capire cosa è successo ai loro cari “desaparecidos”, partiti all’avventura e mai più tornati senza dare notizie. Ma il governo messicano è troppo impantanato in faccende “private”, alle prese con commistioni malavitose più che sospette, per dedicarsi ai migranti che scompaiono nelle lande desolate del cammino della paura.
    C’è chi prova a non rimanere indifferente.
Dal confine meridionale fino al nord del Messico, ci sono più di 50 “Case del Migrante”, sostenute in gran parte dalla Chiesa cattolica, e altri gruppi di volontari e organizzazioni di advocacy. Tra di loro, ci sono coraggiosi difensori dei diritti umani dei migranti, diventati nemici dei narcos e dunque presi di mira personalmente: in poco più di otto anni, sono stati 128 gli attentati perpetrati ai loro danni ufficialmente riconosciuti come tali. Tra i tanti casi, María Elizabeth Macías Castro, 39 anni, del Movimento Laico Scalabriniano, che lavorava presso un giornale e alla Casa del Migrante a Tamaulipas (Messico). È stata sequestrata il 22 settembre 2011 e il suo corpo senza vita è stato rinvenuto in una strada di Nuevo Laredo, orrendamente mutilato.



"Colf di tutto il mondo, unitevi!" È nato l’International Domestic Workers Network
Porterà avanti a livello mondiale le rivendicazioni dei lavoratori domestici, anche alla luce della Convenzione Ilo 286. Un fronte che, per una volta, vede l'Italia in prima linea
stranieriinitalia, 26-11-2013
Roma – 26 novembre 2013 - Nel mondo ci sono 53 milioni di colf, badanti e babysitter,  soprattutto donne e ragazze, spesso migranti. Lavoratrici e lavoratori che in alcuni Paesi vengono considerati quasi come schiavi. Per tutelarli, ci si sta finalmente muovendo a livello globale.
A fine ottobre a  Montevideo, in Uruguay, si sono riuniti i rappresentanti sindacali di oltre 40 Paesi del mondo e hanno dato vita all’ International Domestic Workers Network (IDWN). Il suo scopo è organizzare i lavoratori domestici nel mondo, portare avanti campagne di sensibilizzazione sulla loro condizione e, soprattutto, lottare per i loro diritti.
“Anche se i lavoratori domestici provvedono a servizi essenziali dai quali dipendono le famiglie, come cucinare, pulire e badare ai bambini, per generazioni siamo stati vittime di discriminazione ed emarginazione. Questo deve finire” ha detto Myrtle Witbooi, neopresidente dell’IDWN, anche se è chiaro a tutti che la strada da percorrere è ancora lunga.
Secondo l’ International Labour Organization, quasi il 30% dei lavoratori domestici sono impiegati in Paesi dove non hanno nessuno dei diritti riconosciuti agli altri lavoratori, come il riposo settimanale, un orario massimo giornaliero, uno stipendio minimo o il pagamento degli straordinari. Anche quando sono parzialmente coperti dalla legislazione, vengono esclusi da protezioni chiave come l’età minima per lavorare, l congedo di maternità o la previdenza sociale.
Per molti governi il rapporto di lavoro domestico rientra tra i rapporti informali, nei quali lo Stato non può mettere il becco. Senza tutele legali, le lavoratrici sono in completa balìa dei datori di lavoro, nascoste tra le mura di casa, spesso recluse e vittime, oltre che di sfruttamento lavorativo, tra stipendi non pagati e orari disumani, anche di violenza e molestie sessuali.
È per combattere questa situazione e grazie all’impegno delle associazioni confluite nell’ International Domestic Workers Network che è nata la Convenzione ILO 286 sul lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici, in vigore dal 5 settembre scorso. Dice che quello della colf, della badanti o della babysitter è un lavoro come gli altri e merita analoghe tutele...
...continua a leggere su Colfebadantionline.it, il portale del lavoro domestico


 

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