Il razzismo esiste, ma è sbagliato gridare «al lupo, al lupo»


Questi i fatti per come li abbiamo potuti ricostruire. Mercoledì 23 giugno alle ore 21.30 tre operai senegalesi si presentano in una pensione a Meolo in provincia di Venezia, ma vengono insultati e cacciati dal proprietario.
Ne nasce uno scandalo. Così la figlia del titolare: «io non ero presente. Ma, se è successo così, ci dispiace. Il fatto di aver accettato tranquillamente la prenotazione dimostra che per noi non c’era alcun problema ad ospitarli. Purtroppo mio padre è ultra 70enne, ha problemi di salute e una certa mentalità. Anche per noi costituisce un problema quotidiano. Ma non so se valga la pena montare un caso su questo fatto: qui alloggiano albanesi, ex jugoslavi e altri stranieri». In effetti, in assenza di prove contrarie, la spiegazione appare plausibile. Non così è sembrato a molti tra coloro che hanno ripreso la notizia e a tantissimi navigatori di internet che ne hanno fatto l’occasione per una vibrante denuncia del “razzismo veneto”. Guai a sottovalutare, evidentemente: il razzismo esiste, è insidioso e dissimulato e il “giustificazionismo” è molto diffuso. Ma è altrettanto vero che non abbiamo alcun bisogno di gridare “al lupo al lupo”. Razzista è termine massimamente denigratorio, forse il più stigmatizzante all’interno dei sistemi democratici, certo il più riprovevole per le culture che fino a qualche decennio fa erano maggiormente condivise in Italia (quella “cattolica” e quella “socialista”). Guai a non definire con parole appropriate l’intolleranza, la discriminazione, la xenofobia, quando si manifestano. Ma guai a utilizzare banalmente il termine “razzista” quando si sia in presenza d’altro. Non è un modo per rafforzare la convivenza bensì un mezzo per degradarla.
l'Unita 29 giugno 2010
Italia-razismo
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