La tolleranza tra etnie passa anche dal condominio

 

Italia-razzismo 8 luglio 2011
Il condominio è da sempre il luogo in cui la convivenza, perché sia serena, deve essere regolamentata in maniera pressoché maniacale. Ma non è detto che la stesura di ottimi regolamenti scongiuri il rischio di liti tra condomini: c’è sempre qualcosa, in fondo, che irrita la sensibilità del vicino. 
Fatto ancor più vero se si pensa a un edificio abitato da persone di origini e culture differenti tra loro, in cui tra le principali cause all’origine della discordia c’è la cucina etnica. Per risolvere tali questioni si potrebbe, come di frequente accade, chiamare la polizia, ma ci sono situazioni in cui questo non è necessario o addirittura può produrre esiti pericolosi e sarebbe sufficiente far intervenire una persona terza in grado di trovare un accordo. 
È così che a Venezia è nato qualche mese fa lo sportello di mediazione abitativa. Il servizio rientra nel progetto "Altrimenti nella città" che ha come obiettivo quello di “favorire la convivenza civile e il dialogo” tra i residenti. Fulvio Bizzarrini responsabile dello sportello, racconta che la prima controversia affrontata riguardava un inquilino italiano infastidito dall’utilizzo delle spezie per cucinare da parte di una famiglia bengalese con cui condivide il pianerottolo. Strano ma vero non si è arrivati ad imporre ricette mediterranee. Gli operatori hanno capito le esigenze delle due parti con il risultato che è stato potenziato il sistema di aspirazione ed è stato applicato un isolante nella porta di ingresso della casa dagli odori più forti. Detta così, può sembrare una vicenda aneddotica se non risibile: e, invece, si tratta di una situazione esemplare che contiene in sé, virtualmente, conflitti deflagranti. I piccoli passi che la soluzione ha consentito sono il segno di una strategia possibile. 
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