Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

12 giugno 2014

Migranti, Casini al governo: superare Mare Nostrum
Il Messaggero, 12-06-14
Paolo Cacace
ROMA Di fronte alla campagna che intende cancellare i meriti dell`operazione "Mare nostrum", scattata all`indomani della tragedia di Lampedusa dell`ottobre 2013 che provocò la morte di 366 immigrati, interviene con tutto il suo peso Giorgio Napolitano. Ricevendo al Quirinale i vertici della Marina in occasione della festa del corpo e una delegazione di allievi degli istituti di formazione, il capo dello Stato sottolinea come con quell`operazione «l`Italia sia all`avanguardia nello sforzo per reagire correttamente dinanzi all`ondata di disperazione proveniente dal Mediterraneo».
«Siamo un esempio, non ce n`è di simile, ci siamo assunti questa responsabilità: non abbiamo girato la testa dall`altra parte», afferma Napolitano. «Ogni volta c`è da rabbrividire quando sentiamo quanti bambini e quante donne c`erano a bordo di quei barconi e vediamo la generosità, lo slancio ammirevole con cui i marinai italiani fanno fronte a questa emergenza». Inoltre il capo dello Stato sottolinea come il nostro Paese non è «rimasto inerte in attesa di un impegno che venisse anche da altri Stati della Ue benché non direttamente investiti da questa ondata migratoria, oltre perché non hanno uno sbocco al mare».
«Noi invece abbiamo mare dappertutto e soprattutto al Sud, a brevissima distanza dalle coste africane, dalle coste di un Paese che attraversa un processo difficilissimo di trasformazione, la Libia, da dove partono barconi di speranza e disperazione». E Pier Ferdinando Casini, relatore della mozione di maggioranza, nel suo intervento è partito proprio dalla frase del Capo dello Stato: non abbiamo girato la testa dall`altra parte. «Ecco ha detto - questo è stato semplicemente quello che il nostro Paese ha fatto: davanti a un`emergenza causata da una tragedia immane, ci siamo assunti la responsabilità di una gestione straordinaria, immediata e irripetibile di un flusso di persone disperate». Ma occorre fissare un termine. Ed è proprio in tale senso che va interpretata la mozione della maggioranza discussa ieri al Senato e illustrata da Casini, che esorta il governo a verificare ogni iniziativa che consenta «il superamento» di "Mare Nostrum": «Una doverosa risposta emergenziale, ma che non può in alcun modo costituire la soluzione definitiva». Rimarcando che l`Italia è orgogliosa della missione, ma che deve essere sostenuta dalla Unione europea. «Occorre un coinvolgimento più ampio e iniziative nel territorio africano. Nessuno può fare demagogia sulla pelle di tanta povera gente».
I NUMERI
D`altra parte i numeri parlano chiaro: fino a oggi sono stati salvati 27.790 immigrati 3.034 dei quali minori. Dunque, nessuna recriminazione e nessun avallo a chi parla di «fallimento» dell`operazione.
Naturalmente - come ha sottolineato il ministro Pinotti - il «Mare nostrum» non può essere solo «nostrum». I costi sono altissimi: 9,3 milioni di euro al mese. «L`Italia non ce la fa proprio a sostenere il peso e la fatica di questo straordinario impegno».



«Una via d`uscita per Mare Nostrum»
Migranti, approvata dal Senato la mozione di Casini
il Mattino, 12-06-14
Lucio Galluzzo
PALERMO. Una mozione di maggioranza in discussione al Senato impegna il governo «a verificare ogni iniziativa che consenta il superamento» di Mare No strum, «doverosa risposta emergenziale, ma che non può in alcun modo costituire la soluzione definitiva». Insomma «così non si può continuare in eterno». E questo, ovviamente, non toglie nulla al valore dell`impegno profuso dalla Marina militare che ha tutelato la sicurezza di decine di migliaia di migranti. Un valore, ribadito proprio ieri dal Capo dello Stato, nella ricorrenza della Festa della Marina. Con «Mare Nostrum siamo stati un esempio ha detto Napolitano -, non abbiamo girato la testa dall`altra parte, l`Italia è all`avanguardia nello sforzo per reagire correttamente dinnanzi all`ondata di disperazione».
A girare la testa dall`altra parte, invece, sono stati l`Europa e il resto del mondo. Ci hanno applaudito nella logica dell`"armiamoci e partite". Non è servito l`allarme, lanciato da varie forze politiche - a partire da Pier Ferdinando Casini, relatore della mozione approvata a Palazzo Madama che pur convenendo sull`impossibilità di restare spettatori neutrali delle tragedie in mare si ponevano già tre mesi fa seri interrogativi sulla possibilità di "tenuta" di un`operazione che oggettivamente andava incontro anche agli interessi delle mafie che gestiscono il traffico di esseri umani dall`Africa.
Come uscirne, allora? Il premier Matteo Renzi ha abbozzato una strategia: chiamare in causa Onu, costringerlo ad aprire centri di raccolta nei Paesi africani d`imbarco, dare assistnza localmente e intanto verificare chi ha diritto e chi no all`asilo politico in Europa. Selezionare, in altri tempo, filtrare l`esodo.
L`allarme e le preoccupazioni di ieri si sono dunque tradotte oggi, anche a fronte della linea di tendenza manifestata da Renzi, in un acuto stato di disagio emergenziale che ha suggerito alla maggioranza di chiedere al governo una exit strategy da Mare Nostrum. E queste preoccupazioni affiorano anche dentro il governo. La Marina - ha detto chiaro e tondo il ministro Roberta Pinotti - «non ce la fa più». Non ha più risorse finanziarie per affrontare un costo di 9,5 milioni al mese.
Per continuare occorre rifinanziare, magari inserendo il soccorso in mare nel capitolo delle missioni militari all`estero. E c`è di più: gli scenari elaborati dal Viminale prevedono che se non si cambia registro alla fine del 2014 avremo accolto 100 mila migranti. Cinquanta mila sono già entrati nei primi 6 mesi. Nel 2011, anno record con 63mila arrivi sulle coste italiane, fu proclamato lo stato di emergenza e il capo della Protezione civile Franco Gabrielli fu nominato commissario delegato e furono stanziati oltre 700 milioni di euro. Una cifra, questa, che dovrebbe oggi essere almeno raddoppiata, a fronte delle previsioni del Viminale sugli arrivi, tenendo conto dei maggiori costi rispetto a tre anni fa del "dossier" immigrazione: 30-35 euro al giorno per vitto ed alloggio dei migranti accolti nei centri; nove milioni e mezzo al mese per i pattugliamenti di Mare Nostrum; più i costosi voli di trasferimento interni e quelli di rimpatrio nei Paesi di origine.
Da canto suo il ministro dell`Interno Angelino Alfano oltre a dover fare fronte alla prima accoglienza deve fare i conti con
le proteste dei sindaci chiamati a gestire la montante emergenza. Alfano ha raccolto le proteste e le proposte dell`Anci e ha spiegato che sta predisponendo «un piano per accogliere quelli che hanno il diritto di asilo e per espellere quelli che non ce l`hanno». Ma come la Pinotti ha bussato al ministero dell`Economia. «Servono soldi per Mare Nostrum - ha detto - e siamo stanchi, l`Europa non ci sta dando quelle risposte che aspettavamo. L`operazione deve concludersi, non domattina, ma dobbiamo individuare una via d`uscita. Mare Nostrum non può continuare in eterno».



A bordo della nave della speranza: "Così salviamo i profughi in fuga"
Le operazioni di salvataggio della Bergamini della Marina militare al largo di Taranto
la Repubblica.it, 11-06-14
GABRIELLA DE MATTEIS
E' sorridente Solam. E' felice. “Andrò in Inghilterra”. Sul ponte della nave Bergamini della Marina Militare, Solam, 17 anni, è seduta insieme ad altre giovanissime. Con loro ci sono anche bambini. “Ho viaggiato da sola. La mia famiglia è rimasta in Eritrea. Io voglio andare lontano. Ora sono tanto, tanto contenta”. Solam stringe alcuni fogli di carta. C'è la sua grafia. Legge, poi ride. “E' la Bibbia” dice. Ha pregato Solam. Continua a farlo anche ora, mentre guarda la terra ferma. Si vede Taranto, il porto del capoluogo ionico. La nave della Marina che, nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum, ha tratto in salvo il gruppo di 293 migranti sta per attraccare.
Sulla banchina ci sono i medici del 118, della Croce Rossa. Ci sono le barelle per i casi più preoccupanti. La polizia che deve procedere con l’identificazione. E' una macchina collaudata quella dell'accoglienza, a Taranto. “Questo gruppo era particolarmente tranquillo, perchè hanno affrontato un viaggio meno faticoso, durato forse un giorno e mezzo” racconta il comandante della nave Bergamini, Marco Casapieri.
Sul ponte, i migranti sono stati separati. Da una parte le donne, con i bambini, dall'altra gli uomini. “Ho pagato 1600 dollari per venire in Italia” racconta una giovane. Sono tutti di etnia eritrea. Gli uomini della Marina Militare li hanno salvati al largo delle coste siciliane. Erano su un barcone. “Le operazioni per avvicinare le imbarcazioni sulle quali viaggiano i migranti sono le più difficili. Perchè le persone a bordo tendono ad alzarsi quando vedono la nostra nave. Noi facciamo capire loro che devono stare seduti” racconta il comandante della nave. E' andata bene, questa volta. “La soddisfazione maggiore è quando vediamo i bambini che sorridono. Questo ci paga di tanti sforzi” dice il Capo di Stato Maggiore della Marina, l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi.
Sulla nave Bergamini è venuto anche per ringraziare l'equipaggio. Una visita simbolica, nel giorno in cui anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano plaude al lavoro della Marina: “Con Mare Nostrum l'Italia è un esempio. Non abbiamo girato la testa dall'altra parte. Non siamo rimasti inerti in attesa di un impegno che venisse anche da altri paesi della Ue”.
“Nel 2011 non c'era l'operazione Mare Nostrum e arrivarono 45mila migranti. Certo ne morirono molti di più. Possiamo accettare che ne muoiano migliaia? Io da marinaio dico di no, non è accettabile” dice De Giorgi. Perchè è anche questo il senso dell'impiego delle navi della Marina Militare sul fronte della lotta all'immigrazione: evitare le tragedie del mare.
“Prima i profughi arrivavano direttamente sulle coste e finivano nelle mani della criminalità, bisogna intervenire con un filtro, anche sanitario” aggiunge il Capo di Stato Maggiore della Marina che conclude: “L'approccio futuro deve essere il coinvolgimento dell'Onu e dei Paesi alleati visto che i controlli lì sono a zero. La Libia è destabilizzata. La disperazione è dall'Eritrea al Mali. Siamo dinanzi ad un fenomeno di dimensioni epocali. C'è chi fugge dalla guerra e dalla fame”. Con una speranza. Come quella di Sama che ha 24 anni. I suoi occhi hanno visto il mare, prima su un barcone e ora sul ponte della nave. E lei vorrebbe continuare a vederlo ancora. “E' bellissimo” e poi chiede se Milano, Roma sono vicini. Ed ancora se a Milano c'è il mare. “No? Peccato. A me piace tantissimo”. Ha 24 anni e pure lei sogna l'Inghilterra. “Lì c'è mia sorella. E lì io voglio continuare a studiare. Nel mio paese andavo a scuola per diventare un medico”. Sama è scalza sul ponte della nave. Alcune ragazze eritree sono stese, una accanto all'altra. Cercano di riposare. I bambini, invece, continuano a giocare.
Lo hanno fatto quasi subito. “Subito dopo essere arrivati sulla nostra nave hanno cominciato a divertirsi, due in particolare. Ci hanno insegnato un gioco che si fa battendo le mani” racconta un militare della Marina Militare. Un gioco che improvvisano anche dinanzi alle telecamere, alle macchine fotografiche. “Un'altra foto, un'altra ancora” mima un bambino. Gli uomini dell'equipaggio indossano tute sterili, guanti. Una precauzione indispensabile. La nave Bergamini si avvicina lentamente al porto. Il mare è calmo. E le condizioni meteo facilitano i soccorsi. Il rumore simile a quello di uno sparo, un'operazione di routine per lanciare la corda e procedere con le manovre di attracco, spaventa i migranti. Gli uomini sembrano avere più paura. Si mettono le mani sulle orecchie per non sentire. Il più anziano di loro si alza. Fa segno con le mani di stare fermi, tranquilli: il peggio, in fondo, è passato. “Questo è il sud dell'Italia. Si chiama Taranto”.
E da Taranto ora partiranno le operazioni di accoglienza. Dall'altra parte le donne ed i bambini applaudono. Intonano un canto. Per viaggiare sul barcone hanno pagato tanto, una fortuna, per molti i risparmi di una famiglia. “Non sanno che hanno rischiato la vita” dice un militare della Marina Militare. Non sanno che sono stati fortunati. Il barcone, un vecchio natante di 15 metri, ha retto alla traversata. Come la barca a vela, lunga 12 metri, soccorsa a largo di Leuca dalla Capitaneria di Porto. A bordo c'erano 42 migranti. E per fortuna anche per loro il viaggio è andato bene. La barca era in avaria e loro sono stati tratti in salvo prima che fosse troppo tardi. Anche qui, la solidarietà e l’accoglienza sono di casa.



«Dodici dispersi in mare». Indagine della Procura
Corriere della sera, 12-06-14
Ancora nuovi dispersi in mare durante le operazioni di soccorso dei migranti nel Canale di Sicilia. Dodici cittadini extracomunitari sarebbero caduti in acque libiche l`altroieri durante un salvataggio da parte di una motonave maltese. Lo hanno raccontato alcuni superstiti sbarcati a Pozzallo, nel Ragusano, e la Procura di Ragusa ha aperto un`inchiesta. La magistratura italiana sta valutando in particolare la posizione del comandante, che nella sua relazione dopo l`arrivo nel porto di Pozzallo ha omesso di parlare della tragedia.



Immigrati, la carica degli imprenditori stranieri: sono aumentati del 4.88%, quelli italiani dello 0,21%
Oggi oltre l'8% degli imprenditori in Italia parla straniero. A fine 2013 i migranti titolari o soci d'impresa nel nostro Paese erano circa 500mila. Nonostante la crisi, il loro numero è cresciuto
la Repubblica, 11-06-14
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - Suleman produce yogurt biologico a Roma. Radoslava ha fondato la prima cooperativa di pesca in Italia composta da sole donne. Suleman e Radoslava sono due campioni dell'immigrazione. Le loro storie parlano di sbarchi, sfruttamento, precariato e poi l'approdo: un posto di lavoro, una nuova vita. Addirittura un'impresa tutta loro.
Il premio all'imprenditoria. Oggi oltre l'8% degli imprenditori in Italia parla straniero. A fine 2013 i migranti titolari o soci d'impresa nel nostro Paese erano circa 500mila. Nonostante la crisi, il loro numero è cresciuto nell'ultimo anno del 4,88%, rispetto allo 0,21% del totale delle imprese in Italia. A loro è dedicato il MoneyGram Award, premio all'imprenditoria immigrata in Italia, giunto quest'anno alla sesta edizione. Tante le storie di riscatto dietro le biografie dei 15 finalisti, che domani concorreranno per aggiudicarsi il primo premio.
Lo yogurt biologico. Suleman Diara, nasce a Yorobougoula nel Sud del Mali nel 1986. Arriva in Italia nel 2008. Dopo una dura esperienza da bracciante in Campania, nel 2010 si trasferisce a Roma. Nel 2011, quando è disoccupato da quasi un anno, arriva l'idea: determinato a non tornare a lavorare nei campi decide di iniziare a produrre in modo artigianale yogurt biologico. Comincia trasformando solo 15 litri di latte. Oggi Suleman conta sei collaboratori e trasforma 200 litri a settimana. Nel 2011 fonda l'associazione di promozione sociale "Barikamà" e nel 2014 la cooperativa sociale, attiva nella produzione e distribuzione in bicicletta di yogurt biologico. Conta tra la propria clientela numerosi gruppi d'acquisto solidale ed è presente nei mercati biologici a km0 di Roma e provincia.
La cooperativa di pescatrici. Radoslava Petrova, nasce a Pazardjik in Bulgaria nel 1973. Arriva in Italia nel 1998 e comincia a lavorare come impiegata in una cooperativa ittica a Marina di Carrara. Appassionata di mare e con lo scopo di promuovere un modello di pesca sostenibile, nel 2001 fonda la prima (e sola) cooperativa di pesca in Italia composta unicamente da donne: Bio&Mare la Pesca in Rosa. Oggi la cooperativa opera su tutta la filiera ittica, che va dalla pesca, alla vendita diretta del pescato, alla distribuzione ai gruppi di acquisto solidale, fino alla trasformazione e promozione. Ha anche inaugurato un suo punto vendita a Marina di Carrara. Nel 2013 ha fatturato oltre 180mila euro e conta su 7 socie di nazionalità diverse: italiana, brasiliana, colombiana, bulgara e polacca.
"Un nuovo modo di fare impresa". "Oggi le imprese straniere in Italia sono quasi 500mila con un peso sempre più determinante nella nostra economia - dichiara Massimo Canovi, vicepresidente Southern Europe di MoneyGram - si tratta per la maggior parte di realtà piccole ma dinamiche, anche se sempre più spesso emergono grosse aziende in settori di nicchia. In questi ultimi sei anni abbiamo visto le storie di imprenditori stranieri che non solo riuscivano ad avere successo in un Paese che non era il loro, ma soprattutto proponevano un nuovo modo di fare impresa, spesso più sostenibile. Ricordiamo le consegne ecologiche in bici dell'ungherese Tamas Lazslo Simon o la sarta cubana Betancourt che crea abiti di alta sartoria partendo dal riciclo di materiali come carta e plastica".



L’allarme di Marino: "Visite mediche per i profughi, rischio emergenze sanitarie"
Il sindaco di Roma al governo: "Nei loro Paesi malattie temibili, servono presidi e assistenza". Chaouki (Pd): "No ad allarmismi inutili"
stranieriinitalia, 12-06-14
Roma - 12 giugno 2014 – Servono presidi sanitari e visite mediche per migranti e profughi sbarcati sulle coste siciliane e inviati a Roma. Nei loro paesi d’origine ci sono infatti tubercolosi resistente agli antibiotici, Hiv e "altre temibili malattie".
È l’allarme lanciato ieri dal sindaco della Capitale Ignazio Marino, che ha scritto una lettera ai ministri dell’Interno Angelino Alfano e della Salute Beatrice Lorenzin. Un intervento del governo, scrive il primo cittadino (che è un medico) sarebbe utile per i cittadini stranieri, ma anche per la comunità che li accoglie.
Nella lettera Marino ricorda l’arrivo domenica notte, da Taranto, "senza alcun preavviso", di "numerosi cittadini provenienti del Corno d'Africa". "Come noto, nella città di Roma si registra una crescente presenza di persone provenienti dal Nord Africa, in particolare in seguito alla cosiddetta 'primavera araba'; tali persone vivono in precarie condizioni igienico-sanitarie, anche per la difficoltà di assicurare misure di assistenza successive agli interventi di prima accoglienza".
"Il recente episodio mi induce, nella veste di Autorità garante della salute pubblica a livello locale ad esprimere le mie preoccupazioni in relazione a possibili emergenze igienico-sanitarie, considerato – sottolinea il sindaco - anche che, come noto, nelle zone di provenienza dei nuovi immigrati vi e' una presenza elevata dei ceppi del bacillo della tubercolosi multiresistente alla terapia antibiotica, oltre che di casi di infezione di HIV e di altre temibili malattie infettive".
"Ritengo, pertanto, assolutamente urgente e necessario l'istituzione di presidi territoriali per eseguire screening di tipo medico, che possano, da un lato, rassicurare gli immigrati circa le loro condizioni di salute e, dall'altro, tranquillizzare la comunità che li riceve. Ciò favorirebbe senz'altro - conclude Marino - un clima di maggiore serenità e di accoglienza, che non può prescindere da condizioni di sicurezza sanitaria''.
"Comprendiamo le preoccupazioni del Sindaco Ignazio Marino e ci uniamo al suo appello" commenta il deputato del Pd Khalid Chaouki, che però consiglia al primo cittadino "maggiore prudenza e responsabilità, in assenza di elementi certi, circa l'emergenza sanitaria che conseguirebbe all'arrivo di profughi dal Sud Italia".
"È importante monitorare le condizioni di salute dei profughi – nota Chaouki - ma senza generare inutili allarmismi e regalare facili alibi a chi soffia da anni sul fuoco del razzismo e dell'intolleranza nella nostra città".
 

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