Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

14 aprile 2015

Sbarchi, muoiono in dieci In 3 giorni 5.600 soccorsi
il Sole 24 ore, 14-04-2015
M.Lud.
Lo scenario annunciato si ripete, ogni giorno più grave. Il flusso degli sbarchi riprende vigore con l`arrivo del bel tempo, i numeri crescono in modo esponenziale. Nel canale di Sicilia sono state soccorse quasi 7mila persone negli ultimi quattro giorni. I morti conteggiati sinora sono dieci, di cui nove recuperati dalla Guardia Costiera a circa 80 miglia dalle coste della Libia, nella zona dove si è capovolto un barcone; un cadavere è stato ritrovato ieri su uno dei tanti gommoni raggiunti dai mezzi di soccorso. Un film già visto con gli stessi problemi di sempre: l`afflusso incontrollato dalla Libia, l`accoglienza faticosa in Italia non di tutte le Regioni, l`ignavia di Bruxelles. «I territori faranno come sempre la loro parte, ma è importante che lo facciano tutti» sottolinea non senza allusioni Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Anci per l`immigrazione. Perché il maggior carico dell`accoglimento degli immigrati - ce ne sono già 80mila ospitati in tutta Italia - è sostenuto dalle regioni del Sud, Sicilia in testa. Probabile che dopo le elezioni regionali anche i politici locali più restii non ne mancano, soprattutto al Nord - comincino a rendere disponibili alloggi e aiuto, cambiando atteggiamento. Certo è che nei primi tre mesi 2015 è stata superata la quota sbarchi di 16mila migranti, numeri comunque più alti dello stesso periodo dell`anno scorso quando, a fine 2014, è stato raggiunto il livello record di 17omila immigrati giunti sulle coste italiane.
La strada per frenare i flussi, come ha ricordato il premier Matteo Renzi, passa attraverso la stabilizzazione della Libia. Se ne è discusso ieri a Palazzo Chigi con i ministri Angelino Alfano (Interno), Paolo Gentiloni (Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa). In attesa di una tregua, la proposta messa sul tavolo dall`Italia ma certo non semplice da attuare è di creare safe harbours, centri di raccolta profughi in Africa, nei Paesi di transito dei flussi per lo screening degli aventi diritto all`asilo e un`equa distribuzione tra i 28 Stati Ue. L`Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, ha auspicato una «partnership reale, non burocratica» tra Ue e Paesi africani. Rimarca Biffoni: «Non è sostenibile che in Ue ci siano solo 5 Paesi su 28 che accolgono i migranti dal Nordafrica - due nazioni scandinave più Germania, Francia e naturalmente l`Italia - e ci siano casi come la Croazia, che pure è membro della comunità, che accoglie soltanto 22 migranti». Non manca la polemica di Salvini (Lega Nord): «Quanti morti ancora - si chiede -per colpa degli ipocriti? Non so come facciano Renzi, Alfano e Boldrini a dormire sonni tranquilli con la strage continua di migranti, non capiscono che più ne partono e più ne muoiono?».



«Migliaia di migranti pronti allo sbarco servono le strutture»
Una circolare del Viminale allerta i prefetti: in caso di emergenza possibile anche requisire locali. Ieri tragico naufragio: nove morti
Il Messaggero, 14-05-14
Valentina Errante
L`ALLARME
ROMA L`allarme del Viminale, nell`ufficialità della circolare indirizzata ai prefetti, è stato diffuso ieri: «Emergenza sbarchi». Perché, nei prossimi giorni, la situazione incandescente in Libia e le condizioni meteorologiche favorevoli non lasciano dubbi alle previsioni. Un flusso enorme di partenze. Così le migliaia di migranti che sbarcheranno in Italia dovranno essere accolti in tutte le regioni, dal momento che le strutture abitualmente utilizzate sono già al collasso (ospitano 87mila persone, 20mila arrivate in Italia solo dall`inizio dell`anno). L`allerta è massima, tanto che le prefetture «in caso di indisponibilità» potranno «far ricorso a provvedimenti di occupazione d`urgenza e di requisizione espressamente previsti dalla legge».
La lettera del Dipartimento per le libertà civili e l`immigrazione, inviata anche all`Anci, avverte: «Dallo scorso venerdì a oggi sono giunte oltre 28 segnalazioni di imbarcazioni presenti in un vasto tratto di mare per un complessivo numero di 5.600 persone che hanno chiesto soccorso alle strutture alle strutture della Guardia costiera, di Triton e della Marina militare. D`altra parte, la nostra penisola rimane, nel confuso contesto internazionale, l`unico luogo di approdo». Negli ultimi tre giorni nove corpi sono stati recuperati dalla Guardia costiera a circa 80 miglia dalla Libia. Oltre 500, secondo stime Unhcr, le vittime dall`inizio dell`anno, trenta volte in più rispetto allo stesso periodo del 2014. E il ministero dell`Interno ha già distribuito nelle regioni 6.500 migranti.
IL DOCUMENTO
Dopo la frenata degli arrivi a causa del maltempo, le previsioni sono drammatiche. Sono tra 500mila e un milione i disperati pronti a partire. La scelta del Viminale potrebbe suscitare polemiche, soprattutto nelle regioni dove si voterà a maggio, ma non ci sono alternati- ve: «Nella chiara consapevolezza della fatica che tale attività comporterà nei rapporti istituzionali nell`ambito provinciale - si legge si rende indispensabile trovare soluzioni per una civile accoglienza ai gruppi di migranti richiedenti asilo».
«La tragica situazione in atto in vari quadranti del Medio Oriente e dell`Africa e, in particolare la condizione di ingovernabilità che si delinea nel territorio libico, sta determinando in maniera drammatica pesanti riflessi sul terreno dei richiedenti asilo che, incuranti anche delle ripetute tragedie che si sono verificate negli ultimi mesi, affrontano ogni genere di rischio nella speranza di raggiungere il continente europeo. In questo quadro, è indispensabile far fronte alle responsabilità che incombono su ciascuno di noi, nonostante le difficoltà ben note di impatto sul territorio, in un clima di crescente difficoltà ad assorbire nuovi flussi di richiedenti asilo». Le prefetture sono chiamate a «mettere in atto
ogni azione prevista dall`ordinamento giuridico per situazioni caratterizzate da particolari necessità ricorrendo anche a forme di contrattazione diretta, per un tempo limitato, nelle more della predisposizione degli atti di gara necessari. Tuttavia, a fronte di eventuali indisponibilità, si affida al prudente apprezzamento dei prefetti la possibilità di far ricorso a provvedimenti di occupazione d`urgenza e di requisizione espressamente previsti dalla legislazione vigen- te». Una situazione analoga a quella del luglio scorso. Il Viminale sollecita la «convocazione di un Tavolo regionale, come primo atto di coinvolgimento delle rappresentanze del governo locale, finalizzato a scelte condivise», ma precisa «in mancanza di tale presupposto, a una suddivisione equa delle responsabilità di tutti i capoluoghi di provincia delle regioni, senza esclusioni ed eccezioni».
NEL LAZIO 250
Secondo le indicazioni 700 ríchíedenti asilo saranno accolti rispettivamente da Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia Romagna • e Campania. Trecento in Puglia; 250 nelle Marche e nel Lazio; Friuli, Liguria, Sardegna e Calabria ne accoglieranno 200 ciascuno, 150 sono destinati all`Abruzzo; 100 a Basilicata, Molise, Sicilia e Umbria, 50 nella provincia autonoma di Bolzano e altrettanti a Trento e Aosta.



POCO TEMPO PER EVITARE IL PEGGIO
Corriere della sera, 14-04-2015
Franco Venturini
Il cordoglio e la pietà per quanti continuano ad essere inghiottiti in quell`immenso cimitero che chiamiamo Mediterraneo si uniscono ormai all`ansia della fretta e alla paura dell`impotenza. Sono «soltanto» dieci i morti di ieri. Ma negli ultimi quattro giorni i migranti sono stati quasi settemila. E siamo soltanto in aprile, all`alba della buona stagione. Chi dedica ai flussi migratori dalla Libia una attenzione professionale ritiene che l`Italia abbia due mesi, tre al massimo, prima che sulle nostre coste meridionali si abbatta uno tsunami di diseredati: 250.000 secondo gli ottimisti, 500.000 per chi crede che a mettersi in moto sarà un «bacino» più ampio costantemente alimentato dal moltiplicarsi delle guerre, dal Corno d`Africa allo Yemen, dalla Siria più che mai in fiamme all`Iraq dove si tenta di contenere l`Isis. Per avere un termine di paragone, nel 2o14 la cifra corrispondente fu di 170.000 per tutto l`anno.
Inevitabilmente, se le cose andranno così, molti `moriranno nel tentativo di raggiungere l`Europa toccando le rive italiane. A loro andrà ancora una volta il nostro dolore, mentre Guardia costiera, Marina militare e tanti altri si dedicheranno a salvare i più fortunati. Ma non ci si può più fermare a questo. L`arrivo di una massa di immigrati senza precedenti tenderà a destabilizzare la nostra politica interna favorendo i partiti del tanto peggio tanto meglio, assorbirà risorse economiche che non ci sono, farà piovere sull`Europa sacrosante indignazioni, ma l`Europa poco farà per darci una mano, inaridita com`è dalle competenze nazionali e dalla scarsità di mezzi e di volontà politiche.
L'opinione pubblica italiana non deve farsi travolgere. Deve invece pensare al costo delle guerre e delle miserie, anche di quelle lontane. Ma soprattutto, se è vero che abbiamo due o tre mesi di tempo, dobbiamo identificare nella Libia il primo interesse nazionale italiano e tentare, con i nostri alleati, di battere sul tempo i negrieri del XXI secolo. Si dice che siano ventimila i miliziani libici che gestiscono i campi di coloro che attendono il barcone di turno. Gestiscono, cioè torturano, violentano, estorcono denaro dalle famiglie d`origine e poi consegnano i disgraziati agli scafisti. Non sarebbe impossibile colpire la loro logistica, ma chi ci coprirebbe le spalle? Quale governo libico legittimerebbe la nostra azione? Come potremmo evitare di unire tante altre bande e tante altre milizie contro lo straniero, per di più ex colonizzatore?
Il negoziato e la politica anche per questo tengono ancora banco. Perché in Libia, se si vuole evitare un disastro ancora più grande e indirizzare tutti contro l`espansione territoriale dell`Isis, bisogna far nascere un unico interlocutore. E bisogna farlo imponendo un limite di tempo alle rivalità, alle vendette, alle ambizioni smodate delle fazioni che hanno sin qui messo i bastoni tra le ruote al rappresentante dell`Onu Bernardino León. Ad Algeri è cominciato ieri il secondo round di incontri tra parlamentari di parti opposte. Domani si tornerà anche al più importante tavolo di Rabat, e León spera di strappare un accordo sulla sua complessa proposta istituzionale: un governo di unità con a capo un presidente, e al suo fianco un consiglio presidenziale composto da tecnici indipendenti; un Parlamento basato su quello odierno di Tobruk ma arricchito da una fetta di quello di Tripoli; un Consiglio di Stato e una assemblea costituzionale. Ottimo per trovare un posto a tutti, ma potrebbe funzionare? Certamente no se l`ex generale Haftar continuerà a fare la guerra con l`appoggio di Egitto ed Emirati, trovandosi di fronte gli islamisti foraggiati dal Qatar e dalla Turchia. Certamente no se si accentuerà la tendenza alla disgregazione politica e militare presente su entrambi i fronti, a tutto vantaggio dell`Isis.
L`onda anomala di umanità straziata e straziante è ormai alle porte, lo spazio ancora a disposizione della diplomazia è minimo. E anche l`uso della forza non può essere oggetto di facile retorica, se si tiene in conto che una operazione di peace keeping in Libia, con l`accordo dell`Onu e dopo un eventuale successo negoziale, richiederebbe da sessantamila a settantamila uomini pronti a combattere e a morire, non soltanto ad istruire o ad assistere. Dalla Libia, per un verso o per l`altro, è in arrivo una sfida alla tenuta del nostro fronte interno. Quello stesso fronte che subisce involuzioni deleterie in altri Paesi mediterranei, a cominciare dalla Francia con il riciclato Front National e dalla Grecia con la neonazista Alba Dorata. Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.



Migranti, 1.200 sbarcati
Avvenire, 14-04-2015
Sono sbarcati nella notte al porto di Palermo i 1.169 immigrati soccorsi ieri da una nave dellaGuardia costiera. Tra i profughi arrivati nel capoluogo siciliano ci sono anche una cinquantina di bambini e 298 donne, tredici delle quali in stato di gravidanza. I migranti provengono prevalentemente dalla Siria, dall'Eritrea e dalla Somalia.
Al porto una vera e propria task force rappresentata dai funzionari del Comune che si occupa dei minori stranieri non accompagnati, dell'Asp, della Caritas, della Croce rossa e della Protezione Civile. I migranti arrivati verranno trasferiti nei centri di accoglienza di Giacalone e Trabia, nel palermitano. Presenti al porto anche il sindaco Leoluca Orlando e il Prefetto Francesca Cannizzo. "È stato lo sbarco più numeroso qui a Palermo - ha detto il Prefetto Cannizzo - ma la macchina organizzativa ha funzionato benissimo". E il sindaco Orlando: "Ancora una volta Palermo accoglie persone che hanno diritto di essere assistite, anche oggi c'è stata una grande sintonia istituzionale".
Intanto la polizia di Stato di Ragusa ha fermato il presunto scafista dello sbarco di migranti di ieri a Pozzallo. È il 14mo del 2015 ed è originario della Guinea. All'uomo non è contestato soltanto il favoreggiamento dell' immigrazione clandestina, ma anche la morte, derivante da altro reato, di un migrante, deceduto durante la traversata dopo aver esalato benzina che era rovesciata per il mare mosso. La salma, hanno riferito testimoni, è stata gettata in mare e il corpo è stato dato dilaniato da squali che seguivano il gommone.



Immigrati, boom di partenze: in mare 10 morti, migliaia i salvati
Il Viminale scrive alle Regioni: preparatevi ad accoglierne 10 mila
La Stampa, 14-04-2015
Guido Ruotolo
Di nuovo tragedie nel Canale di Sicilia, con migliaia e migliaia di profughi alla ricerca di un approdo sicuro in Italia. Di nuovo emergenza per accogliere i richiedenti asilo, gli immigrati. E il Viminale fa partire una circolare nella quale assegna a ogni regione un numero aggiuntivo di disperati da accogliere subito. Sono 6.500 in tutto, anche se ne serviranno almeno 10 mila.  
Bel tempo e situazione sempre di più di guerra civile in Libia, portano migliaia e migliaia di immigrati a cercare di partire e attraversare il Canale di Sicilia. Il bilancio di queste ultime ore è di 10 morti e 5.629 sbarchi (da venerdì scorso). Ma ieri pomeriggio altre sedici imbarcazioni hanno lanciato la richiesta di soccorso, insomma sono state segnalate in arrivo.  
Siamo di nuovo ai numeri dell’anno scorso, e questa volta senza «Mare Nostrum», l’operazione umanitaria di soccorso della Marina militare e della Guardia costiera. Secondo i dati in possesso al Viminale dal primo gennaio scorso ad ieri mattina sono sbarcati 14.581 immigrati ai quali vanno aggiunti 3.679 salvati e in viaggio su imbarcazioni (mezzi della Marina militare, della Guardia costiera e di Triton) verso i nostri porti. Il totale fa 18.260. Il 13 aprile dell’anno scorso erano 20.075 ma oggi bisogna aggiungerne almeno altri duemila (per difetto) presenti sulle sedici imbarcazioni segnalate in arrivo. Molto probabilmente si supererà il dato delle presenze dello stesso giorno dell’anno scorso.  
«La tragica situazione in atto in vari quadranti regionali del Medio oriente e dell’Africa -scrive allarmato il prefetto Mario Morcone nella sua circolare ai prefetti - e in particolare la condizione di ingovernabilità che si è delineata nel territorio libico, sta determinando in maniera drammatica pesanti riflessi sul terreno dei richiedenti asilo che, incuranti anche delle ripetute tragedie, affrontano ogni genere di rischio nella speranza di raggiungere il continente europeo».
La circolare del Viminale ricorda che da venerdì scorso a ieri ci sono state 28 segnalazioni di imbarcazioni. Solo domenica sono sbarcati 3.791 immigrati. Il prefetto Morcone riconosce che «il clima è di crescente difficoltà ad assorbire i nuovi flussi di richiedenti asilo e si rende indispensabile trovare soluzioni per una civile accoglienza ai gruppi di immigrati e richiedenti asilo».
C’è anche poi la campagna elettorale per le regionali che crea difficoltà, per le polemiche politiche contro l’accoglienza dei profughi che sono forti soprattutto al nord.
Le regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Campania dovranno accogliere 700 immigrati ciascuna. La Puglia 300, il Lazio e le Marche 250. Il Friuli Venezia Giulia, la Liguria, la Sardegna e la Calabria 200. Le altre a scendere fino a 50 immigrati. In tutto, 6.500 appunto.
Lo scenario è preoccupante perchè mancano informazioni concrete sullo scenario libico. Le testimonianze dei profughi sbarcati parlano di migliaia di immigrati pronti a salpare. E di fronte a quella che potrebbe diventare una catastrofe umanitaria, anche le iniziative internazionali, come il dispositivo Triton della Polizia europea di frontiera, appaiono insufficienti.
La stabilizzazione della Libia è davvero un obiettivo della comunità internazionale, lo è doppiamente per noi perchè l’attuale caos si traduce in flussi migratori diretti nel nostro Paese. La Libia diventa così materia di politica estera e interna.In attesa di una evoluzione positiva, sperando che il tentativo del delegato speciale delle Nazioni Unite, Bernardino Leon, di formare un governo di pacificazione nazionale vada in porto, l’Italia sta cercando di trovare delle intese bilaterali con i paesi rivieraschi. Soprattutto con la Tunisia, confinante con la Libia, per cercare di fermare il flusso migratorio in partenza dai porti di Zwarah e della Tripolitania.



Migranti, Viminale ai prefetti: "Trovare subito 6.500 posti". Salvini: "Pronti a occupare alberghi e ostelli"
L'Huffington Post, 14-05-2015
La circolare partita dal Viminale e indirizzata ai prefetti ha i toni di un allarme che non può essere ignorato: è necessario trovare subito 6.500 alloggi per rispondere all’emergenza migranti, un’emergenza che nelle prossime settimane si farà sempre più grande. Tutte le regioni, sottolinea la circolare, devono fare la loro parte. Ma è qui che questo bisogno si scontra con le resistenze degli amministratori locali, soprattutto nelle regioni in cui il 31 maggio si eleggeranno i nuovi governatori.
Ma non è tutto: la richiesta ha scatenato l'ira della Lega Nord, con il segretario Matteo Salvini che si è detto pronto a "occupare ogni albergo, ostello, scuola o caserma destinati ai presunti profughi". Ovviamente invitando tutti - governatori, sindaci, assessori e consiglieri della Lega - a fare altrettanto.
Come scrive oggi il Corriere della Sera, la richiesta del ministero degli Interni è perentoria: la situazione è già al collasso, le strutture destinate all’accoglienza sono strapiene, e sulle coste libiche ci sono centinaia di migliaia di persone che aspettano di partire. Persone che accettano di mettersi nelle mani di trafficanti senza scrupoli pur di provare a salvarsi da morte e distruzione, e che troppo spesso finiscono in mare, dilaniati dagli squali.
Anche questa è cronaca recentissima: la polizia di Stato di Ragusa ha fermato il presunto scafista dello sbarco di migranti di ieri a Pozzallo. È il quattordicesimo del 2015 ed è originario della Guinea. All'uomo non è contestato soltanto il favoreggiamento dell' immigrazione clandestina, ma anche la morte, derivante da altro reato, di un migrante, deceduto durante la traversata dopo aver esalato benzina che era rovesciata per il mare mosso. La salma, hanno riferito testimoni, è stata gettata in mare e il corpo è stato dato dilaniato da squali che seguivano il gommone.
Per quelli che riescono a raggiungere le coste italiane, inizia un altro incubo: quello di un’accoglienza che, allo stato attuale, è quasi impossibile. Per questo dal Viminale si chiede uno sforzo a tutte le regioni. Scrive il Corriere:
    La circolare firmata dal prefetto Mario Morcone, direttore del Dipartimento Immigrazione, prevede che Piemonte, Lombardia, , Veneto, Toscana, Emilia e Campania mettano a disposizione 700 posti, 300 la Puglia, 250 il Lazio e le Marche mentre altri 1.500 vanno divisi nel resto d’Italia. La Lombardia ha già fatto sapere che ci sono problemi dovuti all’organizzazione dell’Expo, dal Veneto non arrivano risposte chiare nonostante il ministero dell’Interno abbia più volte evidenziato la necessità di avere una “distribuzione sull’intero territorio anche per evitare problemi di ordine pubblico”, in particolare “una suddivisione equa delle responsabilità di tutti i capoluoghi di provincia senza esclusioni ed eccezioni”, naturalmente in proporzione rispetto al numero degli abitanti.
Se dall’inizio del 2015 sono quasi 20mila i migranti sbarcati in Italia, con la primavera e soprattutto in vista dell’estate questo numero lieviterà notevolmente. Si considerano tutte le soluzioni, inclusa la possibilità di ospitare i migranti nelle caserme o in tende appositamente allestite.
Il ministero degli Esteri Paolo Gentiloni, intanto, è tornato oggi a chiedere all’Unione europea di fare di più. "La missione Triton non è la soluzione adeguata" per affrontare la questione degli sbarchi – ha detto Gentiloni a Mix 24 su Radio 24 - e, "francamente, che una superpotenza come l'Europa spenda 3 milioni al mese per questa emergenza mi sembra poco". Secondo il ministro, il problema dell'immigrazione "va risolto alla radice", stabilizzando la Libia. È necessario - ha aggiunto – che vengano colpite "le organizzazioni che fanno questo traffico e stabilizzare la Libia".



Bonus bebè. Pubblicato il regolamento, ecco come funziona
80 euro al mese per tre anni alle famiglie, anche immigrate, dove è nato un bambino. Domande via internet, appena l’Inps darà l’ok
stranieriinitalia.it, 14-04-2015
Roma Р13 aprile 2015 - Ci siamo, dopo tanta attesa il bonus beb̬ sta finalmente per vedere la luce.
 Venerdì scorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto con il regolamento sul nuovo contributo concesso dallo Stato alle famiglie nelle quali nasce o arriva con un’adozione un bambino. Qui trovate il testo completo. Ora manca solo l’ok dell’Inps, poi sarà possibile presentare le domande.
Il bonus consiste in un assegno da 80 euro al mese dalla nascita fino al compimento dei tre anni, oppure dal giorno di ingresso nel nucleo familiare tramite adozione fino al terzo anno successivo. Riguarda le famiglie che hanno un indicatore della situazione economica equivalente (Isee) non superiore a 25 mila euro annui, ma quando l’Isee non è superiore a 7 mila euro l’importo raddoppia a 160 euro al mese.
Darà una mano anche alle famiglie di tanti immigrati. Il bonus spetta infatti se la mamma e/o il papà sono italiani, cittadini dell’Ue oppure cittadini extracomunitari, purché siano titolari di un permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo, la cosiddetta carta di soggiorno.
La domanda deve essere presentata via internet all’Inps entro 90 giorni dalla nascita/adozione, oppure entro 90 giorni dall’entrata in vigore del decreto ( quest’ultima norma serve a salvare anche i genitori di bambini nati dal 1 gennaio 2015 a oggi, che potranno prendere gli arretrati). I ritardatari avranno diritto al bonus solo a partire dal mese di presentazione della domanda.
Come dicevamo, ora tocca all’Inps, che dovrà predisporre i moduli e definire nel dettaglio la procedura per presentare le domande online. Quando? Il decreto dice "entro quindici giorni", ma considerato il ritardo accumulato finora si spera che l’ora x per chiedere il bonus bebè scatti prima.

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