Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

27 marzo 2012

Sbarchi di immigrati, l'Europa batta un colpo
Libero, 27-03-2012
ANTONIO PANZERI*    
Gli sbarchi di migranti che hanno interessato nei giorni scorsi l'isola di Lampedusa ci riportano, come fosse un rituale che si compie ogni anno, a quanto ormai negli ultimi tempi avviene con una certa costanza, soprattutto quando le condizioni del tempo e quindi del mare, migliorano. Certo è che gli eventi che hanno interessato il Nordafrica nell'ultimo anno pongono con forza la necessità di guardare più da vicino a questo fenomeno se, cosi come è stato detto da più parti, quello a cui abbiamo assistito fino ad oggi è solo l'inizio di un processo più articolato.
I media si sono soffermati a lungo, e giustamente, su due problematiche che nello specifico riguardano Lampedusa. Quello che, infatti, fino all'anno scorso era stato un approdo per i migranti in cerca di una condizione di vita migliore è stato dichia- rato, tramite un'ordinanza, «porto non sicuro» e come tale non raggiungibile. Altro problema è costituito dalle condizioni del centro di prima accoglienza presente sull'isola che risulta inagibile dopo l'incendio dello scorso anno appiccato dai migranti in rivolta dopo che era diventato un centro di espulsione, perdendo cosi la sua vocazione originaria.
Quello, però, che più deve preoccuparci è ancora una volta la mancanza di una strategia di gestione di tali fenomeni che possa finalmente prevederli e governarli nel modo più opportuno, tenendo conto che si sta parlando della vita di migliaia di per- sone. Per evitare che si lascino gli immigrati al destino del mare, è indispensabile che rapidamente si possa identificare una politica comune europea sull'immigrazione. Cio è necessario non solo per fornire un adeguato contributo ai Paesi riveriaschi particolarmente esposti ma, soprattutto, perche l'Europa assuma sulle proprie spalle tale problematica e sappia governare processi di questa natura. Del resto, la nuova politica di vicinato che si sta approntando nei confronti della sponda sud del Mediterraneo ha, tra i punti principali di intervento, il tema della mobilità. Questa sfida è decisiva e può essere vinta inaugurando finalmente una nuova fase che permetta da un lato di soddisfare i bisogni e le aspettative della sponda sud e di quella nord e, dall'altro, di abbattere le diffidenze che ancora oggi ostacolano il dispiegarsi di una politica comune europea. Serve, da questo punto di vista, un rinnovato impegno di tutti perche questo obiettivo possa essere raggiunto.
*Eurodeputato del Pd



SENTENZA DELL’AIA Diritti dei migranti
Corriere della sera, 27-03-2012
Caro Romano, qualche precisazione circa la questione dei diritti dei migranti e la portata della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo del 23 febbraio. La Corte non ha riconosciuto un diritto incondizionato del migrante irregolare a entrare o restare sul territorio dello Stato ( diritto non garantito da alcuna norma internazionale) e all’Italia non si è semplicemente rimproverato di non aver accolto dei migranti. L’Italia è stata condannata per esser venuta meno a doveri minimi di umanità e correttezza nei confronti di persone che si trovavano in una situazione di estrema vulnerabilità. Queste sono state consegnate in blocco alle autorità libiche, senza verificare se vi fossero persone bisognose di protezione umanitaria o avessero titolo per chiedere lo status di rifugiato, e con la consapevolezza del rischio di esporle a condizioni disumane in Libia, dove non potevano beneficiare di protezione. Le norme applicabili a questo riguardo sono numerose e non si limitano al solo testo base della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il divieto di espulsioni collettive di stranieri, ad esempio, è ribadito dall’art. 19 della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, adottata nel 2000. Antonio Bultrini Università di Firenze Grazie. Lei ha confermato con altri dati e argomenti la mia risposta degli scorsi giorni. Le segnalo tuttavia che la sentenza non è stata emanata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma dal Tribunale internazionale dell’Aia.



Immigrazione: sbarco in Calabria, in 83 arrivati su yacht
Stanno tutti bene. Tra loro anche una donna. Barca sequestrata
26 marzo, 22:11
(ANSA) - SANTA CATERINA SULLO IONIO (CATANZARO), 26 MAR - Ottantatre immigrati, tra i quali una donna, sono sbarcati a Santa Caterina sullo Ionio, sulla costa ionica catanzarese, dopo essere giunti a bordo di uno yacht di 17 metri in buono stato.
Gli immigrati, di nazionalita' siriana, afghana ed indiana, mentre la donna e' nepalese, stanno bene. Sono stati rintracciati dalle forze dell'ordine e ora sono ospitati nella palestra comunale per le operazioni di fotosegnalazione. Lo yacht e' stato sequestrato. (ANSA).



Immigrazione: migranti in sciopero fame a Lampedusa
Molti i minori e le donne
(ANSA) - LAMPEDUSA (AGRIGENTO), 26 MAR - Un gruppo di migranti arrivati nei giorni scorsi a Lampedusa e ospitati nel residence ''Le villette'' di Cala Creta ha cominciato oggi uno sciopero della fame per protestare contro la prolungata permanenza nell'isola. Una decina di giorni fa, in 3 distinti sbarchi, erano arrivate quasi 300 persone di nazionalita' prevalentemente somala, provenienti dalle coste libiche. Tra gli immigrati non ancora trasferiti ci sono parecchi minori e donne.



Razzismo, condannata la banca per stranieri
L'istituto si difende: accuse surreali
Corriere della sera, 27-03-2012
Alessandra Coppola
MILANO — La banca è «nata per servire cittadini stranieri» e «il nostro staff è multietnico al 55 per cento». Ma ogni giorno, dalla sua postazione nell'area crediti, il bancario Cheikh Tidiane Gaye ascoltava una battuta fuori posto — è scritto nell'ordinanza —, un «negro» di troppo, «gli zingari e i musulmani che vogliono rovinare Milano», e «nessuno ha bisogno della tua intelligenza», alla fine gli immigrati, «soprattutto quelli con la cittadinanza, devono sapere che sono ospiti».
«Non ne potevo più», racconta, alle riunioni, nei corridoi, alla scrivania, «era un'offesa continua». E siccome «io non ho paura, ho sporto denuncia». Il giudice Fabrizio Scarzella del Tribunale del Lavoro di Milano gli ha dato ragione e ha dichiarato «il carattere discriminatorio della condotta tenuta da Extrabanca», ordinando «la diramazione e l'affissione» entro lunedì prossimo «di un comunicato che inviti tutto il personale ad astenersi, nei rapporti tra colleghi e nelle riunioni di lavoro, da espressioni volgari o offensive a sfondo razziale».
«Un paradosso — osserva l'avvocato di Gaye, Livio Neri — che nasce probabilmente dal fatto che la banca è gestita da persone culturalmente poco attrezzate davanti alla diversità». Certamente un precedente importante, sottolinea: «È la prima sentenza per molestie razziali sul posto di lavoro».
«Il provvedimento sarà immediatamente appellato in quanto del tutto ingiusto — è la replica di Extrabanca —: un'accusa di discriminazione è addirittura surreale». Il comunicato dell'Istituto di credito entra anche nel merito. Nell'ordinanza è scritto che il presidente, Andrea Orlandini, avrebbe cercato di dissuadere Gaye dal candidarsi alle ultime elezioni comunali (Lista Milano Civica per Pisapia) «a cagione della sue razza e colore... specificando che lui» e un altro collega «erano "due negri africani" che stavano "creando troppi problemi"». «Ebbene è provato da fatti oggettivi — recita la nota della banca — che il presidente non solo gli ha dato il proprio voto (per la cronaca, Gaye ha preso 148 preferenze, ndr), ma ne ha attivamente appoggiato la candidatura e suggerito a più persone di votarlo».
Si vedrà in appello. Intanto questa prima sentenza si fonda anche su testimonianze di colleghi, che riferiscono di «un clima lavorativo umiliante e offensivo», di incarichi di responsabilità riservati ai «bianchi», del resto — ancora nell'ordinanza — «non puoi venire in Italia pretendendo un posto manageriale». A una impiegata che ha deposto davanti al giudice, denuncia l'avvocato Neri, non è stato rinnovato il contratto.
Tra tutti, chi si è esposto di più è stato Cheikh Tidiane Gaye, il politico, ma anche l'intellettuale della squadra. Nato a Thies, Senegal, 41 anni, studi superiori di Ragioneria, un'esperienza in Costa d'Avorio da giornalista, è arrivato in Italia quindici anni fa e ha lavorato prima in Unicredit, poi alla Western Union. Moglie milanese, due figli e più di un volume pubblicato. Gaye è anche uno scrittore, prosa e poesia, in francese e pure in italiano. L'ultimo libro, Rime Abbracciate/L'étreinte des rimes, è edito dall'Harmattan. Senza contraddizione con il lavoro di ufficio, tra estratti conto, cedole e fidi: «Questa storia dispiace anche a me, perché Extrabanca resta un progetto in cui credo, e in realtà non vedo l'ora di rientrare al mio posto».



Tassa rivoluzionaria agli immigrati curdi, membri Pkk arrestati per estorsione
(AGI) - Roma, 27 mar. - Imponevano una "tassa rivoluzionaria" agli immigrati curdi in Italia. Con questa accusa la Polizia di Stato di Venezia ha arrestato alcuni cittadini turchi di etnia curda aderenti al Pkk, per tentativo di estorsione e lesioni gravi, commesse con l'aggravante del terrorismo. Gli appartenenti al partito avevano, secondo quanto accertato dagli inquirenti, il compito di riscuotere una sorta di tassa "rivoluzionaria" nei confronti degli immigrati curdi in Italia.
L'operazione e' condotta dalla Digos della Questura di Venezia con il concorso degli uffici di Roma, Modena, Padova, Udine e Pesaro.
Le indagini sono state avviate dopo un grave episodio di violenza, perpetrato nei mesi scorsi e sfociato nel pestaggio di un cittadino turco titolare di una rivendita di kebab della provincia di Venezia. Ulteriori indagini coordinate dalla Procura Distrettuale di Venezia hanno immediatamente consentito alla Digos di mettere in luce la matrice politica della vicenda e di inquadrarla in una piu' vasta attivita' estorsiva messa in pratica dall'articolazione operativa del PKK (Partito dei Lavoratori Curdi, incluso nelle liste terroristiche dell'U.E.), incaricata dell'esazione della "tassa".



Rifugiati a scuola guida La patente per l'integrazione
Grazie alla collaborazione tra PRIME Italia e Automobile Club Roma, i rifugiati vengono preparati a superare l'esame della patente e avere così più chance nel trovare un lavoro. Il presidente dell'associazione di volontariato: "Puntiamo alla contaminazione positiva tra società civile e aziende".  
la Repubblica, 276-03-2012
DANILO GIANNESE
ROMA - Da quando Berhane*, un giovane eritreo di trent'anni, vive in Italia da rifugiato, si è sempre posto come obiettivo quello di trovare un lavoro per potersi ricostruire una nuova vita, dopo la fuga dal suo Paese e il viaggio da incubo verso l'Italia, attraverso il Sahara prima e il Mediterraneo poi. Dopo essersi barcamenato tra decine di impieghi saltuari e per nulla redditizi, finalmente, più di un anno fa, Berhane trova un lavoro stabile alla periferia di Roma. Tra le sue mansioni, figura quella di guidare la macchina, ma non ha la patente italiana. Così, per diversi mesi, si ritrova al volante illegalmente, all'insaputa del suo datore di lavoro e con il rischio concreto di essere fermato dalla polizia, perdere il lavoro e andare incontro a conseguenze penali disastrose.
L'idea della scuola guida. È grazie all'incontro con Berhane e la sua storia che ai volontari di PRIME Italia 1, un'associazione nata nel 2009 a Roma per la promozione dei diritti di richiedenti asilo e rifugiati, è venuta l'idea di dar vita ad un progetto per aiutare queste persone a prendere la patente, attraverso corsi di teoria e pratica di scuola guida. Obiettivo principale è quello di favorire l'inserimento dei rifugiati nel mondo del lavoro, grazie alla creazione di uno spazio per l'impiego dove i volontari di PRIME Italia preparano i curricula dei rifugiati, li inseriscono in una banca dati e li mettono a disposizione di imprese e aziende.
Il sostegno dell'AC Roma. "Ci siamo subito resi conto che uno dei principali requisiti richiesti dalle aziende è che i candidati siano in possesso della patente di guida. Per questo abbiamo deciso di facilitare l'ottenimento della patente B per i rifugiati", spiega Guglielmo Micucci, presidente di PRIME Italia. Il progetto di scuola guida è partito nel 2010 grazie a una stretta collaborazione con AC Roma (Automobile Club Roma), che si è prodigata nel fornire a 10 rifugiati la possibilità di frequentare, gratuitamente, il corso teorico e pratico, dopo i quali sostenere l'esame finale.
Corsi a prova di quiz. Per molti rifugiati, tuttavia, cimentarsi con i tecnicismi dell'italiano usato per i quiz della patente non era impresa facile. Di conseguenza, i ragazzi impiegavano troppo tempo per prepararsi all'esame, intasando così le classi e togliendo ad altri rifugiati la possibilità di frequentare la scuola guida dell'AC Roma. Così, Prime Italia ha deciso di dar vita a un corso di pre-scuola guida per formare i ragazzi con una preparazione a prova di quiz di modo da arrivare sicuri e decisi all'esame. Anche questi corsi, del resto, usufruiscono della collaborazione dell'AC Roma che continua a fornire all'associazione programmi informatici e materiale didattico per lo studio e che sta valutando come supportarla nel fornire ai rifugiati esercitazioni pratiche alla guida di una automobile.
Storie di rifugiati in cerca di patente. Dall'inizio del progetto, quindici rifugiati hanno già ottenuto la patente mentre cinque hanno superato i quiz e si stanno preparando alla prova pratica. Tra gli studenti si incontrano storie di ogni tipo: da quella di Hamid, afgano, che dopo aver finito i quiz in 20 minuti senza neanche un errore si è permesso il lusso di suggerire tre risposte a un ragazzo italiano, a quella di gente come il somalo Assad che non ha mai guidato la macchina in vita sua e a cui gli istruttori dell'Aci devono ripetere lo stesso concetto all'infinito. E poi c'è la storia di Farida, camerunense, che mentre prendeva le lezioni di guida portava con sé il suo bimbo di tre anni, che faceva sedere tranquillamente sul sedile posteriore, oppure quella di Mohamed, anche lui afgano, che proprio non si capacitava del fatto che mentre a lui venivano insegnate tutte le regole stradali gli automobilisti di Roma se ne infischiavano e non rispettavano segnali e precedenze.
L'ingresso nel mondo del lavoro. A testimoniare il legame tra l'ottenimento della patente e l'inserimento nel mondo del lavoro, nonché l'idea di rinsaldare la collaborazione tra la società civile e il mondo aziendale, PRIME Italia e AC Roma stanno studiando le possibilità di inserire i rifugiati freschi di patente nel mondo del lavoro, anche sfruttando l'indotto che l'AC Roma ha tra i suoi soci. Un'idea, per esempio, potrebbe essere quella  di assumere rifugiati come garagisti, da impiegare in alcune rimesse della capitale, per lo spostamento delle auto parcheggiate, ma sono tante le ipotesi in fase di studio.
La contaminazione positiva. "Sin dall'inizio il nostro obiettivo è quello di dare ai rifugiati le stesse possibilità degli italiani per la ricerca di lavoro e quindi pari dignità - afferma Micucci - crediamo fermamente in un percorso che punti alla giustizia sociale, crediamo nella contaminazione positiva e facciamo quello che facciamo per un unico motivo, perché è giusto". Oltre ad aiutare i rifugiati a ricercare il lavoro, PRIME Italia si occupa anche di attività di sensibilizzazione volte a far luce sul tema dell'accoglienza dei rifugiati nel nostro Paese. L'evento dal titolo "Ammesso e non concesso" (costituito, tra l'altro, da un percorso fotografico e un flash mob organizzato a piazza del Popolo, a Roma), e la produzione di uno spot che presto sarà trasmesso nella metropolitana della capitale ne sono solo alcuni esempi.
* Tutti i nomi dei rifugiati citati nell'articolo sono di fantasia per proteggere il diritto alla loro privacy     
 


Immigrazione: Grecia, presto al via 30 centri di accoglienza
(ANSAmed) - ATENE, 27 MAR - Prima del giorno delle elezioni in Grecia sarà pronto il Decreto di legge in base al quale saranno scelti i luoghi per la realizzazione dei 30 centri di prima accoglienza e di temporanea ospitalità per gli immigrati illegali. Il governo di Atene, ha detto il ministro per la Protezione del Cittadino, Michalis Chrisochoidis, dovrà risolvere entro pochi giorni il problema degli immigrati clandestini. Secondo il progetto presentato ai presidenti delle Regioni e ai capi della polizia, saranno creati in tutto il Paese, salvo le isole, 30 centri di prima accoglienza, tre per ogni regione. Ogni centro sarà diviso in quattro sezioni, ognuna delle quali potrà ospitare 250 persone e comprenderà tutti i servizi necessari: dormitori, sale da pranzo, servizi igienici, spazio per i servizi religiosi, spazio per l'attività sportiva e per le ore libere. Per ogni centro è prevista la presenza di una stazione di polizia con 150 agenti, mentre altre 250 addetti saranno impegnati per garantire la sicurezza interna dei centri.
Per ogni centro saranno creati, ha aggiunto il ministro, circa 1.000 nuovi posti di lavoro. Ogni centro avrà una tripla barriera di protezione, come quelli della Nato, mentre per la loro costruzione sono già stati stanziati 250 milioni di euro da fondi europei sino al 2013. Il ministro ha invitato i presidenti delle Regioni di indicare, entro 15 giorni, le località adatte per la costruzione dei centri. In caso contrario, ha detto, un Decreto di legge congiunto del ministero per la Protezione del Cittadino e di quello della Difesa definirà i siti dove si procederà alla costruzione dei centri.
Intanto cominciano ad arrivare le prime reazioni da parte dei cittadini delle zone dove e' prevista l'edificazione dei centri.
Ieri gli abitanti di Kozani, dove e' prevista la costruzione del primo centro di accoglienza, hanno organizzato una manifestazione di protesta di fronte al campo militare abbandonato che dovrebbe essere trasformato in centro di accoglienza, mentre il Consiglio comunale della città si e dichiarato contrario alla sua costruzione perché la decisione e' stata presa senza consultare prima i residenti.



“Ma lo sapete chi vi fa le pulizie a casa?”: in Repubblica Ceca uno spot per invitare al rispetto dei lavoratori domestici immigrati.
Iniziativa per tutelare i diritti dei lavoratori e prevenire abusi.
Immigrazioneoggi, 27-03-2012
Uno studente viziato di una famiglia benestante e una donna delle pulizie ucraina sono i protagonisti in Repubblica ceca di una pubblicità progresso, appena presentata, che punta a sottolineare lo scarso rispetto dei cechi nei confronti degli immigrati.
Nello spot, che dura meno di un minuto e che fa parte di una più ampia campagna mirata a tv, web e uffici di collocamento, un ragazzo in difficoltà con i compiti di matematica cerca nervosamente il suo quaderno e si rivolge infuriato alla donna che sta rassettando la camera, accusandola di averlo fatto sparire. La fissa con aria minacciosa, facendole il verso in modo sprezzante. Alla fine lei non ne può più e, poggiato lo straccio delle pulizie, si siede alla scrivania del giovane e in un battibaleno gli risolve l’esercizio. Senza mancare di rivolgere allo studente uno sguardo di commiserazione. Sul video scorre l’immagine del suo passaporto: Ljuba Grigorenko, di Lvov, professoressa di matematica. Otto anni di insegnamento in un liceo del suo Paese, prima di decidere di trasferirsi a Praga, attirata dalla speranza di condizioni di vita migliori. Lo spot si chiude con una domanda: “Ma lo sapete chi vi fa le pulizie a casa?”.
La campagna è promossa dall’Associazione per l’integrazione e l’immigrazione (Sdruzeni pro integraci a migraci) per tutelare questi nuovi cittadini e renderli consapevoli dei loro diritti. Sono infatti sempre più frequenti gli abusi segnalati. Nel caso specifico delle lavoratrici domestiche, la tendenza a farle lavorare senza alcun contratto e tutela previdenziale, per pochi soldi e con la minaccia di cacciarle dall’oggi al domani.

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Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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