Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

16 marzo 2015

Abbiamo difeso i migranti di Rosarno. Condannateci tutti
Resto al sud, 16-03-2015
Celeste Costantino
Piena solidarietà al vicesindaco Luigi Nieri e agli altri nove imputati per cui è stata richiesta una condanna a due anni di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale in occasione di una manifestazione di solidarietà ai migranti sfruttati nelle campagne di Rosarno.
Nel 2010 ?ho chiesto anche io a Luigi Nieri, all’epoca assessore al Bilancio della Regione Lazio, di partecipare al sit-in che si svolse a Roma e fare da mediatore in un momento delicato e complicato.
È incredibile che la giustizia presenti il conto a persone che manifestavano per difendere i migranti delle campagn?e calabresi e contestavano un Governo che operava delle scelte folli e xenofobe, agitando lo spauracchio del reato di clandestinità, contro i più deboli provenienti da altri Paesi del mondo.
I migranti di Rosarno, sfruttati da caporali e ‘ndrangheta, sono stati trasferiti, ghettizzati, espulsi.
I loro diritti sono stati calpestati più volte.
Nessuno ha mai pagato.
L’attuale vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, ha semplicemente il merito di aver favorito il dialogo tra manifestanti e forze dell’ordine, rifiutando ogni forma di violenza e frapponendosi nelle situazioni di tensione tra i due gruppi.
Eravamo in tanti, associazioni e movimenti, quel giorno con mani e arance insanguinate per denunciare le condizioni in cui vivevano i migranti.
Per questo motivo le richieste di condanna sono ingiustificate.
A meno che non vogliate condannarci tutti.
 
 
 
Appiccato incendio a negozio migranti
Cassonetti come innesco e scritta 'Immigrati ho home'
(ANSA) - MACERATA, 15 MAR - Due cassonetti usati come innesco per dar fuoco a un negozio di generi alimentari gestito da migranti africani. E' doloso l'incendio che questa mattina alle 6:30, a Macerata, ha distrutto la serranda e fatto esplodere la vetrina del locale, danneggiando anche alcuni prodotti esposti.
    Anche se i vigili del fuoco non hanno trovato liquido infiammabile o altro, l'origine dolosa è confermata da un cartello lasciato dai vandali con su scritto: "Immigrati go home". Indagano i carabinieri.
 
 
 
Immigrazione, approvata la "Carta di Palermo 2015"
"E' un giorno storico per la nostra città - sottolinea il sindaco Leoluca Orlando -. Almeno l'Unione europea promuova l'abolizione del permesso di soggiorno sollecitando la comunità mondiale al riconoscimento della mobilità di tutti gli esseri umani come un diritto"
Palermo today, 16-03-2015
Terza e ultima giornata ai Cantieri culturali alla Zisa, del convegno internazionale, “Io Sono persona”, dove è stata approvata, su proposta del sindaco Leoluca Orlando, la “Mobilità umana internazionale - Carta di Palermo 2015”, per l’abolizione del permesso di soggiorno e per l’approvazione delle modifiche radicali alla legge sulla cittadinanza, in modo che vada verso un allargamento dei diritti degli essere umani.
“Questo è un giorno storico per la nostra città – ha detto Orlando -. Il nostro è un atto per la storia. E' tempo, quindi, che almeno l'Unione europea promuova l’abolizione del permesso di soggiorno sollecitando la Comunità mondiale al riconoscimento della mobilità di tutti gli esseri umani come un diritto, non soltanto al suo interno. Il nodo centrale è, pertanto, il passaggio dalla migrazione come sofferenza, alla mobilità come diritto umano. Le attuali previsioni internazionali – continua Orlando - garantiscono, ipocritamente, il diritto di emigrare, ma non garantiscono un corrispondente diritto all’ingresso, con uno specifico dovere di accoglienza da parte degli Stati. Anche se il permesso di soggiorno è previsto dalla legge, questo non significa che sia una buona cosa: anche la schiavitù e la pena di morte erano previste dalle leggi. Occorre, quindi, riconoscere il diritto alla mobilità, sia per quanto riguarda la possibilità di lasciare il proprio Paese, sia per quella di essere accolto. Inoltre bisogna accelerare l’iter per il rilascio della cittadinanza alle persone che nascono sul nostro territorio, occorrono tempi più rapidi. E’ singolare il fatto che noi, in due anni, abbiamo concesso più di mille cittadinanze e che, coloro che ci hanno preceduto, ne abbiano concesse appena una decina. Non occorre scomodare né dichiarazioni universali, né interventi di altri Paesi per procedere ad una riforma radicale della legge sulla cittadinanza, sempre rinviata da decenni, dal Parlamento italiano. Occorre – prosegue il sindaco di Palermo - riconoscere la piena equiparazione, a fini dell’accesso a tutti i servizi e anche di elettorato attivo e passivo, a cominciare dalle elezioni amministrative locali, di persone cittadini italiani e persone residenti stabilmente in Italia. Occorre ridurre i tempi e le pastoie burocratiche che ostacolano il riconoscimento della cittadinanza italiana, rimettendo alla discrezionalità più totale e sensibilità delle amministrazioni locali ridurre i tempi e la penosità delle procedure"
La "Carta di Palermo 2015" "sarà oggetto di un’apposita seduta della Consulta delle Culture e il testo sarà poi inoltrato al Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, a Papa Francesco, al presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, ai presidenti di Senato e Camera, all’Organizzazione delle Nazioni unite, a tutte le Agenzie internazionali, al presidente del Parlamento europeo, a quello della Commissione europea e, tramite l’Anci nazionale, a tutti i sindaci italiani e all'Ars, sperando di aprire un dibattito su questo argomento che porti all’avvio di una petizione europea che ponga sul tavolo della Comunità internazionale le questioni sulle quali abbiamo discusso in questi giorni che non sono più procrastinabili”.
“Da Palermo oggi parte un messaggio al mondo – ha sottolineato l’assessore alla Partecipazione, Giusto Catania -, perché i diritti umani sono uguali per tutte e tutti e il diritto alla libera circolazione di donne e uomini deve essere riconosciuto come inalienabile. La storia di Palermo, da oggi, prende un altro corso. Da oggi comincia  un'altra importante mobilitazione per costruire l'egemonia politica e culturale per l'abolizione del permesso di soggiorno”.
Secondo Adham Darawsha, presidente della Consulta delle Culture “Non e vero che ci sarebbe un invasione se abbattessimo le frontiere e abolissimo il permesso di soggiorno. Quando la mobilia diventa un diritto elimina una grande fetta di disumanità  e sofferenza presente nella nostra società. Quando si creano dei cittadini di serie a e serie b si acuiscono le tensioni sociali dei cittadini e si creano dei vuoti di civiltà. Finchè non avremo tutti gli stessi diritti, non vivremo in una società che possa definirsi civile. Quando ci accetta che qualcuno sia una persone migliore, con più diritti, rispetto ad un'altra, si accetta l’inciviltà". Dopo la conclusione dei lavori si è svolta una preghiera interreligiosa e, successivamente, è andato in scena il concerto “Tutti i colori del mondo”, del coro delle voci bianche del Teatro Massimo, coro arcobaleno, diretto dal maestro Salvatore Punturo, pianista Giuseppe Ricotta e con la partecipazione di Badara Seck.
 
 
 
I migranti a scuola di turismo
Stage in un ostello di Bionaz per sei rifugiati in vista della stagione estiva. Il progetto della cooperativa La Sorgente: accolti per un mese nel ruolo di aiuto cuochi e camerieri
La Stampa, 15-03-2015
Matteo Castello
bionaz
Se la Commissione territoriale di Torino dovesse respingere la domanda d’asilo dei diciassette rifugiati alloggiati presso la cooperativa sociale «La Sorgente» di via Binel ad Aosta, il rischio sarebbe quello della perdita del diritto d’accoglienza. Senza un tetto e senza un lavoro i giovani migranti si troverebbero in mezzo a una strada. 
Così, grazie ad un’intuizione dell’operatrice sociale Eleonora Oberto e dei gestori dell’Ostello «La Bâtise» di Bionaz, è nata l’idea di un mese di formazione turistico-alberghiera rivolta a sei dei diciassette ospiti della struttura di accoglienza aostana. L’obiettivo è di sviluppare competenze professionali spendibili nel settore alberghiero, in vista di una stagione estiva ormai alle porte. Tutti i lunedì di marzo, dalle 8,30 alle 17,10, i sei giovani, seguiti dai gestori dell’ostello Nicolas Porter e Caterina Rossi, fanno pratica come aiuto-cuochi, camerieri, addetti alle pulizie e alle camere, ricevendo una lettera di referenza a progetto concluso.  
«Non si tratta solo di formazione professionale - precisa però l’operatrice della cooperativa “La Sorgente” Eleonora Oberto -, quello che facciamo è facilitare l’inserimento dei migranti in un ambiente a loro estraneo, basti pensare che prima dell’inizio dello stage non erano mai usciti da Aosta». «Per loro - continua Oberto - si tratta di una preziosa opportunità per parlare l’italiano, socializzare e immaginare una vita qui in Valle d’Aosta». «Una buonissima prima impressione - ammette il gestore Nicolas Porter -. Inizialmente avevamo qualche dubbio, in particolare per le difficoltà linguistiche e il diverso background culturale, invece è andato tutto benissimo, i ragazzi hanno una grande energia che spesso facciamo fatica a trovare in altri collaboratori».  
La possibilità che, con l'arrivo della stagione estiva, La Bâtise decida di assumere uno degli apprendisti è più che concreta. «Ci teniamo però a sensibilizzare gli altri operatori del settore per convincerli a considerare le diverse possibilità rivolte ai rifugiati, come i tirocini formativi per richiedenti asilo: è uno sforzo che vale la pena di fare». 
A finanziare l'iniziativa (circa 300 euro di rimborso spese) ci ha pensato la cooperativa di via Binel, che assieme alla Caritas e alla cooperativa «Leone Rosso» offre accoglienza ai migranti sopperendo alla mancanza in Valle d'Aosta di un «Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati», attivato in tutte le regioni. 
I sei giovani coinvolti nel progetto provengono dalla Nigeria, dal Gambia e dal Mali, e hanno un'età compresa tra i 19 e i 30 anni. «Sono tutti scappati dai loro paesi per sfuggire da povertà e disperazione» racconta Eleonora Oberto, secondo la quale la priorità è quella di permetter loro di mantenersi autonomamente. «Per questo abbiamo iscritto i minori di 29 anni a Garanzia Giovani, nella speranza di un tirocinio di apprendistato». 
 
 
 
I sogni di Faris, Mohammed, Estra. Le loro vite hanno segnato la mia
L'Huffington Post, 15-03-2015
ISABELLA FERRARI
Faris, Mohammed, Estra. I loro sogni e i loro occhi sono davanti a me. È passato un anno da quel giorno di marzo in cui, in un campo di profughi siriani della Giordania, le loro vite hanno per sempre segnato la mia. Fuori da un asilo in cui quei bambini non conoscevano i colori che ne ricoprivano le pareti, era tutto bianco, quello delle tende e del selciato, ma loro cantavano una canzone che parlava dell'arcobaleno.
Il viaggio con Save the Children nel campo profughi di Za'atari per visitare i progetti dell'organizzazione sostenuti da Bulgari, è stato più di ogni altra cosa un viaggio nell'anima, perché di quei bambini ricordo tutto, come se da allora vivessero con me. Sono andata fin dentro all'inferno di un non luogo dove vivono uomini, donne, bambini, cui da un giorno all'altro la guerra ha tolto ogni cosa e da lì sono uscita grazie ai sogni di quei ragazzini, che mi hanno regalato le loro speranze anche dove la speranza sembrerebbe essere per sempre morta.
Chissà come sta Faris, che voleva fare il pilota e non era mai stato su un aereo, ma viveva su una sedia a rotelle. E Mohammed ed Estra che volevano diventare medici, per aiutare altri bambini come loro a guarire dalle malattie. L'anima in disordine e il cuore pieno di emozioni. E i loro occhi. Questo ho riportato a casa da Za'atari. Perché è come se da allora guardassi il mondo anche un po' coi loro occhi, nell'ordine rassicurante della mia casa, nella pace, nella tranquillità e nei colori della mia vita.
Sono passati quattro anni dall'inizio della guerra in Siria e di Faris, Mohammed, Estra, ce ne sono stati tanti. Troppi. Sono 5.600.000 i bambini che hanno subito le conseguenze del conflitto. Bambini i cui sogni sono stati spezzati dalla guerra, le cui vite si sono perse tra le bombe. Sono i bambini che vivono ancora in Siria e che rischiano ogni giorno di perdere la vita o di subire violenza e di essere sfruttati. Sono i bambini che vivono nei campi profughi in Giordania, Libano, Turchia, Iraq. E poi ci sono quelli i cui genitori hanno perso ogni fiducia in un futuro di pace per la Siria e hanno deciso di intraprendere un difficilissimo viaggio verso un futuro diverso. Che non è stato un viaggio come quello che sognava Faris, non hanno preso l'aereo. Hanno viaggiato mesi, attraversando il Libano e l'Egitto per raggiungere la Libia. Si sono messi nelle mani di spietati trafficanti e hanno attraversato il mare insieme a tanti altri migranti, rischiando la vita su un gommone o su una "nave fantasma" e sono arrivati sulla costa italiana, ennesima tappa in attesa di poter proseguire il loro viaggio che li porterà nel Nord Europa, con la speranza di costruire un futuro diverso.
Quei bambini Save the Children li ha incontrati e assistiti quando sono sbarcati in Italia e ancora mentre erano a Milano, alla Stazione Centrale. Come tante altre persone che passavano dalla stazione di Milano nei mesi scorsi, li ho visti anche io quei bambini molto piccoli, che giocavano sul tatami allestito nel mezzanino e disegnavano davanti agli occhi attenti degli operatori di Save the Children e dei loro genitori, fermi in attesa di essere trasferiti nei centri di accoglienza messi a disposizione dal Comune. Oggi guardo quei disegni carichi di vita vissuta, ma anche di speranza, di bambini che hanno visto la guerra coi loro occhi, che con la loro famiglia sono scappati dal loro paese, sapendo solo cosa si lasciavano alle spalle. Sono gli stessi disegni che ho visto in quell'asilo di Za'atari e li guardo con gli occhi di Faris, di Mohammed, di Estra. Nei tratti di altri bambini che come loro disegnano i carri armati, le bombe, la guerra, che raccontano il Paese che hanno abbandonato e che si portano però dentro anche un altro terrore, quello della traversata del Mediterraneo, del viaggio in mare, della paura di morire tra le onde, spesso testimoni sopravvissuti ad un naufragio.
Matite spezzate, che sono in viaggio verso un nuovo futuro, con gli stessi sogni e gli stessi occhi dei bambini che sono ancora lì, in Siria e nei campi profughi subito al di là del confine. Che per costruire quel futuro hanno bisogno di essere sostenuti, insieme alle loro famiglie, non solo materialmente ma anche psicologicamente, per andare oltre quei disegni di paura, non solo sul tatami della stazione Centrale grazie agli operatori di Save the Children, ma anche nei prossimi anni, con l'aiuto di chi incrocerà ancora le loro vite.
Guardo i disegni di quei bambini e immagino quanti demoni dovranno ancora sconfiggere per ricostruire un futuro sereno. Poi mi torna in mente Faris, che da una sedia a rotelle sognava di fare il pilota di aerei, che non conosceva i colori, ma cantava una canzone che parlava di un arcobaleno. Lottiamo perché Faris ritrovi il suo arcobaleno.
A 4 anni dalla guerra Save the Children, l'Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti, lancia "Segni indelebili", percorso multimediale con i disegni di minori siriani in transito nel nostro paese. Vittoria Ardino, esperta di stress post traumatico, ha analizzato il vissuto dei bambini attraverso 500 loro disegni raccolti dagli operatori di Save the Children a Milano, nel corso delle attività ludico-ricreative portate avanti da luglio 2014 al gennaio 2015 presso il mezzanino della Stazione Centrale per i minori provenienti dalla Siria che con le famiglie permanevano all'interno del nodo ferroviario nell'attesa del collocamento nelle comunità d'accoglienza (si veda nota in calce), nei giorni di sosta a Milano, luogo di transito verso i paesi del Nord Europa. Oltre ai disegni il percorso offre testimonianze, documenti e dati sulla condizione del popolo siriano all'interno del paese e sui profughi siriani in Giordania, Libano e Italia.
Il percorso multimediale è disponibile al link: http://www.savethechildren.it/segni-indelebili
 
 
 
Rai, Ucoii propone cronista con velo islamico. Insorge il centrodestra. Daniela Santanché: "Idea fuori dal mondo"
L'Huffington Post, 15-03-2015
Il centrodestra si schiera contro l'ipotesi di una giornalista Rai con il velo islamico. La proposta era stata formulata sulle pagine del Tempo dal presidente dell'Unione delle comunità islamiche d'Italia (Ucoii), Izzedin Elzir, e ha suscitato le immediate reazioni di un'ala del Parlamento.
    "Diverse ragazze mi hanno detto che non sono state accettate in posti pubblici a causa del velo. Si trovano delle scuse. Ho il dubbio che in giro ci sia qualche intollerante. La donna musulmana che vive in Italia è libera di decidere se portare o no il velo. Speriamo che la riforma Rai di Renzi sia più aperta. Mi piacerebbe vedere in tv una giornalista con il velo" ha detto Elzir.
Dura la reazione da parte di Udc, Ncd, Lega e Forza Italia. Per Lorenzo Cesa, segretario Udc, è "scioccante la proposta" che viene "con il fine di aprire chissà quale processo sensibilizzatore in un momento in cui la natura pacifica dell'Islam è, per via dei tragici episodi attribuiti alla violenza dello stato islamico, posta in discussione dalla comunità internazionale e dallo stesso mondo arabo". Secondo Fabrizio Cicchitto del Nuovo Centrodestra, non è "condivisibile né applicabile la proposta", anche perché "il rispetto reciproco che deve esistere tra tutte le religioni non può passare per atti che mirano a imporre, di fatto, una determinata visione".
Gianluca Buonanno, europarlamentare della Lega Nord, commenta dicendo che "se qualcuno, come il presidente dell'Unione delle comunità islamiche d'Italia, pensa di fare della Rai un'appendice dell'Islam se lo levi dalla testa: che razza di idea è quella di far indossare il velo a una giornalista che conduce il telegiornale? Magari il prossimo passo sarà quello di farle leggere le notizie in arabo? Dobbiamo difendere la nostra Italia e i nostri valori da queste proposte assurde, che hanno solo l'obiettivo di distruggere la nostra civiltà".
Daniela Santanché di Forza Italia dice "no alla Rai con il velo. Lo dico chiaramente e sgomberando il campo da possibili interpretazioni: l'idea del presidente dell'Unione delle comunità islamiche d'Italia, che vorrebbe una giornalista velata a condurre un tg del servizio pubblico, è fuori dal mondo. Dobbiamo difendere la nostra cultura, di cui la Rai è una delle espressioni più alte. Non possiamo lasciare spazio a chi vuole 'islamizzare' anche la nostra televisione. In Rai, come è normale che sia, lavorano anche giornalisti di lingua araba, ma pensare di ostentare il velo davanti alle telecamere è francamente troppo".
 
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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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