Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

19 ottobre 2011

LIVORNO: immigrazione è donna.
OgniSette, 19-10-2011
Claudia Gazineo
L’immigrazione ha molte facce. A Livorno ha soprattutto l’aspetto di una donna. E’ giovane, appena sopra la trentina e parla rumeno. Negli occhi ha un sogno e all’anulare sinistro una fede. E’ una donna coraggiosa, che non ha paura di preparare la valigia e mettersi in viaggio, da sola. Per lei l’ignoto è una sfida e i sacrifici da fare ogni giorno non sono pesanti, perché servono a costruire un futuro per se stessa e per i suoi figli. E’ questo l’identikit che emerge raffrontando le ultime statistiche disponibili sull’immigrazione nella nostra città.
Prendendo ad esempio i dati dell’anagrafe comunale risulta infatti che tra i 10.785 residenti di nazionalità estera, il numero più alto ha la cittadinanza rumena (2142) e tra questi le donne sono in netta maggioranza (1247). In ogni caso le donne sono le più numerose anche nell’elenco generale: 5873 è il totale delle cittadine straniere contro i 4912 di sesso maschile. Volendo stilare una classifica delle nazioni più rappresentate (considerando uomini e donne) scopriamo che a Livorno si sono stabiliti,  subito dopo i rumeni, soprattutto cittadini albanesi (1721), peruviani (894), ucraini (754) , senegalesi (601),  seguiti da marocchini, filippini, cinesi, moldavi e dominicani. Se invece si prendono in esame  i dati suddivisi per sesso  emerge che la top ten femminile, guidata dalle rumene, evidenza una forte componente albanese (776), ucraina (644), peruviana (504)  filippina (257)  e, a seguire, residenti di nazionalità marocchina, moldava, cinese, polacca e dominicana. Gli uomini che scelgono di vivere a Livorno, poi, sono in prevalenza: albanesi (945), rumeni (895), senegalesi (536), peruviani (390), marocchini (347) e in misura minore cinesi, filippini, tunisini, ucraini, e moldavi.
C’è da dire che Livorno è una delle tre province toscane (insieme a Lucca e Massa) che accoglie meno immigrati, se si considerano le presenze straniere in rapporto al numero di abitanti. Se si guarda al territorio della nostra provincia, invece, si nota che, subito dopo il capoluogo, gli stranieri scelgono di fermarsi soprattutto nel territorio della Bassa Val di Cecina, mentre tra i Comuni che ospitano più stranieri figurano, nell’ordine, Piombino, Rosignano e Cecina. Influenti, sempre  per quanto riguarda la provincia, anche i numeri di residenti di origine tedesca, francese e inglese.
Un pianeta, quello dell’immigrazione, in cui gravitano  numerose realtà: in tutta la provincia, si contano una sessantina di associazioni e sportelli attivi sul territorio. Proprio domani al Centro Donna prende il via un corso di lingua italiana per migranti. L’iniziativa, promossa e finanziata  dal Comune, permette non solo di superare l’ostacolo della lingua, ma anche di conoscere meglio la città e le sue tradizioni.

 

Gli immigrati che affittano ai genovesi "Il ricambio è continuo"
Viaggio tra i nuovi affittacamere, passando per i phone center. Dove i prezzi sono sempre più alti, e in nero 
la Repubblica, 19-10-2011
ERICA MANNA
Gli affittacamere dei Phone Center di via Pré non fanno discriminazioni. "Sei italiana? Meglio ancora, di solito sono più ordinate. Ma alla famiglia non importa da dove vieni". La famiglia è per lo più sudamericana. Ma ci sono anche bengalesi, senegalesi, nigeriani che subaffittano un posto letto a studenti o ad altri immigrati. Basta che la "chica" sia "seria e sola", specificano in biro blu i foglietti appesi alle pareti, in un misto di spagnolo, italiano e vaghe indicazioni geografiche dove i punti di riferimento sono supermercati e macellerie: "Se alquila un cuarto en via Vezzani", "Affitto camera frente carniceria latino", o "camera in zona Rivarolo vicino Coop". Se no, basta chiedere.
Alla parola "stanza", il proprietario dell'internet point tira fuori da dietro il bancone i bigliettini fitti di numeri di telefono. Il prezzo non si specifica mai prima: "Incontriamoci e ci mettiamo d'accordo", è la buona regola. Ma attenzione, perché la stanza subaffittata in nero non è mai a buon mercato: per una singola arrivano a chiederti anche 250 euro tondi tondi, spese escluse. Spese da dividere con gli altri membri della famiglia. Senza nessuna garanzia: "Prenditi i numeri", avverte il gestore pakistano di un phone center di via Pré. "Però ricordati che io non so nulla di queste famiglie. Non mi prendo nessuna responsabilità, io. Appendo gli annunci e basta".
La prima telefonata alla ricerca di un posto letto è a una famiglia senegalese, che cerca un coinquilino in un appartamento in via Balbi. Zona piuttosto ambita, visto che dall'altro capo del filo rispondono subito: "Peccato, l'ho già affittata a un ragazzo proprio oggi". Secondo tentativo, con una famiglia peruviana a Sampierdarena, via Buranello. Un po' fuori mano per chi studia all'università, ma "noi siamo solo in tre in casa, quindi è anche meglio per il bagno, visto che è da dividere". Il costo è di 200 euro, "però se siete in due potete pagare anche 150 a testa". Il calcolo è quantomeno approssimativo, così riattacchiamo.
Va meglio alla terza chiamata. La casa è a Rivarolo, la ragazza ecuadoriana ha una voce gentile: "Se vuoi possiamo vedere la stanza anche subito, mia mamma oggi lavora tutto il giorno, ti accompagno io". Lei vive con il suo ragazzo, a San Martino. È in Italia da vent'anni, "sono arrivata che ero piccola", cerca lavoro come baby sitter. In casa sono rimasti solo in due, spiega, la madre - che lavora come badante nel fine settimana - e il marito, che l'ha raggiunta da poco dall'Equador. "Non vi darete fastidio, vedrai". L'appartamento è al secondo piano di un palazzo in via Teglia. Corridoio stretto, un bagno, una piccola cucina colorata e due stanze. "Questa sarebbe la tua", e mostra un lettino contro il muro, una sedia, due armadi ("Uno è pieno, ma se vuoi facciamo un po' di spazio"): dieci metri quadrati in tutto, e una finestra che guarda la strada. L'affitto è di 250 euro, più un terzo delle spese.
"Si è già interessata a questa casa una signora ecuadoriana, se per te non è un problema potete dividere la camera - suggerisce la ragazza - mettiamo un altro lettino, così spendete meno". Per la risposta non c'è fretta. Anche al phone center di Rivarolo, fuori dalla metropolitana, la bacheca è coperta di foglietti. Come in quello in fondo a via del Campo: "Se oggi non trovi niente - suggerisce un signore indiano - prova a tornare domani. C'è un ricambio continuo".

 

Immigrazione: l’Italia multietnica dei comuni taliani
Agora Vox, 19-10-2011
C’è la contrazione demografica, calano le nascite di nuovi bambini italiani, la società rischia di invecchiare, specie con l’aumento dell’aspettativa di vita. Nessuna battuta d’arresto nei nuovi “arrivi” di neonati stranieri, di seconda generazione, nati da genitori immigrati in Italia per trovare lavoro.
Un abitante su cinque è straniero nei comuni di Baranzate, Pioltello e Porto Recanati. Sono le località dove si registra la più alta presenza di stranieri sul totale dei residenti. A contendersi i primi posti sono Novi di Modena, dove più della metà dei neonati è straniero (51,4%), Baranzate (49,6%) e Canelli (48,4%).
Sono i dati di uno studio della Fondazione Leone Moressa sulla popolazione residente straniera al 1 gennaio 2011, prendendo come oggetto di studio i comuni italiani con più di diecimila abitanti.
Osserviamo attentamente i dati. Baranzate (26,5%), Pioltello (22,8%) e Porto Recanati (21,9%) sono i comuni italiani che mostrano il maggior peso della popolazione straniera residente su quella totale. A questi seguono comuni del Nord e del Centro, come Rovato (in Lombardia 21,3%), Arzignano (in Veneto 21,1%), Lonigo (in Veneto 20,9%), Castel San Giovanni (in Emilia Romagna 20,3%) e Santa Croce sull’Arno (20,3%).
Nei comuni del Nord c’è una maggiore presenza di stranieri rispetto alle aree meridionali: in Sicilia o in Puglia i primi comuni, rispettivamente Vittoria e Lecce, mostrano incidenze di appena l’8,2% e il 6,3%.
Nei comuni di Novi di Modena, Baranzate e Canelli nel corso del 2010 il numero di nati stranieri è stato pari a quello dei nati italiani. Nel primo comune dell’Emilia Romagna la percentuale è stata del 51,4%, nel primo comune della Lombardia 49,6% e nel primo comune del Piemonte il 48,4%. A questi seguono tre comuni del Veneto: Susegana (47,8%), Arzignano (45,5%) e Lonigo (45,2%). Stessa situazione: è maggiore il numero di nascite di bambini stranieri rispetto alle quelle registrate in quelle aree. Al Sud il fenomeno è meno frequente.
La crescita della popolazione straniera è più intensa al Sud rispetto alle aree settentrionali. Santa Maria la Carità (Campania) è il comune che ha visto aumentare maggiormente il numero dei propri stranieri residenti (+44,6%), seguito da Guspini (Sardegna) con il +45,2% e da San Pietro Vernotico (in Puglia) con il +42,4%.
I comuni del Nord, pur evidenziando variazioni positive, mostrano un trend rallentato: il primo comune lombardo (Cornaredo) ha visto aumentare il numero dei propri stranieri del 20%, quello veneto (Porto Tolle) del 17,9%.

 

ELBA. Immigrazione in crescita. Occupazione: al primo posto colf e assistenti domestiche
OgniSette, 19-10-2011
Valentina Caffieri

L’Isola d’Elba per la sua posizione strategica è sempre stata, anche nei secoli più lontani, al centro di traffici nazionali e internazionali. Con le varie dominazioni che poi si sono avvicendate hanno circolato sul territorio elbano non soltanto merci ma anche persone, molte delle quali, in alcuni casi, si sono integrate con la popolazione locale. Anche molti elbani, sia nel passato lontano che recentemente, si sono allontanati  e si allontanano dal proprio territorio, soprattutto per motivi di studio e lavoro.
Tuttavia da alcuni anni, anche all’Elba, come in altre zone d’Italia e d’Europa, si registra l’aumento del fenomeno dell’immigrazione. Da alcuni dati relativi al 2010 e da quelli degli anni precedenti (Fonte Irpet)  risulta che il numero delle persone provenienti da paesi stranieri nei comuni elbani è in aumento; infatti nel 2010 le presenze straniere, esclusi i tedeschi, sono circa l’8,2 % rispetto al totale della popolazione. I due comuni elbani maggiormente popolati da cittadini stranieri risultano ufficialmente quelli di Capoliveri e  di Rio nell’Elba.
Al primo posto ci sono i cittadini provenienti dalla Romania, seguiti poi da albanesi, marocchini, cinesi e ucraini. Ma di cosa si occupano questi cittadini all’Elba? L’occupazione principale riguarda il lavoro di cura, con colf e badanti in primo piano, seguite da lavoratori in campo edilizio, turistico e commerciale. La popolazione elbana ha una media di età alta, per cui ci sono molti anziani che necessitano di cure e, come avviene ormai da alcuni anni, tante famiglie ricorrono a questo tipo di assistenza. Bisogna dire che anche qui le famiglie hanno subito profonde trasformazioni, per cui spesso i componenti adulti del nucleo familiare lavorano, e quindi hanno bisogno di essere sostituiti da altre figure in questo compito. Ma c’è anche il fatto che, quando ci sono le condizioni, si preferisce lasciare gli anziani nelle proprie abitazioni, non strappandoli al loro ambiente e supportandoli appunto con la presenza di persone che si prendano cura di loro e della gestione della quotidianità.
Per quanto riguarda invece le persone che si occupano dei lavori di cura, soprattutto donne, c’è da dire che molte transitano sul territorio elbano per alcuni periodi, per poi tornare nella loro terra di origine, dopo aver lavorato per un certo periodo di tempo e aver guadagnato cifre tali da garantire alla propria famiglia un futuro meno incerto. Ma ci sono anche casi in cui le persone rimangono sull’Elba, integrandosi con la popolazione locale.
A questo proposito, con l’obbiettivo di dare supporto agli immigrati e di favorire l’integrazioni l’Asl 6 di Livorno ha da alcuni anni attivato, mediante l’affidamento a cooperative sociali, uno sportello immigrati aperto quattro giorni alla settimana, un servizio di mediazione linguistico/culturale, sostegno alla genitorialità, consulenze professionali, consultoriali e per la casa, e assistenza a tutte la pratiche amministrative.

 

Integrarsi in VAL DI CORNIA
OgniSette, 19-1090-2011
Irene Nardi
In Itala ogni anno cresce sempre di più il numero degli immigrati provenienti da vari paesi europei ed extraeuropei.
Tutti giungono nel nostro paese in cerca di lavoro e di una vita migliore rispetto a quella del paese di origine e spesso si integrano così bene nel contesto sociale in cui si trovano da decidere di rimanere e di trascorrere qui la loro vita.
Anche in Val di Cornia la presenza di immigrati è molto elevata come ci conferma anche Anna Tempestini, assessore del comune di Piombino con delega in materia e presidente della Società della Salute della Val Di Cornia.
«Il numero di etnie presenti nella nostra zona è piuttosto elevato. Gli immigrati provengono soprattutto da paesi extracomunitari come Senegal, Marocco e dalla Romania che oggi fa parte a tutti gli effetti della comunità europea. La presenza di etnie diverse rappresenta un aspetto positivo per noi perché si evita di avere quello che io definisco il “fenomeno Prato” e quindi una difficile gestione della comunità di immigrati come accade appunto nella città toscana.
Gi immigrati qui da noi riescono per la maggior parte a integrarsi grazie ai servizi che nel corso degli anni abbiamo attivato sul territorio in collaborazione con tutti le amministrazioni comunali e con l’associazione Samarcanda che effettua un’attività di sportello per gli immigrati. I bisogni principali riguardano l’educazione dei figli e l’inserimento nel contesto scolastico e la necessità di una mediazione linguistica e culturale che viene portata avanti attraverso un servizio attivato da alcuni anni in collaborazione con la scuola, il consultorio e con progetti di doposcuola.
La maggior parte degli immigrati, – prosegue Tempestini, – è impiegata nei settori dell’edilizia e dell’agricoltura mentre le donne, soprattutto provenienti dall’Europa dell’est, sono impiegate come badanti.
Certamente le difficoltà che ritrovano ad affrontare quando giungono qui non sono poche; hanno bisogno di una casa, di un lavoro e in un momento particolare come questo la loro condizione è più complessa rispetto ad altri perché spesso la perdita del lavoro significa anche perdita dell’alloggio e del permesso di soggiorno. Inoltre, laVAL DI normativa vigente non li aiuta, anzi a volte li penalizza».

 

Immigrati: Di Benedetto (Pd), linea credito aiuto concreto per rilancio Lampedusa
la Repubblica, 18-10-2011
Palermo, 18 ott. - (Adnkronos) - ''Siamo di fronte ad un provvedimento che rappresenta, finalmente, un aiuto concreto al rilancio di Lampedusa e Linosa dopo le tante promesse a vuoto del governo Berlusconi''. Lo dice Giacomo Di Benedetto, deputato regionale siciliano del Pd, parlando dell'emendamento presentato dal governo regionale e approvato questa sera dall'Ars nell'ambito dell'esame del ddl sulla lingua dei segni. L'emendamento prevede che le imprese e microimprese di Lampedusa e Linosa potranno ottenere credito dalle banche con particolari agevolazioni: gli interessi saranno a carico della Regione siciliana, e il credito potra' essere estinto dal committente in un periodo che puo' arrivare fino a 20 anni. ''Ringrazio il parlamento e le forze politiche che hanno approvato la norma in un clima di collaborazione e solidarieta'. Ho sostenuto questo provvedimento - dice Di Benedetto - che e' stata integrata da un mio sub-emendamento, che prevede che i benefici siano limitati alle imprese che hanno sede legale a Lampedusa e Linosa. E' un primo e parziale riconoscimento da parte delle istituzioni siciliane ad un comunita' che sta facendo fronte con tutte le sue energie al dramma dell'immigrazione''.

 

IMMIGRAZIONE: UNHCR, CRESCONO DEL 17% LE DOMANDE DI ASILO NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI
Agen Parl Agenzia Parlamentare, 18-10-2011
(AGENPARL) - Ginevra, 18 ott -  Un rapporto pubblicato oggi dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) evidenzia un incremento del 17% nelle domande di asilo presentate nei paesi industrializzati durante i primi sei mesi del 2011. La maggior parte dei richiedenti provengono da paesi con una lunga tradizione di esodo. Secondo il rapporto dell’UNHCR - Asylum Levels and Trends in Industrialized Countries, primo semestre 2011 - dal 1 gennaio al 30 giugno 2011 sono state presentate 198.300 domande di asilo, rispetto alle 169.300 relative allo stesso periodo dell’anno precedente. Considerando che le domande di asilo normalmente raggiungono il picco nella seconda metà dell’anno, le proiezioni dell’UNHCR indicano che alla fine del 2011 potremmo arrivare a 420.000 domande, il totale più alto in otto anni. Fino ad ora, le crisi che hanno comportato esodi maggiori nel 2011 riguardano l’Africa occidentale, il Nord Africa e il Corno d’Africa. Il rapporto evidenzia infatti un incremento nelle domande di asilo provenienti da cittadini di Tunisia, Costa d’Avorio e Libia (rispettivamente 4.600, 3.300 e 2.000) ma complessivamente l’impatto di questi eventi sulle domande di asilo è stato limitato. Considerati in blocco i 44 paesi interessati dalla raccolta dati, i principali paesi di origine dei richiedenti asilo rimangono stabili rispetto agli anni precedenti: Afghanistan (15.300 domande), Cina (11.700), Serbia [e Kosovo] (10.300), Iraq (10.100) e Iran (7.600).
“Il 2011 è stato un anno di movimenti forzati di popolazioni come nessun altro da quando sono Alto Commissario,” ha affermato l’Alto Commissario per i Rifugiati António Guterres. “L’impatto di queste crisi sul numero di domande di asilo nei paesi industrializzati sembra essere stato fino ad ora minore di quanto potevamo aspettarci, dato che la magior parte di coloro che sono fuggiti si sono riversati nei paesi confinanti. Ciò nonostante siamo riconoscenti nei confronti dei paesi industrializzati per aver continuato a rispettare il diritto delle persone di presentare domanda di asilo ed essere audite.” A livello continentale, l’Europa ha registrato il numero più alto di domande di asilo pari al 73% di tutte le quelle presentate nei paesi induztrializati. Solo in Australia si è registrato un declino - 5.100 domande rispetto alle 6.300 dell’anno precedente. A livello di singoli paesi, gli Stati Uniti hanno ricevuto più domande di qualsiasi altro paese industrializzato (36.400), seguiti da Francia (26.100), Germania (20.100), Svezia (12.600) e Regno Unito (12.200). La regione nordica è stata la sola a registrare un calo delle domande in Europa. In Italia sono state registrate, durante il primo semestre del 2011, 10.860 domande di asilo. L’incremento del 102% rispetto allo stesso periodo di riferimento dell’anno precedente è dovuto all’arrivo via mare di richiedenti asilo in fuga dal Nord Africa. Nel frattempo le domande sono più che raddoppiate in Asia Nord-orientale - con 1.300 domande presentate in Giappone e Corea del Sud rispetto alle 600 della prima metà del 2010. Il rapporto non fornisce informazioni su quante domande di asilo si siano poi effettivamente tradotte in concessione di protezione internazionale, né tantomeno i risultati possono rappresentare un indicatore dei movimenti migratori. Il rapporto ‘Asylum Levels and Trends in Industrialized Countries, First Half 2011’ integra il rapporto statistico annuale dell’UNHCR Global Trends Report, pubblicato nel giugno di ogni anno e che quest’anno ha evidenziato come l’80 per cento dei rifugiati del mondo si trovi nei paesi in via di sviluppo.

 

‘A Chjàna’ e ‘Io sono. Storie di schiavitù’, immigrazione per Venezia a Caserta 
Cinquew.it, 18-10-2011
CASERTA - Al Duel Village proiezioni e dibattito sui temi dell’immigrazione. Sugli schermi le pellicole ‘A Chjàna’ e ‘Io sono. Storie di schiavitù’. Giovedì 20 ottobre alle ore 21 in via Paolo Borsellino a Caserta. Giovedì 20 ottobre alle ore 21 al Duel Village secondo appuntamento della rassegna ‘Venezia sbarca a Caserta’. In cartellone il cortometraggio di Jonas Carpignano ‘A Chjàna’ sui drammatici fatti di Rosarno e il documentario di Barbara Cupisti ‘Io sono. Storie di schiavitù’ sulle condizioni di vita degli immigrati in Italia. Entrambe le pellicole, presentate alla 68esima edizione della Mostra del cinema di Venezia, sono tratte da storie vere. ‘A Chjàna’ vincitore del Premio ‘Controcampo’ (per i cortometraggi) racconta infatti le vicissitudini di Ayiva, un giovane immigrato del Burkina Faso che cerca di ricongiungersi con il suo migliore amico dopo aver partecipato alla prima rivolta razziale nella storia d’Italia, quella di Rosarno. ‘Io sono. Storie di schiavitù’ narra invece le vicende di uomini e donne giunti in Italia spinti dalla speranza di una vita migliore e finiti in un incubo ad occhi aperti fatto di miseria e violenza. Non la spettacolarizzazione di una sofferenza altrui bensì un racconto che documenta il crollo di un sogno e della dignità di persone che attendono, reagiscono, e provano a non lasciarsi sopraffare dagli eventi attraverso lo strumento della parola, della confidenza e dello sfogo. Alla proiezione del film seguirà un dibattito con alcuni dei protagonisti degli eventi di Rosarno e con i rappresentanti del centro sociale ex Canapificio, dei dipartimenti immigrazione di Cgil e Cisl e delle numerose associazioni che da anni si occupano del fenomeno in provincia di Caserta.
La rassegna veneziana, promossa in collaborazione con la Ichnos Network Project HD e patrocinata dal Comune di Caserta, proseguirà ogni giovedì fino al 3 novembre. Il biglietto di ingresso è di 3,50 euro.
IL CALENDARIO DEI FILM
Giovedì 20 ottobre ore 21 Io sono. Storie di schiavitù di Barbara Cupisti e A Chjàna di Jonas Carpignano
Giovedì 27 ottobre ore 21 Scossa di Francesco Maselli, Carlo Lizzani, Ugo Gregoretti, Nino Russo
Giovedì 3 novembre ore 21 Summer Games . Giochi d'estate di Rolando Colla
Fuoriprogramma (in collaborazione con Feltrinelli di Caserta)
Venerdì 28 ottobre ore 21 Là-bas di Guido Lombardi
www.duelvillage.net

 

L'iniziativa dell'Udc
La Svizzera prepara il referendum contro gli immigrati
Libero, 19-10-2011
Alessandro Carlini
I In Svizzera si prepara un nuovo e controverso referendum. Quello contro l'immigrazione di massa, che riguarda anche i Paesi dell'Unione europea, e perfino i tanti frontalieri che si spostano dall'Italia alla Confederazione per lavorare. L'Unione democratica di centro, Udc, primo partito politico svizzero, noto per le sue posizioni conservatrici, ha annun­ciato di avere le firme sufficienti per votare un progetto di legge che potrebbe minacciare gli accordi bilaterali tra Berna e Bruxelles. «In solo due mesi e mezzo abbiamo già raccolto l'appoggio di 120.000 persone», si rallegra il partito. In Svizzera, per organizzare un referendum servono 100.000 firme.
Lo stesso Udc era già stato promotore di numerose iniziative sul tema degli stranieri e del bando della costruzione di minareti. Questa volta però non se la prende con l'immigrazione esterna all'Unione ma con quella interna. I conservatori svizzeri hanno più volte denunciato i numeri di quella che definiscono come una vera e propria invasione. Nell'ultimo anno gli ingressi di immigrati sono stati oltre 138 mila, con un saldo migratorio positivo di 76 mila. Mentre il numero
complessivo di stranieri nel Paese ha già superato gli 1,7 milioni, e rappresenta il 22,3% della popolazione. L'iniziativa popolare federale vuole limitare gli ingressi, «mediante tetti massimi e contingenti per tutte le autorizzazioni contemplate nella legge sugli stranieri».
Saranno inclusi i frontalieri, come pure i rifugiati, e verrà privilegiata la manodopera locale. Da tempo viene condotta una campagna molto dura contro gli italiani che lavorano in Svizzera. L'Udc ha tappezzato le strade del Canton Ticino con cartelli che ritraggono i nostri connazionali come avidi topi, intenti amordere il formaggio svizzero, simbolo della pro-sperità locale "portata via" dagli italiani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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