Le bugie di Alemanno sui Rom capitolini

 

Osservatorio Italia-razzismo 14 marzo 2013
Amnesty International, Associazione 21 luglio, Centro europeo per i diritti dei rom (Errc) e Open Society Foundations hanno indirizzato una lettera al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, in cui evidenziano come il provvedimento approvato dal Comune, sull’assegnazione delle case popolari a persone di etnia Rom, violi le norme di diritto internazionale. 
Nel bando predisposto per l’accesso a tali strutture, indetto alla fine del 2012, si legge che alle persone attualmente in situazioni di “grave disagio abitativo” verrà data la priorità all’ingresso negli alloggi di “edilizia residenziale pubblica”. Ecco perché dovrebbero ottenere un punteggio elevato le famiglie “in situazione di grave disagio abitativo, accertato dall'autorità competente, che dimorino in centri di raccolta, dormitori pubblici o comunque in altre idonee strutture procurate a titolo provvisorio da organi, enti e associazioni di volontariato riconosciute ed autorizzate preposti all'assistenza pubblica, con permanenza continuativa nei predetti ricoveri da almeno un anno maturati alla data di presentazione della domanda”. I campi attrezzati di Roma riservati ai Rom pare che non rientrino in quella categoria. Quei richiedenti risiedono nei campi attrezzati che “non possono essere equiparati alla situazione descritta nella categoria A1 in quanto da considerarsi strutture permanenti”, come è stato specificato con la circolare del 18 gennaio 2013. E, come ribadito dall’assessore alle Politiche del Patrimonio e della Casa di Roma Capitale, Lucia Funari, “per il beneficio dei 18 punti, i richiedenti devono risultare ospitati in ricoveri temporanei, ossia strutture dedicate all’accoglienza di persone senzatetto, senza casa o senza fissa dimora”. Ma questa spiegazione non ha convinto i rappresentanti delle associazioni firmatarie della lettera che l’hanno interpretata come un “intento discriminatorio di precludere alle persone appartenenti alle comunità rom la possibilità di ottenere il riconoscimento del punteggio previsto dalla Categoria A1 e, dunque, di negare loro una speranza concreta di vedersi assegnato un alloggio”. Inoltre la definizione di “strutture permanenti” attribuita ai campi attrezzati è in contrasto con la recente convenzione stipulata dal Comune di Roma per la gestione del campo attrezzato Barbuta o Camping River, in cui veniva stabilito che “la permanenza al campo assume il carattere di provvisorietà”. Non solo. Nel mese di febbraio del 2010, in occasione della festa di chiusura del campo Casilino 900, il Comune di Roma si era impegnato “a portare avanti il programma di sviluppo e di integrazione della Comunità Rom nella città di Roma, particolarmente in riferimento a educazione/formazione, lavoro, casa, problematiche giovanili e assistenza sanitaria”. Si sa, certe promesse, come le bugie, hanno le gambe corte. Il sindaco pensa che il provvedimento espresso nella circolare di gennaio rientri in quel programma di sviluppo?  
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